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Autore: Notperfect    26/03/2013    18 recensioni
Un errore: una ragazza registrata come un ragazzo ad un'accademia a Los Angeles.
La ragazza: Jennifer Parker.
Il coinquilino irritante: Justin Bieber.
***
-Adesso l'accompagnerò nella sua stanza Parker-. Inizia a camminare ed io la seguo. -Il suo coinquilino è più grande di lei, spero non sia un problema-.
-No, certo che no!-.
Spero solamente che non sia brutto, che non puzzi, che non guardi porno, che non abbia poster di Megan Fox e che non scorreggi o russi durante la notte.
-Bene. È qui già da tre anni. Ci ha procurato un bel po' di problemi in questi anni, ma tutto sommato è un buon alunno. Si chiama Justin Bieber, le piacerà-.
Oh, lo spero.
***
Questo ragazzo mi manda nel pallone, davvero. Nel senso che mi riempie i coglioni e poi li fa scoppiare, per poi rigonfiarli come palloncini.
-Sei così irritante!-. Sbotto.
-Sei così sexy!-. Ribatte.
-Sei così...-. Cosa?
Ha detto che sono sexy? Io?
Jenny dal New Jersey? Davvero?
***
-...l'amore è per i deboli-.
-Allora io voglio essere un debole, Justin-.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I think I love you

 -Sei la persona più maldestra che abbia mai conosciuto, Jenny!-. Esclama Justin venendomi incontro. 
Sono caduta mentre riponevo delle buste sul ripiano più alto dell'armadio. 
Ho perso l'equilibrio e mi sono improvvisamente ritrovata a terra con un miliardo di buste e magliette in faccia e sul resto del corpo. 
-Se magari mi aiutassi adesso invece di rimproverarmi, sarebbe la cosa migliore!-. Ribatto stizzita, massaggiandomi la caviglia. 
Sbuffa e si siede accanto a me sul pavimento, accovacciato verso di me. 
-Dove ti fa male?-. Domanda annoiato. 
Giuro che lo prendo a calci!
-Qui-. Indico un punto della caviglia. 
Alza il mio pantalone di tuta fino al ginocchio e con la mano segue la direzione da me indicata. Preme con delicatezza su di esso, facendomi gemere. 
-Ti fa davvero male-. Constata sorpreso.
-Pensavi stessi scherzando?-. 
-Si-. 
-Che motivo avevo di scherzare su una cosa del genere?-. Domando in tono meravigliato, facendo una strana smorfia. 
-Non lo so...forse perché volevi che ti toccassi le gambe!-. 
-Si, certo-. 
-Sai che avresti potuto chiederlo invece di mettere in scena tutto questo-. 
-Sei convinto che io stia scherzando?-. 
-No, era semplicemente un'ipotesi abbastanza credibile-. 
-Be', posso dirti che tu, le scommesse e le ipotesi non andate molto d'accordo-. 
Sorride, ponendo nuovamente lo sguardo e la mano sulla caviglia. -Penso sia slogata-. 
-Slogata? Scherzi?-. 
-No, sono serio. Sarà meglio andare in infermeria-. Suggerisce. 
-Maledizione-. Sibilo tra me e me. 
-Cosa? Hai detto una specie di parolaccia?-. Chiede divertito fintamente severo. 
Sorrido. -No-. Rispondo cantilenando. 
-Bene-. 
-Bene-. 
-Andiamo in infermeria!-. 
-Andiamo!-. 
-Alzati-. 
-Mi alzo-. 
-Smettila di dire quello che dico!-.
-Smettila di dire quello che dico!-. Scimmiotto il suo tono di voce con espressione divertita e compiaciuta in volto. 
-Jenny, smettila!-. Sbotta infastidito. 
-Jenny, smettila!-. 
-Jenny!-. 
-Jenny!-. 
Sbuffa. -Il New Jersey fa schifo-. 
-Il New...cosa? No! Andiamo in infermeria-. Mi alzo con fatica mentre lui ride rumorosamente. 
La sua risata è il suono più bello che abbia mai udito, è come 'Stay' di Rihanna che ascolterei infinite volte in continuazione.
-Ahia!-. Esclamo non appena appoggio il piede a terra. 
-Ti fa male tanto?-. 
-Ehm, si-. Sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, abbassando lo sguardo sulla mia caviglia. 
Indugia qualche istante, dopodiché sospira pesantemente. 
