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Autore: LaDea    25/03/2013    1 recensioni
" Parigi mi conosce come Renan. La notte come la dea del piacere. I francesi come l'Incantatrice e le loro mogli come una lurida puttana."
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte avevo guadagnato soltanto [...] franchi. Avevo finito prima del solito. Se n'era andato con un " aurevoir ma belle".

                                                                                                                 

Parigi diventava giorno dopo giorno una massa di egocentrici.
Vivevo a Montmartre, La Butte.
La mia amata collina, la mia amata collina pagana. Amavo rincorrere i gatti randagi, amavo perdermi in la Place du Tetre a guardare esibizioni che non appartenevano alla cultura francese.
Amavo perdermi tra gli infiniti vicoli che divennero la mia rovina...
Era il paese delle meraviglie anche se di meraviglioso aveva solo il pesce la domenica mattina. Vivevo con mia sorella, Camélie. 12 anni.
Camélie aveva un nome francese, poteva nascondersi tra le sue lentiggini e i riccioli biondi dagli sguardi dei ricchi francesi pronti a giudicare ogni immigrato.
Originarie della Turchia; la nostra famiglia tornò in patria anni fa, cercarono di portarci con loro ma non volevo, quella terra non era la mia, e Camélie, innamorata di me, mi seguiva come una figlia segue una madre. Amava solo me.
Ci abbandonarono, feriti dall'orgoglio. Loro, sottomessi da un Dio inesistente, con il coraggio di abbandonare due soffi vitali in un paese lontano.
Nessuna parola, nessun saluto, nessuna memoria.
Je suis Renan. Nous sommes Renan Pherdows Cohen et Camélie Cohen. Ho 19 anni, quasi 20.
Quando i nostri genitori ci lasciarono ero una vergine tredicenne. Il turco divenne il nostro linguaggio segreto, una lingua che conoscevo solo io e mia sorella.
Ci dimenticammo dell'istruzione e l'istruzione si dimenticò di noi. Soffrivo la fame e il freddo con dolce Camélie. Per molti giorni la nostra casa fu Place du Tetre:
una vecchia donna inglese si esibiva come paintre alternative. Si chiamava Marilyn Jonathan, Miss Marì Marì nell'arte ( lavoro) e Mamie Marie per me e mia sorella.
Ci ha dato una casa, anche se così piccola. Mi fece lavorare come " passa colori", " bagna acquarelli" e " temperatrice di matite".
Camèlie non piangeva più la notte, la piccolina cresceva. Miss Marì Marì divenne la mia educatrice e successivamente io divenni la scuola di Camélie. Ormai eravamo una piccola famiglia: Io, Mamie, Camélie e la sua Bisque-doll Patricienne.
Nell'inverno del 1884 Mamie Marì si ammalò. Piangeva ogni giorno " Oh darling, oh darling" gemeva " Renan, ti dimenticherai di me?" si montava la testa in ogni occasione, la mia risposta era sempre la stessa per tutte le volte " Mamie, c'est seulement ton période bleue".
Quella volta aveva ragione, una settimana dopo passò a miglior vita mon Dieu. Era l'anima della piazza, era la madre di Montmartre, era quella che teneva Christophe e Pedro uniti. Provò a insegnarci l'ingese, ma la nostra pronuncia era pessima e lei divertita rideva. Amava raccontare la storia inglese, le gesta dei re, di quanto puzzava il Tamigi, ci raccontava di quei paeseggi nordici, di quelle strane favole, di quanto le mancava il signor Jonathan, di quanto lo amava, delle loro avventure nel Manchester, delle loro nozze, della sua morte.
Le sue risate si sentivano, si sentono ancora su tutta la collina.
Il silenzio.
Diceva che quando avrebbe raccolto abbastanza franchi mi avrebbe fatto vedere Londra.
Avevo 15 anni quando Mamie morì. Io e mia sorella di nuovo sole. La fine di Mamie segno anche la fine della mia purezza.
