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Autore: Rikku8    14/10/2007    6 recensioni
Orochimaru rimase stupito, ma poi incominciò ad osservarla ammaliato dal suo corpo spoglio: la carne rosea e delicata, i lineamenti perfetti identici a quelli della vecchia allieva Anko, il viso coperto dai corti capelli corvini facevo contrasto dal colore delle guance rosse di lei.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Altri, Hidan, Orochimaru
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze: ... Allora vi dico subito che ci saranno alcuni errori... la storia si basa su Orochimaru, l’Akatsuki, Kuroneko e altri... Non so perché ho scritto questa storia O.O , il mio personaggio preferito è OROCHIMARU! Quindi vi chiedo di niente commenti offensivi su questo personaggio... Gradisco critiche costruttive commenti di ogni genere, però niente linguaggio volgare! Aggiungerò alcuni personaggi del villaggio del destino ( scritta da mio cugino Light...) ^.^ Commentate in tanti!!!!! E BUONA LETTURAAAAAAAA!!!!!!

† Prologo †

....

“Silenzio assordante riempie il buio notturno crescendo fino ad esplodere in un boato d SANGUE!”

Tutum Tutum...

Era il battito di un cuore.

Un corpo galleggiava nel chakra viola, occhi ambrati dall’espressione vacua e assente, i corti capelli color pece non potevano coprire la sua nudità.. Le splendide curve e la sua irresistibile bellezza...

“Uhm... Kabuto hai fatto un’ ottimo lavoro...” sussurrò una voce pacata.

Il ragazzo si voltò facendo un’irriverenza, e disse: “ Splendida non trovate? Sasori...”

“ e la forza portante?...” concluse Sasori.

“Guardi” sorrise il ragazzo, indicando un schermata che era vicino alla colonna “ i parametri sono apposto...e lei sta bene... abbiamo fatto in tempo, a recuperare la forza portante... ”

“Perfetto” proferì Sasori.

† Capitolo 1 †

La pioggia cadeva ininterrottamente sul villaggio del suono, quasi tutti gli abitanti avevano abbandonato quella zona, alcuni erano scappati e altri si erano rifugiati nelle zone montagnose. Solo i più fedeli avevano deciso di restare. Quattro figure si aggiravano nella casa del Kokage, silenziose e attente ( nel caso di un attacco nemico...). Il loro maestro era rimasto là per 3anni, seduto sul suo trono da Hokage, aspettando il momento adatto, per attaccare il villaggio della foglia...

“Orochimaru... ” entrò un ragazzo nella stanza.

L’uomo dai lunghi capelli corvi alzò il capo mostrando i suoi occhi dorati. Il ragazzo fece un passo e s’inginocchiò davanti a lui “L’Akatsuki è riuscita a prendere il demone della sabbia”

“Questo non ci voleva, ora hanno quattro forze portanti... ne siete sicuro di tutto ciò? Kabuto...” ringhiò Orochimaru, il tono si fece amaro.

“Si...Che dobbiamo fare?” domandò il ragazzo, aggiustando gli occhiali.

Silenzio.

Di colpo la porta si spalancò, un vento glaciale entrò. Sulla sogna comparve Meloku, il ragazzo guardò Orochimaru e disse “Maestro venite fuori...”

Anche questo fece un inchino, le lunghe trecce coprirono i grandi occhi neri.

“Cosa succede?” si alzò Kokage.

Alzò il capo.

“Dovete vedere una cosa maestro...”

“Fatemi strada..” esclamò seccato.

I due lasciarono la stanza, Kabuto rimase immobile dicendo: “Avrete una bella sorpresa...Sasori ne sarà molto contento...”

Appena misero piede fuori dall’abitazione; un soffio d’aria fredda sfiorò il loro visi. Percorsero velocemente il piazzare dove trovarono a terra priva di sensi una ragazzina...

