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Autore: TeddySoyaMonkey    25/03/2013    5 recensioni
Cato, Clove, l'Arena e tutto quello che vi successe all'interno.
Una raccolta di mie interpretazioni di quelli che secondo me possono essere i momenti da ricordare della loro travagliata storia negli Hunger Games.
***
Sono consapevole del fatto che il fandom è pieno di Clato e che nessuno si filerà questa povera raccolta, ma se volete fare un tentativo ne sarei felice e, come si dice, possa la buona sorte essere sempre a favore dell'autrice.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 I
Il tempo non sarebbe bastato


Aveva passato tutto quel tempo tra i cespugli, nel buio, insieme a Clove, acquattati per non essere visti dalla Cornucopia, dove ancora non era apparso il minimo sentore del festino annunciato. Certo, era più che comprensibile considerando che l'appuntamento sarebbe stato all'alba ed era ancora palesemente notte.
-Ricapitoliamo.- Disse Cato, avvitando una nuova punta sulla lancia che era appartenuta a Marvel.
Tu corri, la uccidi, prendi lo zaino e scappi. Io resto qui e uccido tutti quelli che si mettono tra te e il tuo spettacolino.-
Clove fece roteare gli occhi, mal celando la sua aria divertita. -Sì, Cato.- Disse. -L'hai già detto. Tante volte.-
Il ragazzo la ignorò. -E se per qualche motivo, non so, ti manca l'ispirazione per quel lavoretto sulla Everdeen...-
-Sarai il primo tributo che chiamerò.- Concluse aprendosi in un largo sorriso. Non appena però si accorse che gli aveva veramente sorriso, si affrettò a mutare la sua espressione in un ghigno di perfidia.
Questa volta fu il turno di Cato di roteare gli occhi con aria divertita, prima di tornare alla lancia. Nel frattempo Clove si era aperta la giacca e stava controllando con precisione maniacale che ogni coltello e pugnale fosse esattamente dove voleva che fosse.
Rimasero in silenzio per parecchio tempo, mentre il cielo passava da nero a blu ed infine iniziava a schiarirsi.
-È quasi ora.- Disse infine Clove, con gli occhi che luccicavano nella luce via via sempre più soffusa.
-Ammettilo, è stato il bacio più conveniente della tua vita.- Commentò l'altro con un ghigno.
La ragazza gli diede uno spintone giocoso e Cato ridacchiò, rimanendo stupito nel constatare che, fino a pochi giorni prima, avrebbe potuto tagliarle la gola per una cosa del genere. Era strano, eppure meraviglioso, il modo in cui si era aperto a lei, le sensazioni che provava erano così insolite, così... umane.
Per un lunghissimo attimo si osservarono. Erano a quel livello di una relazione in cui l'uno desidera i baci dell'altra, ma è ancora troppo timido per richiederli. Tutto questo sarebbe stato immensamente dolce per i ragazzi stessi quanto per gli spettatori, se non si fosse trattato proprio dei mostruosi Cato e Clove. Infatti, invece di lasciarsi andare ad un tripudio d'amore, entrambi inarcarono le sopracciglia, sfidando l'altro a dire qualcosa, a fare la prima mossa, e, nella loro piccola battaglia non notarono il tavolo che era sorto al centro dell'arena e la ragazza dai capelli rossi che gli correva incontro, afferrava uno zaino e ripartiva tra gli alberi.
Clove guardò il ragazzo, osservandone attentamente ogni tratto, dal naso diritto, alla linea pronunciata della mascella, ai capelli resi di un color oro pallido per via dei tenui raggi del primo sole del giorno. Quando il ragazzo inarcò un sopracciglio davanti a quell'occhiata l'altra tornò a fissare la Cornucopia, Cato vide balenarle negli occhi la consapevolezza di quanto stava accadendo e non appena seguì lo sguardo di Clove, vide che Katniss Everdeen stava già avanzando e seppe di aver perso tempo prezioso.
-Maledizione!- esclamò, affondando la lancia nel terreno, tutt'un tratto furioso con se stesso e con la ragazza per la distrazione cui si erano lasciati andare.
-Shh!- Gli intimò Clove, schiaffandogli senza tante cerimonie la mano sulla bocca per farlo rimanere in silenzio. Cato se la scrollò di dosso in modo altrettanto spiccio, ma non disse nulla.
La ragazza osservò il tributo dalla lunga treccia nera che si avvicinava al tavolo e afferrava lo zaino più piccolo, quindi sorrise e si alzò lentamente in piedi, subito imitata da Cato.
Senza dire una parola fece per avviarsi lungo il prato, mentre il ragazzo per un attimo, quasi dimentico del fastidio appena provato, si sorprendeva della strana bellezza che quel sorriso così... crudele emanava e che, con suo rammarico, per un secondo si spense, mentre la ragazza si voltava verso di lui.
Cato rivolse a Clove con uno sguardo interrogativo, chiedendole spiegazioni per quel movimento e lei lo corrispose con uno sguardo truce che l'altro non seppe interpretare, considerando soprattutto che, un istante dopo, Clove premette le labbra sulle sue.
-Quando torno,- Gli disse dopo essersi staccata velocemente. -avrai il resto.-
Cato le concesse un sorriso sorpreso prima che la ragazza iniziasse a correre verso Katniss, lasciandolo completamente basito.

