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Autore: Kitri    27/03/2013    16 recensioni
"Ancora una volta il ragazzo non rispose. Si limitò a seguire con gli occhi quella meraviglia, che passando davanti al suo tavolo non si era sottratta ad un nuovo gioco di sguardi, regalandogli l’ultima intensa emozione".
Un colpo di fulmine e una serie di coincidenze, un amore che porterà i due protagonisti a riscoprire se stessi.
La mia prima fanfiction!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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BUON NATALE, AMORE MIO! ( 2a parte) 
 
 
Quando Usagi aprì gli occhi, la prima cosa che vide furono le tendine rosa della sua stanzetta. Sorrise al pensiero che era stata proprio lei, anni addietro, a sceglierle di un colore così infantile.  
Decise di alzarsi, nonostante la sera precedente avesse fatto piuttosto tardi e avesse bevuto un po’ troppo. Il tepore e la morbidezza del suo letto la invitavano a desistere da quella che sembrava un’ardua impresa, ma aveva almeno due ottimi motivi per non continuare a poltrire: era Natale e voleva godersi la sua famiglia.
Si fece coraggio e, decisa, spostò le coperte di lato.
«Brrrrrr!» esclamò, quando il freddo della stanza avvolse il suo corpo ancora caldo, penetrandole fino alle ossa.
Rapida indossò la sua vestaglia di pile rosa e si affrettò a scendere per la colazione.
Che gioia fu trovare tutti già svegli, intorno alla tavola!
«Buongiorno e buon Natale!» esclamò con un sorriso radioso, entrando in cucina.
L’odore del caffè e della crostata di Yumiko riempivano l’aria, rendendo l’atmosfera ancora più intima e familiare.
Usagi inspirò profondamente quel profumo, in modo da riempirsene il più possibile l’anima e farne scorta per le sue tristi colazioni da sola.
“Tristi quando non ci sarà Mamoru!” pensò sognante, mentre si sedeva al suo solito posto, accanto a Shingo.
 
Erano le nove passate e Mamoru era in viaggio già da un paio di ore.
Aveva chiesto l’indirizzo di Usagi in ospedale, all’ufficio del personale, e alle sette in punto era partito. Era ormai quasi giunto a destinazione.
La ragazza viveva in un quartiere residenziale periferico, piuttosto lontano dal centro della città, ai piedi di una maestosa collina.
Mamoru ci mise un po’ a individuare la direzione giusta, poiché, a quell’altitudine, il navigatore continuava a fare i capricci e a perdere il segnale.
Ma, fortunatamente, non c’era neve e il viaggio era proseguito senza grossi intoppi, secondo la sua tabella di marcia.
Chissà che faccia avrebbe fatto Usagi, quando l’avrebbe chiamata per dirle che era lì!
Era stato tentato di avvisarla del suo arrivo, ma lei amava le sorprese e lui non aveva saputo fare diversamente. Sorrise, invaso da un senso di pace profonda. Pochi minuti ancora e l’avrebbe avuta di nuovo tra le sue braccia.
«Ecco, ci siamo!» esclamò, accostando la sua auto poco distante da quella che doveva essere la villetta degli Tsukino.
Selezionò la voce “Usako” nella rubrica del suo telefono e abbassò il volume dell’autoradio.
 
