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Autore: Ulvinne    28/03/2013    2 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter VII
Hot embers
 
-Non mi dire che bastano un paio di lupi per metterti in difficoltà?- mi chiese Vilkas ferendone uno all'addome.
-Ma figurati. Piuttosto, i tuoi sensi da amico degli animali non avrebbero dovuto accorgersi di loro?
-Per cosa mi hai preso, un incantesimo di localizzazione?- mi chinai per schivare l'assalto di un altro lupo e lanciai rapidamente la freccia che lo colpì alla testa, facendolo accasciare con un guaito di dolore.
-No, però uno con l'olfatto e l'udito sensibile come il tuo avrebbe dovuto sentire i suoi simili andargli incontro incazzati neri, non credi?
-Meno chiacchiere, più affondi.- sorrisi, consapevole di averlo messo alle strette, e scattai all'indietro per evitare il morso di uno dei lupi che circondavano me e Vilkas, poi estrassi il pugnale dal fodero che tenevo alla cintura e cercai di affondare la lama all'altezza della clavicola della bestia, che tuttavia riuscì a spostarsi per poi assaltarmi di nuovo, e stavolta caddi a terra.
-Cazzo!- con le mani che spingevano contro la pelliccia nera del canide cercai di allontanarlo il più possibile dalla mia faccia, ignorando l'alito che sapeva di carne e gli sputacchi di saliva -A c-cuccia bello! A cuccia!- il continuo ringhiare ed abbaiare del lupo mi stava assordando, e capii che dovevo fare qualcosa -A c...- Vilkas lo spinse via colpendolo con la spada senza tuttavia ferirlo, ma almeno potei rialzarmi e recuperare il pugnale -Avevo tutto sotto controllo.
-Prego, non c'è di che.- replicò lui, ma io non gli risposi e mi concentrai sul lupo che si stava rialzando, dedicandogli un sorriso vendicativo.
-È l'ora di diventare un bel cappuccio, bestiaccia...- riuscimmo ad avere la meglio sui lupi facilmente e alla fine tirai un sospiro di sollievo.
-Adoro poter dire “e anche questa è fatta”.- ammisi riponendo il pugnale nel fodero dopo averlo pulito sulla pelliccia di un lupo, l'ultimo da me abbattuto.
-Sì, peccato che oramai sia buio.- dichiarò Vilkas con gli occhi rivolti al cielo ed io lo imitai, godendo della visione della bellissima volta notturna che Skyrim regalava ai suoi abitanti in quelle notti d'estate.
-E se ci accampassimo?- proposi stiracchiandomi -Sinceramente parlando sono stanca, e non credo che anche tu salti di gioia all'idea di una cavalcata notturna, no?
-Umh.- quel mugugno fu l'unica risposta che ricevetti.
-Lo prendo per un “va bene”.- dissi soddisfatta -Vado a cercare della legna per il fuoco.
-Lascia stare, faccio io. Tu torna dai cavalli ed aspettami lì.
-Ah...va bene.- lieta del non dover raccattare legna in giro mi diressi verso i cavalli che avevamo lasciato in una radura poco più in là del nostro scontro con i lupi e sistemai qualche provvista nell'attesa del ritorno di Vilkas.
L'attacco del branco di lupi non era stato che il finale di una missione faticosa svolta in un vecchio forte vicino Winterhold che aveva visto come protagonisti me e Vilkas contro un gruppo di Mano d'Argento, che la settimana prima aveva commesso l'errore di saccheggiare il carro con le provviste dirette a Jorrvaskr: a dispetto della mia convinzione che i su detti esaltati fossero solo un gruppo ristretto, avevo appreso da Kodlak che invece erano una vera e propria banda allargata, con più gruppi e diversi nascondigli situati spesso e volentieri in fortini o case abbandonate. Scoprii anche che erano organizzati, efficienti e soprattutto dotati di un sadismo che mai mi sarei aspettata.
