Playback
Ma che ci facevo io lì?
Mi ero lasciata convincere da mia
cugina, che per quanto fosse più piccola mi me di 3 anni, aveva una capacità di
persuasione straordinaria. Lei si chiama Irene e da quando per caso le ho fatto
ascoltare una canzone di quello che è diventato il suo gruppo preferito…bè, vi
lascio immaginare il seguito!
Scema.
Questo è l’aggettivo giusto!
Ha 16 anni, ma ne dimostra di più
grazie a Madre Natura che le ha donato un bel metro e settanta abbondante e un
corpo niente male, con occhi azzurri e gambe slanciate. Al contrario di lei io
sono bassa e non proprio magrissima…certo non mi lamento! Ho anche io delle
doti, come i capelli biondo oro. Però se consideriamo che le arrivo si e no
alla spalla e che quando andiamo in giro mi scambiano sempre per la sorella
minore... vicino a lei sono un moscerino!
Cavolo però io ho 19 di anni e ne
dimostro 16!
Ma la vita è fatta così, piena di
ingiustizie…e anche quella di essermi lasciata convincere ad accompagnarla al
concerto era un’ingiustizia! Certo mi piacevano i Tokio Hotel (in fondo la
prima a scovarli nel marasma di musicisti sono stata io un anno fa) però avevo
evitato in tutti i modi di venire al concerto.
Perché? Bè, perché era in inglese e
a me piacevano molto di più le loro canzoni in tedesco! Sembra stupido, ma non
lo trovo un vero concerto se cantano solo in inglese!
Ma…quella scema ha vinto i biglietti
e mi ha convinta a venire minacciando…meglio non dirlo!
Avevano già aperto i cancelli e una
folla di ragazzine impazzite aveva dato l’assalto alla prima fila! A quel punto
non potevo più tirarmi indietro e come una furia, trascinando mia cugina per un
braccio, mi ero accaparrata il posto migliore: prima fila al centro! Visto che
ero in ballo, tanto valeva ballare!
«Evvai! Ci siamo prese la prima
fila! Da qui vediamo veramente tutto! Sei stata grande Siria!»
E già, Irene non soffriva più di
tanto il caldo, gli spintoni e i capelli di quelle più alte di me e pensava
solo al posto che avevamo raggiunto (modestamente solo per merito del mio
scatto felino).
«Forse! Ma adesso ho la bocca piena
di capelli di questa qui da vanti! E dobbiamo sopportare tutto questo per altre
3 ore?!» Già mi ero stufata di quelle ochette che iniziavano ad intonare Monsoon
senza un motivo.
Da lì in poi ogni parola che
cercavamo di scambiarci veniva inevitabilmente sovrastata da vocine acute come
spilli, che infilzavano ogni secondo nuove note di natura sconosciuta.
L’unica cosa positiva era che potevo
rivedere di nuovo dal vivo la band al completo. Sì, perché già qualche mese
prima a TRL ero riuscita a vederli dalla prima fila! Però devo dire che quella
volta sono rimasta delusa: oltre che arrivati in ritardo hanno suonato e
cantato in blayback, perciò per una come me che ama ascoltare musica dal vivo è
stato come un piccolo tradimento.
Dal vivo si sentono le emozioni, si
sentono suoni nuovi che dal cd non escono e si vede anche l’interpretazione dei
musicisti.
Per lo meno questo oggi ci sarebbe
stato, anche se in misura minore perché non in lingua madre.
Pazienza!
Mentre stavo ragionando sulle mie
oscure elucubrazioni si creò il buio…ed ecco un suono acuto di chitarra…era iniziato il
concerto.
Irene era impazzita e si era
slanciata con il busto verso Tom. Scema! Ecco che ritorna il suo aggettivo.
Però sentivo che c’era qualcosa che
non andava.
Un presentimento all’inizio o forse
il mio orecchio assoluto (un’altra dote nascosta).
Fatto sta che li sentivo strani…come
se non fossero loro che suonavano! Ma decisi di aspettare con pazienza che Bill
iniziasse a cantare. Mi ero concentrata su Tom, George, Gustav e neanche mi era
passato per la mente di scatenarmi come quelle vicino a me tanto ero intenta ad
analizzarli.
Poi…la mia morte all’improvviso! Una
pugnalata al cuore! Un assassino invisibile ai miei occhi mi
aveva colpito in mezzo al petto lasciandomi senza fiato.
Ecco spiegato il mio presentimento,
la mia irrequietezza e il mio sospetto che stesse per accadere qualcosa.
Un DISCO…era questo che mi aveva ucciso.
Uno stupidissimo cd inserito in un
lettore che mandava una sottospecie di musica.
Come si erano permessi di fare
questo?!
Suonare e cantare per finta! Perché
era questo quello che stavano facendo:
finta!
E io che odio gli ipocriti e i
falsi, non potevo accettare che una delle mie band preferite (se non i migliori
in assoluto) si esibisse in una veste così ripugnante! Non potevo proprio!
Quanti eravamo? 10.000? 30.000? o di
più? Bè, pensavo che tutti noi stavamo assistendo a uno spettacolo pietoso:
traditi dai nostri idoli! Ma quelle ochette senza cervello sembravano non
volersene accorgere. Certo loro guardavano solo l’apparenza! Apparenza che non vale nulla senza la
sostanza!
Non potevo accettarlo! E così, mi
avvicinai il più possibile a Irene. «Senti! Io ti aspetto fuori all’uscita!»,
ma lei a queste parole si preoccupò «Ti senti male?». No, no era quello il
motivo. «No! Sto benissimo! Poi ti spiego!» e dopo l’occhiata di assenso della
mia cuginetta (la chiamavo così per sentirmi grande almeno in quello, se non
potevo esserlo in altezza) cercai di farmi largo tra quella mandria di galline
da combattimento. Non volevo dirle la verità su quello che stava succedendo,
forse non se ne era accorta e non volevo rovinarle la serata sul più bello.
Una s p i n t a.
Una pedata.
Una boccata di capelli.
Poi…
N.A. Fatemi sapere che ve ne pare dell'inizio! Così decido se continuarla o meno. Anche se il seguito è una sorpresa e dal primo capitolo non si intuisce poi molto, anzi forse per niente. Però mi piacerebbe sapere la prima impressione che suscita ( che sia bella o brutta).