SHINE
BRIGHT LIKE A DRAWER
Kate conclude la
telefonata con il proprietario del suo
appartamento.
Entra nel
palazzo che da qualche giorno le fa da nuova casa
e saluta il portiere.
Mentre aspetta
l’ascensore ripensa alla conversazione
telefonica appena intercorsa.
Non ci voleva
quel ritardo.
Dopo un anno e
mezzo di relazione finalmente si sentiva
pronta a fare il passo successivo.
La parola convivenza
la spaventava un po’, ma meno della parola matrimonio
e per adesso andava bene così.
Le serate e i
weekend passati assieme nel loft dello
scrittore aumentavano di mese in mese tanto che a volte le sembrava
già di
vivere lì.
Non
c’era da stupirsi quindi se ogni tanto ne avevano
parlato, fantasticando sul vivere insieme e prendendosi in giro a
vicenda sulle
loro piccole abitudini quotidiane.
Perciò
quando una settimana fa lo scrittore glielo aveva proposto
ufficialmente, Kate
era già pronta ad accettare.
La loro storia
stava diventando sempre più seria, giorno
dopo giorno, e rimandare l’inevitabile non aveva alcun senso.
Non per il tipo
di persona che si era impegnata a diventare.
Quando
l’ascensore la porta all’attico, sorride al
pensiero
di essere a casa.
Stringe le
chiavi e le guarda come se fossero ricoperte d’oro.
Agli occhi di
chiunque altro sarebbe potuta sembrare una cosa
stupida, ma da quando le aveva, si fermava qualche secondo ad
assaporare il
momento, prima di usarle.
Una volta
pronta, le infila nella serratura ed entra in casa
sua.
“Dear, eccoti
finalmente, assaggia qui e dimmi che te ne pare” Martha la
rapisce subito,
porgendole un piccolo mestolo di legno con la punta sporca di rosso.
Kate appoggia le
labbra “Niente male Martha” ammette,
levandosi il cappotto.
I ricettari di
Johanna Beckett stanno cominciando a dare i
loro frutti, cosa di cui Castle non le sarà mai abbastanza
grato.
Martha
è al settimo cielo “Oh, davvero? Sono
così contenta
che ti piaccia, non avrei mai pensato che seguire una ricetta fosse
così
semplice!”.
“Dov’è
Castle?” domanda Kate cercandolo con gli occhi.
La donna agita
una mano “Sta facendo altro spazio in
camera”.
Kate annuisce
“Ho solo un altro paio di scatoloni da
sistemare, il resto faceva parte del mobilio originale
dell’appartamento...a
proposito...”.
“C’è
qualche problema?” le domanda Martha, vedendola un
po’
pensierosa.
“Si...
c’è un piccolo ritardo nell’annullamento
del mio contratto
d’affitto...”.
Martha smette di
mescolare “Un ritardo?”.
“Il
proprietario dice che non rescinderà il contratto
finché
non lascerò tutto com’era prima del mio
arrivo...” la detective sbuffa
sonoramente “...non capisco, sono sicura di avere preso solo
le mie cose e di avere lasciato
tutto
nell’esatto punto in cui l’ho travato. Ho a
malapena appeso un quadro in questi
anni...”.
“Ehm...Si
riferiva a qualcosa in particolare?” domanda
Martha, cominciando a guardare con preoccupazione verso la stanza del
figlio.
“Non
lo so... parlava del cassettone nella camera da letto
ma non mi ha spiegato bene. Vuole incontrarmi domani”.
“Hum”
mugugna Martha evitando il suo sguardo, tornando a
mescolare.
Kate nota che
l’attrice è stranamente impacciata.
“Martha?”.
L’irruenza
con cui quel povero sugo viene dimenato, ora è
sospetta.
“Martha?!”
ripete Kate, scattando in piedi.
“Mi
dispiace sweetheart,
non ho capito cosa stesse succedendo finchè non ne hai
parlato adesso...”
mormora Martha scusandosi ma Kate è già diretta a
passo di carica verso la
camera.
Apre la porta
come una furia e si ritrova davanti lo
scrittore, inginocchiato a terra con un metro a scatto tra le mani.
“Ma...
che diamine stai...” Kate non riesce nemmeno a
terminare la frase.
Tutti i cassetti
dei mobili sono posati a terra, ancora
pieni di vestiti o oggetti e pare che Castle li stia meticolosamente
misurando
tutti.
“Ehi
Kate! Hai finito di compilare le scartoffie?” domanda
lui, felice di vederla.
Le vene sulla
fronte di Beckett cominciano a pulsare “Cosa
stai combinando, Castle?” domanda imponendosi di restare
calma.
Castle si guarda
attorno “Lo so che può sembrare disordine,
ma non è così! Ho lasciato tutto al loro posto
nei cassetti. Li ho solamente
estratti dai mobili” si affretta a spiegare prima di essere
sgridato.
Kate si siede
pesantemente sul materasso “E di grazia,
perché?”.
Richard gattona
verso il lato opposto del letto “Per lui”
solleva un cassetto di diverso
colore, e tipo di legno, degli altri.
La donna lo
riconosce immediatamente.
Era il suo
cassetto.
Tecnicamente,
ora era di Castle, visto che lei gliel’aveva
regalato per il loro primo San Valentino insieme, ma restava pure
sempre il
cassetto del suo ex mobile del suo quasi ex appartamento.
“No!
Castle, devo lasciare l’appartamento nelle stesse
condizioni in cui l’ho affittato per poter disdire il
contratto!” sbotta
sconvolta.
“Ma
è mio!!”.
