Capitolo 7.
Non voglio vederti soffrire
Mi
manchi...
Posso far finta di star bene, ma mi manchi...
Ora capisco che vuol dire averti
accanto prima di dormire...
[...]
Mi manchi...
E potrei avere un’altra donna ma
mi ingannerei...
Sei il mio rimorso senza fine, il freddo delle mie mattine...
Quando mi guardo intorno e sento che...
Mi manchi...
-Non ci credo...- mormorò Phinks
incredulo.
–Credici. Quella
volta ha scatenato un vero tornado! Spesso il clima veniva influenzato
dal suo
umore. E dato che un po’ era lunatica, ti potevi trovare in
mezzo ad un
cataclisma nel giro di un istante. Per questo motivo cercava sempre di
stare
allegra: per non causarci guai. Ma quella volta la tristezza e la
disperazione
ebbero il sopravvento.- spiegò Machi, prima sorridendo e poi
diventando triste.
–Che potere spaventoso...- mormorò lui.
Stettero un attimo in silenzio, mentre
il sole calava alle loro spalle: da diverse ore il triste racconto
proseguiva,
ed il tempo era volato come sabbia al vento.
–Wow... Quant’è tardi!-
esclamò Phinks,
dando un’occhiata al cielo sempre più
scuro.
Tornò a guardare la ragazza.
–Vuoi
continuare o sei stanca?- le chiese accennando un sorriso.
–Certo che sì!-
rispose facendo una smorfia indignata –Piuttosto, tu ce la
fai ancora a
seguirmi?-
Ora fu il suo turno di offendersi.
La ragazza scoppiò a ridere.
Dopo aver terminato
di leggere Feitan chiuse il quaderno.
Gli erano tornati alla mente tanti,
troppi ricordi del passato che tentava di tenere sepolti.
Ma, la verità, era
che lui non voleva dimenticare.
Perché assieme alle cose brutte avrebbe
scordato anche i momenti belli e felici.
E avrebbe dimenticato lei...
Non voleva
dimenticare il suo sorriso, i suoi insulti, tutte le prese in giro e
gli
scherzi.
Erano stati amici per anni, forse qualcosa di più, ma alla
fine erano
riusciti a chiarirsi e ad ammettere di volersi bene più di
due amici o due
fratelli.
Ma quanto coraggio, quanta decisione, che c’erano voluti per
farlo! E
quanti dubbi, quante esitazioni, prima!
Solo a pensarci gli si stringeva lo
stomaco.
Poggiò sul muretto il quadernino, ma dalle pagine
scivolò un foglio
che prima non aveva notato.
Lo raccolse incuriosito.
No, non era un foglio, ma
una fotografia.
Raffigurava due giovani: lei sorrideva radiosa e felice, gli
occhi socchiusi, ed aveva il braccio attorno alle spalle di lui, che
invece era
appena appena sorridente.
Ma si vedeva quanto stessero bene insieme.
Dietro alla
foto c’era una scritta, con la data, il luogo dove era stata
scattata e quattro
parole: “Grazie di tutto, Feitan”.
Leggendola, il ragazzo si lasciò sfuggire un
sorriso amaro, che raccontava tutta la tristezza che stava provando.
Anche se la tormenta era
terminata, la neve caduta non si
era sciolta.
Feitan era seduto dove, alcune ore prima, lei gli aveva urlato contro.
Non si era mosso, non sapendo proprio cosa fare.
“Non capisci niente! Sono per
te, stupido, per te!”
Gli rimbombavano in testa quelle parole.
Alzò il capo al
cielo, scrollandosi di dosso la neve che era caduta.
Sentì dei passi, ma non si
voltò.
–Feitan...-
Una voce.
La conosceva sin troppo bene per non riconoscerla.
“Kaede!”
A quel punto scattò in piedi e si girò per
guardarla.
Si vedeva che
era distrutta, ma l’espressione decisa che aveva sul volto
non mentiva.
–Che c’è?-
Anche se non voleva, rispose con una certa durezza nella voce.
Lei fece una
smorfia.
Si rese conto dello sforzo che la ragazza stava facendo e
cercò anche lui
di controllarsi.
–Senti... Non potresti dimenticare quello che ho detto? Non
potremmo
tornare amici?- lo supplicò esitante, fissando il
terreno.
Si aspettava che le
ridesse in faccia e che le desse della stupida, ma non successe
nulla.
–Come potrei
dimenticare?- disse invece con voce grave.
Alzò lievemente il capo e lo guardò.
Era serio.
–Vieni qui- fece lui.
Non si mosse.
–Vieni qui, Kaede. Cosa c’è, hai
paura?-
Tornò a fissare a terra, senza muoversi né
parlare.
Allora fu il
ragazzo a fare un passo verso di lei. Le arrivò davanti, ed
ancora teneva il
volto rivolto verso il basso.
Le prese il mento e con delicatezza lo sollevò,
in modo da poterla guardare negli occhi.
Stava per scoppiare in lacrime.
–Kaede,
non voglio mai più vederti in questo stato, soprattutto per
causa mia. Scusa.-
disse pacato.
Aveva deciso di gettare la maschera e di dire solamente quello
che sentiva.
Niente di più, niente di meno.
Lei sgranò gli occhi, stupita e
confusa.
Ma ogni subbio scomparve quando Feitan si chinò in avanti e
poggiò le
labbra sulle sue, azzardando un bacio piuttosto impacciato.
Era il primo per
entrambi, ed entrambi erano imbarazzati e goffi, ma felici oltre ogni
misura.
Quando
si distanziarono erano tutti e due rossi come peperoni, e non si
guardavano.
Poi
Kaede si riscosse e gli saltò addosso, avvinghiandosi con le
braccia al suo
collo ed iniziando a piangere.
Lui, superato l’istante di smarrimento, la
strinse a sé e le accarezzò i capelli,
affettuosamente.
–Stai calma- le disse
con una voce dolce che non gli apparteneva –Ci sono qui
io-
A poco a poco lei
si calmò, e quando questo successe iniziò a
tirare un forte vento che spazzò
via le nuvole.
Si guardarono ancora, arrossendo lievemente.
Ora splendeva un
bel sole caldo, sia nel cielo che nel cuore dei due ragazzi.
Ok...
Com'e venuto? Spero bene...
E quindi, quei due ce l'hanno fatta, finalmente!
Ah, posso darvi un consiglio?
Ascoltatevi la canzone "Mi manchi" di Fausto Leali (da cui vengono le
parole a inizio capitolo).
Ne vale la pena, ed esprime ESATTAMENTE i pensieri e le sensazioni di
Feitan...
Ditemi che ne pensate, d'accordo?
Keyla