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Autore: Shade Owl    24/03/2013    3 recensioni
Un mondo devastato dalla guerra, teatro di disagi e difficoltà per la popolazione. Una storia.
Che parla di un gruppo di persone coraggiose.
Tra aeronavi, pirati, storia antica ed ex militari, l'inizio di una grande avventura.
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'I Ranger del Cielo'
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Tanti anni fa, quando ancora io non ero ancora nata, ci fu una guerra. Una brutta e lunga guerra, che coinvolse uno dei tre continenti del nostro mondo, spaccandolo in due esatte metà e trasformandolo in un campo di battaglia.
La sua conformazione è stata senz’altro d’aiuto nella scelta del territorio in cui combattere: esattamente al centro sorge un grande e vasto altopiano, l’Altopiano di Lord Aster, che ospitò per anni gli eserciti in guerra, e che ancora oggi porta i segni degli scontri che si sono sostenuti lì. La Federazione degli Stati dell’Ovest e la Lega delle Regioni dell’Est (dove si trova casa mia) iniziarono il conflitto per quelle che la mamma definisce “ragioni puramente economiche e politiche”, e quando interruppero le ostilità fu per via del fatto che le popolazioni di entrambe le parti erano stremate e le casse erano vuote. Dei soldati sopravvissuti alla guerra, migliaia ne uscirono profondamente segnati e psicologicamente turbati, e pochissimi riuscirono a trovare di che vivere.
La nostra storia comincia in un bar fumoso e un po’ sciupato, poco luminoso e pieno di tristi ubriaconi che affogavano ogni dispiacere nelle bevande più alcoliche che riuscivano a trovare.
Ma non erano gli unici clienti, ovviamente: talvolta, qualche Avionauta vi faceva una capatina, magari perché era di strada per raggiungere il centro della città, forse semplicemente perché qualcuno di essi era stato, a suo tempo, un soldato nella guerra e ogni tanto voleva stare con ciò che restava dei suoi commilitoni.
Uno in particolare si era fatto progressivamente più alticcio mano a mano che i drink scorrevano, e adesso era così ubriaco che probabilmente non sarebbe riuscito a contare nemmeno le dita delle sue mani.
Era uno dei più fedeli frequentatori di quel posto, ed era anche uno dei più malconci: erano passate circa tre settimane dal suo ultimo bagno, e i suoi vestiti erano gli stessi che si era messo dopo essere uscito dalla vasca quella volta, arrivando anche a dormirci dentro. La sua barba e i suoi capelli, oscenamente lunghi e incolti, erano in uno stato a dir poco indescrivibile. Probabilmente, se si fosse steso di fianco a un cassonetto, nessuno avrebbe notato la differenza.
- Dammene un altro.- grugnì con voce impastata, scansando il bicchiere di whiskey che aveva appena vuotato.
Il barista, un uomo corpulento dal naso schiacciato come una grossa patata, lo guardò da dietro il sudicio bancone di formica.
- Dì un po’, Disen, ce l’hai da pagare?-
- Certo che ho da pagare!- ringhiò lui - La pensione mi arriva ancora, cosa credi! È l’unica cosa che mi resta, accidenti…-
Lui si strinse nelle spalle e prese la bottiglia, quasi dimezzata, versandogli altro whiskey nel bicchiere.
- Lo spero per te, amico.- sbottò.
- Amico…- ridacchiò piano John, portandolo alla bocca - Ma che ne sai tu… non siamo mica amici, sai? Io sono un cliente, e tu sei un barista. Fine della storia.-
- Certo, perché di amici ne hai parecchi…- sghignazzò un altro uomo, ubriaco e malmesso quasi quanto lui.
- Bah…- sbottò - Cosa vuoi saperne, tu?- vuotò il bicchiere con un solo sorso e guardò l’altro ubriacone - Tu sei sol… solo un poveraccio!- borbottò, la voce oltremodo strascicata
- Poveraccio a chi?- fece l’altro di rimando.
- A te!- sbuffò John - I miei amici erano i soldati… quelli della settima divisione… gran bravi ragazzi…-
- La settima divisione?- ripeté il barista, pulendo un bicchiere sudicio con uno straccio ancora più sudicio - Era la tua?-
- No.- sospirò lui - Purtroppo no… io ci rimasi solo per un paio di settimane, poi tornai a terra…- fece una pausa per fare un rutto e proseguì - Loro sì che sapevano divertirsi, benedetti Avionauti… anche in mezzo a quell’inferno, erano sempre i più contenti di tutti noi… che ci vuole poco, quegli aggeggi erano fantastici…-
- Aggeggi?- ripeté l’ubriaco con cui stava parlando poco prima.
- Sei stato sopra uno di quelli?- chiese un secondo, al suo fianco.
- Eco… eccome!- esclamò John, prendendo il bicchiere che il barista gli aveva riempito di nuovo ed alzandosi per essere più visibile ai suoi interlocutori, anche se rischiò di cadere a terra - Io ho viaggiato sopra un Aviocoso… non mi viene il nome… bah, non importa!-
- Certo, come no…- ghignò il barista - E dimmi, ci sei stato tu o c’è stato l’alcool che hai in corpo?-
- Ci sono stato, invece!- gridò John. Ora, tutto il locale era in ascolto - Mi ha segnato per tuuuutta la vita…- pausa rutto e sorsino -  L’avrei anche pilotato, se avessi avuto l’occasione, ho fatto il croso… cioè, il corso… ma il pilota era troooopo geloso della poltrona che aveva… e ci credo…- altro rutto e sorsino - Un’esperienza, ecco cos’è!-
 
