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Autore: Cornfield    27/03/2013    1 recensioni
"Da dove vieni?"
"Non lo so.."
"Non sai da dove vieni?!"
"Non so neanche chi sono."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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3.

Tonight my heart's on the loose.

Arrivammo a scuola con una precisione chirurgica, esattamente due minuti prima che la campanella suonasse.
Mentre i professori avrebbero spiegato qualcosa che non sarebbe mai lontanamente finita a rimbombare nella mia mente, avrei inventato una scusa per non andare al party.
“Sai Fred, non credevo che  accettassi l’invito! Sono contenta che anche tu venga.” Fece Juliet. Mi sorrise. Era il più bel fottuto sorriso che avessi mai visto. Ogni volta che lo faceva sognavo di assaporare le sue labbra. Ma poi lei mi respingeva e si allontanava. E io rimanevo da solo. Come sempre. Perfino i miei sogni erano patetici.
Non potevo sprecare quella occasione. Tutti mi conoscevano effettivamente come un asociale. Cominciai a rimuginarci su. Ne valeva la pena? Non ero mai andato ad una festa. Come ci si comportava? No. Non dovevo assolutamente pensarlo, perché io non ci sarei mai andato.
Guardai Juliet. Era più felice del solito e canticchiava If dei Pink Floyd allegramente. Non avevo mai conosciuto una ragazza simile. Nonostante vivesse in una situazione familiare difficile, non era mai triste o sconvolta. Anzi lei stessa mi confortava a causa dei miei demoni interiori e mi strappava un sorriso, seppur nervoso. Era forte, indipendente, senza paura, una di quelle che non si sgretolano facilmente. Era Juliet.
Entrai in classe svogliatamente, ma sbattei contro qualcosa di duro. Alzai gli occhi e deglutii.
Una figura possente, massiccia e che puzzava di burro di arachidi. Robert.
Mi spinse violentemente sul muro e si avvicinò. Provai ad articolare qualcosa, ma ciò che usci dalla mia bocca fu un sussurro : “C-cosa vuoi?”
Fece una risata amara. “Voglio solo un’informazione. Sei tu quel coglione che ha spifferato alla preside ciò che ho fatto ieri sera?”Un gruppetto di ragazzi si era accerchiato in torno a noi. Ero pietrificato. Non sapevo neanche di cose stesse parlando, sicuramente avrà picchiato qualcuno, ma non ero stato io a parlare con la preside. Eppure non riuscivo a dire niente. Rimanemmo in silenzio, tutti. Il professore non era ancora arrivato.
“BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!” Robert si scaraventò contro di me e mi tirò il pugno sinistro sulla faccia. Barcollai e cominciai a vedere tutto sfocato, sentendo il sapore del sangue che mi penetrava nella bocca.
“Stronzo di merda, ti uccido!” Mi prese a calci, mentre io non riuscivo a controllare tutti e cinque i sensi. Sentii una voce familiare.
“Robert stai fermo cazzo! Non ha fatto niente!” Gridò Juliet. Robert si fermò e respirava faticosamente.
Mi diede un ultimo calcio allo stomaco e si avvicinò a lei. Nei suoi occhi lessi che non aveva paura, quella ragazza non aveva mai paura. Volevo fare qualcosa, ma non riuscivo a muovermi. Non per il dolore,  per la codardia.
Robert sussurrò: “Il tuo fidanzato lo difendi sempre no?”
Juliet gli piantò un piede sul suo. “Sparisci.”
Il mastino fece un sorriso beffardo ma alla fine uscii dalla classe.
Lei mi tese una mano per alzarmi. “Tutto bene?” Annuii senza convinzione. Ero apposto, solo un po’ di dolori qua e là, ma niente di che. Ciò che non andava bene era tutto il resto. Lei mi aveva salvato. E non il contrario. Ero un fottuta idiota. Sbagliavo tutto. Perché sbagliavo tutto? Un magone cominciò a crescermi pretenziosamente.
 
