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Autore: Minako_86    12/10/2007    12 recensioni
Era Harry Potter. Per affrontare l'ultimo dei nemici, la Morte stessa, gli era concesso di amare solo in silenzio...
Rivisitazione in chiave auror del cap 19 - The Silver Doe di DH. Quindi contiene spoiler del settimo libro. Fate attenzione se non volete anticipazioni!
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il medaglione brillava alla gelida luce della luna

Horcrux

 

 

 

Il medaglione brillava alla gelida luce della luna.

 

- Io ho letto nel tuo cuore e adesso è mio. - Sussurrò una voce fredda e acuta. Sotto gli occhi del Bambino Sopravvissuto, Ron impallidì di colpo, con la spada di Godric Grifondoro ancora stretta fra le mani ed annaspò alla ricerca di un equilibrio inesistente. - Io ho visto i tuoi sogni, Ronald Weasley e ho visto le tue paure. Tutto quello che desideri può realizzarsi, ma anche tutto quello che più temi... - La lama emise un spento bagliore argentato, prima che abbandonasse il braccio lungo il fianco, continuando a fissare terrorizzato la roccia davanti a sè. - Il meno amato, sempre, da una madre che desiderava una figlia femmina. Il meno amato, ora, dalla ragazza che preferisce il tuo amico... - Harry osservò con orrore un altro se stesso prendere forma davanti ai suoi occhi e poggiare i piedi sul terreno coperto di neve... non aveva ombra, nè consistenza. La coltre bianca rimase perfettamente compatta.

 

- Ron, distruggilo! - Gridò, cercando di riscuotere l'amico dallo stato di torpore che sembrava avvolgerlo. Aveva una paura folle di quello che avrebbe potuto succedere dopo... Ron sembrò ridestarsi leggermente. Strinse l'elsa argentata con maggior vigore e gli occhi nel medaglione emanarono un bagliore scarlatto. Ora accanto al falso Harry si era materializzata Hermione. I suoi piedi lambivano il terreno senza lasciarvi alcuna traccia. Era un'altra illusione... quando le sue dita si intrecciarono a quelle di Harry, quest'ultimo ebbe un sussulto. Si portò spaventato una mano al petto, osservando il se stesso creato dall'Horcrux stringere la mano pallida di Hermione. Voldemort... Voldemort stava forse leggendo nel suo cuore, invece che in quello dell'amico? Eppure il bersaglio dell'incantesimo sembrava essere Ron, non lui... non era la sua di anima, che il Signore Oscuro avrebbe dovuto sondare. Istintivamente cercò di proteggersi il petto con le braccia, come se questo potesse fare da schermo all'incantesimo... terrorizzato, rimase immobile, carponi in mezzo alla neve. Cercò Ron con lo sguardo, ma le due sagome caliginose facevano da schermo fra loro. Il silenzio calò su quell'insolita scena come un velo pesante, prima che il finto Harry ricominciasse a parlare.

 

- Perchè sei tornato? Stavamo meglio senza di te! Eravamo più felici senza di te... - Harry alzò gli occhi di scatto. Per quanto stare solo con Hermione non gli fosse pesato affatto, non sarebbe mai e poi mai arrivato a qualcosa del genere. No, non poteva essere il suo cuore quello che Voldemort stava mettendo a nudo. Quella era la vera e propria materializzazione delle più segrete paure del suo migliore amico. Si detestò per averlo pensato, ma fu veramente un sollievo che fossero i segreti di Ron e non i suoi ad essere sbandierati in quel modo. - ...sollevati dalla tua assenza... ridevamo della tua stupidità! Della tua codardia! Della tua presunzione... - I mugolii di Ron si fecero più acuti e questa volta Harry li udì distintamente attraverso le gelide risate del suo doppio.

 

- RON! - Chiamò, ma non ottenne risposta. La spada di Grifondoro cadde dalla mano tremante del ragazzo, con un tonfo sordo. Ma quest'ultimo non diede alcun segno di aver sentito o di percepire la presenza di Harry, quello vero. - RON!!! - Il panico si stava facendo strada, serrandogli la gola e mozzandogli il respiro.

