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Autore: deloslights    26/03/2013    5 recensioni
Caro Diario,
È così che inizia la mia storia. Con una data, e una dedica. Banale, vero? Ordinario. La verità è che mi manca la normalità che avevo fino a due settimane fa. Quella normalità che non tornerà mai, perché ormai la mia vita è rovinata, per sempre, e io di normale da adesso in poi avrò solo il nome, forse.
Mi chiamo Emily, se te lo stai chiedendo.
Sono Emily Lights, ho diciannove anni e ho appena scoperto di essere incinta.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Una data e una dedica.

31-07-2011

Caro Diario,
È così che inizia la mia storia. Con una data, e una dedica. Banale, vero? Ordinario. La verità è che mi manca la normalità che avevo fino a due settimane fa. Quella normalità che non tornerà mai, perché ormai la mia vita è rovinata, per sempre, e io di normale da adesso in poi avrò solo il nome, forse.
Mi chiamo Emily, se te lo stai chiedendo.
Sono Emily Lights, ho diciannove anni e ho appena scoperto di essere incinta.
Come si fa ad essere così idioti, dico io? Tutti me lo dicevano sempre, che non bisognava lasciarsi andare, ma dopo una vita, dopo l'intera adolescenza passata con la testa sulle spalle, che problema c'era se bevevo un po'? Beh, l'ho scoperto adesso il problema. Ed è avere un ragazzo che aspetta che tu sia pronta da due anni, due mesi e tredici giorni per fare sesso, ubriaco almeno quanto te, che non usa protezioni perché ‘tanto cosa vuoi che succeda?’
Sì, appunto, non è mica successo nulla. Va bene che la scuola l'ho finita da un anno, e da allora ho sempre lavorato come giornalista in una redazione non molto grande nella mia città, e mi hanno pagata bene da subito, ma vivo da sola, ci sono le bollette e tutto il resto, la spesa, i vestiti, i libri. Non può essere vero.
I miei genitori? Beh, sono morti. Sì, è orribile da dire così, ma ormai non ci faccio più caso alle smorfie della gente. Io non li ho mai conosciuti, avevo due anni quando è successo, la nostra casa di Londra aveva preso fuoco e i pompieri erano riusciti a salvare soltanto me.
Come? Non ne avevo idea, da allora avevo vissuto in un sacco di famiglie diverse e nessuna di loro mi conosceva davvero, anche se erano stati quasi tutti dei bravissimi genitori.
A sedici anni avevo finalmente ottenuto l'affidamento di me stessa, il mio essere un piccolo genio mi procurava le borse di studio, avevo i soldi dei miei da parte e, cosa più importante, una casa tutta mia, che apparteneva ai miei nonni materni, di cui non sapevo nulla se non che erano scomparsi un sacco di anni fa. I genitori di mio padre a quanto pare l'avevano rinnegato perché non volevano che lui sposasse mia madre, ma l'aveva fatto lo stesso, scappando di casa.
Se c'è una cosa di cui sono sicura però, è che non voglio mettere su famiglia, non a diciannove anni, anche se sono parecchio matura, so cosa significa stare da soli e affrontare le difficoltà – e forse un po' meno fare la mamma. E quindi, che cosa devo fare?
Beh, io sono molto pragmatica e, Diario, ti ho comprato proprio perché ho bisogno di fare chiarezza nella mia mente, perciò iniziamo, ora che il breve e noioso racconto della mia vita è terminato.
Prima cosa, dirlo a Louis. Sì, Louis è il mio ragazzo, lo amo più di ogni altra cosa e non riuscirei a mentirgli nemmeno se fosse per fargli una festa a sorpresa – il giorno del suo diciottesimo compleanno hanno fatto la sorpresa ad entrambi per non avere intralci da parte mia, tanto per fare un esempio. Fino a poche ore fa ero più che certa che anche lui mi amasse, soprattutto perché il diciotto luglio è una data che non dimenticherò, e spero che sarà così anche per lui. Peccato che abbia avuto delle conseguenze.
Ora, Louis è tutto il contrario di me. Quindi, se io sono da sola, lui ha una famiglia che lo ama alla follia, e da un po' ama anche me. Se io sono diretta, sincera, di poche parole, lui adora giocare con le frasi ambigue e farmi impazzire. La cosa ironica è che la giornalista in erba – posso cominciare a dire morta e sepolta, in realtà, nessuna buona madre fa carriera – sono io, e anche io mento e uso frasi complicate, quando scrivo. Ma nella mia vita, proprio non mi riesce. Devo dire quello che penso, o sento un vuoto dentro. E se io faccio le scenate e poi accetto le situazioni, lui metabolizza molto lentamente e non so mai se le sue reazioni saranno negative o positive. Sia ben chiaro, se adesso lo chiamo, non mi aspetto che venga qui a braccia aperte e mi dica ‘Come farei senza di te Emmy? Mi hai appena rovinato la giovinezza se non la vita’ questo no, non è stronzo, ma non nutro nemmeno le speranze che cominci a portarmi in giro a comprare tutine.
Forse ti starai chiedendo se non sia più semplice ritirarsi in una clinica, abortire e farla finita, ma, ecco, io ho molto rispetto della vita umana, e prima di buttarne via una sento il dovere di provarci. Anche se dovessi rimanere da sola, anche se Louis dovesse propormi questa soluzione.
Gli sto rovinando la vita, lo so. O forse lui la sta rovinando a me. Ma sono rimasta qui a blaterare per troppo tempo. Adesso prendo quella forza di telefono che mi ha regalato la famiglia di Louis per il compleanno e lo chiamo.
Avrai presto mie notizie, stanne certo.
Emily.