Camélie elemosinava tra le vie di Parigi, io vagavo tra le piccole calle in cerca di un lavoro. Oh, Quel giorno.
Il vicolo spoglio di ogni anima viva. L'odore di fogna dominava le strade, l'aria, i polmoni.
Ricordo quel giorno come se fosse una preghiera cristiana, una maledizione ma anche una benedizione, un risorgimento ma anche una caduta nelle viscere più profonde e oscure.
Pioveva impetuoso. Cercavo riparo e Montmartre era lontana.
Nessuno.
Passi veloci e pesanti: dall'altra parte della via comparve una scura figura, un uomo. Più si avvicinava più il suo sguardo cadeva su di me. Mi raggiunse.
Si avvicinò, sorrise.
<< Olalà!>>
Aveva un ghigno dipinto in faccia, un sorriso malizioso, arrogante.
<< Quanto volete mademoiselle? Vi bastano [...] franchi mon ange?>>
Avevo paura, troppa paura. Paralizzata. Credeva che fossi una donna di malaffare? La sua mano catturò la mia, fredda. Aveva gli occhi chiari, era robusto e alto, un messere sulla quarantina. Ogni buona donna si sarebbe chiesta " e adesso cosa faccio?". Non conoscevo " quella Parigi", non conosceva quella Parigi oscura, conoscevo la Parigi che disegnava Mamie, conoscevo una Parigi fausta.
<< Alors? Oui? Non?>> Sentivo il sangue bruciare, il battito aumentava, il cuore in fiamme. << vorreste dirmi il vostro nome?>> Rise e si avvicinò ancora di più. La voce si rifiutava di uscire, ogni comando era inibito, impossibile, impraticabile. Più tacevo più la pressione sulla mano aumentava, dolore.
<< Cosa volete monsieur?>> Sapevo cosa voleva. [...] franchi erano tanti.
<< Le vostre spoglia oh brunette.>> I miei capelli.
<< Combien?>> Continuava interrotto.
<< [...] franchi!>> Aveva aggiunto qualche franco in più.
Le lacrime germogliavano. La fin.
<< Bien...>>
Lo facevo per Camélie, non potevo lasciarla in giro a rubare, a elemosinare, a piangere, a soffrire, a morire. Cosa stavo facendo?
Egli aprì il suo ombrello, mi invitò a riparami sotto con lui. Procedeva sicuro, senza esitazioni e ogni tanto si girava a sogghignare.
<< Volete sapere il nome della vostra preda?>>
<< L'unico predatore siete voi.>>
<< Rester calme, sono David la Croix.>> Il silenzio sottomise entrambi. Solo il rumore dei passi nelle pozzanghere e la pioggia. Speravo che la dimora fosse lontana chilometri, difficile da raggiungere per allontanare la realtà, per dissolvere la sua fantasia iniqua, morire prima di arrivare. Ormai immaginavo tutto il possibile per respingere quel fatto prossimo.
La chimera.
Viveva vicino la Senna. Abitava in uno di quei nuovi palazzi che si affacciavano sul fiume. Aveva una grande casa decorata di soli quadri, chissà se Mamie Marì conosceva gli autori.
Mi ripetevo " perché ho accettato? perché, perché, perché?"
<< Vos yeux, beaux.>>
Si tolse il cappello, le scarpe, il soprabito, la camicia.
<< Che aspettate. Sapete maneggiare?>>
Le lacrime ricomparvero, la mia voce si ridusse in un sussurro:
<< Come?>>
Si spogliò di quel che rimaneva.
<< Muoviti!>> Urlava. Mi accasciai a terra << Cosa? Non so, non so, non so cosa fare...>>
<< Lasci il lavoro tutto a me chienne!>> La penetrazione.
La prima volta.

Ho sempre amato le rifiniture ma la sorte dice che questa memoria ne sarà vuota. I prossimi ricordi ne avranno?

                                                                                                                   

Inverno 1888.
Bonjour.
Parigi mi conosce come Renan. La notte come la dea del piacere. I francesi come l'Incantatrice e le loro mogli come una lurida puttana.
Salut, je suis Renan, l'Enchanteresse, je suis une prostituée.
  
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