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Autore: alicethecarrot    26/03/2013    2 recensioni
"Mi chiamo Harry."
"Lo so qual'é il tuo nome, idiota."
Che cosa stupida. Pensava sul serio che non sapessi chi era? So persino il suo numero di scarpe! Poi mi resi conto di averlo chiamato idiota, ma un attimo prima di pentirmene lo sentii ridere.
"Sì, l'avevo immaginato. Io non so il tuo peró.."
"Caroline."
"Bene, Caroline - O mio dio mi ha appena chiamata col mio nome. Svengo. - penso che abbiamo un problema da risolvere: sei senza ombrello e sta piovendo a dirotto. Dove devi andare?"
...
"Dunque tu hai tre ore libere e non puoi muoverti senza un'ombrello. Io non ho nulla da fare e guarda caso sotto il mio ombrello ci si sta in due, un po' stretti ma meglio no?" -sorrise con ancora quell'aria maliziosa- "Posso accompagnarti a fare un giro per Londra?"
"Certo! E' il minimo che tu possa fare dopo avermi quasi uccisa!" Sorrisi anch'io, contagiata.
"Credevo fossi tu la pazza che correva e io l'eroe che ti aveva salvata."
"Io non ho detto eroe intanto."
...
(dal capitolo 3)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DREAM ON.

Capitolo 1 - Come una bambina in un luna park

 L ondra. Era sempre stato un sogno per me. Dalle foto, dai film e dai vari racconti si era formata nella mia mente l'immagine di una città magnifica, allegra, colorata e piena di posti fantastici e imperdibili.
Mi immaginavo ragazze che correvano veloci tra le strade lanciando uno sguardo veloce alle vetrine, con un cappuccino starbucks in mano. Vedevo grigi uomini d'affari seduti in raffinati ristoranti a parlare di lavoro e donne che si aggiornavano sulle ultime novità in amore accomodate su piccole sedie di un café accanto. E poi coppiette felici che camminavano respirando l'umidità londinese strette sotto un piccolo ombrello e famigliole con i propri figli al parco.

Per me Londra era tutto questo: amore, allegria, moda, risate e tanto altro. Inoltre, era da un po' di tempo che mi era nata una passione per l'inglese e avrei sacrificato qualsiasi cosa per poter finalmente sentire quell'accento così affascinante.

Ed era per questo che contavo i giorni che mancavano alla partenza per la gita di classe di una settimana, a Londra.

C'era solo una pecca in quell'altrimenti perfetta gita: la settimana prima era iniziato il 'take me home tour' e quindi non avevo modo di sperare che i one direction si trovassero a Londra e che ci fosse anche solo una remota possibilità che io potessi incontrarli.
E’ quasi impossibile esprimere a parole quello che provo per loro. Quel calore che mi scalda il cuore che  ogni volta che vedo i loro sorrisi o sento l’eco di una loro risata. Le lacrime che mi inumidiscono le ciglia quando riascolto le loro vecchie canzoni e le farfalle che mi mettono in subbuglio lo stomaco ogni volta che ripenso alle loro voci e alle loro parole. Ogni volta che sono triste penso a loro e al fatto che il 20 maggio li vedrò dal vivo, a Verona e tutto il resto perde in portanza. Io sono innamorata di quei cinque ragazzi, questo posso dirlo.


Finalmente dopo mesi di attesa estenuante partimmo per Londra. Ci trovavamo in quella magicacittà da più di due giorni ormai eppure io giravo ancora per le strade con occhi sognanti come quelli di una bambina in un lunapark immenso. Ecco. Londra era il mio lunapark e io mi sentivo tornata bambina.
Mi ricordo perfettamente ogni cosa vista durante quei pochi giorni: i musei, le strade, i giardini, le tipiche casette inglesi come quelle di Harry Potter, i negozi, i bar. E riesco ancora a sentire il profumo di pioggia nell’aria, l’aroma del caffè, l’odore di dipinto antico dei vari musei e, si.. persino la puzza della metropolitana. E come non posso dimenticare questi dettagli, non posso nemmeno dimenticare quel pomeriggio, apparentemente anonimo, in cui tutto cambiò.

Eravamo appena usciti dalla metropolitana, vicino a Buckingam Palace. L’idea era quella di fare una passeggia per il centro di Londra e arrivare a Harrods a piedi. Il tempo non era dei migliori: al contrario dei giorni precedenti pioveva a colpi e tirava un po’ di vento. Avevo avuto la brillante idea di mettermi le converse e, nonostante fossero di pelle, avevo i piedi tutti bagnati. Per colpa dell'umidità i miei capelli, alla mattina tutti lisci grazie alla piastra, avevano ora le punte arricciate in tanti boccoli. Senza contare il fatto che avevo la faccia congelata e non sentivo piú la mano che teneva l'ombrello, per questo facevo il conto alla rovescia dei secondi che mancavano prima che potessi rimetterla nella tasca e rimpiazzarla con l'altra. Era da tutta la mattina che correvamo di qua e di là e non mi reggevo più in piedi. In quel momento non desideravo altro che entrare da Starbucks e prendermi la tazza di caffè gigante, che in rapporto alla misure a cui siamo abituati noi italiani é veramente gigante.


Per via del tempo, la prof aveva frotunatamente deciso di riprendere la metro e uscire direttamente poco lontano da Harrods, in modo da guadagnare tempo. Tempo che io pensavo già di impiegare per comprarmi un panino gigante. Si, erano solo le due e avevamo pranzato da poco eppure io mi sentivo già un buco, anzi una voragine nello stomaco. Come deciso uscimmo dalla stazione della metro in fondo alla via che portava a Harrods. Mi sembrava il paradiso. Un enorme H&M, Zara alto 5 piani, Top Shop, Accessorize e Benetton tutti nella stessa via. E chiudeva la sfilata uno dei grandi magazzini piú famosi al mando. Ero cosí presa dall'ammirare il contesto che non mi accorsi che i miei compagni erano giá andati avanti e mi avevano seminato tra la folla. Riuscii a scorgere i loro variopinti ombrelli poco più avanti, dopotutto un gruppo di 25 persone non passa di certo inosservato e urlai forte il nome della mia migliore amica che chiudeva la fila insieme ad altre. Provai a correre con la conclusione che non era molto educato continuare a spingere chiunque incontrassi e cosí optai per un passo veloce. Borsa sotto braccio e ombrello in mano cominciai a schivare i passanti cercando di raggiungere i miei amici.

Troppo concentrata a pensare a tutto ció che sarebbe potuto succedermi se mi fossi persa in mezzo a quella folla finii letteralmente addosso a un tizio che era sbucato all'improvviso da non so dove. Dopo un soffocato "cacchio!" persi l'equilibrio anche per colpa del marciapiede bagnato e mi salvai dall'atterrare col culo per terra solo perché all'ultimo secondo afferrai la sua mano, prontamente protesa.

"No.. l'ombrello!" urlai indicando il mio ombrello rosso che volava via.
"Ehi non preoccuparti! Vieni sotto il mio!" Improvvisamente mi ricordai di quell'idiota che mi aveva fatta cadere.
"Stai bene?" alzai gli occhi e...


Curiose di scoprire chi è il misterioso ragazzo sbucato dal nulla?? Leggete il prossimo capitolo "Come un fiume in piena".

E grazie a tutte per averlo letto! Se vi va lasciate una vostra recensione, mi farebbe piacere! :) 

 
  
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