Nel fortino infatti avevamo trovato il cadavere di un lupo mannaro ancora trasformato: doveva essere morto da poco a giudicare dalla mancata puzza e dal sangue ancora fresco delle ferite, e per fortuna avevamo evitato che potessero iniziare a scuoiarlo come sembravano intenzionati a fare dati gli strumenti che trovammo accanto al corpo della bestia.
Vilkas non aveva detto niente, ma non doveva essere stato bello vedere un proprio simile ucciso e probabilmente torturato in quel modo e avevo lasciato che si sfogasse sui carnefici con violenza, senza rimproverarlo ma, anzi, desiderando ed invidiando la sua forza per poter a mia volta fare a pezzi quei bastardi che avevano quasi ucciso Vilkas e stuprato me.
-Dici che i lupi sono commestibili?- chiesi al Compagno quando lo vidi tornare con un po' di legna.
-Non ne ho idea. Ne ho uccisi moltissimi, ma mai mangiato uno.- mi rispose dopo avermi guardato un attimo, poi posò la legna a terra con un sospiro -Vuoi festeggiare con una delle tue vittime?- ovviamente mi stava prendendo in giro, e subito le mie guance arrossirono di fastidio.
-Era solo per parlare.- mormorai, poi feci qualche carezza sul muso del quadrupede che ultimamente stava diventando il mio preferito, soprattutto per quei suoi occhi di un azzurro chiarissimo -Tu si che mi capisci, vero?
-Parli con un cavallo, adesso?
-Avresti qualcosa in contrario?
-Non sia mai.- Vilkas aveva sistemato la legna ed armato di due pietre e poca pazienza stava cercando di accendere il fuoco.
-Un po' di magia ci farebbe comodo, adesso.- osservai sedendomi accanto al Nord, ma lui sbuffò.
-Che sia maledetto in eterno se non riesco ad accendere un fuoco. E poi i Compagni non usano la magia.
-Lo so, ma non puoi negare che...
-Io accenderò questo fuoco senza l'aiuto di una stupida magia, è chiaro?- mi interruppe lui a denti stretti, ma per sua sfortuna e per mio sommo divertimento non doveva essere la sua serata fortunata, in quanto dopo sei o sette tentativi le scintille non si decidevano a comparire -Maledetti sassi del cazzo!- esplose alla fine ed io, oramai rossa in faccia a forza di trattenermi, scoppiai a ridere senza ritegno alcuno finendo per sdraiarmi a terra -Non c'è niente da ridere!
-Oh, invece sì.- ribattei, ancora tra una risata e l'altra appoggiandomi su un gomito per guardarlo meglio, poi misi su un'espressione di finto dispiacere -Non ti preoccupare, con gli anni è normale perdere qualche colpo.
-Non provocarmi, oggi non te la lascerei passare.- mi avvertì lui stringendo le pietre in pugno, ma io non riuscivo a smettere di ridere, vederlo in quella situazione di rabbia ed imbarazzo lo rendeva quasi adorabile.
-Sarà, ma io non vedo nessun fuoco qui. E tu?- gli chiesi, poi gli porsi la mano -Dammi qua, ci provo io.
-No, ce la faccio.
-Avanti, hai già avuto il tuo momento di gloria, campione.
-L'ora del pisolino è passata da un po' per i cuccioli o sbaglio?- replicò lui.
-Sono nei Compagni da un anno, la storia del cucciolo non funziona più. Ed ora dammi qua.- iniziavo ad infastidirmi, avrei avuto quelle pietre, che lui volesse o meno.
-Sta' al tuo posto.
-Il mio posto?- assottigliai gli occhi -Vilkas, o mi dai quelle pietre, o me le prendo da sola.- lo avvertii, ma tutto quello che ottenni fu un mezzo ghigno che mi fece ribaltare lo stomaco.