Dopo aver fatto una doccia calda ed essersi vestita, Usagi accese il pc. Consultò qualche sito internet e un paio di riviste on-line di medicina, poi diede una rapida scorsa alla posta. A parte i vari messaggi pubblicitari, che eliminò direttamente, senza neanche aprirli, ne notò due che non esitò a leggere immediatamente.
Uno era di Takashi, che, senza troppi giri di parole, diretto come sempre, le chiedeva di passare insieme il Capodanno. Aggrottò la fronte. Una smorfia divertita comparve sul suo viso.
“Sono cambiate un bel po’ di cose dall’ultima volta, mio caro Takashi!” disse tra sè.
Magari lo avrebbe chiamato più tardi per accennargli le ultime novità e invitarlo a farsene una ragione, visto che il loro particolare rapporto sarebbe cambiato. Sempre che lui fosse stato intenzionato a coltivare una normale amicizia.
Il secondo messaggio, invece, era di Naru, che le faceva gli auguri di Natale e ne approfittava per inviarle in allegato qualcosa che sperava le facesse piacere.
Usagi cliccò curiosa sull’icona in alto e, con sua grande sorpresa, sullo schermo comparve la foto scattata proprio da Naru alla festa degli specializzandi e che ritraeva lei e Mamoru.
Che pensiero dolcissimo da parte sua!
Naru si era accorta di tutto dall’inizio, ma per discrezione non aveva mai detto niente.
«Non ho mai pensato che il tuo fosse un amore interessato. Siete una coppia bellissima e ho sempre fatto il tifo per voi!» le aveva risposto quando Usagi, dopo l’episodio del gelato, aveva cercato di giustificare la sua storia con un superiore.
La ragazza aveva dimostrato di non avere pregiudizi nei suoi riguardi, nonostante si conoscessero da poco, e di meritare l’amicizia sincera di Usagi.
Si affrettò quindi a risponderle e a ringraziarla di cuore per quella bella sorpresa.
Aprì di nuovo la foto per osservarla meglio e si trovò piuttosto strana in quell’immagine.
L’ imbarazzo del momento in cui era stata scattata era palese sul suo volto contrito e teso. Ricordava benissimo l’agitazione di quella sera e tutto ciò che era successo dopo. Sospirò con aria trasognata.
Mamoru, invece, era sempre bellissimo.
Come una stupida, si ritrovò a pensare se fosse più bello con lo smoking o con il camice, con jeans e maglietta o … nudo nel suo letto. Rise a quel pensiero. Eh sì, era decisamente in piena tempesta ormonale!
“Chissà se è già sveglio!” pensò allungando il braccio per prendere il telefono, che, però, proprio nello stesso istante, cominciò a squillare.
«Buon Natale!» esclamò la voce di Mamoru dall’altro lato del telefono.
«Buongiorno e buon Natale a te! – rispose la ragazza sorridendo – Credevo non ti piacesse questa festa».
«Infatti, non sbagli, ma è che ultimamente sono circondato da persone con un forte spirito natalizio … sarò stato contagiato!» disse lui ironico.
«Spiritoso! – esclamò Usagi con una smorfia – Dove sei adesso?».
«Ehm … sto andando in ospedale, c’è stata un’emergenza».
Mamoru cercò di essere il più convincente possibile e di non far trapelare nulla.
«Ma hai detto che non eri reperibile».
«Già, ma a quanto pare sono l’unico neurochirurgo rimasto in città – cercò di giustificarsi, sperando di essere creduto. Poi, rigirò la domanda - Tu, invece, dove sei?».
«A casa, nella mia stanza».
 Capisco. La tua stanza affaccia sulla strada?».
Usagi corrugò la fronte. E questo che c’entrava?
«Sì, ma perché me lo chiedi?».
«Mi sono sempre chiesto cosa si vedesse dalla tua finestra. Per esempio, adesso, se ti affacci, che vedi?».
«Mamo-chan, sei impazzito o hai bevuto?» chiese la ragazza con sarcasmo.
«Non sei per niente romantica! Volevo solo immaginare di essere con te e vedere le stesse cose che vedi tu» rispose lui fingendosi offeso, ma in realtà divertito dalla reazione della ragazza.
Usagi scrollò le spalle, ancora meravigliata da quella strana richiesta, poi uscì sul suo balcone, incurante del gelo che le pungeva la pelle.
Da lontano, Mamoru riuscì a distinguere la sua sagoma.
«Allora, c’è il mio giardino, che adesso è spoglio e triste. Poi si vede la strada, un lungo viale di ciliegi, che in primavera si riempiono di fiori bianchi e rosa. A sinistra inizia il pendio della collina e a destra … ».
Usagi si bloccò improvvisamente. In lontananza, nel silenzio e nella solitudine del quartiere, notò una macchina rossa, che non aveva mai visto e che sembrava essere proprio quella di Mamoru. Adesso aveva anche le allucinazioni!
“Naaa, ci saranno migliaia, se non addirittura milioni, di macchine come la sua!” si disse scuotendo la testa.
«A destra?» insistette Mamoru.
«Una macchina rossa».
«E poi?» chiese ancora lui, mentre scendeva dalla sua auto.
«C’è anche una persona che … - arrivò a rispondere prima che il respiro le si bloccasse - Tu sei pazzo!» aggiunse sgranando gli occhi per la sorpresa, dopo aver riconosciuto Mamoru.
«Sì!» esclamò lui, divertito dalla reazione di Usagi.
«Ma pazzo davvero!».
La ragazza stentava ancora a credere che quella persona fosse realmente lui, mentre il cuore le batteva a mille per la gioia.
«Sì, pazzo davvero! E adesso vuoi scendere?».
Usagi non se lo fece ripetere. Rientrò e come una furia si precipitò giù per le scale.
«Dove vai, Usagi?» le chiese Yumiko vedendola sfrecciare davanti al salotto.
«Ti spiego dopo!» gridò lei, sbattendo dietro di sé la porta d’ingresso e lasciando la donna interdetta, a chiedersi cosa le fosse successo.
Corse come un fulmine lungo quel silenzioso viale alberato che la divideva da lui e che sembrava non finire mai e, quando finalmente lo raggiunse, concluse quella folle corsa saltandogli in braccio e avvolgendogli le gambe intorno alla vita.
Mamoru l’accolse con prontezza, ma la forza del suo slancio lo fece barcollare leggermente, costringendolo ad appoggiarsi alla portiera della macchina per non cadere. Le loro labbra si incontrarono immediatamente, schiudendosi subito in un bacio profondo e travolgente, dal quale non riuscivano più a staccarsi, neanche per riprendere fiato.
Sembrava la scena di uno di quei film romantici, dove i protagonisti si ritrovano dopo tanto tempo. Solo che, nel loro caso, la lontananza era durata poco più di un giorno e non avevano saputo resistere oltre.
«Ehi, - le disse facendole appoggiare lentamente i piedi a terra- che accoglienza!».
Usagi non riusciva a parlare, persa nel blu di quegli occhi, che dal primo momento l’avevano incantata. Gli accarezzò il viso, con incertezza, quasi come se non credesse ancora che lui fosse lì, vero e reale, a stringerla tra le sue forti braccia.
Mamoru le posò un bacio tenero sulla fronte, mentre lei sospirava, godendo fino in fondo di quel gesto d’amore che tanto le era mancato.
«Sono contenta che tu sia qui» alla fine riuscì a pronunciare.
«Anche io sono contento» sussurrò lui sulle sue labbra, poco prima che queste si schiudessero in un nuovo bacio, meno impetuoso ed esigente, ma altrettanto passionale e profondo.
«Volevo augurarti buon Natale e, soprattutto, ci tenevo a darti questo» disse Mamoru, staccandosi leggermente da lei ed estraendo dalla tasca della giacca un pacchetto rosso, che porse a Usagi.
La ragazza prese tra le sue mani quel pacchetto rettangolare, confezionato in maniera così elegante che quasi aveva paura a scartarlo. Lo rigirò tra le mani, ammirandolo, indecisa su cosa fare. Tutto si aspettava, tranne che un regalo di Natale da parte di Mamoru.
«Forse dovresti aprirlo» le suggerì lui.
Usagi con un colpo deciso stracciò la carta che lo avvolgeva, scoprendo un cofanetto di velluto blu. Lo aprì e sgranò gli occhi per la meraviglia, quando ne vide il contenuto: una collanina con un bellissimo pendente a forma di mezzaluna, tempestato di brillantini.
«È bellissima!» esclamò entusiasta, puntando i suoi occhi azzurri luminosi in quelli di Mamoru, che sorrise contento.
Poi estrasse la collana dalla custodia e gliela porse, perché l’aiutasse a indossarla.
«Non dovevi! - esclamò Usagi, guardandolo, mentre con una mano accarezzava il gioiello che ora pendeva dal suo collo - Grazie Mamo-chan!» aggiunse avvolgendogli le braccia intorno alla nuca e baciandolo.
«Sono felice che ti piaccia, Usako – rispose il ragazzo accogliendola ancora tra le sue braccia – Ora, però, mi sa che è meglio che vada».
«Cosa?!? – chiese Usagi incredula – Vorresti dirmi che sei venuto fin qua solo per pochi minuti e solo per darmi il tuo regalo? Allora tu sei davvero pazzo! Non se ne parla proprio, adesso rimani qui!».
«Volevo vederti, anche solo per pochi minuti. Non posso rimanere».
«E perché mai? Sei libero e non sei reperibile, quale occasione migliore?».
«Usako, tu sei qui per la tua famiglia, non voglio rubarti il tempo che dedicheresti a loro. Lo so quanto ci tenevi a passare questo giorno a casa tua».
«Sì, ma ci tenevo anche a passarlo con te! Forza, prestami il telefono, il mio l’ho lasciato a casa. Chiamo Yumiko e le dico che ti fermi a pranzo con noi».
«No, no! Io torno a casa! Non voglio creare alcun disturbo».
«Ma quale disturbo? Yumiko ne sarà contenta. Adesso la chiamo e poi ce ne andiamo un po’ in giro. Forza, il telefono!».
«Usako, ma … ».
«Niente ma! Non ti faccio tornare a casa da solo il giorno di Natale! E poi l’hai detto tu che volevi conoscermi meglio ed entrare nella mia vita. Ecco, questa è parte della mia vita, benvenuto! E ora dammi il telefono, altrimenti ci vado personalmente ad avvisare Yumiko».
Non c’era verso di farle cambiare idea. Usagi era proprio testarda e, in fondo, Mamoru non aveva così tanta voglia di andarsene e separarsi ancora da lei. Così, ancora con qualche piccola reticenza, le passò il telefono, emettendo un profondo sospiro di rassegnazione.
«Pronto, Yumiko! Sono io, Usagi – disse non appena la donna ebbe risposto al telefono – Senti, ti ricordi di quella persona di cui ti ho parlato, Mamoru? È qui e l’ho invitato a pranzo, è un problema per te?».
«Assolutamente no, anzi, mi farebbe molto piacere conoscerlo».
«Bene! Solo che si rifiuta di venire perché ha paura di disturbare. Glielo dici tu che non è un fastidio?».
«Ma quale fastidio? Passamelo subito!».
Usagi sorrise soddisfatta porgendo il telefono a Mamoru, che, seppur imbarazzatissimo, fu costretto a rispondere.
«Pronto, buongiorno! » disse timidamente.
«Ciao Mamoru, sono Yumiko, la moglie del papà di Usagi. È un vero piacere fare la tua conoscenza, ma sarei ancora più lieta di conoscerti personalmente. Accetteresti il mio invito a pranzo? Ne sarei molto felice».
Mamoru esitò un attimo, fissando Usagi davanti a lui, che se la rideva.
«Ok, se non è un fastidio, accetto volentieri».
Alla fine era stato costretto a cedere.
«Oh, bene, mi fa molto piacere! Ci vediamo dopo allora».
«A dopo» rispose lui riagganciando e lanciando un’occhiata feroce ad Usagi, che continuava a ridere.
La ragazza, alla fine, intenerita dopo averlo messo in difficoltà, lo abbracciò, posandogli tanti baci sulle guance.
Mamoru non potè non sciogliersi sotto quei baci caldi e affettuosi della sua Usako.
«Riesci sempre a ottenere quello che vuoi, vero?» le chiese di nuovo sorridente.
Usagi annuì.
«Che ne dici adesso di una cioccolata calda per riscaldarci?» gli chiese, poi.
«Ottima idea! Fa piuttosto freddo qui».
E così dicendo, salirono in macchina e si avviarono verso il Moonlight Bar, pronti a recuperare quelle poche ore che avevano vissuto separati.
 