II
a chieder perdono per ogni peccato

 Quando Cato decise di inseguire la rossa del cinque segnò l'inizio della fine.
Inzialmente aveva pensato di godersi lo spettacolo che, in un certo qual modo, Clove gli aveva dedicato, ma dopo aver notato che, in fondo al campo, la ragazza era voltata di schiena e il viso di Katniss non si vedeva, aveva deciso di correre dietro all'ultima sopravvissuta del distretto cinque.
Mentre partiva all'attacco impugnando la lancia pensava solo a quando sarebbe stato bello, alla fine del festino, ritrovarsi con Clove sapendo che solo due tributi li separavano dal ritorno a casa. Uno e mezzo, probabilmente, considerando che il ragazzo innamorato non aveva speranza senza Katniss.
Cato sorrideva, durante la corsa. Pregustando già tutti gli altri baci che, in quel roseo futuro, sarebbero stati strappati facilmente persino a Clove.
Il luccichio idilliaco di quella prolessi venne smorzato solo ed unicamente quando la rossa capì di essere stata seguita: Cato, che aveva continuato a rincorrerla ad una distanza di sicurezza, facendo leva su tutta la sua discrezione, schivando ora un ramoscello secco, ora un mucchio di foglie cadute e, insomma, tutto quello che avrebbe potuto tradirlo, non appena notò che la ragazza si stava addentrando in un anfratto del bosco a lui sconosciuto decise di rivelarsi, anche pensando al fatto che sarebbe stato comunque meglio rimanere vicini alla Cornucopia, non tanto perchè qualcosa avrebbe potuto finire storto- il pensiero non lo sfiorava neppure- quanto per rendere più veloce il suo
ricongiungimento con Clove.
Invaso da questi pensieri, Cato ancora scuoteva la testa, divertito e vagamente basito dalla natura degli stessi mentre si schiariva la voce e guardava il riflesso di fiamma sui capelli della ragazza mentre capiva di essere seguita.
Quella voltò la sua faccia volpina verso di lui in una prima smorfia dubbiosa che, non appena incontrò gli occhi da cacciatore del ragazzo, divenne sgomento e, dopo un secondo, terrore.
Cato sentì chiaramente che la ragazza ansimava ancora prima di mettersi a correre, per la paura forse. Se in un altro momento si sarebbe divertito a seguirla, per rendere più cruenta la sua uccisione, in quel momento decise che voleva fare alla svelta, quindi sfruttò la potenza delle gambe per scattare in avanti e separare con un paio di balzi quella decina di metri che lo separavano dall'altro tributo.
La ragazza strillò, non appena Cato riuscì ad agguantarle la nuca, stringendo così forte che l'intero capo dell'altra si inclinò all'indietro e poi in avanti nella speranza di sfuggire a quella presa mortale.
A Cato sarebbe bastato piegarle la testa per ucciderla, ma non era tanto stupido da uccidere un tributo in quel modo agli Hunger Games, in cui gli spettatori si aspettavano del sangue, anche se, in contemporanea, Clove stava apportando qualche modifica ai connotati della star del reality.
Dopo esser stato in balìa di tale flusso di pensieri per qualche secondo fu invaso dal dubbio; come poteva ucciderla per dare spettacolo senza togliere la scena alla sua compagna?
-E ora come ti ammazzo?- Sussurrò, sovrappensiero, alla ragazza che aveva preso ormai a dibattere braccia e gambe, cercando invano di sfuggire alla morsa di quello che, a breve, sarebbe stato il suo aguzzino.
Cato riflettè velocemente: avrebbe potuto trapassarle il torace con la lancia, mirando dritto al cuore, ma sarebbe stato troppo veloce. Magari poteva slogarle qualche arto prima di romperle il collo.
Si morse il labbro, ma i suoi dilemmi interiori si estinsero quando la ragazza tentò di rifilargli un calcio da dietro per scappare. In un attimo l'aria meditabonda che aveva assunso si trasformò in collera, soprattutto considerando che il colpo subito era andato a segno abbastanza diligentemente da fargli perdere per un attimo la presa sulla nuca rossa dell'altra.
Con un gemito, seguito subito da un'imprecazione, Cato scattò in avanti, cercando di agguantare una qualsiasi parte del tributo. Ma la ragazza era troppo veloce e riuscì a darsela a gambe prima che le mani dell'altro arrivassero ai suoi capelli o alla sua giacca.
Cato fece subito per rincorrerla, sicuro che quando l'avesse acciuffata di nuovo le avrebbe staccato la testa dal collo senza tante cerimonie e l'avrebbe fatto davvero.
L'avrebbe fatto se un urlo, un urlo straziante, non lo avesse fermato.
-Cato!-
La cosa strana dei pensieri che invasero il ragazzo un secondo dopo fu che non riguardavano l'ovvia fonte da cui proveniva quel grido, ma una canzone, una ninnananna che si tramandava nel distretto due. Non era bella come quella che cantava la ragazza del quattro quando era in vita, e a Cato non era mani nemmeno piaciuta tanto, perchè il soggetto finiva per fare la figura del debole, eppure in quel frangente gli sovvenne:
"Cadesti interra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno."
Iniziò a correre.

 

Angolo di Ted:

La canzone l'ho presa in prestito da "La guerra di Piero", spero che a De Andrè non dispiaccia.
Detto ciò, ci ho messo un sacco a postare questo capitolo perchè mi fa schifo e quando un capitolo mi fa schifo passano gli anni, prima che lo posti.
-Teddy

  
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