-Accom...- non fece in tempo a finire la frase che, dopo avergli dedicato un sorrisaccio vendicativo, gli saltai letteralmente addosso per potergli strappare quei maledetti sassi dalle mani -Maledetta, tu sei una scimmia, non una Nord!- esclamò quando riuscii ad atterrarlo ed allontanando la mano che stringeva i tanto desiderati oggetti.
-Dammi questi dannati sassi e non darmi della scimmia!- ribattei allungando una mano per cercare di prenderli.
-Levati o ti faccio arrivare a Jorrvaskr volando.- la nostra buffa lotta si concluse con un nulla di fatto dato che io passai i successivi dieci minuti a sbracciarmi per arrivare ai sassi e Vilkas ad impedirmelo, e alla fine crollai con uno sbuffo su di lui.
-Sei un'idiota.- mormorai, poi sorrisi contro il suo petto -Ti batte forte il cuore. Sei già affaticato?- alzai lo sguardo verso di lui pronta a ricevere una rispostaccia che non venne.
Detestavo ammetterlo perfino a me stessa, ma gli occhi di Vilkas erano per me una calamita potente: chiari, indecifrabili, eppure in grado di bruciare come il fuoco. Mi ritrovai ad osservarlo, spostando lo sguardo lentamente dai suoi occhi alle guance, infine alla bocca, quasi ipnotizzata, come se lo vedessi per la prima volta.
Ma, devo ammetterlo, non era la prima volta che guardavo Vilkas in quel modo: nei giorni precedenti mi ero ritrovata spesso a pensare a quando la trasformazione da lupo aveva lasciato posto al corpo allenato dell'uomo nudo, e mi ero sorpresa a desiderare di rivederlo inoltre durante gli allenamenti, che si erano fatti più radi con la mia ammissione tra i Compagni, avevo iniziato a sentire un'elettricità che mai avevo provato toccandolo, ogni presa, ogni sospiro da parte sua mi facevano impazzire.
Timidamente allungai la mano verso il suo viso, sfiorandogli la guancia resa ispida dalla barba leggera, e lui non si ritrasse, così prolungai ulteriormente quel contatto, trattenendo a fatica un sospiro languido.
E non resistetti più.
Mi chinai su di lui e lo baciai, un bacio timido e timoroso che non credevo potesse appartenermi. Ricordo che aveva le labbra morbide e che la barba mi faceva un po' solletico, ricordo che lo sentii trattenere il fiato, forse colto di sorpresa dalla mia audacia, e ricordo anche di aver avuto paura per un attimo, paura che mi respingesse quando invece avevo il grande bisogno di essere accettata e soprattutto amata. Non me ne ero mai resa conto, ma in quegli anni mi era mancato qualcosa, qualcosa che non ti può dare un genitore o un amico, come non può dartelo una guida. Avevo bisogno dell'amore: non un amore folle, da canzone, non di un amore limpido o facile, ma ne avevo fame ed era con lui che avrei voluto saziarmi.
Poi lui schiuse la bocca e finalmente mi ricambiò passandomi le dita tra i capelli ed attirandomi ancora più a sé, chiusi gli occhi cercando di assaporare al massimo il suo respiro caldo, la sua lingua in quel bacio che si fece sempre più appassionato finché il Nord non ribaltò le posizioni con un colpo di fianchi intrappolandomi tra sé ed il tappeto erboso della radura, continuando a baciarmi.
Il calore, le fitte di desiderio che dal ventre mi percorrevano il corpo, la fretta che mi faceva tremare, erano tutte sensazioni nuove per me: avevo ventitré anni, ma per la maggior parte della mia vita ero cresciuta isolata dal mondo e non avevo avuto la possibilità di conoscere la sessualità ed il desiderio, e per i primi anni tra i Compagni ero forse troppo spaventata, troppo presa da altri obiettivi per badarci, ma in quel momento la necessità repressa veniva finalmente fuori con Vilkas, con i suoi baci e la sua mano che si posò sui miei fianchi per percorrere la linea del corpo lentamente, fino ad arrivare al laccio che teneva insieme il busto di cuoio che indossavo.