«Rilassati! – esclamò Usagi a un Mamoru visibilmente agitato, davanti alla porta di casa Tsukino – Sei teso come una corda di chitarra!».
Gli sorrise e con una mano gli accarezzò i capelli, mentre lui tentava di abbozzare un sorriso, che, invece, somigliava più a una smorfia.
«Andrà tutto bene, vedrai – aggiunse la ragazza – I miei sono tranquillissimi. Sachi praticamente viveva qui».
Il ragazzo la fissò, dimenticando per un attimo il suo stato di agitazione.
«Sachi? Chi è Sachi?» arrivò a chiedere, prima che la porta si aprisse e comparisse la figura di una donna.
«Benvenuto! Io sono Yumiko. Ci siamo parlati prima al telefono» disse sorridendo e tendendogli la mano per salutarlo.
«È un vero piacere conoscerla, io sono Mamoru. La ringrazio per il suo invito».
«Ma figurati, è un vero piacere per me. Ma prego, accomodati. Usa-chan, fai tu gli onori di casa?».
Usagi lo trascinò verso il salotto, dove Kenji leggeva il giornale sul divano, mentre Shingo e Chibiusa, seduti a terra, davanti al televisore, si divertivano con i videogiochi.
L’atmosfera che regnava era di grande armonia e serenità, e Mamoru avvertì subito una sensazione di intimità e calore invaderlo.
Il momento delle presentazioni con il padre e il fratello maggiore di Usagi non fu così tragico come aveva immaginato. Non erano affatto i due orchi dagli occhi infuocati e minacciosi, che si aspettava, pronti a sbranarlo se avesse osato fare del male alla loro Usagi. E la piccola Chibiusa era un’Usagi in miniatura, davvero deliziosa, se si escludeva il fatto che avesse deciso di metterlo da subito in imbarazzo, ancora di più di quanto non lo fosse già.
«Sei il fidanzato di Usagi?» aveva chiesto con aria innocente.
«Ehm … » farfugliò Mamoru.
“E adesso che le dico?”.
«Ehm … sì!».
«E le vuoi bene?».
Cavoli, la seconda domanda era pure peggio della prima. A mettere così a nudo i propri sentimenti, davanti a tutti, proprio non ci era abituato. Ma cos’era, il tribunale dell’Inquisizione?
«Certo che le voglio bene!» rispose cercando di sembrare naturale e provando a smorzare la tensione, sotto gli sguardi curiosi della famiglia Tsukino al completo.
Fortunatamente, la bambina sembrò soddisfatta dalle sue risposte. L’unica cosa che le stava a cuore era la felicità della sorella e Mamoru con le sue risposte l’aveva rassicurata che non c’era da temere. E così, con un grande sorriso stampato sul viso si allontanò tornando ai suoi giochi, mentre Mamoru potè tirare un enorme sospiro di sollievo.
 