“No,
è del proprietario dello stabile!” ribatte Kate
irritata “Il mio era un gesto simbolico, Rick”
esclama poi, con più dolcezza.
“Lo
so. E io simbolicamente me lo tengo!” afferma con
un’alzata di spalle, abbarbicandosi al pezzo di legno come se
fosse un cuscino.
Beckett scuote
violentemente la testa “Ti supplico, non
fissarti con quel cassetto. Se vuoi che viva qui lo devi rimettere al
suo
posto”.
“Il
suo posto...” Castle appoggia il metro per tutta la
lunghezza del comodino del suo lato del letto “...credo sia
questo...o quasi,
forse traballerà un po’...” esclama,
scrivendo delle cifre su un pezzo di
carta, già pieno di scarabocchi e numeri depennati.
“Castle...”
sospira e poi tenta con un’altra strategia “E se
non ci sta? Se non entra in nessuno dei tuoi mobili?” Kate
spera così di
scoraggiarlo.
“Mmm,
comprerò un piedistallo... e una teca, per
conservarlo!”.
Così
era persino peggio.
“S-stai
scherzando vero?” Kate lo guarda come se avesse
appena confessato di essere un alieno mutaforma mangia insetti.
Castle la ignora
e alza il cassetto, come se fosse la coppa
Uefa.
Quasi a volerlo
guardare in contro luce.
“Guardalo
lui...
com’è scintillante! Non trovi che brilli?
È felice di restare con noi!”.
“Castle...”
mormora Beckett con gli occhi spalancati,
seriamente preoccupata.
“Kate,
non sono impazzito!” la rassicura lui.
“Non
ne sono più molto sicura” risponde con una smorfia.
Lo scrittore
lascia il cassetto e, ai piedi del letto, le
prende le mani “Ascolta, capisco che sembro fuori di testa ma
tu non hai idea
di quello che significhi quel pezzo di legno per me”.
Kate lo ascolta
con attenzione.
“Ho
passato quattro anni a prendere a testate il tuo muro, a
spingere... a farmi largo tra le tue paure... e poi tu,
sorprendentemente, mi
lasci entrare. Non ti avrei mai forzata... non ti avrei mai chiesto un
cassetto, o una mensola del bagno. Magari avresti acconsentito
comunque, ma non
l’avresti deciso tu di tua spontanea volontà. Quel
cassetto è il più bel regalo
che tu potessi farmi. Mi hai aperto la porta e mi hai lasciato entrare.
Mi hai
steso il red carpet... capisci cosa
intendo?” le domanda, sorridendo.
La donna
annuisce, commossa.
“Non
posso lasciarlo al prossimo inquilino. Non posso
lasciarlo a qualcuno che lo vede solo come un contenitore di
oggetti”.
“Non
ce la fai proprio a smetterla di sorprendermi, vero?”
domanda, retorica, con un dolcissimo sorriso.
Castle si
avvicina per baciarla, poi sbatte le ciglia e
arriccia le labbra “Possiamo tenere Cassy?”.
Kate si
trattiene dal ridere “Solo se non gli dai un nome”.
“Andata!”
le stampa un altro bacio arrampicandosi sul letto
e stendendosi sopra di lei.
“Aspetta,
vacci piano Gringo,
prima sistema tutto” Kate sguscia via lasciandolo steso a
pancia in giù sul
letto.
Castle si rialza
con disapprovazione e comincia a rimettere
i vari cassetti al proprio posto.
Quando resta
fuori solo il cassetto del comodino, prova ad
inserirci Cassy.
“Guarda!
Quasi perfetto, è solo qualche millimetro più
piccolo del mobiletto!” esclama soddisfatto e comincia a
riempirlo con il
contenuto del vecchio cassetto che ormai non userà
più.
“E non
ti importa che il mio cassetto sia scuro mentre il
legno del tuo comodino è chiaro?” domanda Kate,
porgendogli il proprio
cellulare.
“Ying&Yang,
bianco e nero... sono come noi...” Castle
ammira il suo operato e poi si volta verso Kate “...sono
perfetti insieme!”
risponde mentre afferra il cellulare che lei gli sta offrendo
“Perché mi dai il
tuo telefono?”.
“Perché
glielo spieghi tu al proprietario del mio
appartamento che ti sei fregato un suo cassetto!”.
“Che
problema c’è, glielo pago! Cento dollari
basteranno?”
le chiede, grattandosi una tempia con un angolo del cellulare.
Kate lo ignora,
lasciandolo in camera per tornare in
salotto.
“Trecento
dollari?” ritenta Castle, senza ricevere risposta.
Martha si alza
dal divano, quando la vede apparire “Tutto
bene? Non gli hai sparato vero?”.
“No,
tranquilla, per questa volta è salvo” Kate sorride
“È
troppo dolce e matto per poter fare a meno di lui” risponde
con gli occhi
felici.
Dalla camera
arriva un altro urlo “Cinquecento?”.
FINE
Angolo
dell’autrice:
Cantiamo
tutte assieme “Shine bright like a drawer!!!” ^____^
E...
questa volta non solo è colpa degli sms di KatiePeanut88 ma
pure di quelli di
_LibertyFe!!! Ahahahaahhahahah ragazze... siete la mia rovinaaaaaa xD
Vi
lovvoooooooo :-*****
Tutte
su Twitter a seguire Cassy mi raccomando!! È
simpaticissimo!!! *-**-*-*
Aspetto
ancora il numero di un buon psicoanalista!! Scrivetemelo per favore, ne
ho
bisogno xD
Baci
baci
Ivi87
:-p