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Autore: Carlo98    27/03/2013    0 recensioni
Charlotte è una ragazza normale, che vive in una piccola città statunitense. U giorno, però, si trasferisce e deve lasciare tutti i suoi amici. All'inizio la sua vita è triste e monotona, ma poi accade qualcosa. Qualcosa che cambierà per sempre la sua giovane esistenza.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella giornata d’estate dopotutto. Il sole splendeva nel cielo, gli uccelli cinguettavano allegri e si sentiva l’irresistibile profumo dei fiori della Mrs Jackson. La mamma stava preparando una delle sue buonissime torte alla confettura di lamponi. Non erano proprio le mie preferita, ma d’altro canto non ero io che dovevo mangiarla, ma la nostra vicina e la sua famiglia. Quello era l’ultimo giorno che avremmo trascorso nel Colorado. Ora che stavo per lasciare la mia città vedevo tutte le cose più belle che in questi quindici anni mi erano sfuggite. Mi piaceva come il sole rifletteva sugli specchi d’acqua, come l’erba profumava e anche come le api ronzavano nell’acero rosso del nostro giardino. Mi distesi sull’erba, osservando il cielo. Non c’era nemmeno una nuvola. Chiusi gli occhi, rilassata. Stavo pensando a quanto mi sarebbero mancati i miei amici, soprattutto Jessica. Jessica era la mia migliore amica da quando avevo cinque anni. Le volevo un sacco di bene e facevamo quasi tutto assieme. Ricordavo di quando eravamo andate allo zoo assieme, a dieci anni. Sembrava passata un’infinità, ma ricordavo tutto alla perfezione. Avevo per la prima volta visto una zebra e ne ero rimasta scioccata. Non avevo mai creduto che esistesse un animale così strano. Pensavo che fosse soltanto un cavallo su cui avevano dipinto delle strisce. Jessica aveva riso così tanto che si era dovuta sedere per terra. Sorrisi ricordando come l’avevo squadrata. Riaprii gli occhi all’improvviso. Un’ape mi si era posata sul naso e ora camminava lentamente verso la fronte. Cercavo di rimanere ferma, ma stavo sudando freddo. Le api mi avevano sempre terrorizzato, tanto che mi ero definita “apofobica”. L’ape si alzò in volo e scomparì dalla mia vista. Tirai un sospiro di sollievo. Guardai il mio orologio. Dovevo essermi addormentata. Erano le quattro e io ero ancora in giardino che mi godevo il mio ultimo sole. Oh, stavo cominciando a sembrare tragica! Dopotutto mi sarei solo trasferita in nord America: una città in cui il sole difficoltava a uscire, pioveva in continuazione e il cielo era sempre coperto! Così si che sembravo tragica! Dovevo muovermi se volevo salutare per l’ultima volta i miei amici. Mi alzai riluttante sbadigliando. Ero pronta. Uscii in strada e mi incamminai verso la casa di Jessica. Suonai. Sentii la voce di Jessica rispondere: “Arrivo!”
Jessica aprì e quando mi vide sorrise, come una bambina che ha appena trovato il regalo che tanto desiderava sotto l’albero di natale.
“Charlotte! Sei tu!”
Le sorrisi imbarazzata, mentre lei mi abbracciava forte.
“Ti aspettavo alle tre. Ci sono stati problemi?” chiese preoccupata.
“Be’, in realtà mi sono addormentata in giardino” dissi imbarazzata.
Lei trattenne una risata mentre io la fulminavo con lo sguardo. Era sempre la solita! Ma io adoravo la sua allegria, la sua spensieratezza e la sua vivacità che la facevano sembrare una bambina. Era così tenera. A volte mi sembrava di essere per lei una seconda madre. Ma non era solo questo che mi piaceva di lei. Il motivo per cui stavamo così bene assieme era perché ci completavamo a vicenda. Per esempio lei mi spingeva dove da sola non ci sarei mai riuscita, e io, in cambio, l’aiutavo a rimanere con i piedi per terra, e non esagerare troppo con l’entusiasmo, per poi magari venire delusa.
“Non mi fai entrare?” le chiesi.
Lei mi aprì la porta sorridendo. Io entrai titubante. Osservai la sua casa dato che probabilmente era l’ultima volta in cui ci mettevo piede.