Gli Avionatanti: di questo stavano parlando John, il barista e gli altri clienti. Mi piacerebbe poterli descrivere in poche righe, ma semplicemente non ci riesco. Ovviamente ne ho visti tanti, ma proprio per questo mi è impossibile. Non ne esistono due uguali, se non quelli prodotti in serie, e vi garantisco che non meritano affatto attenzione, poiché sono usati solo per banali voli di linea. Gli altri, quelli privati, personalizzati o fatti su misura… loro sì che hanno le loro vicende nella stiva e la loro personalità nella strumentazione, pur essendo oggetti. Per parlare bene di un Avionatante, occuperei tutto il diario, e ora proprio non posso… mi serve per la storia.
 
Carsen Breeze, al momento in quello stesso locale, sedeva ad uno dei tavoli più in fondo e più isolati. A chi lo vedeva ricordava sempre un vecchio orso grigio, tanto era grosso. I suoi capelli recavano ancora tracce del nero che un tempo li tingeva, ma ormai solo pochi fili erano sopravvissuti all’avanzare dell’età. Sul mento e sulle guance gli cresceva una barba grigia perfettamente curata e ben tenuta, come appena messa a posto con la riga millimetrata.
Tuttavia, il suo aspetto non rispecchiava affatto il suo carattere: dentro di sé, lui si sentiva proprio come quando aveva vent’anni, e i suoi amici lo tenevano sempre in gran considerazione, proprio per questa sua energia e per la fiducia che ispirava istintivamente nelle persone che lo circondavano. Un brav’uomo, così lo descrivevano.
Era vestito in modo nettamente più ordinato degli altri avventori del bar, zotici ubriaconi che nessuno avrebbe mai pianto una volta: indossava una blusa nera sotto un gilet di jeans verde scuro e pieno di tasche, simili a quelli dei pescatori, e pantaloni neri così lisci da sembrare appena stirati. Ai piedi, invece, calzava stivali di cuoio, e in testa un vecchio colbacco verde militare con i paraorecchie alzati. Era incredibile come il suo abbigliamento riuscisse a mantenere una forma tanto precisa nonostante lui fosse seduto con una caviglia appoggiata sopra al ginocchio dell’altra gamba e le braccia incrociate.
Ascoltava il discorso di John con interesse, fissandolo con i chiari occhi azzurri, mentre il suo interlocutore cercava di attirare la sua attenzione.
- Ehi, Carsen!- esclamò, cercando comunque di tenere bassa la voce, come se non volesse farsi sentire - Carsen!-
Lui grugnì per fargli capire che lo ascoltava, ma non staccò gli occhi da John, che continuava a parlare della guerra e dell’Avionatante su cui aveva volato.
- Cerca di concentrarti!- sbottò - Sto cercando di dirti qualcosa di molto importante!-
- Io sono concentrato.- disse senza guardarlo lui, con la sua vociona vibrante e profonda.
- Certo, concentrato su un idiota ubriaco!- sbuffò l’altro, passandosi una mano nei cespugliosi ricci neri, in un gesto che tradiva il suo nervosismo.
- Non è un idiota.- replicò pazientemente Carsen - Sì, è ubriaco… ma soltanto per le cose che ha dovuto sopportare in vita sua… e se ciò che sta dicendo è vero, poteva essere un ottimo Aviopilota.-
