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Autore: Magica Emy    25/03/2013    1 recensioni
Stavolta non ci sarebbe stato nessuno a consolarla, ad alleviare la sua pena. Perchè stavolta era lei il mostro. Quel mostro, che aveva sempre cercato di tenere lontano e che adesso le era piombato addosso improvvisamente, rendendola ciò che era. Ciò che l'avrebbe cambiata per sempre. Adesso, però, non aveva più paura del buio...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Elena apre gli occhi di colpo, interrompendo bruscamente il bacio e allontanando Damon da sè, sollevandosi di scatto per rimettersi a sedere. Il vampiro la guarda con espressione confusa. 
- Che c'è - dice - ho fatto qualcosa di sbagliato? Forse... sto andando troppo in fretta? Perchè se è così, possiamo... 
- No, Damon - lo interrompe, cercando di sfuggire al suo sguardo inquisitore - non hai fatto proprio niente di sbagliato. Tu non c'entri. è solo che... 
Lascia la frase in sospeso, senza trovare la forza per continuare. La verità è che è troppo difficile anche per lei. Sembra tutto... così confuso, quasi irreale. Lo vede avvicinarsi nuovamente per sfiorarle una guancia con le dita, prima di depositarle un piccolo bacio sulla spalla. Quel semplice contatto ha la capacità di scatenarle dentro le stesse emozioni di poco prima, facendola combattere contro l'irresistibile desiderio che ha di baciarlo ancora. Di abbandonarsi totalmente a lui. Ma non può. Sa che non può farlo. 
- Solo... che cosa? Elena, dimmi perchè ci siamo fermati. 
Damon insiste, sollevandole il mento con un dito per costringerla a guardarlo negli occhi. Per costringerla ad affrontarlo. è a quel punto che si accorge delle sue lacrime che, silenziose, stanno scendendo a rigarle le guance. Scuote la testa, incredulo, mentre la vampira comincia a singhiozzare. A quel punto si allontana da lei con uno scatto improvviso, rialzandosi in piedi per voltarle le spalle. 
- Stefan - dice, la voce atona - si tratta di lui, non è vero? Ma certo, avrei dovuto immaginarlo.
- Damon, non è come pensi...
- Davvero? - la interrompe, voltandosi di nuovo e trafiggendola con lo sguardo - Allora spiegami com'è, perchè io penso che tu stia di nuovo giocando col fuoco! Insomma, prima mi salti addosso e finiamo per arrotolarci sul divano come due animali arrapati, e l'attimo dopo mi respingi come se fossi la creatura più orripilante sulla faccia della terra! Perchè, perchè lo fai, a che gioco stai giocando? 
- Mi dispiace, mi dispiace tanto. Io... non posso farlo. Sai cosa provo per lui... 
Sussurra, la voce rotta dal pianto. Damon annuisce, guardandola con disprezzo. 
- Certo che lo so. L'unica cosa che mi sfugge, però, è cosa provi per me! Ti va di rispondermi, oppure devo pensare che tu ti stia divertendo a prendermi in giro ancora una volta?
Elena lo guarda con espressione addolorata. Sul suo viso non sembra più esserci traccia di quella dolcezza che vi aveva letto poco prima. I suoi lineamenti, adesso, sono induriti da una rabbia che sta cercando di reprimere con tutte le sue forze, e che lei sente di meritare. Tutto a un tratto, sembra tornato il Damon di un tempo. Cinico, arrabbiato, deluso. Si rende conto che è proprio questo che gli ha appena fatto. Lo ha deluso, di nuovo.
- Non ti sto prendendo in giro, e lo sai. Ma Stefan fa parte di me, è dentro di me e non posso semplicemente comportarmi come se non fosse mai esistito, perchè non è così! Sono innamorata di lui e... 
" e anche di te " sta per sfuggirle dalle labbra socchiuse, ma si trattiene appena in tempo. è davvero questo ciò che prova?Non lo sa più nemmeno lei, adesso ancor più di prima. Improvvisamente ha come la sensazione che la sua mente assomigli ad un enorme gomitolo di lana infeltrito, e pronto ad esplodere da un momento all'altro. Si avvicina per sfiorargli il braccio, nel tentativo di ristabilire un possibile contatto con lui, ma l'unico risultato che ottiene è quello di farlo ritrarre all'improvviso, come se lo avesse morso una tarantola. 
- Non toccarmi!
Sibila a denti stretti, incenerendola con lo sguardo prima di voltarle nuovamente le spalle. Parole dure, taglienti, che su Elena hanno l'effetto di una doccia fredda. Si stringe nelle spalle, rassegnata, mentre sente di nuovo salire le lacrime. Non credeva che tutto questo le avrebbe fatto così male. 
- Damon, non voglio ferirti...
Sussurra, quasi come se parlasse a sè stessa. 
- E' troppo tardi, Elena. 
Lo sente risponderle con voce grave. 
- Io... 
- Non venire mai più a cercarmi - aggiunge poi, interrompendola - non chiamarmi, e soprattutto non rivolgermi più la parola. Almeno finchè non ti sarai chiarita le idee. Cerca di capire cosa vuoi realmente perchè, anche se abbiamo l'eternità davanti, non resterò certo qui ad aspettarti per sempre!


