VUOTO
Vuoto.
Solo vuoto dentro di me. E
una grande tristezza. E anche tanto rammarico, disperazione,
infelicità e.. incredulità.
Sisi, proprio incredulità. Perchè ancora non ci credo.
Non ci posso credere.
Non ci voglio credere.
Ma ci devo credere.
Me ne devo fare una
ragione che tu ormai non ci sei più. Ma non ci riesco.
Spero sempre che a bussare
alla porta del mio dormitorio sia tu, e non le mie amiche.
Spero sempre che a
toccarmi i capelli quando sono assorta nella lettura sia tu, e non le mie
amiche.
Spero sempre che a
chiudermi gli occhi con le mani e chiedermi amorevolmente "Chi sono??", come
facevi ogni giorno, sia tu, e non le mie amiche.
E spero sempre di trovare
un bigliettino, o un mazzo di rose, o qualcosa che ci riguarda sul
mio comò, come succedeva prima.
Già, prima.
Prima di quel
maledettissimo torneo.
Prima di quel dannatissimo
giorno.
Prima della tua morte.
Come suona strana questa
parola...
Morte...
Morte equivale a fine.
L'ultima tappa della nostra esistenza.
E tu quella tappa l'hai
conosciuta. L'hai affrontata. Sicuramente troppo presto.
Forse nella maniera
sbagliata e inadeguata per un giovane della tua età.
Ma sta di fatto che hai
lottato contro la morte. Ed hai perso.
E io mi continuo a
chiedere: Perchè?
Perchè proprio tu?
Questa domanda riecheggia
ormai quasi ogni giorno nella mia testa, come una dolce nenia.
Perchè?
Non mi da pace. Non riesco
a vivere di giorno, e a riposare la notte.
Perchè?
E continua a formarsi
nella mia testa questo grosso punto interrogativo.
Perchè?
E non so darmi una
risposta. Nessuno sa darmela.
Perchè?
Un giorno, mentre ero a
lezione, a Storia Della Magia, ricordo che non riuscivo a seguire.
Nella mia mente invece
della lezione che stava spiegando il Professore, risuonava questo
breve quesito.
Perchè?
E non ce la facevo più. Mi
doleva la testa per quanto rimbombava dentro.
Perchè?
Mi alzai di scatto in
piedi. Tutti gli sguardi ovviamente si spostarono su di me. Compreso
quello dell'insegnante. La mia compagna di banco mi
guardò stranita, ma non ci feci caso.
"Professore"
Chiamai il Professore, con voce bassa ma decisa.
"Si, Signorina Chang?"
"Perchè proprio Cedric? Perchè?"
A quella mia domanda,
nella classe cadde il silenzio.
A sostituire gli sguardi
straniti furono sguardi impietositi, tristi, comprensivi, rammaricati.
Compreso quello
dell'insegnante. Che però lo abbassò subito.
"Non mi sa dare una
risposta, Signore?"
Forse ero diventata pazza.
Sicuramente si.
Non so neanche perchè
abbia fatto quella domanda, a cui sapevo nessuno
avrebbe avuto la risposta.
E in più il Professore era
in evidente difficoltà.
Riuscì solo a scuotere la
testa, in senso di negazione.
"Bene..."
sussurrai.
Le lacrime cominciarono a
scendere copiose. Presi i libri, l'astuccio e le penne, e li rimisi
nella borsa. Misi quest'ultima sul braccio, e dopodichè me ne andai. Uscii dalla classe, come
se niente fosse. Ma con le guance che si rigavano
sempre di più di gocce salate.
Ecco, nessuno sa darmi una
risposta.
Tantomeno io.
E forse nessuno saprà
darmela.
Magari solo quel bastardo
che ti ha ammazzato.
Ma neanche.
Credo che non ci sia una
buona ragione per cui ti abbia ucciso.
Giusto per il gusto di
farlo.
Ed è questa la cosa che mi
da più rabbia.
Sapere che sei morto
ingiustamente.
Perchè non te lo meritavi,
amore mio.
Assolutamente no.
Ormai ho perso il conto di
quante notti sto passando insonne.
Di quante volte apro
l'album di fotografie e lo sfoglio, incantandomi a guardare le nostre foto
insieme.
E comincio a viaggiare con
la mente. E rammento quegli attimi trascorsi assieme.
Quei meravigliosi momenti.
Quei baci rubati...
Quelle caste carezze...
Quei "ti amo"
sussurrati...
O la fantastica sera del
Ballo del Ceppo.
Uno dei momenti più cari e
belli per me.
Tutto rimane e rimarrà per
sempre custodito nel mio cuore.
Quando entro in sala
Grande, il mio sguardo cade sempre sulla Tavolata dei Tasso
Rosso.
Sulla tua tavolata.
E ti cerco. Ma non ti
trovo.
Le vecchie abitudini sono dure a morire...
Ora al posto dove c'eri
solitamente tu, c'è un biondino del primo anno.
Tu non ci sei più.
E proprio quando cerco di
svagare un po' la mente, di spostare per un attimo il pensiero,
arrivano dei conoscenti, degli amici. Che mi guardano con
compassione.
Pietà, la chiamo io.
E mi dicono flebilmente.
"Come stai?"
La domanda che odio
maggiormente.
Male, cazzo!
Sto male, malissimo! Come
dovrei stare?
Il mio fidanzato, il
ragazzo che io abbia amato più di qualunque altra cosa al mondo è morto!
Come dovrei stare?
E invece di questa
risposta, sussurro uno mozzato "Bene".
Al chè
arriva il momento più duro. Certo.
Mi viene
detto "Mi dispiace tanto per Cedric... E per te anche, Cho..."
Detesto queste scene.
Rispondo con un semplice
mezzo sorriso, che non arriva agli occhi. E me ne vado via.
Mi manchi tesoro.
Davvero.
Non credevo di amarti così
tanto.
O che un giorno avrei
sentito così la tua mancanza.
E' proprio vero che Si capisce l'importanza delle cose solo quando si perdono...
E io questo detto l'ho
provato sulla mia pelle.
La cosa orribile è che non
riesco a farmene una ragione.
Sembra che tu sia partito
per un lungo viaggio.
E che tornerai.
Presto.
Ma invece non è così.
E devo capacitarmene.
Anche se non accadrà molto
presto.
Non mi resta altro che
osservare le foto, i bigliettini, i fiori ormai appassiti, le lettere,
i regalini, e tutto ciò che mi lega a te.
Che ci tiene uniti.
Sfoglio il mio diario
segreto, tutto pieno di scritte, di foto, di dediche.
Ma c'è una scritta che mi
colpisce in particolare.
"CHO E CEDRIC PER SEMPRE
INSIEME"
Già, per sempre.
Forse per sempre è un po'
troppo lungo.
Ma in questo caso, il
nostro "per sempre" è stato fin troppo corto.
Una lacrima scende pian
piano.
Ma rileggendo quella
scritta, non posso far a meno che sorridere.
E mando un bacio al cielo,
sperando che tu lo possa cogliere.
"PER SEMPRE".
Si amore mio. Proprio così.
Io e te staremo insieme per
sempre.
In questa vita o in
un'altra.
Non fa differenza.
Ma staremo insieme.
Prima o poi.
Vuoto.
Solo vuoto dentro di me.
Sei morto, e mi manchi tantissimo.
Ancora non riesco a farmene una ragione...
E forse non me la farò. MAI.