- Sì, vabè, sarà pure quello che ti pare, ma vuoi ascoltarmi, accidenti a te?-
Sospirando, lui si voltò verso il suo interlocutore, e lo vide piuttosto sudaticcio. Il che, unito al suo essere tarchiato, lo faceva sembrare una specie di teiera sul fuoco.
- D’accordo. Cosa c’è?-
- C’è che sospetta qualcosa!- sibilò pianissimo l’uomo - Non ti immagini la fatica che ho fatto per arrivare fin qui senza portarmi dietro i suoi uomini! Sospetto che persino un paio dei miei siano con lui, adesso!-
- Lo so, lo so.- lo rassicurò Carsen, con aria cupa - Capisco perfettamente. Anche io avuto qualche incontro sgradevole, mentre venivo qui.-
- E cos’hai fatto?-
- Oh, mi conosci…- rispose ridacchiando lui - Seminarli è stato semplicissimo, credimi.-
- Bene, ma questo risolve il problema solo per ora!- sbuffò l’altro - Ti prego, Carsen! Finiamola e basta, dannazione!-
- E come?- chiese tranquillo il grosso omaccione - Se conosci la sua identità, allora basterà che tu me la dica, e io andrò ad ucciderlo. In caso contrario…-
- Andiamo, lo sai benissimo che non lo so!- ringhiò il suo compagno - Ma tu… insomma, che ti costa dargli ciò che vuole?-
- Mi costa tutto.- rispose Carsen - Non lo farò, né oggi né domani né mai. Quindi, dammi quella dannata cosa e finiamola qui.-
Sospirando, l’uomo prese la frusta borsa di cuoio che giaceva a terra e ne tirò fuori un pacchetto cilindrico, accuratamente avvolto nella carta da pacchi.
- Eccolo qui.- disse - L’ho perfezionato, in modo tale che non si apra in nessun caso. Niente può forzarlo senza danneggiare il contenuto, e l’ho chiuso nel modo che avevamo stabilito già dall’inizio.-
- Ottimo.- disse Carsen - Ora posso dormire sonni più tranquilli.-
- Non direi proprio.- sbuffò l’altro - Possono sempre indovinare il modo in cui si fa scattare la serratura. La cosa più intelligente che puoi fare adesso è nasconderlo all’inferno.-
Carsen fece un sorriso tirato.
- Già. Peccato che non ne conosca la strada.-

Uuuff... ok, ecco fatto. Ho cominciato ufficialmente questa storia, la prima di una lunga serie. Chissà cosa verrà fuori. In ogni caso, dico questo: a suo tempo la feci giudicare nello stesso gruppo di lettura incrociata con cui collaboro (solo, io mi occupo della sezione Fantasy, mentre questa andò nella Fantascienza) ed ebbi critiche... ehm... non esattamente piacevoli, specie considerando il fatto che la persona a cui capitò la storia non era proprio qualcuno di particolarmente aperto dal punto di vista intellettuale (o almeno così mi è stato descritto). In ogni caso, mi sono reso conto anche io che diversi punti oscuri qua e là ci sono. Farò del mio meglio per correggere tutto e rendere migliore l'insieme, ma vi dico che non mi aspetto sempre recensioni positive. A dire il vero, sono un po' preoccupato, sì...
Vabè... pazienza, come dice spesso qualcuno che conosco "non tutte le ciambelle possono riuscire col buco, ed è anche giusto così". Grazie per avermi letto, a domani!

   
 
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