Salute a tutti voi,cari
lettori, dalla vostra imperdonabile autrice! Lo so,il
mio ritardo è pressoché indecente,e non ho scuse per la mia
infinita pigrizia…non sapete quanto mi dispiace! ( Non
sono sadica,o almeno non arrivo a questi inenarrabili livelli di
crudeltà,quindi sappiate che ci ho messo tre ere geologiche ad
aggiornare solo perché volevo sfornare qualcosa di veramente carino per
voi!).
Il ogni caso,
come pegno per la vostra pazienza,avete il diritto di punirmi,scegliendo tra le
seguenti modalità:
-Fustigazione
-
Lapidazione
-Crocifissione
- Visione
continua di tutta la serie completa in DVD dei Tele Tabbies
(se volete farmi davvero del male,scegliete questa…ma non potete essere
così malvagi!)
Insomma,potete farmi davvero di tutto,ma per favore,lasciatemi una
recensioncina,anche solo per vedere fino a che estensione arriva il vostro
elenco di epiteti… Grazie comunque a chiunque vorrà leggere la mia
storia, e vi assicurò che tenterò di essere più
veloce…quindi forza,compiacetemi!
Buona
lettura,e Ciaociao da Ceci!
-Fuoco ed ebano-
“Il
fiele che gli avvelena l’anima sono le lacrime che non ha
versato…”
La placida pianura, circondata da un anello di alberi
dalle chiome frondose, era ammantata della fredda e vellutata ombra della
notte.
Lontano, oltre gli intricati e nodosi tronchi del
bosco, il colle su cui si inerpicava il centro della città si stagliava
fosco contro il cielo di un nero profondo e senza stelle.
L’intera foresta era immersa dal silenzio
più assoluto, appena incrinato dal timoroso stormire del vento tra i
rami protesi verso l’alto e dall’urlo lontano di qualche uccello.
Improvvisamente, una lama di luce illuminò la
densa e cupa volta celeste, e un rombo assordante scosse la radura, facendo
fremere gli alberi. Una figura dai riflessi metallici apparve in mezzo alla
pianura, mentre nel cielo si sollevavano contorte volute di fumo opaco e
sibilante.
Uno scoiattolo spaventato saettò
sull’erba, andando a perdersi nei meandri della foresta, e rompendo per
un momento l’innaturale silenzio che era calato sulla scena come una
cappa opprimente.
La porta della navicella si aprì lentamente, proiettando
sulla radura la fredda luce dell’abitacolo. Un calcio stizzito la
sbatté a terra, facendola rimbalzare con un clangore metallico, e una
figura ammantata di nero si erse dall’astronave, stagliandosi contro la metallica luminescenza
lunare.
Vegeta si sollevò lentamente dal cratere ancora
rovente, facendo scorrere lo sguardo sul luogo dove era atterrato: la brezza
leggera gli faceva volteggiare attorno i vestiti, e la
luna accendeva i suoi occhi scuri di riflessi argentei; sotto di lui, la
consolle della monoposto continuava a pulsare mestamente.
Chiuse gli occhi, inspirando profondamente
l’aria fresca della notte: da quanto tempo non sentiva più il
dolce profumo della sera, la carezza del vento, il freddo leggere
che penetra piacevolmente nelle ossa? Da quanto non respirava altro che
l’aria trattata chimicamente della base di Freezer, perennemente intrisa
dell’acre odore del metallo e del sangue?
Sicuramente troppo.
Con un movimento circolare tornò a terra, premendo
sullo scouter il tasto della chiamata:l’apparecchio
gracchiò, e poco dopo una voce burbera gli rispose dall’altra
parte.
-Chi è?- biascicò l’alieno.
Il ragazzo si sforzò di assumere il tono di voce freddo e controllato con cui era conosciuto-Sono il
Principe Vegeta, volevo comunicare al grande Freezer che sono arrivato sul
pianeta e non registro nessun imprevisto. Domani darò inizio alla
missione che mi ha affidato .-.
Gia, la missione:l’ennesimo
compito affidatogli da Freezer, come da dieci anni a quella parte, da quando il
suo mondo gli si era frantumato sotto ai piedi, facendolo scivolare in
quell’inferno che sapeva di morte e solitudine.
-Va bene, il grande Freezer riceverà la
comunicazione. Aspettiamo i tuoi aggiornamenti- rispose burbero l’interlocutore,
con una nota di sufficienza nella voce che fece impercettibilmente fremere
Vegeta.