 Mi girai verso di lei quando all’improvviso sentii dietro di e un sonoro: “Sorpresa!”
Erano tutti lì. Tutti i miei adorabili amici. Che tenermi ad organizzarmi una festa d’addio a sorpresa. Mi sarebbero mancati tutti un sacco. Sentivo che stavo per scoppiare a piangere.
“Una festa a sorpresa? Per me?! Siete adorabili!” quasi urlai io.
“No, veramente non è per te…” scherzò Isabel.
Daniel mi fece l’occhiolino e io arrossii violentemente. Fra loro c’era anche Bryan.
“Anche Bryan è qui?” chiesi.
“Si, sorellina. Questa festa è anche per me” disse sorridendo.
Il mio gemello era seduto sul divano vicino a Erika, una ragazza carina con cui non avevo mai parlato, ma sapevo che lavorava nel negozio di cellulari del padre. Bryan era sempre stato molto carino. Quel genere di bellezza che fa girare la testa alle ragazze della mia età. Aveva i miei stessi capelli biondi e dei bellissimi occhi verdi. Era alto, muscoloso e molto simpatico. Io sinceramente non capivo bene cosa ci trovassero le altre ragazze in lui, ma forse era perché lui era mio fratello. Anche Jessica aveva una cotta segreta per lui e io la spronavo a dichiararsi, ma lei non voleva sentirne parlare.
“Non è il mio tipo” diceva arrossendo.
Io mi mettevo a ridere.
“Non è il tuo tipo? E allora qual è il tuo tipo?” le chiedevo.
Lei aveva lasciava il discorso in sospeso e mi chiedeva pugnalandomi alle spalle: “ E di Daniel che racconti?”
Io allora diventavo rossa e dicevo: “Niente”
Poi ci mettevamo tutte e due a ridere come due pazze. Mi sarebbe mancata moltissimo Jessica. Isabel mi si avvicinò lentamente e mi toccò la spalla. Io sussultai, tanto ero presa dai miei pensieri.
“Che fai Charlie? Viaggi già tra le nuvole?” mi chiese maliziosa.
Io le sorrisi imbarazzata, mentre lei mi prendeva per mano e mi trascinava nella folla di invitati alla festa a sorpresa per me e mio fratello. Jessica ci seguiva a ruota. Urtammo un paio di ragazzi, ma alla fine giungemmo nella cucina dove c’erano anche Daniel, Scarlett e altre ragazzi che non conoscevo. Scarlett stava ridacchiando civettuola con Daniel, e in quel momento avrei voluto strozzarla. Non l’avevo mai sopportata! Era così diversa da me e in più era evidente che faceva la civetta con Daniel solo per farmi ingelosire. Non volevo considerare l’idea che a lui lei potesse piacere! Era impossibile: lui era perfetto: carino, simpatico e in più lo conoscevo abbastanza bene. Sentii qualcuno da dietro che mi metteva le mani davanti agli occhi.
Una voce maschile mi chiese: “Indovina chi è?”
“Eric? Sei tu?” chiesi.
Lui per tutta risposta mi abbracciò da dietro, e non mi lasciò andare finchè non mi misi a tossire.
“La mia migliore amica se ne va e io non posso farci niente” disse lui triste, sciogliendo finalmente l’abbraccio.
“Non essere triste Eric! Lo sai che io ti adoro, ma non posso farci niente se mia madre ha deciso di trasferirsi” dissi, cercando di sembrare felice, ma le lacrime mi stavano salendo agli occhi.
“Posso parlarti un attimo in privato?” mi chiese, osservando Jessica e Isabel.
Isabel sbuffò, prese Jessica per mano e la trascinò via. Jessica mi lanciò un’occhiata come per dire: “dopo mi racconti tutto, chiaro?”
“Che c’è Eric?”
“Ti ricordi di quando ci siamo incontrati la prima volta?” mi chiese.
“Certo. Eravamo nella stessa classe. Tu mi avevi preso la bambola e io ti avevo tirato un pugno sulla pancia. La maestra ci aveva visto litigare e ci aveva messo in punizione. Siamo rimasti nella stessa stanza per un’ora. Poi ti sei avvicinato a me e mi hai chiesto scusa. Io ti ho detto che non importava e da lì siamo diventati migliori amici”
Eric ridacchiò e mi tirò un buffetto sulla guancia.
