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Autore: angelnight    27/03/2013    1 recensioni
Questa storia parla del profondo amore che lega Jace e Clary e che li unirà per sempre. Sarà una storia lunga e piena di colpi di scena. Il resto lo lascio giudicare a voi.
Buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                  Il disegno

Jace spalancò la porta della loro stanza ed entrarono. Lei stava ridendo per una cosa che aveva detto lui e lui sorrideva alla reazione di lei. Erano perfetti in quel momento assolutamente normale, che si sarebbe ripetuto moltissime volte, da quel momento in avanti.
– Non ci credo che Izzy abbia davvero strappato la tua maglietta preferita solo perché non la facevi giocare con te! E aveva sette anni!- e scoppiò in un’altra risata fragorosa. Lui fece finta di offendersi e chiuse dietro di loro la porta.
– Non mi dire il mio Jace che si offende. – disse con voce seducente. Gli mise le mani attorno al collo e gli baciò le labbra. Lui la strinse a sé e la baciò con passione. Lei si ritrovò la schiena contro la parete con lui addosso e gli strinse le gambe attorno ai fianchi. Lui gemette e le accarezzò la gamba partendo dal ginocchio e arrivando fino alla coscia, che strinse. Lei gemette e lo baciò con più ardore, come se fosse possibile. Avevano chiuso gli occhi e stavano sognando che quel momento non finisse più. Si staccarono per riprendere fiato e lei lo spinse via, facendolo sdraiare sul letto. Gli salì a cavalcioni e mentre lui cercava di mettersi a sedere per catturare di nuovo le sue labbra, lei lo spinse ancora giù. Poggiò la bocca sul suo petto e cominciò a baciarlo ovunque, mentre lui gemeva e le intrecciava i capelli tra le dita. Gli strinse le ginocchia attorno al bacino e andò un po’ più avanti per baciargli la bocca. Lui fece scorrere le mani per la schiena, provocandole brividi. Lei spostò la bocca all’orecchio per sussurrargli divertita:- Ora capisco perché ti sei vestito così. E sorrise mentre lui scoppiava a ridere. Fece scorrere le mani lungo ai suoi fianchi e arrivò al bordo del pantaloncino. Ci armeggiò con calma, dedicando molta attenzione a non fare le cose troppo di fretta. Lui cominciò a slacciarle il vestito e lo buttò sul pavimento. Lui si soffermò per ben due minuti la sua figura coperta solo dalla biancheria intima, che era fatta di pizzo ricamato. Cercò di slacciargli il reggiseno, ma lei gli prese le mani e si staccò dal bacio, sorridendo. Si alzò, dopo avergli dato un bacio sulla guancia. Lui cercò di trattenerla, ma lei sgusciò via. Si stiracchiò e disse soltanto:- Vado a farmi una doccia.- e sparì dietro la porta del bagno. Quando riemerse in una nuvoletta di vapore, con addosso solo con un asciugamano striminzito, lui era sdraiato sul letto nella stessa posizione in cui lei l’aveva lasciato. Andò alla valigia per prendere un pigiama e sbuffò esasperata. Prese la biancheria più decente che c’era e si girò verso di lui.
– Jace, potresti prestarmi la maglietta più brutta che hai, da usare come pigiama. Ti prego. – lui annuì con un gesto secco del capo.
Lei sorrise per ringraziarlo e aspettò che lui le dicesse quale fosse.
– Prendi quella rosa che Izzy mi ha costretto a portare. E’ nella borsa nera, in fondo al mucchio. Lei la prese e lo ringraziò, per poi andare in bagno a cambiarsi . Tornò un minuto dopo e andò nel letto, vicino a Jace. Sbadigliò e sbatté le palpebre insonnolita, poi disse:- Jace, tu non hai sonno?
- Perché prima ti sei fermata?
Lei non rispose subito:- Jace,abbiamo un mese intero e oggi è il primo giorno, il primo.
– Non mi hai risposto. – Sei arrabbiato con me? - Non mi hai ancora risposto.
– Se rispondi alla mia domanda, ti giuro che dopo ti rispondo, ma vorrei sapere se sei arrabbiato con me.
– No, Clary, non sono arrabbiato con te. E’ solo che non capito perché ti sei fermata. Era tutto perfetto, come l’ho sempre sognato.
- Tu l’hai sognato?- fa lei incredula.
– Io devo avere ancora una risposta. Comunque l’ho sognato, ed è il mio sogno preferito.
– Beh, ecco è che, hm . Non son pronta.
Lui la guarda in modo strano, non capendo. – Anch’io l’ho sognato. Però ho paura, paura di, ehm, ecco, di non soddisfarti. – arrossì all’istante.
Lui la guardò sbalordito :- Hai paura di non soddisfarmi. – scandì bene ogni parola e Clary annuì, arrossendo di più e tenendo lo sguardo basso, incapace di guardarlo negli occhi. Lui si trattenne dal ridere, temendo di vederla piangere.
– La cosa sembra abbastanza strana, anche perché io paura di farti male.- lei sgranò gli occhi, esclamando :- Cosa? – era l’ultima cosa che si aspettava. Lui era il più coraggioso di tutti e aveva paura di farle del male.
– E’ solo che sembri così fragile, anche se hai sulle spalle anni di allenamento. E in fondo sei una Shadowhunters.
– Comunque, non è solo quello . Io non mi sento pronta. Ma ti giuro che mi manca pochissimo. E poi oggi sono stanchissima. Dopo il lungo viaggio in aereo e tutte le emozioni di oggi, non mi merito un po’ di riposo?
- Hai ragione, tesoro. Anch’io sono stanco.- e le sorrise, abbracciandola. Lei sbadigliò di nuovo e disse:– Buonanotte, amore.
– Buonanotte, tesoro. Si sistemarono sotto le coperte e, in poco tempo, lui si addormentò. Lei si alzò pianissimo, per non svegliarlo. Prese il suo cellulare e cercò la foto che aveva scattato qualche ora prima. Posizionò il cavalletto e i colori. Prese il pennello e cominciò il suo capolavoro. Mote volte sbadigliava e si strofinava gli occhi, ma non voleva cedere. Le era sempre piaciuto il tramonto e o trovava speciale; ma quello lo era ancora di più, perché era il loro primo tramonto da soli. Non sapeva perché lui la rendeva felice, sapeva solo che si amavano e così sarebbe sempre stato. Il pennello scorreva veloce e la sua mano era sempre più dolorante, ma voleva finire il disegno e non diede peso al dolore. Il disegno stava venendo proprio bene e lei continuò imperterrita, nonostante le palpebre sempre più pesanti. Alla fine riuscì a dare anche l’ultima pennellata e sospirò soddisfatta. Con le ultime forze si alzò a mettere tutto a posto, in modo che lui non se ne accorgesse.
   
 
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