Sopra di te, solo il celo
-Vita, morte e miracoli
di un amore finito in tragedia.-
[Se non ricordi che l’amore t'abbia mai fatto commettere la più piccola
follia, allora non hai amato.]
“William
Shakespeare”
1 settembre 1978, Londra, Binario Di
Hogwarts
Il primo settembre il binario dell’Espresso di Hogwarts era sempre stato
pieno di ragazzi e ragazzini urlanti felici di tornare a scuola, che
abbracciavano amici, salutavano con le lacrime agli occhi i
parenti.
Era sempre stato così, se lo ricordava
benissimo.
Per questo motivo non riusciva a capacitarsi al fatto che quel giorno,
quel primo settembre del 1978, quei ragazzini urlanti e in festa non creano; si
vedeva soltanto qualche famiglia con viso in ansia ogni
tanto.
Niente urla, niente risa.
Tu-Sai-Chi aveva cambiato molte, forse troppe,
cose.
La stessa situazione era capitata quando era andata a comprare il
materiale per la scuola, il Paiolo Magico non era mai stato così
vuoto.
Camminava lenta sul marciapiede del binario nove e tra quarti, ma era quasi completamente
vuoto.
Erano ancora le otto di mattina e il cielo era particolarmente nuvoloso,
quasi stesse per piovere.
Rispecchiava a perfezione il suo stato
d’animo.
Tirò un lungo sospiro malinconico, quello era il suo ultimo anni ad
Hogwarts; erano successe molte cose dal quel fatidico primo settembre in cuoi
aveva varcato l’enorme portone dell’entrata della
scuola.
Era diventata l’allieva più brillante del suo anno, prefetto e caposcuola
e aveva imparato a sue spese le discriminazioni razziali che le si erano cucite
a dosso solo perché era mezzosangue come molti amavano
definirla.
Mezzosangue, sangue sporco, reietta, lei non apparteneva ne al mondo della magia ne
a quello babbano…insomma, un intera lista di cose che, vi assicuro, nessuna
persona sulla faccia della terra avrebbe voluto sentirsi
dire…
Ma dopo sette anni tutti gli insulti, le occhiatine malefiche eccetera le
scivolavano addosso come l’acqua e non la toccavano più…beh, non molto,
ormai.
Aveva percorso tutto il marciapiede, e si trovava alla fine di esso dove
un enorme e limpida pozzanghera rifletteva cupamente il suo riflesso; non era
mai stata una ragazza molto femminile, non aveva mai collezionato stupidi
pupazzetti, non si era mai fatta una manicure o una pulizia del viso e i suo
capelli erano troppo lunghi e tutti di una stessa lunghezza, troppo pigra e
impegnata per andare dal parrucchiere, considerato anche che li portava sempre
raccolti in un coda alta.
Oggi, invece le ricadevano lunghi sulle spalle candide e le davano un
impressione dolce ma anche maledettamente triste.
Lo sbuffare lontano di un treno le indicò che l’espresso era in
arrivo.
***
Vicino all’ingresso del binario nove e tre quarti, un ragazzo, sui
diciassette anni, era appoggiato con la schiena contro il
muro.
Aveva spettinattissimi capelli neri e due occhi nocciola bellissimi
incorniciati da un paio di occhiali.
Decisamente il tipo che si fa notare, tanto che la maggior parte delle
ragazze babbane che gli passavano davanti gli sorridevano
maliziose.
Si guardava intorno spazientito, scrutava la folla con i suoi profondi
occhi color coccolato per poi sbuffare innervosito.
Sempre in ritardo, sempre…
Stava ancora osservando i babbani passargli davanti quando un dito gli
picchetto sulla spalla –Non si salutano gli amici, Ramoso?- , si girò con un
sorriso che arrivava da orecchio a orecchio e abbracciò di slancio il suo
migliore amico.
IL ragazzo chi si trovava da vanti a lui era certamente da bava alla
bocca: i capelli neri come la pece gli ricadevano lunghi un po’ più giù rispetto
alle larga spalle, gli occhi, di un intenso blu cobalto, gli proferivano uno
sguardo magnetico e misterioso, a completare il tutto un sorriso furbetto gli
incorniciava il viso.
-Alla buon ora, stavo incominciando a mettere le radici in questo posto!
Ma glia altri?- chiese guardando intorno, ma smise quando, fa la comune folla,
riconobbe un ragazzo alto e biondo che lo saluto con la mano da
lontano.
Remus Lupin gli si avvicinò correndo e spingendo il carrello col
baule.
Nonostante l’aria malaticcia rimaneva sempre un bel ragazzo, i capelli
erano biondi con riflessi ramati, gli occhi di un profondo verde acqua lo
facevano sembrare, come diceva sempre Sirius, “un dolcissimo
luopachiotto”.
Erano loro tre i malandrini.
James, Sirius e Remus.
Ramoso, Felpato e Lunastorta.
Cervo, cane e lupo.
In tutto questo dimentichiamo una piccolissima cosa, a mio parere
insignificante,: Peter Minus alias Codaliscia.
L’ultimo, si fa per dire, Malandrino.
A differenza dei tre in sovra impressione, non era ne alto ne
intelligente.
Piuttosto tarchiato e paffuto, aveva sciatti e flosci capelli biondo
scuro e acquosi occhietti di un verde spento.
-Ma, Pete?- si ricordò Sirius –Oh, verrà più tardi, ha
detto.-
-Ma pensate, questo e il nostro ultimo anno!- James saltellò come un idiota, attirando l’attenzione di non
poche persone.
-Si,- aggiunse Felpato – è ho l’intenzione di passarlo con tutte le mie
cinque magnifiche S!- Remus e James lo grondarono in modo interrogativo –Le tue
cinque magnifiche S?- chiesero all’uniso.
