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Autore: BloodyMoon    13/10/2007    3 recensioni
"La presa si fece più salda, e le orecchie di Harry si riempirono del lieve stridio della sedia che si spostava, allontanando momentaneamente i sussurri, le dicerie e gli sguardi dei presenti"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Potter, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo astruso, come sempre… Parlando della storia, l’idea mi volteggiava per la mente da un po’, ma non saprei dire se ho ottenuto il risultato che volevo. E io, puntualmente, vado ad imbarcarmi per lidi sconosciuti attraverso personaggi di cui ho una visione limitata. Theo, ho fatto del mio meglio, ti sto conoscendo pian piano, dandoti vita con il mio istinto… Anche se proprio non ti puoi lamentare, dato che ti sei beccato Harry al primo colpo! XD E tu, Harry, sveglia, tesoro! Lo so, eri troppo abituato a Draco…
È preoccupante che ora parli direttamente con i personaggi, vero? Naaa! XD Buona lettura, e un bacio a tutti, soprattutto alle persone che mi hanno così gentilmente commentato le ultime storie. Vi adoro!





I p n o t i z z a n t e






“Il nostro nemico è per tradizione il nostro salvatore,
perché c’impedisce di essere superficiali”

(Joyce Carol Oates)




Uno sbuffo, e la testa ricadde in avanti, stancamente. Si sfilò gli occhiali, tenendoli tra il pollice e l’indice, mentre la mano libera si portava agli occhi, massaggiandoli.
La biblioteca era piuttosto silenziosa – anche grazie alle regole rigide e al caratteraccio della bibliotecaria – ma la cosa non contribuiva a prevenire l’emicrania dovuta allo studio per i M.A.G.O.
Alla sua entrata, molti erano rimasti stupiti dalla mancanza degli altri due membri del trio, ma lui li aveva ignorati, prendendo posto in un tavolino abbastanza appartato. Ron e Hermione si erano presi qualche momento di pausa dallo studio per stare un po’ insieme – Ron ci aveva messo secoli a convincere la ragazza – e Harry ne stava approfittando per cercare di ricordarsi qualcosa di Pozioni, sebbene in tutti quegli anni nulla delle lezioni di Snape era stato educativo per lui.
«Manca poco, ormai. Basta che resisti ancora un po’.» disse una voce, così vicina a lui che sussultò, alzando di scatto lo sguardo, preso alla sprovvista.
Il che fu un’azione inutile, dato che la mancanza delle lenti gli impedì di vedere il proprietario di quella voce. S’infilò nuovamente gli occhiali, ma non servirono comunque a molto.
Davanti a lui si trovava un ragazzo che sapeva essere del suo anno – anche se, se non l’avesse saputo, non l’avrebbe indovinato facilmente. Serpeverde: questo sarebbe bastato a chiunque per allontanare lo sgradito ospite.
Ma quelle parole quasi incoraggianti lo sorpresero. Squadrò il ragazzo, e sapeva di averlo visto in giro, sebbene non con la combriccola di Malfoy. Le sue conoscenze si fermavano a quel punto, e non avrebbe saputo dire di più, neppure osservandolo attentamente.
Se anche il suo sguardo era stato interrogativo, lo sconosciuto non diede segno di averlo notato, evitando di presentarsi.
Passò qualche altro attimo di silenzio, in cui il ragazzo rimase con una mano appoggiata allo schienale della sedia di fronte a Harry, a guardarlo, e lo stesse fece lui, sebbene un po’ a disagio per quello sguardo fisso, che avrebbe attribuito a Luna Lovegood se non fosse stato così intenso. Si permise, quindi, qualche attimo per squadrarlo meglio, cercando di imprimersi qualche dettaglio nella mente. Ma era una cosa difficile, in quanto i suoi tratti sembravano totalmente anonimi. Aveva dei bei capelli neri, quello sì, ma se quel ragazzo fosse passato oltre, entro qualche ora non si sarebbe nemmeno ricordato a chi appartenevano. Gli occhi lo lasciavano perplesso, perché anche solo distogliendo lo sguardo non avrebbe più saputo dire con certezza di che colore fossero, né che forma avessero; solo che erano intensi. E la corporatura era esile, più di lui che per dieci anni era rimasto rinchiuso all’ombra di un ripostiglio.
Dopo quell’attento esame, Harry tornò con lo sguardo sul suo viso, e il ragazzo, forse stanco di quel silenzio, scostò la mano della sedia, facendo per andarsene. Harry si riscosse, quasi accorgendosi solo in quel momento del tempo passato – che sembrava un’eternità, ma in verità non erano più di due minuti.
