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Autore: LaenneGinevraMalfoy    14/10/2007    4 recensioni
[Se non ricordi che l’amore t'abbia mai fatto commettere la più piccola follia, allora non hai amato.]
James e Lily
Come tutto iniziò, come tutto finì.
La stroria di un amore dall'inizo alla fine.
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Severus Piton, Sirius Black, Sorelle Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Sopra di te, solo il celo

-Vita, morte e miracoli di un amore finito in tragedia.-


[Se non ricordi che l’amore t'abbia mai fatto commettere la più piccola follia, allora non hai amato.]
“William Shakespeare”

1 settembre 1978, Londra, Binario Di Hogwarts

Il primo settembre il binario dell’Espresso di Hogwarts era sempre stato pieno di ragazzi e ragazzini urlanti felici di tornare a scuola, che abbracciavano amici, salutavano con le lacrime agli occhi i parenti.

Era sempre stato così, se lo ricordava benissimo.

Per questo motivo non riusciva a capacitarsi al fatto che quel giorno, quel primo settembre del 1978, quei ragazzini urlanti e in festa non creano; si vedeva soltanto qualche famiglia con viso in ansia ogni tanto.

Niente urla, niente risa.

Tu-Sai-Chi aveva cambiato molte, forse troppe, cose.

La stessa situazione era capitata quando era andata a comprare il materiale per la scuola, il Paiolo Magico non era mai stato così vuoto.

Camminava lenta sul marciapiede del binario nove e tra quarti, ma era quasi completamente vuoto.

Erano ancora le otto di mattina e il cielo era particolarmente nuvoloso, quasi stesse per piovere.

Rispecchiava a perfezione il suo stato d’animo.

Tirò un lungo sospiro malinconico, quello era il suo ultimo anni ad Hogwarts; erano successe molte cose dal quel fatidico primo settembre in cuoi aveva varcato l’enorme portone dell’entrata della scuola.

Era diventata l’allieva più brillante del suo anno, prefetto e caposcuola e aveva imparato a sue spese le discriminazioni razziali che le si erano cucite a dosso solo perché era mezzosangue come molti amavano definirla.

Mezzosangue, sangue sporco, reietta, lei non apparteneva ne al mondo della magia ne a quello babbano…insomma, un intera lista di cose che, vi assicuro, nessuna persona sulla faccia della terra avrebbe voluto sentirsi dire

Ma dopo sette anni tutti gli insulti, le occhiatine malefiche eccetera le scivolavano addosso come l’acqua e non la toccavano più…beh, non molto, ormai.

Aveva percorso tutto il marciapiede, e si trovava alla fine di esso dove un enorme e limpida pozzanghera rifletteva cupamente il suo riflesso; non era mai stata una ragazza molto femminile, non aveva mai collezionato stupidi pupazzetti, non si era mai fatta una manicure o una pulizia del viso e i suo capelli erano troppo lunghi e tutti di una stessa lunghezza, troppo pigra e impegnata per andare dal parrucchiere, considerato anche che li portava sempre raccolti in un coda alta.

Oggi, invece le ricadevano lunghi sulle spalle candide e le davano un impressione dolce ma anche maledettamente triste.

Lo sbuffare lontano di un treno le indicò che l’espresso era in arrivo.

***

Vicino all’ingresso del binario nove e tre quarti, un ragazzo, sui diciassette anni, era appoggiato con la schiena contro il muro.

Aveva spettinattissimi capelli neri e due occhi nocciola bellissimi incorniciati da un paio di occhiali.

Decisamente il tipo che si fa notare, tanto che la maggior parte delle ragazze babbane che gli passavano davanti gli sorridevano maliziose.

Si guardava intorno spazientito, scrutava la folla con i suoi profondi occhi color coccolato per poi sbuffare innervosito.

Sempre in ritardo, sempre…

Stava ancora osservando i babbani passargli davanti quando un dito gli picchetto sulla spalla –Non si salutano gli amici, Ramoso?- , si girò con un sorriso che arrivava da orecchio a orecchio e abbracciò di slancio il suo migliore amico.

IL ragazzo chi si trovava da vanti a lui era certamente da bava alla bocca: i capelli neri come la pece gli ricadevano lunghi un po’ più giù rispetto alle larga spalle, gli occhi, di un intenso blu cobalto, gli proferivano uno sguardo magnetico e misterioso, a completare il tutto un sorriso furbetto gli incorniciava il viso.

-Alla buon ora, stavo incominciando a mettere le radici in questo posto! Ma glia altri?- chiese guardando intorno, ma smise quando, fa la comune folla, riconobbe un ragazzo alto e biondo che lo saluto con la mano da lontano.

Remus Lupin gli si avvicinò correndo e spingendo il carrello col baule.

Nonostante l’aria malaticcia rimaneva sempre un bel ragazzo, i capelli erano biondi con riflessi ramati, gli occhi di un profondo verde acqua lo facevano sembrare, come diceva sempre Sirius, “un dolcissimo luopachiotto”.

Erano loro tre i malandrini.

James, Sirius e Remus.

Ramoso, Felpato e Lunastorta.

Cervo, cane e lupo.

In tutto questo dimentichiamo una piccolissima cosa, a mio parere insignificante,: Peter Minus alias Codaliscia.

L’ultimo, si fa per dire, Malandrino.

A differenza dei tre in sovra impressione, non era ne alto ne intelligente.

Piuttosto tarchiato e paffuto, aveva sciatti e flosci capelli biondo scuro e acquosi occhietti di un verde spento.

-Ma, Pete?- si ricordò Sirius –Oh, verrà più tardi, ha detto.-

-Ma pensate, questo e il nostro ultimo anno!- James saltellò come un idiota, attirando l’attenzione di non poche persone.