Sirius si sfregò le mani in modo un pelino inquietante –Si, allora:
Sesso, Sbornie e Scherzo agli Stronzi Serpeverde!- si affrettò ad spiegare
schiacciando il cinque con Ramoso mentre Remus scuoteva il capo in segno di
desolazione assoluta.
-Forza, cretini andiamo, se non c’e lo scordiamo il nostro ultimo
anno.-
-Oh, Lunastorta, la fonte della ragione…-
***
Di solito nessuno saliva sul treno non appena fosse arrivato, rimanevano
tutti sulla stazione a salutare parenti e a cercare, fra la moltitudine di maghi
adolescenti, i propri amici.
Ma lei, non avendo ne parenti ne amici da ritrovare, si era subito
defilata salendo sul treno è non era rimasta affatto sorpresa dal trovarlo
completamente vuoto.
Così si era concessa la libertà di scersi uno scompartimento in santa
pace ed entrata si mise a leggere un libro, Cime Tempestose, glielo aveva
regalato sua nonna al suo decimo compleanno ed allora ogni volta che si sentiva
triste o aveva qualche problema si immergeva nella lettura di chi di problemi ne
aveva il doppio dei suoi.
C’era una cosa che sola che Lily Evans odiava, dopo Potter naturalmente,
è questa cosa, o meglio questa persona, rispondeva all’improbabile nome di
Rosanne Cecilia Aylwin.
Rosa era quel genere di persona che ti fa venire la voglia di prenderla a
schiaffi solamente quando pronunciava una sillaba, talmente che era
stupida.
Aveva buccolosi capelli biondo chiaro che l’arrivavano a metà vita, occhi
verdi con ciglie chilometriche, non era molto alta ma doveva ammettere che aveva
un bel fisico, che tra l’altro lei metteva
in risalto con magliettine microscopiche anche in
inverno.
Oh…dimenticava una cosa: la sua quarta abbondante, e lei che portava una
seconda scarsa…
Comunque non era per questo che odiava tanto Rosa, ma per la sua
antipatia cronica.
Tutto doveva essere fatto come, quando e così come l’ordina lei, lei
poteva fare tutto e poteva dire tutto…odiosa.
E quel giorno Rosa, decise di iniziare a divertirsi con la sua preduccia
preferita
Lily se ne stava nel suo scompartimento a leggere il suo libro in grazia
di Dio, era così presa che non s’era accorta che il treno si stava riempiendo e
che Rosa l’osservava con sguardo ironicamente
insopportabile.
-Oh, guarda Maddy…la secchiona Evans sta leggendo, ma d'altronde
cos’altro poteva fare?- battuta che, tra l’altro, non faceva
ridere.
Lily si limitò ad alzare la faccia e a farle un sorsetto sarcastico per
poi tornare a leggere; se c’era una cosa che Rosanne non sopportava era
l’indifferenza, specialmente da una persona che lei riteneva
inferiore.
Per questo quando Lily l’aveva, così visibilmente snobbata il suo
cervellino aveva incominciato a fumare.
Entrò senza permesso e si sedette, afferrando il libro dalle mani della
ragazza che lo guardò con orrore – Cime Tempestose, che obbrobrio! Non mi
abbasserei mai a leggere questa schifezza babbana!- Lily la guardò scettica –Si,
grazia, ma nessuno ti a chiesto il tuo intervento, sai? Ora dammi il
libro…grazie, dio non so come è potuto succedere che tu sia stata smistata a
Grifondoro.- notò con dispiacere che le aveva fatto perdere il segno della
pagina, intanto quella continuava il suo stupido sproloquio –E io non so come TU
e quelli della TUA razza siano ammessi a scuola, insomma non sei neanche una
bastardetta, sei una babbana indegna di usare la magia, voi mezzosangue e
sanguesporco non fate altro che rovinare in nostro mondo, alla quale TU, non
appartieni! Maddy, andiamocene!- e sculettando se nera
andata.
Lily, invece, se ne stava immobile, scioccata, ferita e
sconvolta.
Quelle parole assomigliavano terribilmente a quelle che una persona, che
per lei era stata molto importante, gli aveva detto il giorno in cui se nera
andata.
-Mi dispiace Lilian, ma tu vai oltre a quello che ho sperato che fossi,
abbiamo lo stesso sangue ma apparteniamo a due razza
diverse.
Tu non sei degna di stare qui, nel mondo normale, sei una…una strega…un
abominio agli occhi del Signore!
Ne ho parlato anche con tua madre, ma lei no! Ha detto che gli sta bene
come sei.
Mi dispiace Lilian, ma io me ne vado, fai conto che non sia mai
esistito.-
Da allora i rapporti con in resto della famiglia si era distrutto: suo
sorella era furiosa con lei e la guardava come se fosse un mostro e sua madre
era caduta in stato pietoso e aveva smesso di parlare da quando tre settimane
dopo suo padre l’aveva informate di volere il divorzio perché aveva intenzione
di sposarsi con una donna di 31 anni che aveva conosciuto in
albergo.
Da quell’giorno non aveva desiderato altro che
sparire.
Aveva desiderato che qualcuno la portasse via dalla piega che aveva preso
la strada della sua vita.
My
shadow's the only one that walks beside me
[ La mia ombra è l’unica che cammina accanto a me.]
My shallow
heart's the only thing that's beating
[Il mio profondo cuore è l’unica cosa che batte.]
Sometimes
I wish someone out there will find me.
[ Qualche volta desidero che qualcuno la fuori mi
trovi.]
Frammento
da “Boulevard
Of Broken Dreams” dei Green Day