Fanfic su artisti musicali > Taylor Swift
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Autore: itshikarii    27/03/2013    4 recensioni
“Ma tu..” dicemmo assieme. “Sei uguale a me!” continuammo assieme. Oddio sembrava tanto una scena da film.
La mia sosia si infilò gli occhiali da sole e si sedette di fronte a me.
“Perché ti infili gli occhiali?”
“Perché non voglio che mi riconoscano..” guardò a destra ed a sinistra prima di rivolgermi una sorriso dolcissimo. “Tu sai chi sono?”
“La mia sosia?” tentai ma sapevo che non era quella la risposta giusta.
“Sono Taylor Swift, la cantautrice americana.”
“E che ci fai qui, in questa piovosa città di Londra?” chiesi curiosa di ascoltare la sua risposta.
“E’ una lunga e stressante storia.”
“Se la tua vita è stressante allora la mia come deve essere?” chiesi con sarcasmo.
“Proviamo a vedere, no?”
“Che vuoi dire?” mi spinsi più vicino a lei e la guardai con uno sguardo impaurito. Lei sorrideva.
“Scambiamoci vita per un mese.”
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(5)
Piccole rivelazioni.

Mary.


Stavo ancora dormendo quando dei piccoli rumori mi fecero svegliare. Brontolai un po’ e guardai la meravigliosa sveglia rossa della Swift che segnava le otto e mezza del mattino.
Le otto e mezza del mattino? Scherziamo?
Un altro rumore contro la finestra mi costrinse ad alzarmi dal letto. Mi misi le pantofole di paperino (me le ero fatta portare la sera prima da Taylor) e mi strinsi la vestaglia addosso. Dei colpetti alla finestra: che cosa romantica!
Ma proprio quando stavo per andare verso la finestra, un sasso enorme ruppe il vetro e per poco mi finiva sopra il piede.
No, ma chi minchia è questo deficiente che mi ha rotto la finestra?
Gli insulti mentali si bloccarono quando vidi una chioma riccia sotto la finestra.
“Tu sei un malato mentale!” urlai ridendo.
“No, non ho un problema dentale.”
Ma stava scherzando, vero? La stanza era solo al primo piano e non capiva quello che dicevo?
“Harry, adesso sei anche sordo?”
“Chi ha torto?”
Mi battei una mano nella fronte e gli feci segno di girare verso la porta. Chiusi la finestra, o meglio, quello che ne rimaneva e scesi velocemente verso la porta dove mi stava aspettando Harry barra spacca finestre.
Quando aprii la porta lo trovai la davanti, in tutto il suo splendore.  Indossava una maglietta rossa con un giacca sul marrone abbinata ai pantaloni.
“Buongiorno.” Ora che lo guardavo bene aveva una mano dietro la schiena.
“Buongiorno anche a te.  Che hai dietro la schiena?” sorrisi mentre cercai di vedere che nascondeva, ma lui indietreggiava. Oddio come nei film, dove il ragazzo sveglia la sua amata con dei muffin o dei fiori o cioccolatini. “Eddai, Styles!” sbuffai, incrociando le braccia ed appoggiandomi allo stipite della porta imbronciata.
“Uffa che sei insistente. Se non fosse per te?” chiese con un ghigno.
“Ti tiro la pietra e spacco la tua testa come hai fatto con la finestra.” Feci un sorriso divertito e si arrese. Mi diede il piccolo pacchetto che teneva dietro la schiena e lo aprii. Dentro trovai una collana con un piccolo ciondolo che rappresentava un aereoplanino di carta. Ringraziai Harry e gli chiesi di attaccarmela.
“Non ti abituare a questi regali, però.” Mi sussurrò all’orecchio mentre sistemava il gancio. Risi e vidi la collana scendere lungo il mio petto. Ripresi il ciondolo tra le dita ed aggrottai le sopracciglia. Dietro un ala dell’aereoplanino c’era scritto ‘H’.
Mi girai continuando a tenere lo sguardo su quel ciondolo. “Era tuo?” alzai lo sguardo per puntarlo nel suo. Stavo annegando  nel suo sguardo, ma non come nelle fan fiction, io ci stavo annegando per realtà.
“Si, ma voglio che la tenga tu.” Disse con la sua voce roca e molto sensuale.
“Hai una voce sensuale.” Mi coprii subito la bocca dopo aver realizzato quello che avevo detto. Ma porca la miseria, non potevo stare zitta?
Rise e potrei dire che la sua risata mi rese felice. “Me lo dicono in molti.” Appoggiò le sue grandi mani sui miei fianchi per farmi avvicinare a lui. Posai le mie, che in confronto alle sue erano piccolissime, sul suo petto e potei sentire il battere del suo cuore. Continuai a guardarlo negli occhi. “Che ne dici di uscire?” mi chiese.
Mi allontanai e gli presi la mano facendo intrecciare le nostre dita. “Si, ma prima mangiamo, mio spacca finestre.”
***
Eravamo usciti da mezz’ora, mi ero messa la prima cosa che avevo trovato nel guardaroba di Taylor. Diciamo che poteva aprire un negozio, aveva un sacco di bei vestiti.
Camminavamo mano nella mano in mezzo alle stradine. “Mi dispiace non essermi fatto vivo in questi tre giorni, ma abbiamo provato tutti i pomeriggi.”
Lo sapevo, ogni sera mi mandava dei messaggi dove mi raccontava quante cose avevano fatto e mi scriveva che sarebbe passato non appena avrebbe avuto un attimo di respiro. Sorrisi, strinsi il suo braccio ed appoggiai la testa su di esso. Non sapevo che cosa fossimo, da quel bacio rifiutato ci eravamo sentiti ogni giorno ed ogni volta mi chiedeva qualcosa di me. Molte volte mi diceva che non si aspettava alcune cose da me. Come per esempio non avrebbe mai detto che Taylor Swift amasse il calcio, i videogames oppure dicesse parolacce.
Ad un tratto un goccia mi bagnò la guancia. Alzai la faccia verso il cielo per poter vedere così la pioggia cadere velocemente. “E che cazzo!” urlai. Harry mi lasciò la mano e lo vidi correre verso un camion degli hot-dog.
Io sono qua a bagnarmi tutta e lui mi abbandona per mangiare?
Lo vidi discutere con il venditore prima di fregargli l’ombrellone attaccato al camioncino. Risi come una pazza quando il ragazzo degli hot-dog gli stava lanciando dei crauti. Quando ritornò da me, aprì l’ombrellone per poter stare all’asciutto. Levai alcuni crauti dai suoi ricci, che bagnati erano caduti attorno al viso. “Non credevo che si potessero usare dei crauti come arma.” Ridemmo ed io mi strinsi a lui, anche se era bagnato fradicio come me. In quei tre giorni avevo passato molto tempo a pensare, cosa che non facevo mai, ed ero arrivata alla conclusione che mi incominciava a piacere. Guardai il suo volto, mentre lui guardava dall’altra parte della strada. Mi alzai sulle punte e gli lasciai un bacio sulla guancia. Mi guardò sorpreso. “E questo?”
“Così, oggi sono dolce.” Sorrisi. Mi rialzai sulle punte per far incontrare leggermente le nostre labbra. “Ma stai attento, quando ho il ciclo sono un bel peperino.” Gli sussurrai sulle labbra.

