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Autore: Tommos_Love    26/03/2013    1 recensioni
"Io sono Niall comunque." esclamò del tutto rilassato il ragazzo biondo.
"Flower." riuscii a dire.
Lui fece una piccola risata ridendo del mio nome, lo guardai male e senza accorgermene le mie gambe smisero di tremare.
"Perché ridi?"
"E' buffo il tuo nome." ammise tranquillamente. Come se quello che aveva appena detto non facesse sentire offesa. Lo guardai con aria interrogativa. "Non ho detto che non mi piace." finì la sua frase.
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"It's all about your treason."
Genere: Mistero, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Would you lie with me and just forget the world?
Forget what we're told 
Before we get too old 
Show me the garden that's bursting into life. 
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Era l'ultimo giorno, l'ultimo giorno di questa bellissima esperienza. Ero così felice di tornare a casa, rivedere la mia famiglia, le mie amiche e il mio fidanzato. Stare cinque anni rinchiusa in questo collegio non era il massimo del divertimento. Ovvio, avevamo tre uscite al mese ma abitavo fin troppo lontano per fare avanti e indietro in solo due giorni, troppo faticoso. Così mi ero abituata ad uscire con la mia compagna di stanza i fine settimana, visto che lei era francese non aveva nessuno qui. In poche parole aveva solo me e io ero felice di esser diventata sua amica.  
 
"Quindi ci sentiamo.." disse lei appoggiandosi sulla macchina che mi avrebbe portato in aeroporto. 
 
"Si, sai che puoi venire a trovarmi quando vuoi Sam." l'abbracciai forte, non la volevo lasciare, mi sarebbe mancata da morire. 
 
"Si, scrivimi appena arrivi." furono le sue ultime parole. 
 
Salii in macchina sorridendole e per tutto il tragitto in macchina che fu poco più di una quarantina di minuti pensai alla reazione di tutti quando mi avrebbero visto. Nessuno sapeva del mio arrivo, almeno non se lo aspettavano. Sapevano che quest'anno avrei finito il mio corso e sapevano anche che sarei tornata a casa non appena sarebbe successo ma non sapevano quando. Non vedevo l'ora di vedere mia mamma e di abbracciarla, di dirle quanto mi era mancata. Quanto mi erano mancati le sue ricette deliziose. Poi c'era Sarah, anche se parlavo spesso con lei, ci eravamo un po' distaccate per via dell'arrivo del mio nipotino Josh, pensare che aveva quasi due anni mi faceva sentire vecchia, non ero stata presente quando era nato ma poteva pur star certo che ci sarei stata sempre. Avevo visto un paio di foto che mi aveva mandato Sarah, era proprio un bel bambino..assomigliava tanto a Chris, peccato che lui non c'era più. Per non parlare di Caitlyn e Haley. Le amiche migliori che avessi mai incontrato. Caitlyn era la solita ragazza inglese che vive la sua vita com'è, non le importa di nulla, di nessuno. La ammiravo per questo. Mentre Haley era più riservata, si poteva dire che erano una l'opposto esatto dell'altra forse per questo eravamo amiche, perché ognuna era diversa dall'altra. 
E infine c'era Ben, il mio unico amore fin dal liceo. Mi innamorai di lui quando ero in terza superiore, quando lui appena sapeva il mio nome. Il nostro primo incontro fu molto buffo, eravamo bagnati fradici per colpa della pioggia di metà aprile.  Eravamo alla fermata dell'autobus e incominciammo a ridere insieme. 
 
"La prossima volta porterò l'ombrello!" scherzò lui. 
 
Io scoppiai a ridere anche se non c'era un bel niente da ridere e da lì incominciammo a salutarci e parlare..e ad uscire. Quando gli dissi i miei progetti per il mio futuro lui non replicò neanche per scherzare, era felice che inseguissi il mio sogno e mi disse che mi avrebbe aspettato. Così come io avevo aspettato lui, non lo sapeva nessuno ma avrei voluto fare l'amore con lui, l'avevo aspettato come lui aveva aspettato me. Non vedevo l'ora di vederlo. 
Senza accorgermene mi ritrovai sull'aereo pronta per andare alla mia amata città. Quattro ore sull'aereo erano davvero confortanti. 
 
"Scusa, B242, questo sarebbe il mio posto." 
 
Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo biondo che guardava la mia borsa che casualmente era capitata sul suo sedile. La tolsi subito abbassando lo sguardo. Lui si sedette dopo aver messo apposto la sua valigetta sopra di noi e si mise la cintura. 
 
"Dovresti farlo anche tu." parlò all'improvviso. 
 
