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01.
Vasca da bagno |
02.
Camera da letto |
03.
Pavimento |
04.
Cucina |
05.
Terrazzo |
06.
Finestra |
07.
Vicolo |
08.
Soffitta |
09.
Macchina |
10.
Giardino |
COMPLETATE: 0/10 |
Capitolo
2 Scenari di
tristezza
01.
Vasca da bagno
Bulma
appoggiò il capo
sul bordo della vasca e chiuse gli occhi. Si allontanò la
sigaretta dalle
labbra ed espirò, dando vita a una nuvoletta di fumo,
sentiva gli occhi
bruciare. I capelli azzurri le aderivano al viso sudato,
allargò le gambe
facendo schizzare dell’acqua oltre il bordo di ceramica,
facendola finire sulle
piastrelle del bagno.
Bulma
socchiuse gli
occhi e guardò la nuvoletta di nicotina confondersi con il
vapore. Si portò
l’altra mano all’addome rigonfio e lo
accarezzò.
“Ce
la faremo anche
senza quel bastardo di tuo padre, vedrai, Trunks”
sussurrò con voce roca.
02.
Camera da letto
Chichi
era seduta sul
letto, si avvicinò al viso la parte di sopra della tuta
arancione. Affondò il
viso nella stoffa e ispirò, singhiozzando. Le lacrime le
rigavano il viso e
qualche ciuffo le era sfuggito dallo chignon, aderendole al volto
sudato. Digrignò
i denti e strinse le ginocchia, arrossandosi la pelle pallida.
“Tu
mi devi odiare,
amore mio” mormorò. Abbassò la casacca
e sollevò di scatto il capo.
“Come
faccio?! Come
faccio Goku?!” gridò. Appoggiò la
casacca sulle ginocchia e si nascose il viso
tra le mani, singhiozzando più forte.
“Sono
incinta Goku, sono
incinta” biascicò.
03.
Pavimento
Chichi
gridò e diede una
serie di pugni sul pavimento, si cullò avanti e indietro
tenendo la schiena
curva. Singhiozzò e gridò, appoggiando il capo a
terra.
Il
padre le appoggiò la
mano sulle spalle e la accarezzò.
“Su
tesoro, devi farti
coraggio” mormorò.
Chichi
strinse le
braccia al petto e si stese a terra a faccia in giù,
singhiozzando più forte.
Yuma
sollevò lo sguardo
e osservò Gohan indietreggiare, sospirò e si
passò la mano sulla fronte,
spostando di lato l’elmo cornuto.
“Goku
è morto da eroe”
le disse e la figlia ululò di dolore.
04.
Cucina
Crilin
si voltò, strinse
più forte il piatto con le mani coperte dai guanti di gomma
gialla. Sorrise e
piegò di lato il capo.
“Oh,
Ten. Non ti
aspettavo, cosa è successo?” domandò.
L’altro
guerriero
deglutì e strofinò le mani tra loro, chiuse due
occhi su tre e sospirò.
“Lo
sai che il maestro
oggi veniva da me per insegnare ai bambini?” chiese con voce
rauca.
Crilin
si appoggiò al
mobiletto sotto il lavandino e al bordo del lavabo.
Tenshinhan
guardò il suo
grembiule rosa e si mordicchiò il labbro.
“Ha
di nuovo importunato
quelle di sesso femminile? Non aveva iniziato una via ascetica per
smettere?”
domandò Crilin.
Tenshinhan
aggrottò le
sopracciglia e sospirò di nuovo.
“Crilin,
mi dispiace
dovertelo dire io così, ma aveva una certa età.
Si è addormentato sul bus e…”
spiegò.
Crilin
sgranò gli occhi,
perse la presa sul piatto e questo finì a terra, spezzandosi
in una serie di
frammenti.
05.
Terrazzo
Vegeta
appoggiò il capo
contro la parete della Capsule corporation e socchiuse gli occhi.
Piegò di lato
la testa e sollevò lo sguardo, osservando due stelle.
Allungò una gamba sulla
balaustra metallica dove era seduto e tenne l’altra piegata,
stringendo il
ginocchio con il braccio.
“Penso
che tu non ne
voglia parlare, ma sappi che Bulma era anche mia amica”
sussurrò Goku. Mise le
mani nelle tasche dei pantaloni arancioni e udì
l’altro sospirare.
“Invecchieranno
tutti e
moriranno molti decenni prima di noi, Kakaroth, e questo vale anche per
i
nostri figli” rispose con voce roca il principe dei saiyan.
06.