Seguo con gli occhi tutti i suoi movimenti; lo vedo mentre si accovaccia verso di me e posa una mano sotto le mie gambe, prendendomi in braccio. 
-Sei sicuro che riuscirai a sorreggermi fino all'infermeria? È lontana dalla tua stanza-. Sussurro, guardando i suoi occhi che sono a pochi millimetri di distanza dai mie e di tanto in tanto sposto lo sguardo sulle sue labbra rosee e carnose che in questo momento sono semiaperte. 
-Jenny, sono io. Non Nick-. Risponde in tono distratto come se voglia esaltare se stesso. 
Trattengo una risata e innalzo un sopracciglio, fintamente infastidita e divertita per il suo paragone. 
-Sei sempre cosí modesto-. Esclamo. 
-Be', non posso farci niente se sono cosí tremendamente forte e possente-. 
-No, Justin. Tu sei idiota, non muscoloso-. 
-Stai mettendo in dubbio le mie capacità?-. Chiede, iniziando a camminare verso la porta. 
-Ehm, direi di si. In realtà vedo con i miei occhi che hai due spaghetti al posto delle braccia-. 
Si ferma di sbotto, abbassando lo sguardo su di me. 
Lo guardo disinvolta e faccio una strana smorfia, scrollando le spalle. 
Ride. -Sei seria? Hai davvero detto ciò che ho sentito?-. 
-No, Justin: hai avuto un'allucinazione-. Scherzo. 
Ritorna a camminare, guardando dritto davanti a se. 
Io lo ammiro dal basso. 
-Farai meglio a non parlare per il resto del tragitto prima che possa gettarti a terra da un momento all'altro-. Esclama divertito e infuriato al tempo stesso. 
-Come vuoi, sei sempre un idiota-. 
-Tu sempre una bimba!-. 
-Oh, grazie. Gentilissimo!-. 
-Non c'è di che-. 
Fatto qualche passo, mi volto nuovamente verso di lui, alzando di qualche millimetro la testa. 
-Justin...-. Esclamo pimpante. 
-Mh?-. 
-Sai che sei davvero carino?-. Scoppio a ridere come un ebete.
Cosa diavolo mi prende?
Assume un'espressione confusa in volto. -Mi prendi in giro?-. 
-No. Sto dicendo la verità-.
-So che sono carino, forse qualcosa in più, ma sei scoppiata a ridere e questo ha messo a rischio la tua credibilità-. 
Sorrido. -Ho riso perchè sei buffo-.
-Buffo?-. 
-Si, buffo. Guarda qui...-. Accarezzo con l'indice il suo naso, allegramente. -...hai un naso buffo, delle orecchie buffe...-. Sfioro le sue orecchie con un gesto secco. -...e degli occhi buffi!-. Rido di nuovo. 
-Si, certo. E una bocca buffa!-. Aggiunge, avvicinandosi verso di me, facendo combaciare le nostre labbra. 
-Ecco, era proprio ciò a cui volevo arrivare!-. Dico pimpante, stringendomi al suo petto. 
Mi lascia un bacio sui capelli, e lo sento sorridere. 
-Hai bevuto?-. Domanda schietto e stranito al tempo stesso. 
-No!-. 
-Allora la caduta ha danneggiato anche il tuo cervello, oltre la tua caviglia!-.
Rido. -Divertente, Justin. Volevo solo baciarti, per questo ho omesso la bocca nel mio discorso-. Spiego divertita. 
-Be', avresti potuto chiedermelo!-. 
-Non mi sembrava il caso-. 
-Allora avresti potuto farlo e basta-. 
-Non è così facile-. Sorrido, guardando davanti a me per controllare quanto ancora manca per arrivare in infermeria. 
-Cosa vuoi dire?-. Domanda e, a differenza mia, sembra aver preso la faccenda in maniera più seria. 
-Oh, niente. Lascia perdere-. 
-No, Jenny. Odio quando dici una cosa e poi non concludi il discorso-. 
Sbuffo. -Vuoi litigare anche adesso?-. 
-No! Voglio solo che mi spieghi ciò che avresti voluto dirmi con quella frase-. 
-Justin, prendi le mie parole troppo seriamente. Sai che alcune volte dico solo stupidaggini-. 
-Ecco: alcune volte. Questa non è una di quelle volte. So come sei fatta, ho imparato a conoscerti e so che con quelle parole avresti voluto dirmi qualcosa di più importante-. 
Wow. 
Non pensavo mi conoscesse così bene. 