 

- Presunzione! - La voce della falsa Hermione era così acuta, da sembrare quasi un sibilo. - Chi può prenderti in considerazione, chi mai avrebbe potuto notarti, vicino ad Harry Potter? - Si avvicinò al suo Harry appoggiandoglisi addosso, mentre quello vero aveva letteralmente i brividi, nel vedere Hermione così maledettamente vicina, seppur in maniera del tutto empirica. - Che cosa hai fatto tu, di paragonabile a quello che ha fatto il Prescelto? Che cosa sei tu, paragonato al Ragazzo Sopravvissuto? - Gli poggiò una mano sulla spalla, fissando maliziosamente Ron che, bocconi sulla neve, fissava la scena con le guance rigate di lacrime. Il vero Harry era attonito. Quel che Ron più profondamente temeva, era quello che lui custodiva nel suo cuore. Certo, non messo in quei termini, però... però lui sapeva. Sapeva di desiderare che Hermione scegliesse lui... che lo preferisse a Ron. Fissò nuovamente l'illusione creata dalla Horcrux... quell'Hermione era bellissima, bellissima e terribile, ma non somigliava nemmeno un po' a quella vera. Non c'era traccia di dolcezza nel suo sguardo e non c'era calore, non c'era amore in quelle mani pallide. No, era diversa. Hermione era innamorata di Ron, si vedeva lontano un chilometro... Hermione non avrebbe mai, mai, scelto lui.

 

- Tua madre ha confessato... - Il sibilo dell'altro sè stesso lo riscosse dai suoi pensieri. - ...che lei avrebbe preferito me come figlio, che sarebbe stata felice di fare a cambio. - Ron era completamente ammutolito. Pur non riuscendo a vederlo, Harry poteva immaginare il suo volto pietrificato dalla paura.

 

- RON! Distruggilo... avanti, DISTRUGGILO! - Urlò, cercando di reprimere la rabbia e la  tristezza. Pensò intensamente alla sofferenza che Ron stava provando in quel momento, ai suoi singhiozzi irrefrenabili... continuando a ripetersi che era lui la cosa più importante e non il suo sciocco, irrealizzabile desiderio.

 

- Chi non avrebbe preferito lui, quale donna avrebbe scelto te? Tu non sei niente, niente, niente in confronto a lui.... - Harry si inchiodò letteralmente al terreno, nel punto in cui i suoi piedi erano affondati nella neve. Inconsapevolmente, capiva che quello che stava per vedere gli avrebbe fatto molto, molto male. Ciò nonostante, sapeva che non sarebbe riuscito a voltarsi dall'altra parte... Hermione si avvicinò ancora di più, al punto che le due sagome parevano quasi una sola e le sue labbra incontrarono quelle di Harry in un bacio appassionato.

 