-Si,- aggiunse Felpato – è ho l’intenzione di passarlo con tutte le mie cinque magnifiche S!- Remus e James lo grondarono in modo interrogativo –Le tue cinque magnifiche S?- chiesero all’uniso.

Sirius si sfregò le mani in modo un pelino inquietante –Si, allora: Sesso, Sbornie e Scherzo agli Stronzi Serpeverde!- si affrettò ad spiegare schiacciando il cinque con Ramoso mentre Remus scuoteva il capo in segno di desolazione assoluta.

-Forza, cretini andiamo, se non c’e lo scordiamo il nostro ultimo anno.-

-Oh, Lunastorta, la fonte della ragione…-

***

Di solito nessuno saliva sul treno non appena fosse arrivato, rimanevano tutti sulla stazione a salutare parenti e a cercare, fra la moltitudine di maghi adolescenti, i propri amici.

Ma lei, non avendo ne parenti ne amici da ritrovare, si era subito defilata salendo sul treno è non era rimasta affatto sorpresa dal trovarlo completamente vuoto.

Così si era concessa la libertà di scersi uno scompartimento in santa pace ed entrata si mise a leggere un libro, Cime Tempestose, glielo aveva regalato sua nonna al suo decimo compleanno ed allora ogni volta che si sentiva triste o aveva qualche problema si immergeva nella lettura di chi di problemi ne aveva il doppio dei suoi.

C’era una cosa che sola che Lily Evans odiava, dopo Potter naturalmente, è questa cosa, o meglio questa persona, rispondeva all’improbabile nome di Rosanne Cecilia Aylwin.

Rosa era quel genere di persona che ti fa venire la voglia di prenderla a schiaffi solamente quando pronunciava una sillaba, talmente che era stupida.

Aveva buccolosi capelli biondo chiaro che l’arrivavano a metà vita, occhi verdi con ciglie chilometriche, non era molto alta ma doveva ammettere che aveva un bel fisico, che tra l’altro lei metteva in risalto con magliettine microscopiche anche in inverno.

Oh…dimenticava una cosa: la sua quarta abbondante, e lei che portava una seconda scarsa…

Comunque non era per questo che odiava tanto Rosa, ma per la sua antipatia cronica.

Tutto doveva essere fatto come, quando e così come l’ordina lei, lei poteva fare tutto e poteva dire tutto…odiosa.

E quel giorno Rosa, decise di iniziare a divertirsi con la sua preduccia preferita

Lily se ne stava nel suo scompartimento a leggere il suo libro in grazia di Dio, era così presa che non s’era accorta che il treno si stava riempiendo e che Rosa l’osservava con sguardo ironicamente insopportabile.

-Oh, guarda Maddy…la secchiona Evans sta leggendo, ma d'altronde cos’altro poteva fare?- battuta che, tra l’altro, non faceva ridere.

Lily si limitò ad alzare la faccia e a farle un sorsetto sarcastico per poi tornare a leggere; se c’era una cosa che Rosanne non sopportava era l’indifferenza, specialmente da una persona che lei riteneva inferiore.

Per questo quando Lily l’aveva, così visibilmente snobbata il suo cervellino aveva incominciato a fumare.

Entrò senza permesso e si sedette, afferrando il libro dalle mani della ragazza che lo guardò con orrore – Cime Tempestose, che obbrobrio! Non mi abbasserei mai a leggere questa schifezza babbana!- Lily la guardò scettica –Si, grazia, ma nessuno ti a chiesto il tuo intervento, sai? Ora dammi il libro…grazie, dio non so come è potuto succedere che tu sia stata smistata a Grifondoro.- notò con dispiacere che le aveva fatto perdere il segno della pagina, intanto quella continuava il suo stupido sproloquio –E io non so come TU e quelli della TUA razza siano ammessi a scuola, insomma non sei neanche una bastardetta, sei una babbana indegna di usare la magia, voi mezzosangue e sanguesporco non fate altro che rovinare in nostro mondo, alla quale TU, non appartieni! Maddy, andiamocene!- e sculettando se nera andata.

Lily, invece, se ne stava immobile, scioccata, ferita e sconvolta.

Quelle parole assomigliavano terribilmente a quelle che una persona, che per lei era stata molto importante, gli aveva detto il giorno in cui se nera andata.

-Mi dispiace Lilian, ma tu vai oltre a quello che ho sperato che fossi, abbiamo lo stesso sangue ma apparteniamo a due razza diverse.

Tu non sei degna di stare qui, nel mondo normale, sei una…una strega…un abominio agli occhi del Signore!

Ne ho parlato anche con tua madre, ma lei no! Ha detto che gli sta bene come sei.

Mi dispiace Lilian, ma io me ne vado, fai conto che non sia mai esistito.-

Da allora i rapporti con in resto della famiglia si era distrutto: suo sorella era furiosa con lei e la guardava come se fosse un mostro e sua madre era caduta in stato pietoso e aveva smesso di parlare da quando tre settimane dopo suo padre l’aveva informate di volere il divorzio perché aveva intenzione di sposarsi con una donna di 31 anni che aveva conosciuto in albergo.

Da quell’giorno non aveva desiderato altro che sparire.

Aveva desiderato che qualcuno la portasse via dalla piega che aveva preso la strada della sua vita.


My shadow's the only one that walks beside me [ La mia ombra è l’unica che cammina accanto a me.]
My shallow heart's the only thing that's beating [Il mio profondo cuore è l’unica cosa che batte.]
Sometimes I wish someone out there will find me. [ Qualche volta desidero che qualcuno la fuori mi trovi.]

Frammento da Boulevard Of Broken Dreams” dei Green Day

<(*http://www.mondoxbox.com*)>
  
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