Solo allora si fermò, smise anche di baciarmi per potermi guardare, e capii che mi stava chiedendo un permesso che gli diedi con un cenno del capo per poi attirare di nuovo il suo viso a me, ansiosa di baciarlo di nuovo. Non gli impedii di tirare quel laccio, né di toccarmi quasi timidamente il seno, tocco che mi causò un brivido, lasciai che la sua bocca abbandonasse la mia per concentrarsi sul collo, le spalle e più giù. Inarcai la schiena e gli affondai ancor più le dita tra i capelli scuri, trattenendolo sul mio corpo perché vi indugiasse, non sentivo niente se non il calore che dal basso ventre si propagava nel resto di me, un calore che mi faceva scottare il viso ed arrossire le guance mentre i nostri sospiri spezzavano il silenzio quasi innaturale della radura.
Mentre le sue mani mi artigliavano le cosce ed io gli leccavo il collo, il licantropo si lasciò sfuggire un ringhio sommesso contro il mio orecchio, facendomi irrigidire: per un attimo nel sentire quel verso così animalesco mi era tornata in mente l'immagine della belva che aveva ucciso quelle persone al Tumulo delle Vecchie Glorie, e anche Vilkas dovette notare il mio irrigidimento improvviso, perché si fermò.
Per mia fortuna posso dire che mi ripresi quasi subito e altrettanto rapidamente cercai di riprendere ciò che avevo interrotto, ma questo non sembrava concordare con le intenzioni di Vilkas dato che rimase rigido come un bastone e si scostò da me per guardarmi in faccia.
-Cosa c'è?- gli chiesi, in soggezione davanti a quello sguardo tagliente e freddo che solo un attimo prima sembrava bruciare più delle fiamme, e il Nord scosse la testa e si alzò, allontanandosi da me -Vilkas che ti prende?
-Lasciamo perdere, è meglio così.
-Come?- potete immaginare il mio stato d'animo in quel momento -Ma...perché?- chiesi, un misto di furia, incomprensione e desiderio che si alternavano in me.
-Perché non è il caso.
-Non ti piaccio, forse?- gli chiesi, perché non sapevo cosa pensare, e lui inspirò profondamente.
-Non è questo. Decisamente non è questo.
-E allora perché?
-Ti ho spaventata.-spalancai gli occhi ma non dissi nulla, e Vilkas poté leggere nel mio silenzio quella verità che non credevo potesse turbarlo tanto.
-È stato solo un attimo. Tu non mi fai paura.- gli assicurai alzandomi da terra e andandogli incontro -Non voglio smettere.
-Ma io sì.
-Perché....- mi massaggiai le tempie cercando di mantenere un atteggiamento calmo, ma la frustrazione di aver interrotto il tutto mi stava facendo venire un nervoso incredibile -Perché la fai tanto lunga?
-Perché sono un licantropo, accidenti! E tu, nonostante sia passato più di un anno da allora, hai ancora paura di me, del fatto che possa perdere il controllo. Ma non ti biasimo- ammise recuperando le pietre focaie, le stesse per cui era iniziato il tutto, ed tornando ad armeggiarvi -A volte mi risulta difficile controllar...- lo interruppi dirigendomi verso di lui e prendendolo per le spalle, per quanto la differenza di altezza me lo permise, e lo fulminai con lo sguardo.
-Stammi bene a sentire, razza di deficiente- quello che doveva essere un tono calmo fu invece un vero e proprio ringhio -Avevamo già parlato della questione del lupo, e non mi importa, non più accidenti! Sto morendo per te e se non mi soddisfi ora sappi che arrivati a Jorrvaskr ripiegherò su Farkas e lo costringerò a fare sesso con me! Vuoi questo?!- se non fossi stata così frustrata avrei potuto anche ridere della faccia sconvolta che fece, ma come ho già detto non ero proprio in vena di risate e tutto quello che feci fu fulminarlo con lo sguardo e mettermi le mani sui fianchi.
