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Autore: Cara_Sconosciuta    14/10/2007    9 recensioni
Può essere unintero cielo racchiuso in una stanza? George Weasley presto lo scoprirà
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Luna Lovegood
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Falling Stars

Eccomi qui con una nuova storia sulla mia coppia più originale: George e Luna. Non ho molto da dire su questo racconto, se non che è nato oggi pomeriggio dal niente, mentre ascoltavo “La luna ha vent’anni”...forse non è una storia delle mie migliori ma non credo sia da buttare del tutto.

Chiedo scusa per il ritardo ad aggiornare “Il mio amico” e “Washington AW”ma sono in una crisi fortissima...che spero di superare presto!

Ora vi lascio leggere!!!

 

I personaggi appartengono a J.K: Rowling e la canzone ai Pooh.

 

Fallen Star

 

“É la notte che sei nata tu

che tuo padre fece Nuvolari

per vederti subito com’eri...”

(Pooh, La luna ha vent’anni)

 

“Che ore sono?” Fece George, attraversando per l’ennesima volta la sala d’attesa del San Mungo.

Fred, semisdraiato su una delle poltroncine, alzò, infastidito,  gli occhi dalla copia de “Il Cavillo” che stava tentando di leggere. Tentando, perché, date le continue interruzioni ad opera del gemello, non era ancora riuscito ad andare oltre le prime dieci righe.

“Precisamente tre minuti in più di quando me lo hai chiesto l’ultima volta, George. Ti vuoi sedere,  per la miseria?! Stai  facendo venire il mal di mare a tutti, qui dentro!”

“Non ci sono sedie libere.” Ribatté George, senza interrompere la marcia.

“E allora siediti per terra!” Sibilò Fred, tornando a concentrarsi sul Cavillo.

George si sedette sul tavolo delle riviste, continuando a guardare nervosamente la porta senza, però, dire niente.

La quiete durò qualche minuto; giusto il tempo di dare a Fred l’illusione o, almeno, la speranza che il gemello si fosse calmato.

“Perché non mi hanno ancora chiamato?”

Ecco... era troppo bello per essere vero...

“Secondo te è normale?” Continuò George, ignorando il sonoro sbuffo del fratello. “Voglio dire, se qualcosa fosse andato storto mi avrebbero chiamato, no? No?”

“É tutto normale, George, dannazione!” Esplose Fred, rinunciando definitivamente alla lettura della rivista. “É tutto assolutamente normale, fidati. Ti chiameranno quando sarà ora. Perché nel frattempo non provi a stare tranquillo? Siamo qui dentro da ore, il mio limite di sopportazione è teso almeno quanto te e devo andare in bagno... Non può mancare ancora molto, se non altro perché, se restiamo qui ancora a lungo, potrei tentare il suicidio.”

George sospirò, chiudendo per un momento gli occhi, provando a rilassarsi.

“Sì, hai ragione.” Disse alla fine. “É solo che vorrei essere lì con lei... Non sopporto di esserle lontano, non sopporto di non sapere che cosa sta accadendo.”

“Lo so, George, ma se sei così nervoso qui, prova ad immaginare cosa avresti fatto là dentro.”

“Sarei svenuto, probabilmente.” Rispose George, dopo un attimo di silenzio. “;a qui mi sento...”

“Inutile.” Completò Lupin, chiudendosi la porta alle spalle.

“Remus! Non ti ho sentito entrare.”

Remus sorrise, prendendo a sua volta posto sul tavolo.

“Non si riesce a pensare a nient’altro, vero?”

Il giovane annuì.

“Già... credimi, ci sono passato due volte ma non è comunque una sensazione a cui ci si abitua. Però puoi star certo che il risultato vale l’attesa.”

Fred si limitò ad osservare la conversazione dalla sua seggiola, ben contento di non essere chiamato in causa.

Avrebbe tanto voluto dire a George che anche lui lo capiva ma semplicemente non poteva. Non poteva perché era dai tempi della scuola che non aveva una storia seria.

Aveva spesso invidiato il fratello per la sua relazione prima e per il suo matrimonio poi ma, allo stesso tempo, era felice che almeno lui avesse trovato una persona come Luna, sempre pronta a sostenerlo e ad aiutarlo.

Sempre, tranne in quel momento, ovviamente.

Beh, Remus, comunque, sembrava un sopporto morale a dir poco perfetto.... e lui finalmente poteva prendersi una pausa.

“Io vado a prendere qualcosa da bere.” Annunciò, appoggiando il Cavillo e alzandosi in piedi.

In quel momento, la porta della sala d’aspetto si aprì e un’infermiera sorridente fece il suo ingresso.

“Il signor Weasley?”

“Eccolo!” Esclamò Fred.

“Parla con me, cretino.” Disse George, saltando giù dal tavolo e spingendo da parte Fred, per poi raggiungere l’infermiera. “Mi dica.”

Il giovane cercò di non far trasparire dalla propria voce troppa emozione.

La voce, di per sè, risultò in effetti piuttosto calma... peccato che lo stesso non si potesse dire per le mani, impegnate a stritolarsi a vicenda.