Il pranzo andò benissimo. Yumiko era un’ottima cuoca e la compagnia era delle migliori.
Mamoru, salvo il più che normale imbarazzo iniziale, si sentì perfettamente a suo agio con la famiglia di Usagi. Erano davvero molto affiatati e sentì quasi di far parte di quel calore familiare.
In particolare, si trovò subito d’accordo con Shingo, che era un ragazzo molto intelligente, ma anche simpatico e spiritoso. Si divertì con lui a prendere in giro la povera Usagi, che però non sembrava prendersela. Anzi, era piuttosto contenta che Mamoru si fosse subito adattato, nel migliore dei modi, a quella insolita situazione. E non aveva importanza se avesse cominciato a chiamarla Odango, dopo aver scoperto la buffa acconciatura a polpette che portava da piccola, anche se lei si fingeva irritata.
Per tutto il tempo, il ragazzo ebbe modo di osservare il rapporto che legava tutti i membri della famiglia Tsukino. I tre fratelli erano molto uniti, nonostante le differenze di età e di carattere. Yumiko era dolce e affettuosa e si vedeva lontano un miglio quanto amasse Usagi e Shingo, nonostante non fossero figli suoi.
E Usagi, poi! Era così allegra!Quella parte fredda e cupa di lei, che aveva conosciuto, sembrava quasi non esistere. Era un’altra persona, così serena, sorridente e rilassata.
Ma, in particolare, l’attenzione di Mamoru si focalizzò su Kenji. Non aveva niente a che vedere con suo padre Hiroshi. Era un avvocato importante e, stando a quanto gli aveva raccontato Usagi era sempre impegnato e spesso viaggiava per lavoro, ma questo non sembrava aver compromesso in alcun modo il suo ruolo all’interno della famiglia. Non perdeva occasione di dimostrarsi affettuoso e premuroso nei confronti della moglie e dei suoi figli, a dimostrazione, dunque, che quella di Hiroshi Chiba era soltanto una scusa. Del resto, pensò, Hiroshi era sempre stato impegnato altrove.
«Tutto bene?» gli chiese la ragazza, sedendosi accanto a lui sul divano e accarezzandogli amorevolmente i capelli, mentre Yumiko serviva il dolce e il caffè.
Mamoru annuì.
«Siete proprio una bellissima famiglia!» disse.
Usagi sorrise.
«Lo so! - rispose, immaginando tutta la malinconia del ragazzo nascosta dietro quella frase - Da oggi, se lo vuoi, ne fai parte anche tu!».
Mamoru si sentì riempito dall’amore di Usagi, espresso attraverso quelle semplici e dolci parole. Adesso che c’era lei nella sua vita, tutto il resto non aveva importanza. E lui l’amava più di qualunque altra cosa. Chiuse gli occhi godendo della delicatezza delle sue carezze e stringendo con passione la sua mano piccola e delicata, senza aver timore di mostrare ad altri quell’innocente effusione.
«Vieni, voglio mostrarti una cosa» esclamò la ragazza improvvisamente, alzandosi dal divano. Mamoru la guardò con aria interrogativa.
«Non preoccuparti – lo rassicurò lei, facendogli l’occhiolino – è solo giunto il momento di darti il mio regalo!».
«Un regalo per me?» chiese il ragazzo sorpreso.
Usagi annuì sorridendo. Gli prese la mano e lo condusse fino in soffitta.
 