- Senz’altro- assicurò a denti stretti, chiudendo
con uno schiocco secco la comunicazione.
La radura cadde di nuovo nel silenzio, rotto solo
dall’urlo di qualche uccello notturno.
Cercando di ignorare l’amaro in bocca che lo
attanagliava ogni volta che pensava a Freezer e alla base quando era in un
altro pianeta, il principe sfilò dalla tasca l’astuccio delle
capsule, prendendone una e pigiando sul pulsante bianco:una
tenda simile a quelle dei campi di battaglia apparve davanti a lui, illuminandosi
dei riflessi opachi che mandava una piccola lampada al suo interno.
Il principe non si stupì neppure, e non stette
a chiedersi come fosse possibile: entrò all’interno dell’angusto
rifugiò e si lasciò cadere sul pavimento
sintetizzato, incurante degli insetti, del fatto che non conoscesse nulla di
quel luogo, che il giorno dopo avrebbe dovuto cominciare una recita in un mondo
quasi del tutto sconosciuto.
Era stanco:stanco di quella
vita, stanco di essere l’unico a non aver ancora perso quella dannata e
malsana speranza che rendeva ancora più insopportabile la
staticità della sua situazione, di essere l’ultimo rudere di una
civiltà cancellata dall’universo…e stanco di continuare a
tenere ai limiti della coscienza la sua più grande paura, quell’assillante
domanda che lo logorava da dentro.
E se questa
vita durasse per sempre?
***
Bulma
represse uno sbadiglio, chiedendosi come mai le lancette dell’orologio
avevano improvvisamente deciso di muoversi al rallentatore.
Erano
solo all’iniziò della terza ora, ma
già sentiva la noia sopraffarla completamente.
D’altronde,
doveva ammettere che era da un po’ di tempo che
sentiva una strana sensazione incomberle sopra, come un velo che ricopriva ogni
momento della sua giornata e la soffocava: la noia.
La
sua vita era semplice, con una bella casa, degli amici, la scuola e una
carriera già dischiusa davanti a sé:era
già tutto pronto, tutto scritto, e aveva la brutta sensazione che non ci
fosse lo spazio perché potesse scrivere da sola il proprio
destino…
-Giornata dura anche oggi,eh?-borbottò
Alkmena riemergendo dal suo zaino con il libro di storia in mano.
- Eh già, oggi sono proprio depressa-
sbadigliò Bulma, aggiustandosi svogliatamente il fiocco rosso dell’uniforme –e certo tutte queste lezioni non
aiutano…-.
- Non posso darti torto-sospirò l’altra, sistemandosi
la massa di capelli biondo miele dietro l’orecchio e fissando i suoi
profondi occhi color muschio in quelli azzurri dell’amica –C’è
qualcosa che non va, Bulma? Normalmente sommergi chiunque di parole, invece
oggi mi sembri molto strana…vuoi parlarmi di
qualcosa?-.
La ragazza mandò un impercettibile sbuffo;era incredibile come Alkmena riuscisse sempre a capire
quando non le aveva detto tutta la verità:ai più dava
l’impressione di essere molto intelligente ma anche molto svagata, ma la
verità era che semplicemente non riteneva di fondamentale importanze
quelle che definiva “incombenze pratiche”, come stare a sentire una
conversazione dall’inizio o controllare che la cioccolata calda non si
rovesci completamente sulle dita.
Per il resto, Alkmena era comunque una ragazza molto
intelligente, e sapeva capire quando la sua migliore
amica rimuginava su qualcosa.
Stava per risponderle con una negazione tanto decisa
quanto poco convincente, quando il professor Newhope fece il suo ingresso in
aula, riportando il silenzio sulla classe.
-Buongiorno ragazzi –salutò l’uomo,
posando la valigetta di pelle nera sulla cattedra di mogano con le bianche dita
nervose.
-Buongiorno professore-salutò il solito coro
svogliato di voci.
Bulma si sistemò meglio sulla sedia, preparandosi
a due inesorabili ore di matematica e cominciando a disporre con lentezza
esasperante i quaderni sul banco.
