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Autore: PrimPrime    26/03/2013    1 recensioni
“non ci riesci, vero?” mi chiese Lucas
“e certo che non ci riesco, vorrei vedere te!” gli dissi, quasi urlando.
Lui mi prese il cellulare dalle mani e cercò il numero di Andy nella rubrica.
“no! Che fai!” non volevo assolutamente che fosse lui a dirglielo, ma non riuscii a fermarlo che lo stava già chiamando. Subito Andy rispose. “ehi Andy, ho una cosa importante da dirti.. Mia al momento non può parlare, e ha chiesto a me di chiamarti”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’aereo aveva appena toccato terra e correva sempre più lentamente sulla pista. Ora ci stanno facendo scendere, e io sono davvero felice di poter finalmente vedere la mia nuova città, il posto che avrei chiamato casa. Guardo Lucas per comunicargli il mio entusiasmo, lui ricambia sorridendo ma non sembra che mi abbia capito, più che altro sembra che sia perso nei suoi pensieri, come se stesse vivendo in un altro mondo e la situazione non gli facesse alcun effetto.
Scendiamo dall’aereo e vediamo l’aeroporto di Los Angeles: è come tutti gli altri, senza niente di particolare. Quella che si fa notare più di tutto è la temperatura, il clima è più caldo di quello si Seattle, dovrò comprarmi dei vestiti più leggeri. Dopo aver recuperato le nostre valigie, saliamo su un taxi che ci porta in un quartiere abbastanza lontano dall’aeroporto; è lì che si trova la nostra nuova casa. Una volta arrivati vi entriamo e notiamo subito che è più grande di quella precedente: a Seattle era  a due piani, all’ingresso c’era il salotto, sulla destra la cucina e al piano di sopra le camere da letto e i bagni; era una casa abbastanza vecchia, con i pavimenti in parquet e le pareti rosa in tutte le stanze, le quali erano piccole e accoglienti. Qui invece le stanze sono molto ampie, la cucina e il salotto non sono due stanze separate: la cucina si trova sulla destra, ha mobili in marmo e un’isola, anch’essa in marmo, mentre il salotto si trova sulla sinistra, con 3 divani bianchi e una televisione al plasma.  Avanti c’è un corridoio che conduce alle camere da letto, le quali sono quattro stanze abbastanza grandi, e ognuna ha un bagno. Le pareti bianche delle stanze e le grandi finestre presenti in ognuna di essa rendono tutto più luminoso. Lucas vede la tv al plasma, si siede su un divano e dice “io di qui non mi alzo più”, mia madre lo guarda storto, mentre mio padre ammira la cucina, immaginando già tutte le cose che potrà cucinarci. Io mi dirigo al corridoio e do un’occhiata alle camere: sono tutte uguali, in ognuna c’è un letto matrimoniale con un copriletto grigio, dietro di esso una grande finestra, a destra una scrivania in legno scuro, a sinistra un armadio e una porta che conduce al bagno. Mi scelgo una stanza e inizio a sistemare le mie cose.
Quando ho finito ormai è ora di cena, anche i miei genitori hanno passato il pomeriggio a sistemare, al contrario penso che Lucas si sia limitato a portare le valigie in camera, o forse non aveva fatto nemmeno quello.
“venite, è arrivata la pizza!” ci chiama mio padre
“pizza? Abbiamo una cucina fantastica, non ha senso ordinarla” io gli rispondo
“non ho avuto tempo di cucinare, ma vedrete che domani vi preparerò qualcosa che sarà meglio” la sua risposta
“meglio della pizza? Buona fortuna!” Lucas si intromette, esternando il suo infinito amore per essa, che mangerebbe ogni giorno, anche a colazione.
Mangiamo e andiamo subito a dormire, dato che siamo stanchi per il lungo viaggio. Mi sdraio sul mio letto e mi accorgo che è davvero comodo, mi infilo sotto le coperte e mi addormento subito.
Mi sveglio, è già mattina. Sono le 7 e anche se non ho scuola decido di alzarmi e preparare la colazione a tutti, e intanto ascolto un po’ di musica a basso volume per non svegliare la mia famiglia.
Quando si svegliano facciamo colazione, poi mi vesto e decido di uscire per esplorare il mio quartiere: è un posto molto carino, con tanti negozi ai lati delle strade, le quali non sono molto trafficate. Resto incantata a guardare le vetrine dei negozi, progettando di tornare il giorno dopo portando con me più soldi di quanti ne ho portati adesso, per comprarmi qualcosa di nuovo. Continuo a camminare, quando improvvisamente un ragazzo mi viene addosso: “oh, scusami!” esclama.
è un ragazzo molto strano:  ha i capelli corti rasati da una parte e dei tatuaggi sulle braccia e sul collo, che si vedono spuntare dalla maglietta, che è nera con disegnata una croce. Resto un attimo a fissarlo e poi gli rispondo “non preoccuparti, non mi hai fatto niente”. Il ragazzo sorride e mi guarda negli occhi, allora noto che i suoi sono di un bellissimo azzurro.
“io mi chiamo Andy, e non ti ho mai vista da queste parti, vivi qui?”
“si, mi sono trasferita ieri.. mi chiamo Mia” gli rispondo, e non riesco a fare a meno di arrossire.
“io vivo qui vicino – aggiunge Andy – adesso scusami ma devo andare, ci vediamo in giro, ok?”
“c..certo..”  gli rispondo imbarazzata, mentre si allontana. Continuo a guardarlo di nascosto e vedo che si avvicina ad un gruppo di ragazzi, poi si fermano a parlare tra di loro e io mi dirigo verso casa, sperando che non si girino a guardarmi. Mentre cammino continuo a pensare a lui.
“Lo incontrerò ancora?” mi domando tra me e me, e poi mi viene un forte senso di angoscia al pensiero che potrei non rivederlo più. “basta pensarci, lo rivedrò di sicuro!” cerco di tranquillizzarmi.
   
 
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