«Vedo che qui sei molto più attrezzata che a casa tua» esclamò Mamoru ironico, osservando la saletta che Usagi aveva allestito per dedicarsi alla sua passione per la danza.
«È una questione di spazi. L’altra casa è troppo piccola – rispose la ragazza. Poi aggiunse – Comunque non è questo il tuo regalo».
E, mentre si dirigeva verso l’armadietto bianco, lo guardò maliziosa, alludendo a come era andata a finire la prima volta che aveva ballato per lui.
Mamoru rispose a quel sorriso furbo abbracciandola da dietro e posandole un casto bacio sul collo, indugiando per qualche secondo sulla sua pelle bianca e profumata.
Usagi, senza farsi sedurre dalla sensualità di quel bacio, aprì le ante dell’armadio e ne estrasse una valigetta marrone rigida, con un enorme fiocco rosso.
«Buon Natale!» esclamò sorridente, porgendola a Mamoru.
Lui la guardò curioso, non riuscendo a immaginare cosa potesse contenere. Poggiò quella strana custodia sul tavolo e l’aprì. Sgranò gli occhi per lo stupore, quando si trovò davanti una decina di vinili dei Beatles, introvabili. Insomma, un vero tesoro.
«Usako, ma sono stupendi – disse ammirandone uno e rigirandoselo tra le mani – Avrai speso una fortuna!».
«Lo sapevo che ti sarebbero piaciuti! Li ho presi ieri pomeriggio in un negozio di dischi fornitissimo, qui in centro».
«Grazie, Usako!» le disse poi abbracciandola.
La ragazza si avvicinò alla valigetta e cominciò a rovistare tra i dischi. Ne estrasse uno.
«Eccolo!» esclamò.
Lo sistemò sul suo giradischi e posizionò la testina. La voce di John Lennon cominciò a cantare dolci parole d’amore, mentre Usagi e Mamoru, abbracciati, si muovevano lentamente, seguendo quella musica che avvolgeva i loro cuori.
 