-Oggi c’è una novità -cominciò
il giovane insegnante, sistemandosi gli occhiali rettangolari sul naso aquilino
e avvicinandosi alla porta – si tratta di un nuovo studente: è
appena arrivato da una piccola cittadina dall’altra parte del paese, e
ancora non conosce nessuno;spero quindi che lo
tratterete con gentilezza e cercherete di farlo sentire a suo agio. Entra pure
– concluse, facendo segno di avanzare a qualcuno oltre la porta.
Il chiacchiericcio, che stava tranquillamente
ricominciando, si fermò di botto quando
un’ombra scura scivolò nella classe.
Con passi lenti e cadenzati, simili a quelli di una
fiera che si aggira in un territorio ostile, lo sconosciuto davanti agli
studenti, mentre un coro di mormorii serpeggiava tra i banchi.
Bulma si fermò improvvisamente, fissando lo
sguardo sul nuovo venuto:c’era qualcosa di
strano in lui, di diverso, come se fosse nel posto sbagliato, come se in lui ci
fosse qualcosa di vibrante e nascosto che ancora non riusciva ad isolare.
Eppure, il suo abbigliamento non aveva niente di
sconcertante: una maglia rossa dai riporti gialli, dalla quale scendevano le
maniche a righe color canarino, fasciava il busto asciutto; Un paio di scarpe
da tennis rosse spiccava sotto gli slavati jeans azzurri, e una borsa a
tracolla blu cobalto poggiata indolentemente sulla spalla attraversava la
sfolgorante V gialla cucita sulla maglia.
Ma i tratti duri e seri,di
una bellezza austera e algida che pareva scolpita nel marmo, la fiamma di capelli corvini, il fisico
minuto e atletico, e gli occhi ,scuri e profondi come mari di letale e
magnetico fascino, lo facevano sembrare fuori posto, una creatura potente e
lontana imprigionata nel corpo di un liceale…
-Vegeta,vuoi dire qualcosa ai
tuoi nuovi compagni di classe?-chiese il professore, riscuotendosi dal timore reverenziale
che sembrava aver soggiogato anche lui.
Il nuovo venuto scoccò un’occhiata
obliqua all’insegnate, e a Bulma sembrò
che per un attimo i suoi occhi insondabili venissero attraversati da un lampo
di gelido rimprovero; subito il ragazzo riportò lo sguardo sulla classe,
mentre quella strana luce veniva nuovamente ingoiata dalle iridi color della
notte –Il mio nome è Vegeta, Principe Vegeta- cominciò, e la
sua voce, seppur alta e soggetta all’irregolarità tipica della
pubertà, aveva una marcata inflessione autoritaria e controllata –
ho sedici anni,e mi sono appena trasferito qui. Vengo da un piccolo paese a
Nord del paese, e non ho ancora visto niente del posto.- Forse fu solo
un’espressione, ma a Bulma sembrò che anche in quel discorso ci
fosse una nota stonata, come se quelle parole appartenessero ad un discorso
rigido e già impostato che non apparteneva minimamente a quel ragazzo
dalle pupille d’ebano.
-“Principe Vegeta”…intendi dire che
di cognome fai Principe, no?-chiese il professore, lanciando una risatina
nervosa .
-Ovviamente- rispose a denti stretti Vegeta, posando nuovamente
sull’uomo uno sguardo obliquo, e quegli occhi sembrarono bruciare di
nuovo di un disprezzo tanto autoritario quanto immotivato.
-Ah…ehm, bene, puoi sederti laggiù in fondo,vicino alla finestra, e sei hai bisogno di qualcosa, chiedi
pure a Bulma,la nostra rappresentante di classe!- si affrettò a spiegare
l’insegnate indicando la ragazza, intimorito dalla prospettiva di incrociare
di nuovo i suoi occhi con quelle fiamme oscure e incandescenti.
Con la stessa camminata flemmatica e guardinga, tenendo
gli occhi alti e fieri sopra le teste dei ragazzi sempre più
esterrefatti e incuriositi, il ragazzo si diresse verso il suo nuovo banco,
ignorando i mille sussurri che arrivavano al suo udito finissimo.
Stava per oltrepassare impunemente Bulma, quando la
ragazza scattò in piedi, tendendo la mano e recuperando la sua solita
disinvoltura – Piacere, io sono Bulma Briefs- si
presentò con un largo sorriso,mentre Vegeta si avvicinava al suo banco
–molto onorata di fare la tua co…-le parole le morirono in gola.
