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Autore: WYWH    25/03/2013    6 recensioni
[STORIA RIVEDUTA E MODIFICATA] Solo per un momento, Yayoi ebbe remora di firmare quella carta, e questo non passò certo inosservato a Jun o all’avvocato; ma non era perché aveva cambiato idea su qualcosa, oramai la donna aveva accettato tutto, anche per sfinimento. È solo … solo che, in una remota parte di sé, la donna ancora si ostinava a pensare che le cose si sarebbero risolte; le succedeva sempre, quando non sembrava esserci soluzione al problema: all’improvviso, nella sua testa, cominciava a sentire una musica ritmata, allegra, che la faceva sorridere.
Era una musica tratta da “L’Elisir D’amore”, forse la sua opera lirica preferita.
"Una tenera occhiatina, un sorriso, una carezza, vincer può chi più si ostina, ammollir chi più ci sprezza. Ne ho veduti tanti e tanti, presi cotti, spasimanti, che nemmanco Nemorino non potrà da me fuggir. La ricetta è il mio visino, in quest'occhi è l'elisir..."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Anche un uomo'
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Epilogo:

Applausi

 

E Jun dovette dimostrarle a lungo di essere meritevole di fiducia: quasi sei mesi di dimostrazioni. Il tempo sufficiente per far iniziare ad Hikaru l’asilo, di stabilizzare il loro rapporto e di riuscire a trovare una casa che non costasse troppo e che permettesse di raggiungere scuola e clinica senza troppi problemi.

A quel punto era fatta, mancava solo il matrimonio. Ma fu un matrimonio diverso dagl’altri.

Anzitutto si sposarono in primavera, rispetto alla prima volta, che invece si era svolto d’estate; e poi non organizzarono nessuna cerimonia, nessun ricevimento, niente. Semplicemente andarono in comune e firmarono dei nuovi documenti assieme ai testimoni, dando dimostrazione del loro “affetto” alla signorina al banco.

Punto primo: il cognome.

-Ma perché non vuoi prenderti il mio cognome?-

-Perché mi piace il mio, Aoba, e poi perché voglio che Hikaru abbia la libertà di scegliere se farsi chiamare Misugi o Aoba!-

-Ma non è giusto!-

-Non mi farai cambiare idea: o ci sposiamo così oppure non se ne fa niente.-

E la donna era convinta fino in fondo, pertanto l’uomo non riuscì a contrastarla.

Secondo punto: le fedi.

-E dai mettiamole!-

-Ma tanto a te non ti è mai piaciuto indossarla!-

-Solo perché non ci era abituato, ma ora è diverso!-

-Se è diverso perché usiamo le stesse? Ti ricordo che dentro è incisa la data del primo matrimonio!-

-Perché sono le fedi che ho comprato con i soldi del mio primo stipendio da professionista per la squadra del Tokyo, quindi metteremo quelle!-

E stavolta, complice anche il broncio dell’uomo, la donna accettò, anche se le veniva parecchio da ridere.

Punto terzo: i testimoni.

-Vedi bene di non fare cazzate Jun, o giuro che mi porto via Yayoi e non la riporto più in Giappone!-

-Provaci e vengo a Barcellona di persona!-

-Buoni voi due, per favore!-

-Per essere un matrimonio è uno dei più divertenti che abbia mai assistito!-

-Grazie per essere venuto Tsubasa.-

-Ehi, a me non mi ringrazi? Sei voi due state insieme è anche merito mio!-

-Zitta e firma, italiana.-

-Ah, razzista!-

-Dai sbrighiamoci!-

La signorina dall’altra parte della scrivania guardò quella compagnia stranita, sembravano un gruppo di adolescenti e non dei trentenni che si sposavano per la seconda volta!

I due firmarono il contratto, e quando fu ufficializzato con il timbro lo guardarono con aria soddisfatta, scambiandosi sguardi e sorrisi divertiti; quando uscirono fuori dal municipio saltarono letteralmente giù dai gradini, a momenti Jun cadeva faccia a terra mentre Yayoi rideva divertita, inginoccchiandosi quando Hikaru andò loro incontro.

-Papà, mamma!-

-Tesoro!!-

Lo strinse con forza a sé, arrivando a fare una giravolta, e il bimbo li guardò fremente, cercando con la mano la spalla del padre, afferrandogliela.

-Allora?-

I due gli mostrarono le mani con le fedi agli anulari.