Love is real, real is love
Love is feeling, feeling love
Love is wanting to be loved
Love is touch, touch is love
Love is reaching, reaching love
Love is asking to be loved

Love is you
You and me
Love is knowing
We can be

Love is free, free is love
Love is living, living love
Love is needing to be loved




Non parlavano. Ascoltavano il battito dei loro cuori, il ritmo cadenzato dei loro respiri. Guancia a guancia, stretti in un abbraccio infinito. E John Lennon continuava a cantare le parole che Usagi non aveva mai saputo pronunciare, ma che scalpitavano per venire fuori.
“L’amore sei tu, tu e io, l’amore è conoscere ciò che possiamo essere”.
Alla fine, Usagi aveva ceduto completamente, permettendogli di entrare nella sua vita e dando a entrambi la possibilità di vedere cosa avrebbero potuto costruire insieme.
“L’amore è libero, l’amore è vivere l’amore, l’amore è avere bisogno di essere amati”.
Alla fine, Usagi aveva scelto di sciogliere i suoi vincoli e di essere libera, aveva scelto di vivere l’amore, perché non c’era niente di più bello che amare ed essere amati.
«Buon Natale, amore mio!» gli sussurrò dolcemente, mentre la musica sfumava in sottofondo. Mamoru le prese il viso tra le mani, fissando i suoi occhi blu in quelli azzurri di lei, cielo notturno che si specchiava in un mare limpido e cristallino, come la prima volta, come ogni volta.
Aveva compreso perfettamente la dichiarazione d’amore di Usagi, di quella donna che era entrata così prepotentemente nella sua vita e di cui già non riusciva più a fare a meno, di quella creatura così bella e delicata, che in quel momento gli stava donando il suo cuore.
«Buon Natale anche a te, amore mio!» pronunciò, posando le sue labbra su quelle morbide e calde di lei. Un bacio casto e innocente, che divenne sempre più intimo e travolgente, come a suggellare la tacita promessa che si erano appena scambiati.
Staccandosi piano e a malincuore dalla bocca di Usagi, Mamoru rise, ancora appoggiato sulle labbra umide di lei.
«È meglio che ci fermiamo qui, altrimenti non rispondo più delle mie azioni».
La ragazza sorrise d’accordo, donandogli un ultimo delicato bacio, prima di sciogliersi definitivamente dall’abbraccio.
Appena in tempo!
«Usa, Usa! Vieni a vedere, nevica!».
La voce allegra di Chibiusa, che si affacciava sulla porta aperta della soffitta, li richiamò alla realtà.
«Davvero? – esclamò la ragazza con lo stesso tono entusiasta della sorellina – Andiamo a vedere Mamo!».
Abbondanti fiocchi di neve cadevano velocemente giù dal cielo e avevano già ricoperto l’intero giardino. Era uno spettacolo magnifico.
«Non puoi tornare a casa con questo tempo!» esclamò Kenji rivolto a Mamoru.
«Non è un problema, sono abituato a guidare con la neve» rispose il ragazzo.
«Ma è buio e il tempo peggiorerà!» intervenne Usagi.
«È pericoloso, Mamoru! Rischieresti di rimanere bloccato in una bufera – continuò Kenji – Perché non ti fermi qui per la notte? Abbiamo una stanza per gli ospiti. Poi domani mattina ripartirai».
Mamoru rimase spiazzato da tanta disponibilità.
«Non vorrei crearvi altri fastidi, davvero!» rispose il ragazzo.
«Ma quali fastidi? È deciso, stanotte resti qui! Chi la sentirebbe Usagi se dovesse succederti qualcosa!» aggiunse l’uomo sorridendo e strizzando un occhio.
Mamoru sorrise di rimando. Adesso capiva da chi avesse preso Usagi.
«Ok, grazie mille, signor Tsukino».
 