“Davvero, non c’è bisogno che mi accompagni, Juliet.”
“Ma dai, hai ancora l’occhio nero!”
Cosi mi feci trasportare verso casa, con una busta di ghiaccio in testa.
“Mi dispiace tanto, scusa. Ora sicuramente Robert non vorrà più accompagnarci alla festa. Non..” Mi fermai un attimo, non potevo dirle che ero rimasto pietrificato per la paura.
“Non mi ha dato il tempo di rispondere.”
“Tranquillo, Jordan ha parlato con lui e ha detto che porta chiunque, non fa distinzione tra persone normali, spie o froci, testuali parole.” Ridemmo all’unisono, ma in realtà speravo che Robert rifiutasse con tutto il mio cuore.
“Davvero, scusami.”
Juliet mi fissò. Cominciai a diventare rosso.
“Ecco siamo .. siamo arrivati.” Mormorò.
Fece per andarsene. Senza che l’azione potesse essere controllata dal mio cervello, la presi per il braccio, trattenendola. Non sapevo perché l’avevo fermata. Non sapevo cosa stavo per dire, ma lo feci.
“Vuoi restare la notte con me, a casa mia?”. La colsi alla sprovvista.
Silenzio.
Sono solo disgustato e stanco di sentirmi così solo… “ Balbettai, cercando di giustificarmi.
Ero più stupito io che lei da quell’affermazione improvvisa.
Juliet sembrò finalmente uscire dalla trans.
“Oh, ehm ..”
Deglutii.
“Certo.”
Rimanemmo impalati li fuori al freddo, io con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
“Vuoi entrare?”
“Direi di si … tira un’aria gelida.”
Mi maledissi subito per aver chiesto quella domanda cogliona, esattamente come me.  Stavo diventando ancora più impacciato di quanto non  lo fossi già.
Aprii la porta e la lasciai passare. Né lei, ne Jordan erano mai entrati nel mio tugurio personale. Quel posto dove passavo a consumare la mia inutile vita in attesa della morte. Qualche volta uscivo e camminavo chilometri e chilometri, quasi a cercare una risposta che non trovavo mai, a rincorrerla. Perché esattamente esistevo? Ero soltanto uno dei tanti sgorbi di madre natura nati da una sbronza. Se non fossi esistito, nessuno ne avrebbe pagato le conseguenze. Mi sentivo inutile.
 
Passammo la notte a guardare un film finché non ci addormentammo, ci scambiammo poco più che due parole, com’era previsto. Non dovevo invitarla. Lo sapevo. Cercai di trattenere le lacrime quando la vidi andarsene senza potere fare nulla.
Il giorno dopo perciò mi resi conto che dovevo davvero finirla. Dovevo finirla con il mio amore spropositato perché non serviva a niente, dovevo finirla a rimanere rinchiuso in casa mia, dovevo finirla a preoccuparmi, dovevo finirla a fare attenzione a tutto, a bere solo acqua, a controllare sempre la data di scadenza. E dovevo vivere.
Robert passò con la sua macchina sgangherata in anticipo. Prima che potesse suonare aprii la porta e sostenni il suo sguardo. Quella notte il mio cuore era appeso ad un cappio, era a piede libero. Quella notte il romanticismo non c’era. Quella notte mi sarei lasciato alle spalle tutti i miei fottuti problemi. Quella notte Juliet non esisteva. Quella notte esisteva invece il divertimento, la musica ad alta volume, l’alcool e la droga. Quella notte mi sarei davvero sentito un diciassettenne.
Ero pronto per qualsiasi cosa. Per la prima volta mi sentivo libero.
Entrai in macchina spavaldamente.
Jordan mi fissò visibilmente sorpreso che io avessi accettato l’invito.
“Pronto?” Mi chiese.
“Credo di sentire l’adrenalina penetrarmi nel corpo.” Non lo dissi per finta, ma per la prima volta veramente. Non stavo neanche mentendo a me stesso.
Robert accese il motore e cosi partimmo verso il pub mentre la città era in pigiama, non sapendo che un ragazzo era cambiato in un giorno, per fare tutto ciò che non aveva mai fatto.
Il nostro accompagnatore parcheggiò.
Scendemmo dalla macchina.
 
 
 
 
La mia vita cominciava da li.



*Spazio autrice*
Questa volta ho aggiornato un pochino più tardi rispetto ai miei tempi abituali (?), settimana un pò dura, tutto qui. Comunque gente ammettiamolo, soprattutto la prima parte fa schifo sù. Ho scritto della rissa tra il nostro caro amico Treno e Robert giusto perché altrimenti il capitolo era cortissimo e potevo risparmiarmi anche il "Vuoi restare la notte con me, a casa mia?". L'ho scritto solo per non escludere Stay the Night (canzone appunto di UNO). Il tema centrale è diciamo il fatto che Fred all'improvviso capisce di dover vivere la vita e non vede l'ora di potersi divertire, senza badare al romanticismo ( Oh love). Comunque sia è uscito uno schifo, non so perché. Con il prossimo capitolo diamo inizio alla festa, quindi spero sia più coinvolgente. E nient'altro, tanti bei kiz kiz.

  Ciau. 


 

 

  
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