Non pensavo avesse imparato a riconoscere i miei modi di fare ambigui. 
Si ferma e mi posa a terra, imitandomi. 
Ci ritroviamo così seduti sul pavimento del corridoio del dormitorio, l'uno difronte all'altra.
-Justin, per favore, non farne un dramma. Ho solo detto cose senza senso e dovresti dimenticarle. E anche se avessero un senso, non avrebbero importanza-. 
-Devi smetterla di pensare che ciò che dici o fai non ha importanza. Devi credere più in te stessa. Tutto ciò che dici o fai per me ha assunto un'importanza così vasta da tenermi sveglio la notte-.
Trattengo il respiro e sto per dire qualcosa quando decido di starmene in silenzio. 
-Io so cosa passa per la tua testa di cazzo, Jenny, e voglio che la smetta di pensare in questo modo. Non sei male quanto pensi-. Aguzza la vista verso di me mentre io abbasso lo sguardo sulle mia mani, iniziando a contorcerle freneticamente. 
Io non so cosa farei se adesso non avessi lui al mio fianco. 
Sono circa due mesi in cui ci conosciamo e circa quattro settimane da quando 'stiamo insieme' e non riuscirei ad immaginarmi con nessun altro se non con lui in questo periodo. 
-Adesso...-. Riprende. -Puoi dirmi il significato delle tue parole?-. Domanda in tono scocciato, enfatizzando la quinta parola da lui pronunciata. 
-Non ha importanza, Justin. Sul serio! Non devi sempre prendere in considerazione le mie parole perché non sempre dico cose vere e giuste. Adesso non ne parliamo più per favore-.
Sta per ribattere, quando poi rimane in silenzio. 
Oh, finalmente. 
Non mi va di dirgli cosa sento e provo in questo momento. Almeno non adesso. 
-D'accordo...andiamo-. Dice amareggiato e deluso. 
-Andiamo-. 
Questa volta peró non mi prende in braccio ma mi suggerisce di salire sulle sue spalle. 
Mi aggrappo alle sue spalle come fossi un koala e quando lui inizia a camminare, poggio delicatamente il mio mento sulla sua spalla destra. 
Sento il suo profumo inebriarmi e il suo respiro sulla mia guancia e subito mi vien voglia di chiudere gli occhi e godermi questo momento. 
-Eccoci-. Sbotta improvvisamente aprendo una porta sulla quale c'è scritto 'Infermeria'. 
L'infermiera, che dice di chiamarsi Clare, visita la mia caviglia concludendo che è solamente una slogatura e che basterà che non forzi la caviglia e non cammini molto per circa una settimana.
-Cosa ti avevo detto? Hai la caviglia slogata!-. Afferma Justin una volta usciti dall'infermeria. 
-Bene, questo vorrà dire che sarai il mio facchino per almeno una settimana!-. Sorrido forzatamente mentre lo guardo dal basso: sono tra le sue braccia. 
-Woah!-. Esclama divertito. -Facciamo un patto-. Propone. 
-Mh, okay-. 
-Io prometto di eseguire almeno una parte dei tuoi ordini se tu mi dirai ciò che voglio sapere-. 
Sbuffo. -Santo cielo, Justin! Perchè non dimentichi ciò che è successo prima e proseguiamo tranquillamente la nostra vita?-.
-Adesso la mia vita è con te. Ho il diritto di conoscere le tue paure e i tuoi pensieri affinchè possa migliorare la situazione, non credi?-. Chiede acidamente in modo stizzito e infastidito. 
Sussulto alle sue parole cosí profonde che lui ha pronunciato in tono menefreghista. 
Annuisco spaesata e lievemente sconvolta. 
-Bene...-. Sussurra mentre apre la porta della mia stanza per poi poggiarmi sul letto. -...cosa volevi dire con 'Non è cosí facile'?-. 
Sospiro. -Io...io non so cosa volevo dire e perché l'ho detto. So solo che non ho mai il coraggio di b-baciarti...io non prendo mai l'iniziativa perché...-. 
-Non dirmi ciò che penso mi dirai, ti prego-. Mi interrompe stupito. 
-Perchè non mi sento all'altezza di farlo-. 
Emette uno strano verso di sdegno, sedendosi accanto a me. 
Lo guardo con la punta degli occhi mentre si passa una mano tra i capelli. Sembra frustrato. 
-Jen io non so cosa fare per farti cambiare idea-. Confessa. 