“Proprio così. Non so proprio perché l’ho fatto! Mi sarei risparmiato tutti questi anni di tortura”
Io gli tirai un pugno sulla spalla. Lui ridacchiò. Ecco perché era il mio migliore amico. Era capace di ritirarmi su di morale in qualsiasi caso. Lo abbracciai.
“Mi mancherai tantissimo. Sei il mio migliore amico”
Lui era imbarazzato. Forse lo preferivo addirittura a Jessica: con lui potevo essere sempre me stessa.
“Prometti che mi scriverai?” mi chiese.
“Certo” sorrisi triste.
Parlammo ancora un po’ assieme, prima che Eric si decise a tornare a casa. Lo accompagnai alla porta. Era molto triste e non voleva andarsene, glielo si leggeva in faccia. Anch’io mi sentivo così: provavo una sensazione mai provata prima, ma non riuscivo a sopportarla. Stavo per mettermi a piangere.
“Non piangere” mi disse lui leggendomi nel pensiero.
“È solo… mi mancherai!” scoppiai a piangere e mi gettai fra le sue braccia.
“Anche tu… moltissimo. Ma la vita va avanti”
“Non sono sicura di volerla seguire”
“Sciocchezze” sbuffò lui.
Se ne andò dopo pochi minuti. Io lo salutai con la mano finchè non lo vidi più. Mi girai e tornai in casa. C’era ancora molta gente. Jessica arrivò subito da me.
“Allora?!” mi chiese curiosa, dondolandosi sulle punte.
Era qualche centimetro più bassa di me, e per guardarmi negli occhi si alzò in punta di piedi. Mi sorrise amorevolmente, come faceva quando voleva che le dicessi qualcosa.
“Voleva solo salutarmi e dirmi che mi vuole bene” dissi io, cercando di non rimettermi a piangere davanti a lei. Non avrebbe retto e sarebbe scoppiata a piangere pure lei.
“Lo sai che anche io ti voglio tanto bene, vero?” mi chiese.
Io annui. Lei mi abbracciò comprensiva. Non ressi e scoppiai a piangere, mentre Jessica mi sussurrava paroline dolci all’orecchio. Io intanto cercavo di sfogarmi il più possibile. Mi condusse in soggiorno e mi fece sedere sul divano. La festa cominciava a spopolarsi. Chiusi gli occhi e cominciai a pensare. Pensavo alla nuova città, ai miei amici, alla mia famiglia e al primo giorno nella mia nuova scuola. Come mi sarei comportata? Con chi avrei legato? Come facevo a sapere a chi era più opportuno essere amiche? Non volevo avere un’amica come Scarlett: perfette, ma crudeli e senza scrupoli. Avevo paura. Per mio fratello non era un problema. Lui era così estroverso. Avrebbe trovato subito degli amici e sicuramente ammiratrici. Tante ammiratrici. Infinite. Questo significava che le ragazze della nuova scuola avrebbero voluto essere mie amiche solo per arrivare a lui. E quest’idea non mi piaceva per niente. Ragazze come Scarlett o magari buone come Jessica, ma comunque pazze di mio fratello. Forse stavo pensando troppo.
Daniel doveva essersi avvicinato perché sentii la sua voce: “Posso parlarti un attimo Charlotte?”
Io aprii gli occhi di colpo: “Certo”
Ci allontanammo in silenzio. Uscimmo dalla porta sul retro e ci sedemmo sull’erba nel giardino di Jessica.
“Cosa volevi dirmi Daniel?”
“Bè… in realtà era una scusa per allontanarmi un attimo da Scarlett” mi disse sorridendo.
Ridemmo assieme. Ero contenta di quell’affermazione. Significava che lei non gli interessava nemmeno lontanamente. Quanto mi sarebbe mancato il suo sorriso coinvolgente, le sue adorabili fossette e i suoi occhi scuri. Era davvero difficile cercare di non fare la civetta con lui.