Senza nemmeno elargirle un’occhiata, il ragazzo aveva continuato a
camminare col suo passo regale e cadenzato, come se non fosse abituato ad
ascoltare le persone intorno a sè.
Indignata,mentre le gote le
si tingevano di un rosso furioso, la giovane lo agguantò per una spalla
–Ehi, tu, potresti alme…-.
Lui si girò, catturando le pupille azzurre
della ragazza. E il tempo si fermò.
In un istante, Bulma vide in quei mari neri e
tumultuosi il riflesso di mille battaglie, di ricordi violenti e crudeli che non
appartenevano alla sua età, di un universo oscuro e lontano, e
l’ombra di un potere antico e regale, una forza ancestrale e inumana .
Bulma distolse lo sguardo, trasalendo:era stato un attimo, un battito di ciglia, eppure, guardando
quel ragazzo aveva provato un brivido, le si erano spalancati davanti universi
bui e sconosciuti.
Mentre il giovane andava a sedersi come niente fosse, la ragazza si accasciò sulla sedia tremante, mentre
il silenzio ovattato che aveva circondato in quegli istanti il mondo esterno si
diradava pian piano: in quello sguardo aveva percepito qualcosa, un misto di
forti e contrastanti emozioni, una rabbia e un dolore che ribollivano fameliche
nelle profondità di quelle pupille di selce, in quei ricordi così
vividi e sconosciuti, quasi potesse essere stata scottata da quel contatto.
In
quegli occhi, aveva visto l’inferno.
Ecco
fatto! Allora cosa ne dite del mio nuovo lavoro? (sono
sicura che sarete tutti affascinati ed entusiasti,veroooo?) Io spero proprio di
sì,e se vorrete darmi il vostro parere sono tutta orecchi! Ma a
proposito,ora posso dedicarmi ad un’
attività che rifulgeva nei miei sogni da tempi immemorabili: la risposta
alle recensioni (anche se con due mesi di ritardo…)! Bene,cominciamo subito:
Heleamicachipss: Grazie per i complimenti,ADORO
l’aggettivo intrigante… continua a seguirmi,un bacione!
Bulma_89: Grazie anche a te, ho fatto una ruota dalle dimensioni
immani quando ho visto la tua recensione…davvero
pensi che io scriva bene? Bè,sai che non
c’è complimento migliore da rivolgere ad uno scrittore! Un bacio
anche a te,spero di vedere qualche altra tua
recensione!
Kikka@93: addirittura commossa dalla mia bravura?!? Mamma mia,sto spopolando! A
parte le mie uscite dementi, sul mio viso si è aperto un sorriso a
cinquantadue denti quando ho letto il tuo
commento…se non hai deciso di punirmi con il silenzio,ti prego,dimmi cosa
pensi di questo capitolo! Un abbracciane (oggi vado
con gli alterati,vabbè…)
PS:Ahi ragione,Veggie è
assolutamente impagabile! Lo adoro quando è
tormentato ( è vero che lo adoro anche quando si lava i denti,ma questi
sono particolari…)
BULMA_007: Ah,sono davvero contenta che l’idea
ti piaccia! E che ti piaccia il mio stile! E che abbia scritto tutte quelle
cose carine! Questo è il mio modo a dir poco eccentrico per ringraziarti,la tua recensione mi ha fatto davvero piacere! E se me ne
lascerai un’altra sarò ancora più felice (non è un
ricatto,giuro…) in ogni caso,un bacione,e continua
a seguirmi!
aras: ed eccolo qui,dopo immani fatiche e
terribili prove,il seguito! (sì,vabbè,della
serie “non ci montiamo la testa”,mi raccomando…) In ogni
caso,lasciando perdere i miei diverbi con il subconscio,mi dispiace di averti
fatto aspettare tanto,ma mi piacerebbe molto sapere cosa pensi di questo chap!
Un bacione,e Ciaociao da Ceci!
E infine,un grazie speciale a tutti
coloro che hanno messo la mia storia tra i preferiti.
E hanno strenuamente aspettato i miei comodi:
grazie
tantissimo!
Bene,ora vi
lascio davvero,ma voi non dimenticatevi di recensire, mentre io cercherò
di sveltirmi con il prossimo chap….anche se devo
ancora decidere bene cosa far succedere esattamente…ehm ehm ehm…Insomma,abbiate
fiducia,e ovviamente Ciaociao da Ceci!