-Non c'è niente che tu possa fare. È qualcosa che fa parte di me e non cambierà mai. Mi sentirò sempre troppo insicura, sempre troppo piccola rispetto agli altri-. 
-Lo so, e ci stiamo lavorando su questo. Ma pensavo che con me fossi a tuo agio...io non ti giudico mai, dovresti saperlo-. 
-Si, ma...-.
-Ma?-. 
-Ma non lo so. Ogni volta che ho il..il d-desiderio di b-baciarti...io non lo faccio mai perchè penso che magari ti...ti tirerai indietro o che non sarà il bacio che ti aspettavi, insomma...penso sempre che tu ne rimanga deluso-.
Sorride, avvicinandosi e accarezzandomi i capelli. -Jenny ogni tuo bacio è sempre il più bello di tutti. Ogni tuo bacio è come fosse il primo perché tu...tu sei speciale. Dovresti renderti conto e dovresti riconoscere le tue qualità e l'influenza che hai su di me-. Sospira. -Perché hai paura di baciarmi?-. Domanda, più a se stesso che a me.
-Perchè tu sei migliore di me in tutto e...-. 
-Basta Jenny. Ne ho abbastanza di tutto questo-. Prende una pausa afferrando il mio mento. -Voglio che tu apprezzi te stessa e che non pensi sempre che tu sia il lato negativo di una situazione. Non devi svegliarti la mattina e iniziare la giornata partendo col presupposto che non sarai in grado di affrontare varie situazioni e persone. Io voglio che tu abbia fiducia in te stessa come io faccio con te-.
-Io sono felice che tu mi dica tutto questo perché capisco che vuoi aiutarmi a cambiare...ma non voglio parlare più di questo-. 
-Capisco perfettamente che per te è un problema parlare di tutto ciò perché ti imbarazza, ma tutte le tue insicurezze saltano sempre fuori, soprattutto nella nostra relazione e inizio a pensare che magari sono io a non fare un buon lavoro con te, come se non fossi in grado di fare in modo che tu riponga fiducia in me-.
-Non devi pensare una cosa del genere!-. Avanzo con il corpo verso l'estremitá del letto dove Justin si è seduto. -Tu sei la persona migliore che abbia mai conosciuto e che abbia mai avuto al mio fianco...te l'avrò ripetuto almeno un miliardo di volte! Non è colpa tua, non devi fartene delle colpe. Io sono insicura per ció che mi è successo in passato, non perché tu mi fai sentire in questo modo. Anzi, tu fai tutto il possibile affinché non mi senta cosí...-. 
-Ma non sta funzionando-. Constata triste. 
-Questo lo dici tu-. Sospiro. -Io mi accorgo che giorno dopo giorno qualcosa in me stessa sta cambiando grazie ai momenti che passo con te e alle parole che mi dici e sussurri. Sento che sto diventando più sicura, più decisa in ciò che faccio. Per me dirti una cosa del genere è già un grande passo perché due mesi fa non ti avrei mai confessato una cosa del genere, non ti avrei mai detto i miei segreti e le mie paure. Io mi fido di te grazie al tempo trascorso insieme e ai momenti che mi dedichi. Quindi adesso non ne parliamo più e non farti una colpa di qualcosa che non ha valore-. 
-Perchè non vuoi parlarne?-. Domanda confuso. 
-Be', perché non mi va. Non voglio e basta-. 
-Quindi preferisci avere tutto dentro e scappare dalle situazioni che ti turbano? Non è cosí che dovresti fare-. 
-Lo so, ma è più forte di me-. 
-Cosa è più forte di te? Dimmelo, per favore!-. Prega speranzoso. 
-Non lo so. Sento solo una strana sensazione in me stessa che blocca ogni tentativo di esprimere i miei pensieri e di confessare le mie emozioni. Come se ci fosse una voce nella mia mente che mi dice che non serve a nulla parlare perché nessuno mi ascolterá e mi capirá, nessuno si interesserà alle mie parole o a come mi sento perchè tutti mi considerano una nullità-. Prendo un grande respiro. 
Justin non dice nulla, mi guarda solamente scrutando ogni centimetro del mio viso e soffermandosi sugli occhi e sulla bocca. 
-Jenny io...-.