Il Nord spalancò gli occhi, almeno ebbe la delicatezza di rimanerci male.
-Non dire più una cosa del genere, è veramente un'immagine di merda.
-Infatti quella di prima era molto meglio!- tornai alla carica -Te l'ho detto, non ho paura. È stato solo un attimo. È passato...
-No. Almeno non c'è stato niente di irreparabile.- a dispetto del suo sguardo che ancora indugiava su di me e sulle curve del mio corpo, il tono di Vilkas non ammetteva repliche e le sue parole mi fecero rimanere di sasso.
-Irreparabile...- ripetei amaramente -Ne parli come se si trattasse di un errore.- gli feci notare, poi abbassai lo sguardo, improvvisamente amareggiata.
-Per la Barba di Shor, non...- lo sentii sospirare pesantemente e poco dopo le sue mani sulle spalle mi costrinsero a guardarlo di nuovo -Non sei solo tu, va bene? È...la licantropia.- fece una pausa -Da un paio d'anni io, Farkas e Kodlak abbiamo deciso di rinunciare al sangue della bestia.- spalancai gli occhi, non me l'aspettavo -Purtroppo non esiste nessuna cura certa, e l'unico modo per evitarla è non trasformarci. Ma è difficile, accidenti.- mi lasciò di scatto e mi diede le spalle, i pugni stretti tremavano di rabbia e frustrazione -Lo sento continuamente. Sento sempre il richiamo del sangue.- deglutii, non riuscivo a staccargli occhi di dosso -E quella volta al Tumulo delle Vecchie Glorie non avrei dovuto cedere.- non gli chiesi a cosa si riferiva, se all'avermi leccato la ferita oppure al fatto di essersi trasformato, ma non glielo chiesi -È la prova che ancora non sono in grado di controllarmi del tutto. Se non posso domare i miei istinti come posso...?- si interruppe.
-Come puoi...?- lo invitai, ma niente.
-Lascia perdere.- capii che Vilkas non avrebbe detto una sola parola in più, e questo mi rese ancora più arrabbiata e perplessa.
-Infatti. Lasciamo perdere.- ripetei, poi mi affrettai a darmi una sistemata, riallacciando il bustino -Fai la guardia tu, no?- chiesi mentre, finalmente, Vilkas riusciva ad accedere il fuoco.
Pessimo tempismo.
-Sì. Tu dormi.- non risposi mentre mi sedevo e guardavo il fuoco insistentemente. Normalmente avrei apprezzato il torpore che dava, ma quel calore, così blando rispetto a quello sentito poco prima tra le braccia di Vilkas, mi sembrava quasi fittizio.
Incapace di guardarlo mi stesi sull'erba e gli diedi le spalle, mettendomi a fissare il fitto della foresta che si estendeva intorno al nostro bivacco e cercando di ignorare le fitte che il mio corpo sveglissimo ed insoddisfatto mi mandava ancora. Credevo che non avrei chiuso occhio, ma a quanto pare mi sbagliavo: infatti, non mi ci volle più di qualche minuto per prendere sonno...
 
Ancora il gelo che la avvolge, ancora quel vuoto vivo che la segue, le parla, la tocca, anche, spingendola in avanti.
Non capisce perché, ma lei cammina, perdendosi ancora in quelle voci che cantano, cantano solo per lei.
 
Fah Hin Kogaan Mu Draal
 
Cosa stanno dicendo? Perché si ostinano a cantare quella strana lingua? Perché si ostinano a rimanere in silenzio alle sue domande che si perdono echeggiando nell'azzurro?
-Dove siete?- mormora correndo verso il nulla, guardandosi freneticamente intorno -Chi siete, accidenti?- si ferma un attimo piegando le ginocchia, riprendendo fiato -RISPONDETE!- e come spaventate, le voci si dileguano, insieme alla luce -N-no...- mormora, perché sa cosa accadrà adesso -N-non lasciatemi qui! Non lasciatemi sola, vi prego!