- Ron... - Abbassò lo sguardo, sforzandosi di non desiderare che quel che Voldemort gli mostrava succedesse veramente. Affondò le mani nella neve e strinse i pugni, imprigionandola nella sua stretta. Incurante del dolore che il freddo gli provocava, strinse ancora finchè alcune gocce di acqua ghiacciata gli bruciarono la pelle come piccole stilettate d'ago. - FALLO! - Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, in direzione del suo amico. Fece appena in tempo a vedere un bagliore rosso attraversare i suoi occhi azzurri, prima che Ron riagguantasse la spada e si lanciasse rabbiosamente sull'Horcrux. Si udì un sordo rumore metallico e poi un grido agghiacciante... come puro dolore. Harry sfoderò automaticamente la bacchetta per difendersi, ma quando l'urlo cessò e il silenzio tornò ad avvolgere la radura, non c'era proprio nulla da cui occorresse difendersi. Si alzò lentamente, osservando cautamente l'amico per sondarne le reazioni... lo vide asciugarsi frettolosamente gli occhi umidi e decise di far finta che quelle lacrime non fossero mai scese. Rimase in silenzio, cercando di ritardare il più a lungo possibile l'arrivo del momento che più temeva... sapeva quanto gli sarebbe costato. Ma sapeva anche che sarebbe stato per il bene di Ron, che sarebbe stato per un motivo più importante di qualunque altra cosa... lo sapeva, se l'era ripetuto ogni singolo istante da quando quella maledetta illusione aveva preso vita. Sì. Però faceva male, dannatamente male. Raggiunse la pietra e raccolse il medaglione, rigirandoselo fra le dita intorpidite. Entrambi i vetri erano stati infranti... gli occhi di Riddle erano svaniti in un fil di fumo. Ron lasciò andare nuovamente la spada e cadde sulle sue ginocchia, scosso da quelli che non sembravano affatto brividi di freddo. Tremava violentemente... Harry gli si avvicinò lentamente e gli appoggiò una mano sulla spalla. Era già un buon segno che non l'avesse allontanato. - Dopo che te ne sei andato... - La voce gli uscì incredibilmente fievole, quasi strozzata. Ringraziò mentalmente che Ron fosse voltato dall'altra parte. Era certo che nei suoi occhi verdi in quel momento si leggesse chiaramente la bugia che stava formulando. - ... ha pianto per una settimana. Probabilmente anche di più. - Si sentiva come se gli si stessero strappando le parole direttamente dal cuore. - Solo, non voleva che io la vedessi. Ci sono state molte notti, in cui non parlavamo nemmeno. Quando non c'eri... - Non riuscì a finire la frase. Un po' perchè aveva realizzato solo in quel momento quanto Ron gli fosse mancato, un po' perchè sapeva di dover riprendere fiato, prima di concludere il suo discorso. Prima di pronunciare la definitiva condanna ai suoi sentimenti. - Io amo Hermione... - Non avrebbe mai potuto dire niente di più vero. Sentiva così tanto bruciore al petto, che credeva che il cuore gli sarebbe scoppiato da un momento all'altro. Lo sentiva battere con violenza contro la cassa toracica. - ... come una sorella. Lei è come una sorella per me. - Ecco, era fatta. Adesso non avrebbe più potuto fare niente per quel suo maledetto e sbagliatissimo amore. A quel punto andare fino in fondo non avrebbe poi potuto essere molto peggio. - Immagino che anche per lei sia esattamente lo stesso, nei miei confronti. E' sempre stato così, pensavo che lo sapessi. - Sorrise con aria di mesta rassegnazione, mentre sentiva che qualcosa dentro di lui si chiudeva per sempre. Osservò Ron sfregarsi il naso sulla manica della felpa e avviarsi sulla strada del ritorno. Senza dire niente raccolse la sacca che l'amico aveva abbandonato per tuffarsi nello stagno in suo aiuto e se la caricò sulle spalle... Prima di raggiungerlo infilò quel che restava della Horcrux in una tasca e si fermò un attimo a guardare la Luna. Pensò ad Hermione, al suo sorriso ed ai suoi occhi color cioccolato. Pensò, inevitabilmente, a quanto la desiderava... e a come, tristemente, non sarebbe mai stata sua. L'aveva sempre saputo che sarebbe finita così. Che alla fine Ron l'avrebbe battuto, per quell'unica volta. Il Prescelto non poteva sfuggire al suo destino. Vittima o Assassino... Sapeva di doverlo fare, in un modo o nell'altro perchè il futuro di tutti, la loro felicità, era nelle sue sole mani. E questo non lasciava spazio per vivere una vita normale... Voldemort veniva prima di tutto. Sorrise mestamente al cielo stellato  e riprese a camminare nella neve immacolata.

 

Lui era Harry Potter, nient'altro che Harry Potter, in fondo. E quella era la sua maledizione, infinitamente peggiore di un'Avada Kedavra... infinitamente più umiliante di una Imperio. Più straziante di una Cruciatus.

 

Era Harry Potter. 

Per affrontare l'ultimo dei nemici, la Morte stessa, gli era concesso di amare solo in silenzio...    

  
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