-Non voglio parlarne. Per favore-. Lo interrompo. -Non voglio parlare di come mi sento quando la mattina mi sveglio e penso che non sono abbastanza bella, abbastanza brava, abbastanza magra, abbastanza intelligente, abbastanza dolce, simpatica o alla moda. Non voglio perché mi sentirei ancora più giù di morale. Sono sempre stata abituata ad avere tutto dentro e il fatto che ti abbia almeno confessato una parte dei miei sentimenti, è sin troppo per me. Continuerò a tenermi tutto dentro e ad andare avanti-. Scrollo le spalle con espressione amareggiata e dolce al tempo stesso. 
Justin mi osserva ancora per qualche secondo. -Credi davvero che in questo modo riuscirai ad andare avanti?-. 
-Fino ad ora ho resistito-. 
-Certo ma adesso ci sono io con te. Non pensi sia più giusto che tu mi dica cosa passa per la tua testa ogni tanto?-. 
-Si, ma non so se riuscirei a farlo. Insomma io vorrei...-. 
-Ma c'è qualcosa che ti blocca-. Conlclude lui al posto mio. 
Annuisco, abbassando le maniche della felpa fino alle mani, coprendo anche le dita. 
-Perché sei ostinato a volere che io ti confessi tutto ciò che provo?-. Domando improvvisamente, alzando lo sguardo su di lui. 
-Perché sei la mia ragazza, Jenny. Io devo sapere tutto ciò che passa per la tua testa di cazzo. La cosa che più mi confonde é perché ti sembra cosí strano che io mi preoccupi per te-. 
-Perché io sono complicata. Ho un carattere strano e ci vuole tempo per capirmi e sapermi apprezzare per quella che sono per davvero...e solitamente le persone non hanno tempo. Io non sono mai stata trattata come tu fai con me, Justin. Mi spaventa, tutto qui-. Abbasso nuovamente lo sguardo sulle mie mani ormai coperte dalle maniche della felpa.
Passano alcuni istanti di silenzio in cui riesco a sentire solamente il respiro regolare di Justin e sento anche che ha lo sguardo fisso su di me.
-Adesso possiamo dormire?-. Gli chiedo in tono dolce e delicato tenendo sempre gli occhi sulle mie mani.
Alza il mio viso con l'indice. -Hai sonno?-.
-Si. Tu no?-. 
-Un po'-. Si sdraia sotto le coperte  e mi indica di imitarlo. -Vieni qui-. 
Mi rannicchio sotto le coperte stringendomi al suo corpo. 
-È strano come riesca a sentirmi cosí bene tra le tue braccia, quando mi stringo a te-. Sussurro e mi rendo conto di aver appena confessato un mio sentimento a Justin.
È sicuramente un passo avanti. 
Se inizialmente, circa un mese fa, era lui a non riuscire ad esternare i propri sentimenti e le proprie emozioni, adesso la situazione si è capovolta e sono io a non farlo. 
-Davvero?-. Domanda. 
-Davvero-. Lo stringo ancora di più e sento che anche la sua presa diventa più salda e forte. -È bello che tu mi apprezzi nonostante le mie paranoie, le mie insicurezze e i miei mille difetti...aspetta!-. Mi fermo di sbotto voltandomi verso di lui con espressione preoccupata in volto. -Io ti piaccio ancora, vero?-. 
Sorride. -Si-. 
-Bene...perché io non sono quel tipo di ragazza che colpisce a prima vista, nè alla seconda...'nè alla duecentoquattresima in realtà-. 
-Jenny, mi è bastato vederti la prima volta quando hai aperto la porta della stanza. Ero già preso da te-. 
-Davvero?-. 
Annuisce, cingendo la mia spalla con il suo braccio per poi stamparmi un bacio sui capelli.
-Perché allora, secondo te, ti trattavo in quel modo?-. Domanda sorridendo. 
-Ti riferisci ai dispetti e alle offese?-.
-Si-.
-Pensavo non mi sopportassi-. 
Ride. -Sei cosí ingenua, Jenny! Seriamente pensavi che non ti sppportassi?-. 
-Si. Mi dicevi sempre cose poco pertinenti e carine, mi facevi arrabbiare in continuazione!-.
-Anche adesso però questo non é cambiato-. 
-Già...Ma non è un problema-. 
-Mhmh...sai, Jenny, penso che moltissime persone vorrebbero essere noi per un giorno solo per vivere ciò che proviamo l'uno per l'altra. Se qualcuno fosse me per un solo giorno, si innamorerebbe del mio corpo...non perchè sono tremendamente sexy e muscoloso...-. 
Sospiro, ridendo. 
-...ma perchè ho la possibilità di averti accanto ed è una delle cose più belle che mi siano mai potute capitare-. Conclude. 