Stefan tamburella nervosamente le dita sul suo ginocchio mentre, seduto sul divano di casa Gilbert osserva Caroline che, passeggiando da una parte all'altra della stanza si torce le mani, disperata. 
- Dove può essere andata? Ormai si sta facendo buio e noi non abbiamo cavato un ragno dal buco! E se le fosse successo qualcosa? Se avesse... 
- Caroline, stà calma - la interrompe lui, sospirando - sono sicuro che sta bene, ok? 
La vampira lo guarda come se fosse pazzo.
- Ah, si? E come puoi averne la certezza? - esclama aprendo le braccia - L'abbiamo cercata dappertutto senza il minimo risultato! Riprova a chiamarla. 
Stefan scuote la testa. 
- E' inutile - dice - ha lasciato il telefono in camera sua. 
Si prende la testa fra le mani, chiudendo gli occhi. Non ha idea di dove possa essere finita, e se dovesse succederle qualcosa di brutto non riuscirebbe mai a perdonarselo. è stato lui a dare inizio a questa orribile storia, e per la prima volta si rende conto che forse Damon ha sempre avuto ragione. Non avrebbe dovuto dare ascolto ad Elena quella notte, ma solo tirarla fuori da quella maledetta auto e sforzarsi di ignorare le sue proteste. Solo così l'avrebbe tratta in salvo. Ma Matt sarebbe morto a quel punto, e nemmeno questo sarebbe riuscito a perdonarsi. E non avrebbe potuto farlo nemmeno Elena. Dannazione, perchè non è riuscito a salvarli entrambi? Perchè qualunque siano le tue intenzioni, finisce sempre per fare la cosa sbagliata? è a questo che sta pensando mentre l'improvviso scattare della serratura cattura la sua attenzione. La porta si apre lentamente, e prima che possa rendersi conto che si tratta di Elena, Caroline è già corsa ad abbracciarla. 
- Oh mio Dio, oh mio Dio! Ero così preoccupata... stai bene? 
Esclama con le lacrime agli occhi, mentre la scosta da sè per assicurarsi che sia tutta intera. Elena sorride debolmente, annuendo. 
- Sto bene, Car. E' tutto a posto, davvero. Io avevo solo bisogno... di camminare un pò. 
Dice con un filo di voce, sciogliendosi dolcemente dall'abbraccio dell'amica per andare incontro a Stefan, che le prende le mani. I suoi grandi occhi verdi la scrutano con attenzione mentre le sorride, finalmente sollevato. 
- Elena, non hai idea di come mi sia sentito - dice, stringendo più forte le sue mani - che cos'hai fatto per tutto questo tempo? Dove sei stata fino ad ora? 
- Ve l'ho detto, avevo bisogno di camminare per schiarirmi le idee, ma non ho fatto niente di male. Te lo giuro, Stefan. 
" Se tralasciamo il fatto che stavo quasi per farmi tuo fratello sul divano di casa vostra. Ma questo è un particolare trascurabile, no? "
Abbassa lo sguardo, quasi come se avesse paura che il vampiro possa sentire cosa pensa, cosa prova. Il ricordo di ciò che è successo con Damon, e le sue ultime parole le pesano ancora dentro come un macigno. Il dolore e il senso di colpa sono ad un tratto talmente insopportabilida farle venire voglia di piangere di nuovo. Lotta nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime, che impudicamente pretendono di rigarle il viso e svelare così i suoi sentimenti. Svelare la sua colpa. 
- Mi dispiace, mi dispiace tanto... 
E' tutto ciò che riesce a dire, la voce tremante, prima che le sue mani sguscino via da quelle di Stefan e che lei corra a rifugiarsi in camera sua, incapace di trattenersi oltre. Mentre si butta sul letto, lasciando che le lacrime prendano il sopravvento e lavino via tutte quelle forti emozioni, ormai troppo difficili da gestire, si rende conto cher le sue scuse non erano certo riferite al fatto di essere scappata. In realtà voleva scusarsi per aver passato la giornata insieme a Damon. Per averlo baciato, accarezzato e desiderato con tutta sè stessa, e perchè, nonostante tutto, sa di desiderarlo ancora. Sa che mentre Stefan le stringeva le mani, l'unica cosa a cui riusciva a pensare erano le mani di Damon sul suo viso, sulla sua pelle... 
Si lascia andare ad un breve ma intenso pianto liberatorio che, tuttavia, non riesce a placare il senso di colpa che sente bruciarle dentro come lava bollente. Si asciuga via le lacrime con gesti lenti, per poi rialzarsi in piedi ed avvicinarsi allo specchio, fissando la sua immagine riflessa con lo sguardo spento. Si tocca il viso, i capelli, come per assicurarsi di essere ancora lei. Di essere la stessa Elena di qualche giorno prima, quando non sapeva ancora cosa significasse quel prepotente bisogno di sangue, che sembra attanagliarle la gola in una morsa dolorosa. Senza un attimo di tregua. Quando era ancora umana. Sfiora il telefono distrattamente, poi lo prende tra le mani. Ha bisogno di parlare con Bonnie. Deve dire alla sua migliore amica che le dispiace per ciò che ha cercato di farle, e che non accadrà mai più. Ma è davvero così? Può veramente fidarsi del suo nuovo, imprevedibile istinto, dopo quello che è successo? Mentre scorre i numeri sul display alla ricerca di quello di Bonnie, nota le numerose chiamate ricevute da Stefan e Caroline durante la giornata. Che stupida che è stata a farli preoccupare a quel modo. Perchè non ha lasciato che la trovassero per riportarla a casa? Perchè Damon era stato l'unico che avesse davvero voglia di vedere in quel momento? E soprattutto, perchè lui si è divertito a cancellarle dalla mente il ricordo del loro primo incontro? Compone il numero dell'amica, accorgendosi poco dopo che ha il telefono staccato. Non vuole farsi trovare, non vuole parlarle. E forse è comprensibile, farebbe meglio a lasciarla in pace. Mentre sta per riporre via il cellulare, sconsolata, sente che qualcuno sta bussando alla sua porta. 

   
 
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