“Mi mancherai molto. Tu sei… tu. E nessuno potrà mai sostituirti. Vorrei che non mi dimenticassi”
Sentii un colpo al cuore. Era forse una confessione? Ero molto eccitata a quello che poteva dirmi. Aprii bene le orecchie per essere sicura di non perdermi niente.
“Non preoccuparti, non lo farò. Mi mancherai molto anche tu… Mi mancherete tutti” mi scese una lacrima calda lungo la guancia. Non sapevo perché stessi rimpiangendo. Non aveva senso! Quante lacrime potevo mai versare in un solo giorno?
“Su, non fare così” mi disse asciugandomi le lacrime.
Lo abbracciai, sconcertata da me stessa. Solo qualche secondo fa avevo il solo terrore di sfiorarlo.
“Credimi, se fosse per me io rimarrei qui e non me ne andrei. Mai”
“Sono sicuro che ti farai nuovi amici, Charlotte. Sei una persona socievole e simpatica”
Lo pensava davvero? Perche io non lo credevo affatto. Forse era solo un modo per rassicurarmi. Speravo che volesse confessarmi se provava dei sentimenti diversi all’amicizia per me.
“Grazie” mi alzai.
“Dove vai?” mi chiese lui.
Era proprio bello quando era preoccupato. I capelli castano chiaro gli contornavano il bellissimo e il vento che sinceramente non sapevo da dove provenisse gli scompigliava i capelli. Cercai di sorridergli.
“Credo che io e Bryan dovessimo essere a casa a quest’ora” mi scusai imbarazzata.
Lui si rilassò di colpo. Chissà cosa pensava avrei risposto. Si alzò anche lui. Rientrammo in casa senza dire una parola. Mi ero illusa. Che stupida! Daniel non provava niente per me e mai l’avrebbe provato.
“Quello che volevo dirti è… mi mancherai” disse, avvicinandosi pericolosamente.
L’aveva già detto. Dove voleva andare a parare? Aveva scoperto la mia cotta per lui e voleva dirmi che ero un illusa, non avevo speranze e che dovevo essere più discreta quando mi piaceva un ragazzo. Invece lui mi prese il viso con la mano e mi baciò. Fu un bacio dolcissimo. All’inizio ero rimasta sotto shock, tanto non me l’aspettavo, ma poi ricambiai con passione. Mi avvicinò a sé, cingendomi la vita All’ improvviso comparve Jessica, che evidentemente mi stava cercando da un po’. Lui si staccò di colpo e, sorridendo imbarazzato mi fece l’occhiolino e se ne andò.
“Ho interrotto qualcosa?” mi chiese lei.
Io le sorrisi imbarazzata. Notai che era un po’ imbarazzata, anche lei. Dopotutto mi aveva colta in flagrante mentre baciavo il ragazzo che mi piaceva. Ma cosa significava quel bacio? Io gli piacevo davvero? O era solo perché non mi avrebbe più rivista? Ora stavamo assieme o avevamo solo pomiciato un po’? Mi frullavano milioni di domande in testa. Volevo che qualcuno fermasse i miei pensieri. Poi arrivò il senso di benessere. Daniel mi aveva baciata! Mi sentivo come sopra una nuvola. Le farfalle volavano allegre nella mia pancia e avrei giurato che avrei anche potuto volare!
“Svegliati!” mi disse Jessica. “Charlie! Devi tornare a casa! Bryan se n’è già andato!”
“Cosa stai dicendo?” chiesi io confusa.
Non capivo: non vedeva che ero sveglia?! Le lanciai un’occhiataccia. Lei non ci fece caso. Cominciò a scuotermi, prima dolcemente, ma poi con più forza. Io cominciai a urlare. Perché si comportava così? All’improvviso mi svegliai.
“Dove sono?” chiesi alzandomi di scatto.
Senti Jessica gemere. Mi girai verso di lei. Si teneva il naso con una mano e con l’altra prendeva un fazzoletto. Forse l’avevo colpita alzandomi di scatto.
“Devi tornare a casa… Tua madre mi ha telefonato”
Ero molto dispiaciuta di averla colpita. Ed ero anche molto triste, perché il bacio con Daniel e la sua confessione era solo una mia invenzione. Un sogno per la precisione.
“Merda” imprecai
Salutai Jessica e uscii velocemente. 
  
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