Trattengo il respiro, stupita dalle sue parole e dalla scorrevolezza con cui le ha dette. 
Non so cosa dire. 
Lo stringo forte, sprofondando la testa sul suo petto. 
Sento la sua mano che inizia ad accarezzarmi i capelli e che poi scende sotto le coperte lungo i miei fianchi e le mie gambe nude.
Quando c'è Justin, dormo sempre in mutande e in canottiera ed é tremendamente eccitante!
 
 
Sono circa quattro giorni che giro per la scuola trasportata da Justin, alcune volte in braccio altre volte sulle spalle. 
È bello perché non mi stanco ed è divertente esaurirlo. 
Abbiamo accennato di quell'argomento parecchie volte in questi giorni e sono diventata più abile nell'esprimere i miei sentimenti per lui.
-Justin, smettila!-. Gli ordino divertita. -Non paragonarmi alle altre ragazze!-. 
Ha detto che quando mi guardo allo specchio mi faccio tanti complessi come la maggior parte delle ragazze. 
È vero, certo, ma ho sempre odiato che qualcuno mi paragoni ad altre persone. 
Già abbiamo parlato di questo, se non sbaglio.
-Ma è cosí!-. Ribatte convinto. 
-No! Per esempio...nella categoria delle ragazze, ci sono vari gruppi. Ci sono quelle che aprono le gambe, quelle che aprono la mente e quelle che aprono il cuore-. 
-E tu?-. 
-Io semplicemente apro il frigo, Justin. Sono diversa-.
Ride rumorosamente. -Sei cosí cretina!-. 
-Non chiamarmi cosí!-.
Entriamo in mensa e controlliamo se c'è un tavolo libero.
Dalle sue spalle ha tutto una prospettiva diversa. 
-Le donne appartengono alla cucina-. Afferma improvvisamente Justin mentre mi appoggia ad una sedia di un tavolo. 
-Che cosa c'entra adesso?-. 
-Non lo so-. Scrolla le spalle, sedendosi di fronte. -Stiamo parlando di ragazze e quando siamo entrati in mensa ti ho immaginata mentre inforni il tacchino durante il giorno del ringraziamento-. 
Sgrano gli occhi per poi alzare un sopracciglio. 
Justin ride, abbasaando lo sguardo sul suo piatto. 
-E tu sai perché le donne vivono più a lungo degli uomini?-. Domando. 
-No. Perché?-. 
-Perchè in cucina ci sono i coltelli-. 
Si lascia scappare un ghigno divertito. -È una minaccia?-. 
-Mh, non so. Tu come la vedi?-. 
-Come l'ennesima stupidaggine che esce dalla tua bocca-. 
-Allora ti sbagli-. 
Ride iniziando a mangiare il suo pasto ed io lo imito. 
-È strano che io e te stiamo seduti ad uno stesso tavolo mangiando pacificamente-. Dice. 
-Già, è la prima volta in cui abbiamo un dialogo normale-. 
-Facciamo progressi!-. 
Sorrido annuendo. 
-Non hai niente da fare questo pomeriggio?-. Chiedo distrattamente. 
-Che domanda è?-. Esclama divertito. -Certo che ho da fare!-. 
Alzo un sopracciglio, infastidita. -Cosa?-. 
-Seguirti e controllarti-. 
Sento il mio corpo liberarsi da un peso e trattengo un sorriso.
-Ti ho rassicurata?-. Domanda scherzando.
-Fai poco lo spiritoso, Justin-. 
-Sai che un bacio elimina circa sei calorie. Vogliamo provare proprio adesso?-. Chiede divertito, ignorando le mie parole.
Alzo un sopracciglio. -Mi stai dicendo che sono grassa?-. 
Ride.-Sono serio, Jennifer. Dammi un bacio-. 
-Tu non sei mai serio!-. 
-Cosa?!-. 
-Vuoi per caso negare l'evidenza?-.
-Ma io sono sempre serio!-. Ribatte convinto, ironicamente.
-Ma se anche adesso hai un sorriso in volto-. 
-Anche tu-. 
-Ma io ho un motivo-. 
-Non è vero-.
-Si-. 
-No!-.
Sbuffo. -Sei irritante-. 
-Ti amo-. 
-Ti...-. Cosa? 
Trattengo il respiro e sento il cuore battere veloce. 
Ha davvero detto 'Ti amo'?
-Cosa?-. Domando pietrificata. 