Distesa nel suo letto, non riusciva ad addormentarsi. Si girava e rigirava, nel tentativo di trovare la posizione adatta che le conciliasse il sonno, ma niente da fare. Morfeo, per quella notte, aveva deciso di non passare a farle visita.
Era l’una passata e il pensiero di Mamoru, nella stanza accanto alla sua, era un chiodo fisso. Un’idea decisamente folle, data la situazione, le era balzata in mente e non riusciva più a mandarla via.
«Basta!» esclamò saltando in piedi dal letto.
Aprì con cautela la porta della sua stanza e drizzò le orecchie per captare eventuali rumori. Niente, via libera!
La stanza di Kenji e Yumiko era dall’altro lato del corridoio e non c’era il problema che si alzassero nel cuore della notte, dato che avevano il bagno in camera. Chibiusa aveva ereditato proprio da lei il gene del sonno profondo e neanche le cannonate l’avrebbero svegliata, e sapeva che Shingo non avrebbe spifferato nulla se l’avesse scoperta.
Si fece coraggio e, piano piano, si avvicinò alla stanza dove dormiva Mamoru.
«Mamo-chan, dormi?» sussurrò aprendo lentamente la porta.
«Usako, che ci fai qui?» rispose a bassa voce lui.
«Non riuscivo a dormire, sapendo che tu eri qui - rispose richiudendo delicatamente la porta alle sue spalle e avvicinandosi al letto - Ho voglia di fare l’amore con te!» aggiunse provocante.
«Qui? Adesso?» chiese lui.
Nella penombra della stanza, Usagi non riusciva a distinguere la sua espressione, ma dal tono di voce le era sembrato quasi preoccupato. Le scappò una risatina sommessa.
«Mhm, mhm!» rispose, mentre con le labbra già si era avvicinata ad accarezzargli il collo.
«Usako, ma non mi sembra il caso. Nella stessa casa in cui dorme la tua famiglia!» protestò lui, cercando di sottrarsi a quelle pericolose carezze.
«Come sei antico!» esclamò lei senza demordere e continuando a baciarlo.
«Non sono antico! Non mi sentirei a mio agio sapendo che qualcuno potrebbe scoprirci. Sai che figura!».
«Nessuno entrerebbe in questa stanza, fidati! Quindi non possono scoprirci».
«Ma è una mancanza di rispetto nei confronti di tuo padre, che è stato così gentile a ospitarmi!» disse, mentre i baci caldi di lei già cominciavano a far vacillare la sua integrità morale.
«Gli chiederai scusa domani!» disse Usagi ironica, alzandosi dal letto per sfilarsi il pantalone del pigiama.
Con uno scatto scostò le coperte sistemandosi a cavalcioni su di lui.
«Nessuno ci sentirà, saremo silenziosi!».
«Guarda che tu non lo sei per niente!» rispose lui malizioso.
Era ancora combattuto tra il senso del dovere nei confronti di Kenji e la forte eccitazione che quella situazione gli aveva provocato.
Usagi continuava a sfiorarlo con le labbra, mentre la sua mano, audace, scendeva sempre più giù. Resistere o cedere? La pressione sul proprio torace nudo del morbido seno di Usagi, libero sotto la sottile maglia del pigiama, fu la goccia che fece traboccare il vaso. La lussuria di quel contatto sciolse ogni dubbio, facendolo andare completamente in tilt.
«Al diavolo!» esclamò sfilandole con foga la maglietta e cominciando ad assaporare le sue morbide rotondità, mentre lei sorrideva compiaciuta e lo spingeva supino sul letto.
Il corpo di Usagi era infuocato ed eccitante, ancora più del solito. La visione di lei, nuda e bellissima, lo mandava in estasi. Era uno spettacolo vederla muoversi così lasciva, mentre a stento tratteneva ansimi di piacere, nel tentativo di essere più silenziosa possibile. Uno spettacolo riservato solo a lui!
Le mani di Mamoru fremevano nel desiderio estenuante di prendere il controllo e di dirigere la situazione. Le afferrò i fianchi e con uno scattò deciso invertì le posizioni, ritrovando quel corpo voluttuoso ed esigente sotto il proprio.
La baciò con passione, come a voler reprimere quei piccoli gemiti che Usagi non riusciva a trattenere.
«Sto mancando di rispetto a tuo padre» le sussurrò sorridendo.
«Ma stai facendo felice me» rispose lei con una voce sensuale, che lo accese ancora di più.
Una spinta più decisa e profonda, costrinse Usagi a inarcare la schiena, mentre non riusciva a controllare un gemito più forte, che Mamoru prontamente soffocò, catturando di nuovo la sua bocca. Risero, ancora labbra contro labbra.
«Scusa» sussurrò lei, mentre gli accarezzava la schiena.
Mamoru non riusciva a credere quanta felicità potesse nascere da un momento come quello, indipendentemente dal piacere fisico di possedere la sua compagna. Usagi era sua anche nell’anima. Erano complici e insieme si completavano.
Le accarezzò delicatamente il viso, incantato dalle sue espressioni di abbandono totale, proprio mentre sentivano che il culmine del piacere era vicino. Usagi si aggrappò alla schiena di Mamoru, mordendogli una spalla nel tentativo disperato di soffocare l’ultimo gemito estremo, quello più intenso. Mamoru si liberò completamente dentro di lei, accasciandosi, alla fine, sul suo corpo.
«Ti amo» le sussurrò in un orecchio.
Usagi girò il viso verso di lui.
«Ti amo!» rispose fissando i suoi occhi azzurri ricolmi di amore, in quelli blu di Mamoru, che brillavano solo quando erano pieni di lei.
 
