Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Natalie__    27/03/2013    5 recensioni
“Non mi hai ancora detto chi sei.” Chiede ancora, già che sbadato.
“Sono Justin, il vicino.” Gli porgo la mano, e lei la stringe subito dopo.
“Owh, visto che abiti qui vicino, tornatene a casa, okay?” Mi chiede subito dopo, sorridendo beffarda.
Il mio sorriso si curva in una smorfia di disgusto.
“E già che ci sei, fai finta che io non sia mai venuto qui okay?” Dissi prima di andarmene, perdutamente incazzato, entrando in casa un minuto dopo.
Justin Drew Bieber.
Hayley Chelsea Powell.
Due persone estremamente diverse, con due caratteri uguali da morire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Eight.

Ei ragazze, non uccidetemi per l'interminabile ritardo.
Mi scuso ancora, buona lettura :))

Perché non ti fai fuori anche tu Justin? Forse è questa la felicità che nessuno è mai riuscito a trovare.

Stupide parole, ci sono ragazze lì fuori che mi amano, non posso uccidermi.
Avalanna ha bisogno di me, le mie Beliebers hanno bisogno di me. Mia madre ha bisogno di me.
E Wendy da lassù non sarebbe contenta della mia decisione. Dovevo realizzare i miei sogni per lei, far felici milioni di bambini africani cantando, era il suo sogno ed era anche il mio.
Devo continuare a fare il mio dovere, non posso andarmene anch’io.

Sono sicuro che in questo momento lei sarà lì a dirmi cosa devo fare come i spettatori che guardano un film, parlano e implorano gli attori di fare quello che vogliono loro, ma in fondo la trama è quella e loro non possono fare niente perché non sono registi, bensì spettatori. E in fondo lei non può parlarmi, perché non fa più parte della mia vita, è lassù, e in questo film le è stata data una comparsa, non una parte vera e propria.

A distogliermi da quei pensieri sono i passi di mia madre e dei genitori di Hayley.

“Cosa è successo?” Grida la madre, esprimendosi in una maniera piuttosto indifferente.
“E’ caduta dal balcone..” Dico cercando di non piangere, alzando il capo.
“Oh beh, sarà qualcosa da niente..” Dice il padre.

Come può dire questo? Come può dire che è una cosa da niente?
La mia ragazza è caduta da quel maledetto balcone per colpa mia. Non poteva essere vero, non poteva morire per colpa mia.
Dovevo salvarla. E pregare Dio era l’unica soluzione per far sì che lei riuscisse ad uscire da quella maledetta sala. Doveva vivere, farlo per me. Doveva amarmi, doveva rendermi felice.
Guardai negli occhi sua madre, non potevo crederci. Non c’era persona di più falsa al mondo. Adesso capisco tutto il dolore di Hayley, lo capisco da come la trattavano, dal dolore che sentiva attraverso i loro occhi. Lei lo sapeva, lei ce lo leggeva negli occhi com’eravamo fatti. Lei conosceva ognuno di noi. Lei era forte, e lei era quella ragazza che ...aveva detto di amarmi?
Una lacrima scivolò lungo la mia guancia.

Dovevo salvarla.

E fu in quel momento che uscì un dottore da quella sala.
Subito mi precipitai da quel signore, che mettendo una mano alla mia spalla facendo ‘si’ con la testa.
Subito un sorriso spuntò sulle mie labbra, e non feci a meno che abbracciare quel dottore che mi aveva appena dato la notizia più bella della mia vita.

Hayley era viva.

Lei era ancora qua, non se n’era andata.
Mi sentivo bene, vivo, e tutto intorno mi sembrava limpido, pieno di colore.
Mi voltai verso mia madre, che fu pronta ad abbracciarmi non appena ne ebbe l’occasione.

“Posso vederla?” Lo guardo negli occhi.
“Si, terza camera a sinistra  e mi raccomando, non farla parlare molto..deve riposare” Risponde, e allora corro e cercando la stanza la trovo e lentamente apro la porta.

La trovo sdraiata sul lettino, con una benda bianca alla testa, e i capelli che le ricadono sulle spalle.
Ha gli occhi chiusi, e io mi avvicino a lei prendendole la mano e baciandola sulla fronte.

“Come stai?” Sussurro.
“Ho mal di testa...cosa è successo?” Risponde confusa.
“Stai tranquilla piccola, è tutto passato.” Le dico, tenendo stretta la sua mano.
“Mi hai chiamato piccola.” Sussurra sorridendo.
“Si, sei la mia piccola.” Le rispondo, guardandola.
“Non avrei mai pensato di gettarmi da un balcone..” Cominciò a spiegare, ma la fermai.
“Shh”- le sorrido- “E’ tutto finito, ci sono io con te!

Mi sciolgo vedendola sorridere, è bellissima.
Tutto quello che mi era mancato, l’avevo lì davanti a me.
Era la persona che mi faceva stare bene, che mi faceva toccare il paradiso.
Era quella ragazza con cui volevo stare, con cui passare i miei giorni.

Restammo in silenzio, ascoltando gli uccelli cantare fuori dalla finestra, ma non appena un profumo di fiori ci invase aprimmo gli occhi contemporaneamente e ci guardammo.

“Wendy..” Sussurrò.
“Si proprio lei.”
 
Sorridiamo insieme, Wendy era con noi.
E  forse era questa la felicità: la gioia di vivere, il profumo di fiori, noi tre insieme.
E forse era questo quello che non ero riuscito a trovare fino ad ora.

Di una cosa sono certo, è questo il mio posto.
Qui insieme a lei.
Devo lottare, per tutte le persone che credono in me.
Devo lottare per le persone che amo, ora e per sempre.
   
 
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