Scrolla le spalle. -Hai sentito bene, Jenny. Non farmelo ripetere. Sarebbe imbarazzante adesso-. 
Apro la bocca per dire qualcosa ma poi decido di richiuderla e di non dire nulla. 
Arrivano Chaz e Lil e si siedono al nostro tavolo. 
Li vedo e li sento mentre chiacchierano tra di loro ma io non riesco a parlare. 
È come se mi trovassi in una stanza ovattata e le loro parole risultano essere una specie di versi in lontananza. 
-Vieni con noi?-. Lil pone questa domanda a Justin mentre si alza, imitato da Chaz. 
Justin sembra pensarci su qualche secondo, per poi rifiutare l'invito. 
-Andiamo?-. Chiedo a Justin, alzandomi impacciatamente non appena Chaz e Lil escono dalla mensa.
Non mi risponde, si alza solamente e mi segue verso l'uscita della mensa mentre zoppico.
-Non vuoi che ti prenda in braccio?-. Chiede, stando al mio passo. 
-Uhm, no. Posso farcela-. 
Sbuffa, avvicinandomi e prendendomi improvvisamente in braccio. 
-Justin!-. Lo rimprovero. -Posso camminare da sola!-. 
-Ricordi cos'ha detto l'infermiera?-.
-Si, ma sono passati quattro giorni!-. 
-Infatti lei ha detto che avresti potuto camminare liberamente dopo una settimana-. 
Sospiro, non sapendo cosa rispondere.
Ci incamminiamo verso il dormitorio femminile per raggiungere la mia stanza. 
Chiudo la porta alle mie spalle, appoggiando la borsa sulla scrivania.
Justin mi posa sul letto ma io scendo per andare verso la scrivania con passo lento e impacciato.
-Jenny...-. Justin mi chiama, avvicinandosi. 
Inizio a riporre velocemente alcuni spartiti nei cassetti della scrivania, ignorando le sue parole. 
-Jennifer...-. Eccolo di nuovo.
-Mh?-. 
-Jennifer...-.
-Cosa c'è?-. 
-Jenny girati e guardami!-. Urla infuriato. 
Trattengo il respiro, chiudendo gli occhi per poi riaprirli qualche secondo dopo. 
Sento il suo respiro affannato e veloce e improvvisamente poggia le sue mani sui miei fianchi. 
Con un movimento delicato e secco al tempo stesso mi volta verso di lui. 
Abbasso lo sguardo, imbarazzata. 
-Jen...-. Sembra essersi calmato. -Jen, guardami!-. Alza il mio viso con l'indice. 
Incontro i suoi occhi color miele e inizio a sentire una strana fitta allo stomaco. 
-Dimmi-. Sussurro, respirando a stento. 
-No, Jenny. Sei tu che devi dirmi qualcosa-. 
-Non ti seguo-. 
Sospira. -Jenny...che c'è che non va? Perchè non vuoi parlarmi?-. 
-Non è che non voglio parlarti. Sono solo imbarazzata, okay?-.
Sospira.-Perchè ti sei comportata cosí?-.
-Cosí come?-. 
-Sei stata zitta tutto il tempo ed è strano perché solitamente tu parli in continuazione...e mi stai evitando-. 
-No, non ti sto ev...-. 
-È per via di ciò che ti ho detto prima in mensa?-. Mi interrompe, guardandomi speranzoso e preoccupato al tempo stesso. 
Bofonchio per qualche secondo, dopodiché mi schiarisco la voce. -Si-. Sussurro. 
-Cosa?-. 
-Si!-. Urlo, imbarazzata. 
Justin mi guarda ancora negli occhi e mi stampa un bacio sulla guancia. 
-Mi dispiace-. Dico intimidita. 
-Non devi dispiacerti-. 
-Si. Mi dispiace se ti ho evitato ma...-. Prendo una pausa, sospirando. -...ma tutto questo mi spaventa-. 
-Ti spaventa?-. 
-Si, mi spaventa. Mi spaventa il fatto che tu mi...insomma mi...-. 
-Che ti amo-. Seguita Justin un po' divertito. 
-Esatto. E mi spaventa anche che io ricambi e che mi sia talmente affezionata a te che non sarei in grado di starti lontana in futuro-. 
Sorride lievemente. -Non devi preoccuparti di questo-. 
-Si, invece. Quando tornerò in New Jersey e tu alla tua vita qui a Los Angeles, come faremo? Io cosa farò?-. 