Sentiva nella sua mente una vocina che gli intimava di dire qualcosa, qualsiasi cosa – chissà per quale ragione, forse semplice curiosità per quel ragazzo mai visto – anche solo come stava andando lo studio a lui, o quali erano le sue previsioni per i M.A.G.O., o ancora parlare banalmente del tempo. Eppure sentì la sua stessa voce formulare le parole «Chi sei?», quasi brutalmente.
L’altro si fermò, senza tornare indietro, ma girando semplicemente il busto dalla sua parte. Lo squadrò, facendolo sentire a disagio, anche se Harry fece di tutto per non mostrarlo apertamente.
«Theodore Nott.» rispose semplicemente, impossibile dire se soddisfatto dell’esame nei suoi confronti.
La mente di Harry lavorò celere, riuscendo, però, a giungere solo alla conclusione che l’aveva sentito nominare, ma che non sapesse assolutamente nulla di lui.
«E… mh… Come mai mi hai rivolto la parola?» domandò Harry, cercando le parole più adatte, ma dandosi mentalmente dell’idiota per il tono incerto che ne era derivato.
L’altro sbatté le palpebre un paio di volte, prima di scoppiare a ridere. L’ilarità, però, fu breve, dato il posto in cui si trovavano – chiunque altro si sarebbe preoccupato dello sguardo assassino della bibliotecaria, ma lui pareva non badarci.
Harry aggrottò le sopracciglia decisamente perplesso e offeso.
«Sì, grazie tante, non importa. Cos’altro potevo aspettarmi da un Serpeverde, se non che ridesse di me?» domandò aspramente. Se anche era rimasto offeso da quelle parole, Nott non lo diede a vedere. Invece, inclinò leggermente il capo da un lato, scrutandolo con sguardo felino.
«Eri buffo.» rispose semplicemente il Serpeverde, senza smentire le parole di Harry, sebbene non c’era nota di giustificazione nel suo tono.
Harry inarcò le sopracciglia.
«Le possibilità sono due. O tu sei parecchio strano, o tutti voi Serpeverde siete dei pazzi.» commentò, forse più tra sé che parlando realmente con Nott.
«Beh, ma tu non conosci i Serpeverde.» obbiettò candidamente.
«E tu non conosci i Grifondoro. Su questo credo possiamo essere d’accordo. Qual è il punto?» ribatté Potter, piccato.
«Io non ho mai detto qualcosa del genere, ma ascoltando le tue parole sembrava che tu conoscessi molti Serpeverde. E, a meno che io non sbagli, non è così.» rispose l’altro, riprendendo lo posizione precedente, in modo da avere di fronte il Grifondoro.
Harry aprì la bocca, già pronto a ribattere, ma la richiuse, punto sul vivo, e sentendo persino che l’altro poteva aver ragione.
«Bene, sono contento di vedere che qualche Grifondoro è ragionevole; altri al tuo posto avrebbero continuato convinti delle loro idee, sebbene completamente piene di pregiudizi. Anche se questo vale per la maggior parte delle persone, indipendentemente dalla loro Casata. Ma tralasciando questi dettagli, da cui deriverebbe un discorso troppo lungo, mi chiedevo se avevi problemi con qualche materia per i M.A.G.O.»
Harry rimase quasi stordito dalla risposta dell’altro, essendo abituato a sentirlo rispondere in modo molto meno prolisso, ma, soprattutto, per il nesso logico completamente inesistente tra i due discorsi.
«Perché un Serpeverde… perché dovrebbe interessarti?» incespicò Harry, assumendo un tono e uno sguardo sospettosi.
«Pensavo di poter essere utile e ricavarne un po’ di divertimento, dato che ho già ripassato il programma dei M.A.G.O. più volte.»
Harry strabuzzò gli occhi. «Intendi tutto il programma?» domandò sconvolto.
«Già.» fu l’unica risposta dell’altro. «È il vantaggio di studiare per sette anni e iniziare a settembre a ripassare.» continuò, vedendo la bocca del Grifondoro aprirsi dalla sorpresa.
«Sei quasi meglio di Hermione! Com’è possibile? A parte che non è umanamente concepibile, e poi ti avrei notato in classe.»
«Ma così non è stato, giusto? Sono uno che passa piuttosto inosservato.» rispose sottilmente, senza mostrare il minimo fastidio per quel fatto.
«Vuoi farmi credere che a te va bene che nessuno si accorga di te?» domandò perplesso.
«Perché, a te non piacerebbe?» chiese in risposta. E Harry quasi sussultò, sebbene l’altro non avesse lanciato alcuna occhiata curiosa alla sua cicatrice, né l’avesse indicata, né semplicemente nominata, sebbene fosse chiaro che si riferiva alla sua celebrità grazie ad essa.