Orochimaru rimase stupito, ma poi incominciò ad osservarla ammaliato dal suo corpo spoglio: la carne rosea e delicata, i lineamenti perfetti identici a quelli della vecchia allieva Anko, il viso coperto dai corti capelli corvini facevo contrasto dal colore delle guance rosse di lei.

“Orochimaru...”

Era troppo attratto da lei, da ascoltare la voce di Meloku che lo stava chiamando. Ma qualcosa non andava, sembrava troppo perfetta per essere vera, forse un illusione?

Fu il primo pensiero di lui.

“Orochimaru... ”

No non lo era.

Si avvicinò e appoggiò una mano sulla base del cuore...

Tum...Tutum....

Era viva, anche se le sue pulsazioni erano lente. All’improvviso Orochimaru avvertì un enorme chakra dentro di lei. Potente e terrificante, questo catturò la sua attenzione, l’aveva già sentito una volta... si volse verso Meloku, sembrava turbato ma allo stesso tempo spaventato.

“Meloku, portala nella camera vicino alla mia... ” ordinò l’uomo dal volto serpentino.

Il ragazzo esitò, sembrava quasi che riluttasse la ragazzina.

“e un ordine...” disse Orochimaru spazientito.

Di scatto le lunge trecce di Meloku avvolsero le parti intime di lei, la sollevò con cautela e si avviò nella fredda nebbia.

“Lei a il gatto a due code, Nibi no Nekomata....” Orochimaru osservò lei scomparire nella fitta nebbia assieme a Meloku.

“...bene”.

***

Silenzio.

La camera era buia, solo quella poca luce lunare illuminava il suo volto pallido. Aveva freddo, sentiva le ossa gelate come se si rompessero da un momento all’altro. Rumori di passi in lontananza, lenti e felpati. Era sveglia, ma i suoi occhi erano chiusi... Non voleva aprirli per nessun motivo, aveva paura della realtà che la circondava.

“Non voglio...” si ripeteva in continuazione.

Non s’era ancora accorta che il suo corpo tremava e il suo cuore pulsava freneticamente. La paura aveva preso il sopravvento in lei. Non riusciva a ricordarsi....

Chi sono io?

Da dove vengo...”

Perché sono viva?

“Il laboratorio...” sussurrò debolmente.

Alcune immagini sconosciute riaffiorano nella mente; spalancò i suoi occhi dorati, l’iride nera divenne viola e si dilatò.

*Flash Back*

Un ragazzo dai capelli argentei, con camice bianco analizzava dei dati... davanti a lui c’è colonna di contenimento, immersa nel chakras viola un corpo minuto...

“Ti userò a dovere, Orochimaru ne sarà sorpreso di questo regalo e Sasori soccomberà davanti a te...ho usato il gene di Nii Yugito per crearti...” esclamò il ragazzo diretto verso la sua creazione.

“...ora non mi puoi sentire, ma quando....”

*Fine Flash Back*

Il flash s’interruppe di colpo.

Un urlo soffocato percosse le pareti della stanza oscura, una lacrima rigò la sua guancia, sprofondo nelle coperte in un pianto amaro e dolorante, avvertì un forte dolore lancinante sul collo e poi sensazione rovente dentro di sé.

Toccò con la mano destra il punto che gli faceva male, appena le sue dita sfiorarono la pelle percepì il caldo bollente e il dolore si fece più intenso. Si avvinghiò ai cuscini per trattenersi di non urlare. Ma era troppo forte... Credeva di morire ma non fu così. Era viva, stanca e debole; con il dolore pungente che gli si conficcò nella carne viva...

“Qualcuno mi aiuti...” evocò disperata, il dolore aumentava.

Nessuna risposta.

Sperava che la porta si aprisse e sulla soglia vedesse qualcuno che l’avesse salvata da quella tortura.

Ma non fu così.

Si abbandonò fra le lenzuola e si addormentò nel dolce sonno, tra le lacrime.

  
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