«Chi è Sachi?» chiese all’improvviso Mamoru, mentre erano ancora sotto le calde coperte abbracciati.
Usagi lo guardò e le parve di scorgere un velo di gelosia negli occhi del suo compagno.
«È il mio ex-fidanzato! Quello che proclamava a destra e a manca tutto l’amore che aveva per me e alla fine mi ha lasciato dopo aver messo incinta un’altra!».
Per la prima volta Usagi rise di quella storia.
«È acqua passata Mamo! Ora ci sei solo tu» aggiunse, allungando il viso verso di lui per baciarlo.
Ma Mamoru si scansò voltandosi dall’altro lato, mentre Usagi lo guardava con sconcerto.
«Acqua passata, dici? E perché il primo che ti è venuto in mente è stato proprio lui?».
Usagi sorrise. Quanto lo amava quando faceva il geloso! Era ancora più sexy!
«Perché è l’unico fidanzato che ho avuto e che ha conosciuto i miei genitori – rispose con naturalezza cercando di tranquillizzarlo – Ma non ti preoccupare, a loro non piaceva quanto piaci tu!».
Ma Mamoru la guardò con un’espressione scettica, al che Usagi aggiunse:
«E se proprio lo vuoi sapere, non l’ho mai amato! Me ne sono resa conto quando ho conosciuto te».
Mamoru non dava segno di crederle e la ragazza sospirò, quasi infastidita.
«Vestiti pesante, usciamo! Ti porto in un posto speciale».
 
Non era stato facile convincere Mamoru a rivestirsi e uscire nel cuore della notte, soprattutto dopo la bufera di neve che c’era stata. E a pensarci bene, non era stata proprio una buona idea decidere di portarlo lì con quel freddo. Ma lei ci teneva tantissimo e, alla fine, era riuscita a convincerlo.
Otteneva sempre tutto quello che voleva, l’aveva detto lui!
Nonostante l’iniziale reticenza per quell’idea e il fastidio che ancora provava dopo averla sentita parlare del suo ex-fidanzato, Mamoru rimase senza fiato quando si trovò ad ammirare quel panorama suggestivo della città, dal grande terrazzamento in cima alla collina.
Arrivarci con tutta quella neve, di notte, era stata un’impresa. Ma alla fine ne era valsa la pena! L’unica cosa che non capiva era perché, a parte per la bellezza del posto, Usagi avesse scelto di portarlo proprio lì.
«La prima e unica volta che sono venuta qui mi ha portato proprio Sachi - disse lei, quasi interpretando i pensieri di Mamoru – Rimasi incantata dalla bellezza del panorama e la prima cosa che pensai fu che avrei voluto portarci la persona che amavo».
Mamoru la guardò, ancora infastidito, senza però riuscire a capire cosa lei stesse cercando di dire.
Usagi intuì i suoi dubbi.
«Mamo, quello che sto cercando di dirti è che, benché lui fosse il mio fidanzato, io pensavo a qualcuno che ancora non conoscevo. È stato in quel momento che ho incominciato a dubitare dei miei sentimenti».
Gli si avvicinò prendendogli una mano.
«Quello che sto cercando di dirti è che tu sei il mio primo e unico amore e che quella sera di tanti anni fa era te che volevo accanto a me ad ammirare questo panorama. Può sembrare una cosa stupida, ma è un sogno che avevo da tempo. E stasera l’ho realizzato!».
Lo sguardo di Mamoru si era addolcito di fronte alla dolcezza e alla spontaneità di Usagi e, senza pronunciare una parola, l’abbracciò con forza e passione, grato di tutto quello che lei gli aveva donato in così poco tempo.
«Non è una cosa stupida, Usako! – le sussurrò – Mi hai fatto entrare completamente nel tuo mondo e io sono la persona più felice della terra!».
 
Nel cuore della notte, nel buio più assoluto, rischiarato solo dal pallido riflesso dei raggi della luna sulla neve, Usagi e Mamoru abbracciarono definitivamente la consapevolezza di essersi cercati e trovati. Adesso si appartenevano e da quel momento niente li avrebbe più divisi.
  
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