“Se vuole seguirmi, sua moglie ha chiesto di vederla.”

“É andato tutto bene, vero?” Non potè trattenersi dal chiedere George, facendo sorridere l’infermiera e Lupin, mentre Fred alzava gli occhi al cielo.

“Lo vedrà lei stesso.” Rispose la donna, mentre lei e George uscivano dalla stanza.

 

“C’è una luna da spaccare il tetto

Cappuccetto si è mangiata il lupo

E il mio cuore è un orologio matto.”

(Pooh, La luna ha vent’anni)

 

Malgrado fosse tarda sera, i corridoi dell’ospedale brulicavano di vita. Non era mai stato in un ospedale di notte...chissà perché lo aveva sempre immaginato un luogo vuoto e triste...

Beh, certo era che, a quel reparto, tutto c’era meno che tristezza.

Passando davanti ad una delle grandi finestre, George notò quanto grande e vicina sembrasse quella candida falce di luna.... sembrava quasi di poterla toccare...

Luna...

Finalmente, dopo più di sei ore, stava andando da lei...

°Da loro.° Si corresse mentalmente, mentre l’infermiera si fermava davanti alla porta della stanza numero 315.

La prima cosa che vide, entrando, fu il letto della compagna di stanza di Luna, Aloise, una donna sui trent’anni con lunghi capelli neri e un sorriso da bambina.

Dormiva.

George fece ancora un paio di passi, poi si fermò. Luna era distesa su un letto poco distante, i capelli biondi sparpagliati sul cuscino, gli occhi ricolmi di tenerezza, bella come non lo era stata mai, con stretto tra le braccia, bianche come quelle di una bambola di porcellana,  un fagottino rosa.

Eccola lì, la causa di sei e passa ore d’inferno, di attesa, di voler spostare il mondo a mani nude e dover star fermo in una stanza stracolma di volti sconosciuti: una bambina non più grande dell’orso di peluches con cui Victoire si addormentava ogni sera.

Luna lazò gli occhi, accorgendosi della presenza del marito, e gli fece cenno di avvicinarsi.

Lui esitò.

“Vieni, George, non morde.” Lo incoraggiò lei.

“Lo so.” Rispose lui, obbedendole. “É solo che eravate... siete talmente perfette che mi sembra quasi di essere di troppo.”

Luna rise piano, quasi in silenzio, come solo lei sapeva fare e porse la bambina a George, che la guardò, stupito.

“No, no, Lu... Non ho mai preso in braccio nemmeno Vic o Teddy quando erano così piccoli...”

“É tua figlia.” Ribattè lei semplicemente e il cuore di lui fece una capriola.

Era vero, accidenti, era sua figlia...

Mille paure e domande si affollarono nella sua mente, mentre prendeva la bambina dalle braccia di Luna.

Era così piccola, così fragile che sembrava dovesse rompersi da un momento all’altro.

E poi la guardò.

Il visino dalla pelle chiarissima, i radi capelli, sottili e rossi proprio come i suoi e quei dolci, grandi occhi velati che lo guardavano senza davvero vederlo gli fecero dimenticare tutto il resto, così che la voce di Luna lo fece quasi sobbalzare, tanto era inaspettata.

“Vedi? Ti viene naturale.”

“Già...” Rispose lui, senza riuscire a staccare gli occhi dalla bambina. Davvero aveva contribuito alla creazione di quella meraviglia? “E così questa è...”

“La piccola Weasley senza nome, sì.” Completò Luna, riprendendo in braccio la creaturina che George le porgeva, mentre lui si sistemava accanto a lei sul letto e iniziava ad accarezzarle i capelli.

“Idee in merito?”

“Solo una.” Rispose lui. “Tähti.”

Allo sguardo interrogativo della moglie, spiegò velocemente la propria scelta.

“Significa stella in finlandese. Charlie ultimamente lavora lassù e ha pensato che questo particolare nome potesse fare al caso nostro.”

“Luna e Tähti... luna e stella...” Disse Luna, guardando alternativamente la figlia e il marito.

“Esatto, il mio piccolo cielo personale.”

La donna sorrise, osando una mano su quella di lui e stringendola forte.

“Ti amo.” Sussurrò.

“Anche io.” Rispose George, chinandosi a dare un bacio leggero prima a lei e poi a Tähti. “Vi amo tutte e due.”

E lì, in quel momento, con la sua nuova, meravigliosa famiglia, George Weasley si sentì per la prima volta davvero vivo, davvero importante, perché ora aveva una ragione, anzi, due,per esserlo.

Il suo sguardo volò verso la finestra e, ammirando le stelle e la luna là fuori e si ritrovò a pensare che,quel cielo lontano, per quanto affascinante e bellissimo, mai lo sarebbe stato come quello i cui astri rilucevano, per la prima volta insieme, lì, in quella piccola stanza bianca, sotto gli occhi adoranti di un unico spettatore che mai si sarebbe stancato di guardarli.

 

Fine

 

 

   
 
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