''Alle persone troppo sensibili accade spesso una cosa strana. Crescendo, diventano le più crudeli."

 -Signorina Charles, ma come si permette! Se ne vada fuori.- Gridò fuori di sè, la professoressa.

-Era quello che aspettavo, vecchia.- Calcai per bene l'ultima parola, affinchè le arrivasse dritta dritta, e la smerdasse, beh, quello era il mio intento.

Non mi soffermai nemmeno ad ascoltare ciò che avesse da dirmi, presi la mia borsa, ed uscii frettolosamente da quel buco che era la mia classe di filosofia. Quest' anno non passerò sicuramente, mi sto comportando che è una pena, ma in fondo.. chissenefrega. Sono un tipo sincero, diretto, le cose che voglio dire, non mi faccio scrupoli a sputarle avidamente. E' la vita che mi ha insegnato ad esser così, quando ti ritrovi da sola,in un qualche modo devi andare avanti, e farti valere, -indipendentemente se sia giusto o sbagliato il modo in cui lo fai- , io da come magari avrete detotto, mi riscatto nel modo sbagliato. Mia mamma, mi ha sbatutto fuori di casa due anni fa, quando ero ancora una sedicenne tranquilla, lei, era marcia di tutto, l'alcool e la droga l'avevano resa schiava. Mi menava con una facilità che era impressionante, sgarravo di una parola, e mi riempiva di percosse a far invidia alle ''sculacciate'' , come le chiamavano i miei coetanei.
Mio padre, anche lui, morto per quella merda, aveva il fegato disintegrato da quanto beveva. Si svegliava, frigo, birre. Andava a giocare alle macchinette, non vinceva, via a sfogarsi con l'alcool, non c'era un secondo in cui lui nel suo putrido corpo non aveva quella schifezza. La sua morte almeno, non l'ha sofferta, degli aguzzini gli hanno inflitto tre colpi alla fronte per i mancanti pagamenti che non aveva saldato.
I primi tre giorni da ''vagabonda'' , li avevo passati a dormire nelle panchine. Fino a quando un ragazzo poco più grande di me, mi aveva più che proposto, obbligato a entrare nel giro con lui. Era uno degli spacciatori più famosi nel Chesire.
Io di droga, me ne ero sempre un po' intesa. La vedevo a mia madre, sapevo qual'era la migliore, quella trattata meglio, e quale peggio, quale quella buona. Ed ero diventata la sua spacciatrice fidata. Viviamo nel lusso, quella merda ci ha resi ricchi.
Di Zayn, ''il re della bianca'' -così si faceva chiamare- ne ero sempre stata affascinata, tratti somatici marcati, fisico da far paura, occhi pece, ciuffo corvino. E' il tipico uomo dalla faccia da ''bravo'' , ma Malik, era tutto tranne che un tipo affidabile.
Il nostro appartamento che condividiamo, è il meglio che 'sto schifo ci offre. Ogni tanto ci scopo, solo quando vuole lui ,si intende, non è ne violenza, ne stupro, ne sono consensiente. E ogni tanto mi devo dividere con Harry, altro conquilino, anche lui fidato nel mestiere di Zayn. Non che mi lamentassi, questo no. Anche lui un bel pezzo di ragazzo. Ma ero stanca di essere il loro giocattolo. Avevo abbastanza soldi da potermi permettere un appartamento, ma non volevo staccarmi da loro, erano la mia famiglia, e se avevo bisogno, loro avevano la soluzione a tutto, o una sana ''sbatutta'' , come gli piaceva definirla, o una striscia di bianca.
E a me, per ora andava bene così, almeno non sarei stata sola.

Mi precipitai in giardino, per accendermi una sigaretta, il mio ''anestetico di dolore'' preferito. Per fumarmi una sigaretta, non mi tiravo mai indietro, ogni scusa era buona per aspirare il tabacco per me.

-E' passato ieri Morgan per la bianca?- la sua figura era inimitabile, voce e presenza compresi, e il suo atteggiamento poi, era in assoluto unico. Non si vergognava di certo a pronunciare quella parola, in un luogo assolutamente anti-droga, come la scuola.

-Sì, mi ha pagata, e glielo data.. la roba.- mi lasciai scappare un ghigno, per l'incovenievole doppio senso che si era creato, ma lui non sembrava affatto divertito.

-L'ha presa, e se ne è andato, o si è trattenuto piò del dovuto disturbandoti?-
domandò con l'aria di uno che sapeva già. Sguardo che mantenne quando le mie dita presero la forma di un due, e fecero cenno. Effettivamente si era trattenuto più del dovuto, cercando di toccarmi. Ma appena pronunciai ''lo dico a zayn'' , se la diede a gambe salutandomi con un ''ciao troia'' . Commento che non mi diede fastidio, se avesse immaginato quante ne avrebbe prese dal moro, si sarebbe mangiato la lingua fino a farla sanguinare, piuttosto che darmi della zoccola.

-Ci penso io, ci vediamo dopo a casa.- Disse sciccando il mozzicone, con un eleganza che solo lui sapeva tenere.

-In verità Zayn pensavo di andare a fare un giro per la città.- contrabattei la sua affermazione.

-No, tu vieni a casa.- sentenziò duramente. Non mi opposi, era inutile farlo.

    
La protagonista  

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Zayn

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