Finestra
Bulma
appoggiò la mano
sulla finestra sentendo il vetro freddo sotto i polpastrelli, le gocce
di
pioggia lo rigavano. Udì il rombo di un tuono, seguito da
due fulmini
biancastri. Si leccò le labbra, si piegò in
avanti e sospirò. Appoggiò la
fronte sulla finestra e chiuse gli occhi.
“Un
cancro non è una
cosa da niente bambina mia, dovresti ricoverarti”
sussurrò con voce roca il
padre.
La
donna sorrise, rizzò
la testa e scosse il capo.
“Me
lo sono cercata con
un pacchetto di troppo, papà, non ho nessuna voglia di
sottopormi a terapie
varie” ribatté.
07.
Vicolo
“Mi
sono stancato che tu
sia sempre più forte in tutto, maledetta terza
classe!” gridò Vegeta. Lanciò la
lattina di birra e la fece cadere a terra con un tonfo, il liquido si
sparse
sull’asfalto.
“Sssh, ti ricordo che siamo ricercati da
questi maledetti mercanti”
sussurrò Goku.
Il
principe dei saiyan
raggiunse il ragazzino, gli sfilò gli occhiali da sole che
indossava e li
spezzò a metà.
“Merda,
non me ne fotte.
Se tu non ti fossi fatto spillare tutti quei
soldi…” sibilò. Le guance erano
arrossate e le iridi nere erano liquide. Goku si passò la
mano tra i capelli
neri sentendo le ciocche dure sparate tutte nella stessa direzione.
“Guarda
che anche tu ti
sei fatto fregare” ringhiò. Udì un
rumore, si voltò e guardò il muro che
chiudeva il vicolo. Sospirò vedendo un gatto violetto.
Vegeta
lo raggiunse con
un colpo laterale della mano, gli occhi del Son si fecero bianco e
ricadde in
avanti.
Il
più grande lo sbatté
a terra, Goku mugolò sbattendo gli occhi. Vegeta
ghignò.
“Ora
te la faccio
vedere” biascicò.
Goku
sentì il suo alito
puzzare d’alcool.
08.
Soffitta
Genio
si sedette su una
cassa, i pantaloni colorati si sporcarono di polvere, annerendosi.
Tossì un
paio di volte e gli occhi gli si arrossarono. Si sfilò gli
occhiali da sole e
si avvicinò al viso la fotografia in bianco e nero, strinse
il bordo di legno e
sorrise. Si morse un labbro e accarezzò l’immagine
al centro.
“Maestro,
scusa se vengo
poco a trovarti” mormorò. Abbassò il
capo, osservò una ragnatela su un cuscino
rosso e lo strato di polvere sulla candela mezza sciolta appoggiata
davanti e
attaccata per la cera solidificata allo strato sottostante delle
piastrelle.
“Sono
fatto così, non
sono nemmeno ancora riuscito a dire addio al mio povero Gohan. Sai, era
un
allievo così promettente, ti sarebbe piaciuto”.
Aggiunse con voce roca.
09
Macchina
Goten
si appoggiò allo
schienale della macchina volante e chiuse gli occhi. Lasciò
ricadere la mano
sulle gambe e avvertì gli occhi pizzicare.
“Gohan…”
mormorò. Batté
un paio di volte le palpebre, aggrottò le sopracciglia e
appoggiò le mani sul
volante.
<
Non sei diverso da
papà, mi hai abbandonato esattamente come lui alla fine
>. Premette la
frizione, accese girando la chiave e mise la prima.
Singhiozzò, gli occhi neri
erano arrossati e digrignò i denti.
<
Era così terribile
essere stato svergognato come ricercatore? Ti parevo un motivo per
valide ammazzarti?!
>. Le lacrime gli scivolarono lungo le guance, strinse il
volante e
accelerò. Mise la seconda, inspirò ed
espirò un paio di volte. Riprendendo
fiato a fatica.
10.
Giardino
“Era
qui che tua madre
passava quasi tutto il suo tempo, le piaceva coltivare le
piante” sussurrò il
signor Briefs.
La
bambina si diede la
spinta e si mise in piedi, strofinò le mani tra loro e si
voltò.
“È
vero che ti sposi di
nuovo? Non ami più la mamma?” domandò.
Lo
scienziato le si
avvicinò e si piegò in avanti. Si
rigirò tra le dita un baffo color glicine con
una mano e appoggiò l’altra sul capo della figlia.
Il gatto nero sulla sua
spalla miagolò e dimenò la coda.
“No,
ma io non posso
occuparmi di te, piccola mia. Vedrai, Bunny ti piacerà come
nuova mamma” disse
l’uomo. Si rizzò, la bambina singhiozzò
e lo spinse con entrambe le mani.
“Io
voglio la mia
mamma!” gridò Bulma.