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Autore: Messer Pungitopo    26/03/2013    2 recensioni
Il racconto presenta una situazione di sospensione tra il mondo reale e l'aldilà... al fine di condurre il lettore in un movimento emozionale tra i due mondi...
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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… 3,2,1 non sorride più nessuno…
“Tomba freddina
il Guardiano si avvicina,
si avvicina alle porte
prepariamoci alla Morte.
Terra scura sulla testa,
arriva la Tempesta.
Vermi a riempir la bocca,
mano gelida che tocca.
Dei piccoli trapassati è il girotondo,
muori tu, muoio io e muore tutto il mondo.”
Nel cimitero del villaggio, quella bastarda notte di gennaio, tre piccole figure evanescenti ruotavano nell’aria tenendosi per mano. O , per meglio dire, quello che restava delle loro piccole grigie estremità.
Erano insieme da molti anni. Polvere, ossa e carne putrefatta di giorno, aria luminosa e triste di notte. Anni passati tra il Mondocheera e il Mondooltre, anni di giochi tra di loro e piccoli scherzi ai ragazzi che si intrufolavano temerari al buio tra le lapidi.
Silvia era stata la prima. Tumore al cervello, sei anni. Alcune notti piangeva non lacrime ricordando le dita di sua mamma tra i capelli.
Roberto invece era decisamente strano a vedersi, perché, causa incidente, era stato ricomposto come era possibile. Però sorrideva sempre, un po’ storto… ma sorrideva.
E la piccola Alice? Che dire… era veramente piccola. Non parlava nemmeno, guardava quel mondo a metà con occhi che non avevano potuto vedere neanche metà dell’altro mondo.
Il volteggiare si fermò… Il vento era gelato, ma non faceva differenza.
“Nascondino?” disse Roberto con la testa inclinata di lato.
“Nascondino…” rispose Silvia con malinconia.
“………ino!” tentò di dire Alice.
Osservando la scena da lontano, un umano vivente avrebbe visto tre piccole fiammelle separarsi e scivolare dietro scure lapidi.
 
“… 3,2,1
non sorride più nessuno
Belle bimbe ormai defunte
Fredde, bionde e smunte
Di certo io vi troverò
E un posto in Paradiso forse avrò…”
Silvia aveva scelto la sua lapide come rifugio. Restava lì, immobile, a guardare le stelle tra i rami spogli. Alice si era addormentata tra le foglie secche e Roberto canticchiava saltando di tomba in tomba.
Una figura scura. Un fruscio sommesso e Silvia si trovò davanti sua madre. La sua bocca si spalancò senza respiro.
La donna si chinò, il viso appena visibile.
- Parto piccola mia… Ti chiedo scusa. Non resisto più qui a masticare il dolore. Sei sempre con me, lo sai… lo so… eppure non vorre…… -  piangeva forte, in lontananza un’auto la attendeva con il motore acceso.
Silvia si sentì presa per mano e di colpo il suo cuore gelato era nel cuore caldo di sua madre.
La donna rabbrividì. E poi così, come il primo fuoco d’artificio nelle morbide feste d’estate, un sorriso le comparve sul volto. Corse via , l’auto sgommò e partì.
Roberto arrivò alla lapide di Silvia. “Presa!” Ma non c’era che l’ombra di una bambina triste davanti a quella tomba. Anche se in realtà nell’aria era rimasto uno strano tepore.
Roberto rise storto come sapeva fare lui e corse ad accoccolarsi intorno ad Alice.
Quella bastarda notte di gennaio giungeva alla fine, mentre un tenue vocio riempiva il cimitero.
“ Filastrocca dei non viventi,
ora siam due a battere i denti.
La terza è partita per terre lontane,
rondini, primule e tante campane.”
  
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