 

01-08-2011

Caro Diario,
La dedica è sempre la stessa ma la data è cambiata, la vita va avanti. Bene, prima che il mio entusiasmo di tenere questo diario se ne vada voglio descriverti il pomeriggio di ieri.
Spero che ti piaccia ascoltare i deliri di una non-del-tutto-adolescente perché ne ho bisogno, e sei il mio unico amico. No, okay, detto così è brutto, ma questa è un'altra storia, tutto a tempo debito.
Ti stavo dicendo, ieri. Ieri ho preso il Blackberry e ho chiamato Louis. Lui come al solito mi ha risposto solo per dirmi che era a lavoro e non poteva parlare a lungo, quindi gli ho chiesto se dopo passava da me. Tempo un'ora e me lo sono trovato davanti, più bello di quanto non me lo ricordassi. Spero tanto che il bambino somigli a suo padre, spero che abbia gli stessi occhi azzurri e gli stessi capelli morbidi e luminosi.
Ma se inizio a parlare di quanto io sia innamorata di Louis non mi basteranno i nove mesi della gravidanza e finirei per farmi venire il diabete – già, le donne incinte sono a rischio diabete. Perché? Non ne ho idea, forse troppo amore che gli scorre nelle vene.
Fatto sta che, quando Louis mi ha vista, ha capito all'istante che qualcosa non andava. Non chiedetemi come, a me non riesce, ed è per questo che al suo posto mi sarei già lasciata. Lui invece sembra innamorato almeno quanto io lo sono di lui e, fidatevi, è tutto dire.
Mi ricordo ogni singola parola, come se fosse qui a sussurrarmele all'orecchio. Oh, aspetta, è così.
« Cosa c'è, Miely? » mi ha chiesto non appena ha varcato la soglia di casa mia e mi ha vista distesa sul divano. È venuto di corsa vicino a me, mi ha accarezzato i capelli ed ha aspettato. Allora io, come ogni eroina dei romanzi che si rispetti, ho iniziato a piangere. Ho pianto tutte le lacrime che avevo accumulato in quelle poche ore, stringendomi alla t-shirt del mio ragazzo come se fosse l'ultima volta che avevo il permesso di farlo. Che cosa mi stava succedendo? Ah, giusto, sbalzi d'umore.
Non so per quanto sono andata avanti, ma quando ho smesso il sole si era abbassato fin quasi a tramontare. L'ora di cena doveva essere passata da un pezzo.
« Louis.. » ho iniziato, guardandolo negli occhi per la prima volta da quando era entrato.
Cosa sto facendo? Mi sono chiesta prima che la mia bocca prendesse il sopravvento sulla ragione e iniziasse a farmi blaterare come ogni volta in cui sono in tensione.
« Io.. Non so come dirtelo, è.. È successa una cosa.. Ecco, vedi, sai il diciotto luglio? Beh.. » l'avrebbe visto anche un cieco che, con tutte quelle incertezze, non ero io quella che parlava. Che fosse già iniziato il procedimento del mio corpo trasformiamo-Emily-nella-mamma-perfetta?
« Mi hai tradito? » mi ha chiesto allora diretto, radiografandomi con gli occhi. Ho sostenuto lo sguardo tranquillamente.
« No, sai che non lo farei mai! È.. Un po' il contrario, ecco. Io.. Insomma, potrei.. cioè, sono.. Incinta. L'ho detto ».
Questa volta sono stati i miei occhi a radiografare lui. Se c'è una cosa di cui sono sicura anche senza sentirlo annuire contro la mia spalla adesso, è che non se lo aspettava, proprio per nulla. Ma, questo devo riconoscerglielo, non mi ha fatto una di quelle stupide domande tipo ‘Stai scherzando?’ oppure una frase terribilmente stereotipata come ‘Per un momento ci ho quasi creduto! Non farmi mai più prendere questi colpi!’