-È fatta: siamo ufficialmente una famiglia!-

-EVVIVA!-

E il bimbo si aggrappò a tutti e due, rischiando di fargli dare una testata, ma i tre erano così entusiasti di quanto fatto che non ci fecero caso, ridendo e schiamazzando a più non posso mentre Matilde scuoteva il capo, ufficializzando che erano “andati fuori di testa”.

Alla fine Hikaru prese per primo la parola.

-Quando avvertiamo il nonno?!-

-Lo chiameremo stasera, e poi lo andremo a trovare questa estate, va bene?-

-SI!! E i nonni?-

Al primo incontro con il nipotino la signora Misugi si era letteralmente “innamorata” di lui, riuscendo a riversare su di lui tutto “l’affetto materno” che gli era rimasto sospeso da quando il figlio aveva iniziato a giocare a calcio, allontanandosi; ad una tale reazione, stranamente, Jun si dimostrò geloso del figlio, scatenando il divertimento di Yayoi, che lo stuzzicava ogni volta se ne presentava l’occasione.

-Beh, bisogna chiederlo al papà. Tu che ne dici, signor gelosone?-

-Dico che li telefoneremo stasera.-

-Ah no, il solletico!-

Alla fine sciolsero l’abbraccio, e la donna posò a terra il bambino, che subito ricominciò a giocare con i due figli di Ozora, il resto del gruppo era andato avanti, deciso a cercare il posto migliore per festeggiare quell’incredibile Hanami.

Yayoi stava per raggiungerli, quando Jun le prese la mano, trascinandola nel suo abbraccio e guardandola negl’occhi.

-Ti amo. E ti adoro. Lo sai?-

La donna sorrise felice, prendendo quel volto tra le mani e baciandolo.

-Ora lo so.-

Si guardarono negl’occhi, e poi si strinsero con tutte le loro forze, prima di sciogliere l’abbraccio.

-Non sarà per niente facile.-

-E quando mai lo è stato?-

-Mamma! Papà!-

-Arriviamo!-

E i due, tenendosi per mano, raggiunsero il figlio e il resto del gruppo.

 

Tu mi piaci... questa è l'attitudine mia,

di cantare, cantare per te.

Io ti adoro, a me piace tutto di te.

Sono pazzo, e lo sono di te.

 

Ed anche se ci sei, vorrei tu fossi qui,

e quando te ne vai, sei ancora qui con me,

perchè sei bella da morire,

e nulla al mondo mai ci dividerà.

 

Sei l'aurora, sei l'arcobaleno per me,

e pur di averti, io t'inventerei!

Oh...

(Figaro qua, Figaro là,

sono un barbiere di qualità, la, la, la, la.)

 

A volte io vorrei ti allontanassi

per godere in quel momento quando tu ritornerai,

sentire quella gioia come un bimbo

che oggi a scuola non andrà.

 

Ed una vita no, bastare non mi può,

per dirti tutto ciò che vibra nel mio cuor.

Ma in tre minuti di questa arietta

ti convincerò che sei tutto per me.

 

Ti adoro, e non so spiegarti il perché.

Vivo bene, se tu sei con me.

Sei luce quando è buio dentro di me,

sei calore nel freddo che c'è.

 

(Ho capito che d'amore a volte poi si muore,

soprattuto che l'effetto più importante è nel rispetto)

nella voglia di partire, nella gioia di tornare,

nell'istinto primordiale di riuscire ad amare.

Oh...

Tu sei luce quando è buio dentro di me,

sei calore nel freddo che c'è.

 

Ti adoro.

 

Finitoooo!!! Non posso crederci, è stato uno dei progetti più difficili a cui ho lavorato, e adesso vedere che è finito mi fa tirare un sospiro di sollievo, così come mi fa storcere un po’ la bocca: forse avrei potuto scrivere un po’ di più e meglio di come l’ho conclusa, ma sono comunque contenta di essere risucita a metterci la parola “fine”, mi ha fatto davvero tribolare!

Allora, ringraziamenti!

Ringrazio Krys, Melanto, sailorgemini, sissi, reggina, capitanhyuga, eldarion, thabit, mimi18, rubysage, sara90, shike e a tutte le altre che lo hanno letto!!

Ora mi fermerò per un po’, per riordinare le idee e per impostare i nuovi progetti, in modo che non finiscano arenati come questo!

Un bacio a tutte, siete fantastiche, scrivere per voi è sempre un piacere!

Alla prossima!

 

W

   
 
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