«È diverso.» rispose seccato, distogliendo lo sguardo. Solo allora si accorse degli sguardi incuriositi che li fissavano e dei sussurri che riempivano il luogo.
Tornando con lo sguardo su di lui, notò l’occhiata eloquente e il sopracciglio inarcato dell’altro. «Ne sei così sicuro?» domandò infatti. Harry distolse lo sguardo, portandolo sul libro aperto davanti a sé.
«Decisamente è Pozioni, il mio problema.» disse il Grifondoro, ignorando l’ultima domanda del ragazzo, che accettò senza obiezioni quel cambio d’argomento così repentino.
«Beh, suppongo che per un Grifondoro non sia facile, se poi si chiama Potter… Però, con un po’ più di voglia e impegno riusciresti ad avere risultati decenti.» rispose il Serpeverde. Harry gli lanciò un’occhiataccia, offeso da quella critica.
La presa sullo schienale della sedia si fece più assente, fino a scomparire. Con noncuranza, Nott si allontanò dal punto in cui si trovava, e Harry credette si stesse allontanando. Prese un lungo sospiro, non riuscendo a capire se di sollievo o meno, dato che rimase decisamente spiazzato nel vederlo girare attorno al tavolo, e posare la mano sulla sedia, questa volta quella vicina a lui. La presa si fece più salda, e le orecchie di Harry si riempirono del lieve stridio della sedia che si spostava, allontanando momentaneamente i sussurri, le dicerie e gli sguardi dei presenti.
«Che stai facendo?» domandò in panico, sentendosi quasi pietrificato.
«Ti do una mano in Pozioni. Non ne hai bisogno?»
«Sì, ma non da te.»
«E da chi, dalla Granger? Che non è riuscita a fartela entrare in testa in sette anni? Non mi sembra un’idea particolarmente brillante…» rispose Nott, inarcando un sopracciglio, senza distogliere lo sguardo dall’altro. Harry non disse niente, limitandosi a ricambiare lo sguardo, sentendo solo la mente svuotata e confusa, e i rumori intorno a lui ricominciare, come se avessero tolto e rimesso l’audio.
Chi era quel Serpeverde che si avvicinava a lui, gli donava gentilezza e confidenza, e si proponeva persino di aiutarlo in Pozioni, senza insultarlo particolarmente?
«Se vuoi posso andarmene, sebbene trovare divertimento in questo periodo sarà dura per me, e tu non vuoi avere il peso della mia noia sulla coscienza, vero? Oppure posso aiutarti in Pozioni – o almeno provare ad aiutarti, dato che non mi aspetto grandi risultati –, ricevendone un immenso divertimento.» constatò il Serpeverde. Harry aggrottò la fronte.
«Hai uno strano modo di divertirti.»
«Tu rispondi e basta. Trovare un’attività utile richiede tempo, e devo sapere prima cosa fare per organizzare il mio tempo. Allora?» rispose candidamente, con un tono che non metteva fretta, nonostante le parole dure. La mano non sì spostò minimamente dallo schienale della sedia, che non era sistemata ordinatamente quanto le altre, dopo lo spostamento di prima, con gran biasimo da parte della bibliotecaria.
Harry spostò lo sguardo sulla sedia, senza realmente vederla. Dopotutto cosa avrebbe perso? Nulla, a parte forse il fatto che Nott avrebbe potuto umiliarlo davanti agli altri Serpeverde per la sua incapacità in Pozioni, ma dopotutto era risaputo da tutti a Hogwarts. Ne avrebbe solo ricavato una possibilità di capire Pozione, che non era una brutta cosa, visto che gli esami si avvicinavano sempre di più e lui non era per niente preparato in quella materia. Dopotutto lui era un Serpeverde mancato, poteva permettersi di non essere un Grifondoro al cento per cento e ricavare profitto da una situazione, per una volta.
«Siediti.» avrebbe tanto voluto che sembrasse un ordine, ma quello che ne uscì, quando parlò rialzando lo sguardo sugli occhi dell’altro, fu un invito cortese, accompagnato anche da un sorriso trattenuto, apparentemente fuori luogo se rivolto ad un Serpeverde.
Però, almeno, non percepiva più il brusio dei presenti in biblioteca, né i loro sguardi addosso. Stranamente, ora, mentre il Serpeverde prendeva posto accanto a lui, sentiva la voce di Nott ma non il mormorio degli altri, e vedeva i suoi occhi e non quelli accusatori e curiosi dei presenti.
Era ipnotizzante. Ma per nulla una sensazione spiacevole.




  
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