No, Louis ha semplicemente posato lo sguardo sulla mia pancia, ancora piatta come un mese, un anno prima, e ha sorriso. Ha sorriso, capisci? Io sapevo che lui era quello giusto, che è il principe azzurro uscito dal libro di Cenerentola per venire da me.
Ma anche la perfezione, se umana, è soggetta a limiti. Louis l'ha presa decisamente meglio di me, su questo non c'è dubbio. Ma va anche detto che non sarà lui a farsi martoriare le parti basse per far uscire quel corpicino.
« Lo teniamo? » mi ha chiesto dopo qualche minuto, tornando a guardarmi negli occhi, altra cosa che non avevo previsto. Riesce ancora a guardarmi come quella notte, e questo va oltre i miei migliori propositi, è forse la cosa più bella. Mi ama ancora.
« Lo so che siamo giovani, non siamo ancora cresciuti noi e non so come faremo a crescere qualcun altro ma.. Io non lo lascerò morire » gli ho risposto tutto d'un fiato.
Non mi sono nemmeno accorta di aver usato il plurale. Stavo per correggermi – a giudicare dal suo sguardo anche lui se n'era accorto – quando mi ha sorriso. Per la seconda volta. Sono arrossita, chiudendo di scatto gli occhi come facevo quando non stavamo ancora insieme, mentre lo percepivo sempre più vicino a me, finché non mi sono ritrovata fra le sue braccia.
« Insieme supereremo qualsiasi prova, Miely ».
E in quel momento sono ascesa in Paradiso. O meglio, il Paradiso è disceso verso di me, visto che mi sento talmente stanca da non riuscire a reggermi in piedi. Va detto, se non avesse usato quel soprannome l’avrei amato ancora di più, ma lui adora vedermi perdere la pazienza, cioè, adora calmarmi con un bacio lunghissimo – e io anche, lo ammetto.
Miely. Non chiedetemi come gli è venuta in mente, questa parola, ma ha detto che è stata la mia dolcezza a ispirarlo. Perché non è semplicemente un anagramma di Emily come può sembrare, no, è proprio una presa in giro. Sai, in italiano – come diavolo lui conosca l’italiano non lo so proprio – miele significa Honey. Quindi lui adora chiamarmi così, lo sta facendo in questo preciso istante, disteso dietro di me, a guardarmi scrivere di noi.
Quello che più importa però è che lui è d’accordo con me, che vivremo quest’avventura e tutte le sue difficoltà insieme. Da sola no, ma con Louis, sento di poter fare qualcosa di tanto grande come crescere un figlio.
Adesso è meglio che smetta di scrivere e inizi a pensare seriamente a ciò che mi è appena successo. Non finisce qui,
Emily.


Running from the Madhouse.

Bene, questo è quasi assurdo ma pubblico di nuovo. Dopo mezza settimana. Sarà che domani compio diciassette anni e mi sento strana lol
Ma parliamo di cose serie, la storia. Devo ammetterlo, per la prima e forse unica volta mi piace qualcosa che ho scritto; non so perché, non è neanche lontanamente autobiografico, ma boh, mi piace. Molto probabilmente letta da qualcun altro non avrà lo stesso significato, ma spero che possa piacere lo stesso ahah
Ho una domanda per voi: dovrei continuarla? Io l'ho messa conclusa, ma non saprei se lasciarla così o riprenderla in un secondo momento, e vorrei sapere il parere di qualcun altro c: grazie mille in anticipo se qualcuno risponderà asdghfr
Detto questo, boh, che altro dovrei aggiungere?
Spero che sia di vostro gradimento, fatemi sapere, ci tengo moltissimo se lasciate una recensione c:
Questo è il mio Twitter per chi volesse  Deloslights
e questo il mio account Facebook, aggiungetemi c: Deloslights Efp


   
 
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