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Autore: Kurosaki Ichigo    24/03/2013    2 recensioni
È forse questa l'annaspante sensazione provata da coloro che brutalmente sfidano la natura umana?
La soffocante brezza nutrita in sé mentre si pone miseramente fine ad un qualcosa non intrapreso da te?
Genere: | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Painful Rain -

 


Il crepuscolo.
La stanza è fredda, il bruno gelo notturno mi penetra sin dentro le ossa e questa pioggia inizia a stancarmi.
Pare d'avvertirla nei brucianti meandri della mia aculea anima, tale all'esteriorità del mio corpo infetto dall'afflizione.
Io stesso sono misera pioggia che precipita in un fatuo specchio d'acqua, un immenso mare di lacrime e solitudine.
Un'effimera goccia fra le tante in spossante attesa d'evaporare e dileguarsi nel nulla.
La pioggia.
Non ne posso più di sentirne il frastuono sopra la mia testa, ed il cingolante rumore della finestra inizia a dar noia.
Così come non riesco più ad assecondare tutto l'immane larciume lasciatomi colare addosso.
Non è solo questo...
Le mie dita sono in fermento, tremo e sudo nonostante la giornata non sia particolarmente calda ed afosa.
Patetico.
È forse questa l'annaspante sensazione provata da coloro che brutalmente sfidano la natura umana?
La soffocante brezza nutrita in sé mentre si pone miseramente fine ad un qualcosa non intrapreso da te? 
Poco importa, non serve a nulla rimuginarci sopra ormai.
Sono seduto su questo dannato pavimento, anzi no; sarebbe più corretto dire che rappresento un fastidioso peso su di esso, una cazzo di futile e putrescente carcassa ancora vivente in smaniosa attesa di farla finita col fottuto mondo.
Speranzoso che benefiche larve lacerino le mie carni dilaniandomi l'essenza vitale stessa.
Buffo; quella bottiglia di whisky non m'è mai parsa così invitante.
Resta li a fissarmi su quel possente e legnoso tavolino come a volermi richiamare fragorosamente con voce grossa, e conficcarsi duramente nella mia testa.
Riesco quasi a sentire il vitreo bicchierino fra le dita ed il piacere sulle labbra, quel dolce sapore che solo l'Irish riesce a trasmettere.
Il premuroso ed ingannevole gusto che sin qui m'ha accompagnato, scortandomi per tutta questa dannata e futile esistenza, sino a questa putrida camera d'un albergo da quattro soldi che cade a pezzi.
Così come me... 
Mi manca la voglia d'alzarmi, anche quell'ultimo bicchiere infondo non credo di meritarlo.
Merda, sento gli occhi umidi, faccio anche il sentimentale.
Patetico.
Lacrime solcano copiosamente il mio scarno viso.
Sento ciocche di capelli inumidirsi sotto il peso di queste inutili acque. 
Piango, mi tengo la testa con la mano, sento le dita premere ed avvinghiarsi sulla rugosa fronte.
Quarant'anni di vana felicità, d'insulso sentimentalismo per arrivare ad un cazzo di niente.
Mia moglie e mia figlia non ci sono più. 
Non sono stato in grado di proteggerle, di prendermi cura di loro.
Patetico.
Quel crudele stridio di gomme bagnate...
La disfatta d'un sogno, d'una promessa...
Vite infrante tra vermigli vetri e scarlatte ceneri d'un fuoco distruttore.  
Lo rammento ancora.
Una nitida e distinta immagine nella mia mente.
Un fantasma del passato che non accenna ad andarsene ma che anzi, diviene sempre più grande ed assoluto.
Forse sono io a non lasciarlo andare, a tenerlo come zavorra al solo fine di sprofondare ancor più infondo verso quelle tanto agoniate tenebre liberatrici.
Non voglio più essere incatenato a quest'esistenza.
Bramo il termine di tale sofferenza, liberarmi dalle opprimenti catene di tormentose visioni passate che animalescamente mi riportano a quel dannato giorno.
Posso raggiungere la calma.
Tornare alla quiete d'un'epoca ormai sopita nel tempo, il cui rimembrare m'è ancora concesso.
Un piccolo gesto, un scintillante scoppio e potrò rivederle.
Rido.
Sorrido mentre lacrime penetrano le mie labbra, inumidendole dalla secchezza d'una vita la cui essenza risulta irrimediabilmente spenta.
Non ho volto. 
Non ho un nome. 
Un' altra effimera anima in pena nel mare di pattume di cui il mondo è composto.
Ghermisco saldamente nella mano la chiave dell'imponente ed invalicabile porta che si frappone alla mia scagionatura da tale follia.
Prendo una vecchia foto dalla tasca del lercio pantalone che ho indosso, facendoci colare lascrime su di essa, ma non per questo smettendo di ridere.
Innalzo la fredda e lunga canna di ciò che rappresenta la mia emancipazione dalla sofferenza.
Ora essa è sulla mia tempia.
Resto immobile, a contatto con quel glaciale quanto piacevole senso di nostalgia procurato da un oggetto portatore di morte.
Credo ci sia un'intesa tra di noi.
Ambedue rappresentiamo un oscuro mietitore intento a strappare vite altrui.
Concedo un'ultima sfuggevole occhiata alla foto, quando un più profondo sorriso emerge sul mio provato aspetto, ed un occasionale pensiero troneggia nei meandri del mio essere e della mia mente, facendosi strada fra le mie labbra.
- Eva... Amore mio... Gracie... Papà è a casa. -
Premo il grilletto.
Il silenzio.
 
 



__________________________

 

Angolo Autore:

 
  Prima One shot in assoluto. 
Sostanzialmente è nata per  puro e semplice caso, aprendo un foglio di Word e scrivendo di getto ciò che mi passava per la testa.
Si potrebbe definire una storia comune in questo mondo ricolmo d'odio.
Piccola nota: L'Irish a cui ci si riferisce è l'Irish Whiskey, whisky caratterizzato da gusto dolce e cambio d'aroma meno marcato durante l'invecchiamento.
   
 
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