Francis a volte trovava qualche difficoltà nel distinguere il sogno dalla realtà.
C'erano quelle poche, bramate volte, in cui non riusciva a fare a meno di chiedersi se i vestiti gettati a ricoprire il nudo marmo fossero solo dovuti ai dolci canti del sonno, o una volta nato un nuovo giorno, li avrebbe ritrovati ancora lì, ai suoi piedi.
Si chiedeva se il corpo che poteva intravedere dalla camicia sbottonata con foga fosse solo il riflesso di non poi così tanto antichi ricordi o fosse realmente lì dinnanzi a lui.
Perchè l'essere una nazione, l'essere la Francia e Francis stesso gli ha sempre confidato un certo vantaggio sull'inglese, la possibilità di vederlo anche nei momenti di maggiore vulnerabilità e mai di poterlo sfiorare.
Mai, se non nei suoi sogni.
E allora perchè esitare nell'incertezza? Che le sue labbra s'avventino sulla pelle a lui vergine e ne carpiscano il sapore. Che possa immergersi nei gemiti appena pronunciati, lasciarsi stringere dalle sue mani tremanti.
Che si immerga nelle lenzuola e nel sudore, perchè Francis lo sa, quel sogno, quella visione non ha futuro, come le mille precedenti e future.
Perchè sempre è accaduto e chissà quanto ancora accadrà, basterà un lamento strozzato o un ordine di fermarsi e tutto svanirà come nebbia al sole.

«Francis- Stop it.»

Basterà la sua voce che di poesia non ha nulla se non la sua essenza stessa, e tutto evaporerà nella luce del mattino.

«Damn frog, ti ho detto di fermarti!»

Francis alzò il viso con fatica verso il suo e s'immerse nel suo cipiglio, mai che l'abbandonasse.

«Angleterre?»

Sussurrò con voce spezzata. Ah, sapeva già cos'avrebbe detto, avrebbe ribadito che era solo uno stupido errore, come da copione, come ogni volta.
Un'altra volta.

«Cosa stai facendo.»

La sua voce perentoria lo fece sussultare. No, questo nel copione solitamente non c'era.
Il francese si diede un'occhiata intorno ed accennò una risata ricca di sottintesi.

«Credo sia abbastanza evidente, cher~»

E va bene, una risata spontanea che si libera quando il suo pugno lo colpisce, in un colpo che ha più stizzito nervosismo che voglia di far male.

«Non intendevo questo. Cosa diavolo ci fai tu sopra.»

E questa, questa è la vera novità.
Nessun canto d'usignolo ad avvisarlo ch'è mattina e che è arrivata l'ora di metter da parte gli adorati sogni per la notte seguente, che è il momento di ritornare alla realtà.
Solo i loro corpi frementi di desiderio fermati dal cipiglio dell'orgoglio dell'uno, e dalla risata di pura gioia dell'altro.

«Perchè è il mio posto d'onore. C'è una bella vista dall'alto~»

Bella davvero, che vorrebbe contemplare per tanto tempo, ma il secondo colpo pieno d'imbarazzo di Arthur va evitato, non vorrebbe mai che un momento come quello venga rovinato in quel modo. E le sue labbra catturano quelle inglesi, meglio spostare la lotta su quel campo e che le mani percorrino febbrili la pelle altrui, rendendola ardente ad ogni minimo tocco.

Meglio immergersi nel suo corpo col desiderio di non uscrine mai più, di trovare casa fra le sue labbra e i uoi cipigli d'orgoglio.

Che la luce del mattino risplenda sui vestiti sparsi sul marmo, sulle lenzuola aggrovigliate, sulle mani intrecciate. Che li colga con la felicità sbocciata sulle loro labbra.

E che il copione giaccia inutilizzato per l'eternità.






































Note: PFFF- a mia discolpa, posso dire che avevo voglia di una fruk a lieto fine. MH.
Vabbè, le pietre sono nel cesto all'angolo, come sempre, fatene buon uso~