Feci come mi disse e con la coda dell'occhio potei notare un sorriso sulle sue labbra. Era alto quanto me, forse un po' più alto, i suoi capelli biondi facevano uno strano effetto su quei occhi azzurri chiari, la sua maglietta bianca con scritto 'Too sexy to be ignored' mi fece pensare che fosse un ragazzo con l'ego troppo alto. 
Non avevo paura di volare, non l'ho mai avuta ma mi sentivo le mani sudare e le gambe tremare. Non volevo sembrare nervosa davanti agli della gente per cui feci due respiri e chiusi gli occhi. 
 
"Io sono Niall comunque." esclamò del tutto rilassato il ragazzo biondo. 
 
Come faceva a stare così calmo? Non aveva paura che all'improvviso il pilota potesse distrarsi e che il copilota fosse uscito dalla cabina e che così forse saremmo morti tutti?  Penso che lui avesse potuto percepire la mia agitazione perché si girò per guardarmi aspettando una mia risposta.
 
"Flower." riuscii a dire.
 
Lui fece una piccola risata ridendo del mio nome, lo guardai male e senza accorgermene le mie gambe smisero di tremare. 
 
"Perché ridi?" 
 
"E' buffo il tuo nome." ammise tranquillamente. Come se quello che aveva appena detto non facesse sentire offesa. Lo guardai con aria interrogativa. "Non ho detto che non mi piace." finì la sua frase. 
 
Non riuscivo a capire il suo ragionamento ma lasciai stare. Mi girai dal lato del finestrino e guardai le nuvole, non vedevo l'ora di atterrare. Pensai che le quattro ore sarebbero passate in fretta ma ogni minuto che passava mi sembrava un inferno. Ci furono 3 turbolenze e dire che ero in panico era dire poco ma piano piano mi arresi alla mia paura e mi lasciai andare, ero stanchissima, sentivo i miei occhi chiudersi contro la mi volontà...
 
**
 
"Heeeey!" 
 
Sentii muovermi la testa delicatamente. Appena aprii gli occhi la luce del sole entrata dal finestrino mia accecò totalmente. Quando realizzai che ero ancora sull'aereo mi stiracchiai e mi resi conto che ero appoggiata sulla spalla del ragazzo biondo. Le mie guance si colorarono di rosso in due secondi, e ringraziai il cielo il fatto che lui non potesse guardarmi in faccia.
 
"Siamo arrivati." ridisse lui in modo delicato come se io fossi una bambina appena svegliata. 
 
"Scusa, non volevo appoggiarmi." mi rimisi composta come all'inizio del viaggio. Sentii la sua corta risata invadere il nostro spazio ma non mi girai per guardarlo, ero troppo in imbarazzo. Lui non rispose semplicemente si slacciò la cintura di sicurezza e prese la sua valigetta, mi guardò per l'ultima volta e mi sorrise andandosene. 
Che gente strana che mi capita di incontrare. 
 
**
 
Una delle cose che odiavo della mia città era il cambiamento improvviso del tempo. Stava diluviando. E tanto per cambiare un po' la situazione avevo perso o mi avevano rubato la mia adorata borsa. Lì dentro c'era tutto, telefono, soldi, chiavi di casa, lettere, c'era tutto. Come avrei fatto ad arrivare a casa senza un soldo in tasca? Rimasi sotto la fermata degli autobus, aspettando che smettesse di piovere ma non credevo che quel momento sarebbe arrivato subito. Forse era una delle giornate più brutte della mia vita, non lo dico per il fatto della pioggia ma perché come avrei fatto per tornare a casa? Ero davvero in panico,  mi guardavo in giro ma non c'era nessuno, c'erano solo le macchine che passavano velocemente senza fermarsi bagnandomi quasi tutta. Ne arrivò una, grande e nera mi bagno completamente e non mi lasciai scappare qualche parolaccia in più per l'autista.
 
"Ma sei deficiente? Cavolo sta diluviando, potresti anche andare più piano!" urlai.
 
La macchina si fermò dopo qualche metro da me, non mi aspettavo che lo facesse e devo dire che ero terrorizzata nel sapere che qualcuno stava venendo a dirmi qualcosa. Feci due passi all'indietro e aspettai che qualcuno scendesse. Dopo una manciata di secondi, dal sedile del copilota vidi aprirsi un ombrello nero, scese un ragazzo e subito notai i suoi capelli biondi che di sicuro avevo già visto prima. Si girò e venne verso di me con passo affrettato. 
 
"Mia sorella ringrazia per gli insulti." disse guardando prima la macchina nera e poi me. 
 
Volevo sparire in quel momento. Volevo farmi piccola piccola e non aver urlato niente a nessuno. 
 
"Comunque, dai andiamo." mi porse la sua mano incitandomi a seguirlo. Non mi opposi, d'altronde se non me lo dava lui il passaggio chi l'avrebbe fatto?
  
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