Taylor.

Erano tre giorni che lavoravo in quella pasticceria e se devo dire la verità: mi piaceva. Era diverso da quello che facevo di solito.
Ero a lavoro già da un’ora e stavo pulendo il bancone quando Helen mi chiamò per chiedermi di raggiungerla alle sei, dopo il mio turno di lavoro. Dissi di si, prima di portare lo sguardo sul mio datore di lavoro.
“Mary da oggi avrai un nuovo aiuto.” Sorrisi, ma mi morì in faccia quando vidi Jake con la nostra uniforme venire verso di noi. Sbiancai di botto. Quel ragazzo mi faceva paura, mi aveva mandato messaggi tutti i giorni e quando scendevo da casa me lo trovavo lì pronto a rubarmi un bacio poco casto.
“Ciao dolcezza.” Mi salutò raggiungendomi dietro il bancone. Ritornai a guardare il mio capo che mi disse di aiutarlo nell’ambientarsi. Annuii, un pochino impaurita di quello che mi avrebbe potuto fare condividendo la maggior parte del tempo assieme.

Non lo calcolai per tutto il turno, ma prima delle sei decisi di andare nel retro per cambiarmi. Mentre mi levavo la maglietta della divisa per mettermi la mia, mi sentivo continuamente osservata.
I miei dubbi vennero confermati quando sentii la porta chiudersi. Mi girai di scatto per ritrovarmi un Jake con un ghigno divertito venire verso di me.
“Bel reggiseno, cara.”
“Che vuoi Jake?!”
“Avevi detto che avresti fatto qualsiasi cosa pur di mettere in scena quelle farsa della cena.”
La cena era andata malissimo. Non volevo più avere niente a che fare con lui e l’avevo ‘lasciato’, ma lui continuava a ronzarmi attorno.
“Ed io voglio soltanto conoscerti e poter essere un giorno il tuo ragazzo.”
Mi prese tra le sue braccia per stringermi a sé. Era un problema, ma quando voleva riusciva a farmi sentire bene. Pensai a come avrebbe reagito quando avrebbe scoperto chi ero veramente.
La mia testa era schiacciata contro il suo petto, riuscivo a sentire il suo cuore battere. Le sue mani mi accarezzarono la schiena, come per tranquillizzarmi. La sua testa scese verso il mio collo prima di lasciare degli umidi baci.
Mi vennero i brividi nelle braccia quando marchiò la mia pelle del collo. “Adesso, sei solo mia.” E mi lasciò così, ancora sconvolta di quello che aveva fatto.

Arrivai da Helen un po’ più in ritardo.
“Sei arrivata, stronza. Mi fai un favore? Mi vai a prendere una tinta nel retro?”
“Certo..” risposi ancora un po’ scossa di quello che era successo al locale. Entrai nello stanzino e cercai la tinta.


Mary.

Harry se ne era appena andato ed io stavo vagando per la città, ancora presa da quel pomeriggio passato assieme.
Harry era davvero dolcissimo e mi faceva stare bene. Stavo ancora pensando a lui, fino a rendermi conto di essere arrivata davanti al negozio dove lavorava Helen. Ripensai a tutto quello che avevamo passato: le nostre chiacchierate, le nostre litigate.. non avevo mai nascosto niente a lei.
Presi un respiro profondo ed entrai.
“Benvenuto, come posso… Mary? Che ci fai qua?”
“Devo parlarti di una cosa importante.” Mi avvicinai e lei lasciò la postazione.
“Non eri andata nel retro?” chiese.
“Helen, era quelle bionda la tinta?” sbucò dal nulla Taylor con due tubetti in mano. Helen guardò prima me e poi Taylor confuso. La bionda guardò me e spalancò gli occhi.
“Che sta succedendo?!” urlò Helen.
Adesso iniziano i problemi.


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SALVE PIPOL!
Non sono morta o:
Ho avuto problemi a scuola ed i miei mi hanno sequestrato il pc. Ora vado prima che ritorni mia madre D:
VI AMO, COME SEMPRE.
Hikari:)
   
 
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