-La distanza non divide due cuori che si vogliono, Jenny-. 
Sussulto alle sue parole cosí profonde. -Ma io mi sentirò persa-. 
-Non ti sentirai cosí perchè capirai che noi siamo più forti delle miglia che ci separano. E ci sentiremo ogni giorno-. 
Sospiro, guardando un punto indefinito nel vuoto. 
Apro la bocca per dire qualcosa per poi chiuderla e catapultarmi tra le sue braccia. 
Inizialmente sembra sorpreso dal mio gesto mentre qualche secondo dopo circonda il mio corpo con le sue braccia e mi stringe forte a sé. 
Sento il suo profumo inebriarmi e il suo respiro sulla mia testa.
-Jenny ti ho detto quelle...quelle due parole prima perché le sento davvero-. Dice, allontanandosi dal mio corpo per guardarmi negli occhi. -Ho sentito il bisogno di dovertele dire perché le provo per davvero e volevo urlartele ma mi sono limitato a sussurrarle-.
Respiro in maniera poco regolare e per poco non cado a terra senza sensi. 
-E devi sentirti importante!-. Esclama in tono scherzoso. -Perchè è la prima volta che dico una cosa del genere ad una ragazza. Prima mi limitavo a scoparle e basta-. 
Poteva evitare questo particolare. 
-...insomma, l'amore è quando sei con una persona e non vuoi stare con nessun altro. Quando senti il bisogno di averla accanto in qualsiasi momento e se non c'é, la cercheresti fino allo sfinimento-. Prende una pausa. -...quando la timidezza scompare e riesci ad essere te stesso, senza avere la paura di poter essere giudicato-.
-E tu provi questo per me?-. Domando flebilmente. 
Scrolla le spalle e accenna ad annuire. 
-Io non so cosa dire-. Confesso intimidita, abbassando lo sguardo al pavimento e mordendomi freneticamente il labbro inferiore.
-Non devi dire nulla, fa' parlare il tuo cuore adesso-. 
-Il mio cuore non ha nulla da dirti Justin, solo che batte per te-.
Sussulta alle mie parole e sembra quasi che sia rimasto allibito dalla mia affermazione e dal coraggio che ho avuto.
Afferra prepotentemente il mio viso e, trascinandomi verso il letto, mi bacia come mai ha fatto. 
Nonostante la caviglia mi faccia malissimo, cerco di non pensarci. 
In fondo ho di meglio da fare in questo momento.
Alza l'orlo della mia maglia per poi sfilarla completamente.
Io faccio altrettanto con la sua. 
È questo ciò che intendeva prima con le sue parole: in amore la timidezza viene sconfitta. 
Ed è vero. 
Non intendo che riusciamo a spogliarci a vicenda senza pudore. Chiunque sarebbe capace di fare sesso da un momento all'altro e non vergogarsi del suo corpo o delle proprie prestazioni. 
Intendo dire che la timidezza ci abbandona quando ci spogliamo a vicenda dei nostri sentimenti e alla fine rimane solamente una pellicola trasparente sul nostro cuore che lascia intravedere tutti i suoi movimenti, riuscendo cosí a dirci sempre la veritá su ciò che proviamo.
Semi nuda, lo fermo nei movimenti mettendo una mano sul suo petto. 
-Cosa c'è?-. Domanda confuso, ansimando. 
-Voglio solo che tu abbia la risposta che meriti a ciò che mi hai detto in mensa-. 
Sorride e penso che abbia capito a ciò che mi riferisco. -Cosa vuoi dire?-. 
Ricambio il sorriso, guardandolo intensamente negli occhi. -Voglio dire che ti amo anch'io, Justin-.
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutte!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che troviate un motivo
per recensire perché questa volta aggiornerò dopo minimo quindici recensioni!
Il mio obbiettivo è quello di creare un rapporto strano, del tutto fuori dalle righe e dal normale
tra Jenny e Justin. Voglio che sia un rapporto mai visto prima.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Comunque già nel prossimo capitolo ci sarà un colpo di scena abbastanza moderato ma,
tra due capitoli, quindi nel diciassettesimo, succederà qualcosa che forse vi lascerà
di stucco…non lo immaginerete mai e poi mai, ma non voglio anticiparvi nulla!
Anche in questo capitolo ho 'messo' un po' di me. Non so se capirete dove, ma c'è.
Spero che continuerete a seguire e recensire la storia e che la troviate
abbastanza interessante!
Un bacio, notperfect! <33

   
 
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