 
Los Hin Heyv
 
Queste sono le ultime parole che le vengono rivolte prima che il ruggito si manifesti di nuovo e la paura la geli sul posto come un incantesimo. È possibile per la notte diventare ancora più buia? Perché qui è proprio quello che sta accadendo, tutto sembra farsi più scuro mentre il nulla, ora di un nero pece, inizia a tremare costringendola a piegarsi in ginocchio, come tutte le volte.
 
Fu con sollievo che mi svegliai di nuovo, nella radura.
-Che ti prende?- mi girai di scatto a guardare un perplesso Vilkas, ma non gli risposi.
Quel sogno mi avrebbe fatto diventare matta.
Non era la prima volta che vivevo quelle sensazioni, che udivo quella lingua, ed ogni volta un nuovo particolare si aggiungeva a ciò che ricordavo, come se il sogno continuasse di volta in volta, facendosi più ricco ed inquietante.
-Niente.- mormorai passandomi le mani sul viso e senza guardarlo in faccia, poi mi alzai in piedi -Vado al fiume.
-Sei sicura di...?
-HO DETTO DI SÌ, ACCIDENTI!- e senza dare tempo a Vilkas di riprendersi dalla mia poco gentile risposta mi diressi a passo di marcia verso il fiumicello non troppo distante dal nostro bivacco, anche se più che un fiume avrebbe potuto essere considerato un ruscello considerando che l'acqua doveva arrivarmi massimo al bacino e che era così trasparente da poter vedere i pesci guizzare via.
Lì mi inginocchiai sulla riva e bevvi avidamente perché avevo la gola secca, poi abbassai lo sguardo sulle mani che tremavano, esattamente come la ogni volta che quel sogno (o ancora meglio incubo) veniva a farmi visita.
Non poteva essere un caso. Mi ero detta che una volta poteva capitare di sognare qualcosa di strano, anche due, ma a questo punto mi stavo convincendo che quelle strane voci volessero davvero dirmi qualcosa. E ci rimuginavo, ci rimuginavo ogni notte fino a crollare di nuovo in un sonno senza sogni e seppellire tutto la mattina dopo.
Non so quanto restai a fissare il mio riflesso, la mia espressione accigliata su quel volto scuro che tutto poteva sembrare tranne che quello di una Nord: naso un po' aquilino e con una piccola bozzetta a causa della frattura che mi feci a sette anni, sopracciglia nere e delineate, bocca carnosa e di un rosso scuro e tre graffi che sfregiavano la guancia sinistra. Quella era Iris, membro dei Compagni che in quel momento era più spaventata di una ragazzina.
Il mio riflesso mi restituì una smorfia infastidita, allora colpii con la mano la superficie dell'acqua, non senza veemenza, e mi alzai per poi tornare da Vilkas, che trovai seduto accanto al fuoco con un'espressione accigliata sul volto.
-Si può sapere che ti è preso?
-Niente che ti riguardi.- mi sedetti per poi stendermi di nuovo, nello stesso posto di prima -Torno a dormire.- e gli diedi le spalle.
-Iris...
-Non ho voglia di parlare.- lo interruppi subito, assottigliando gli occhi verso il buio della foresta -Davvero, lasciami stare.- credetti che il Nord sarebbe rimasto in silenzio, invece lo sentii emettere uno sbuffo infastidito.
-Fai come ti pare.- mi morsi il labbro per trattenere un'altra mala risposta, preferendo la subdola cattiveria del silenzio che feci cadere tra di noi per il resto della notte.
 
Ripartimmo all'alba dopo aver spento il fuoco e sellato i cavalli. Se non fossi stata tutta un dolore a causa della notte passata a dormire a terra ed alle ammaccature post missione avrei cavalcato anche abbastanza velocemente, ma come ho già detto questo non mi fu possibile ed impiegammo due giorni prima di arrivare a Whiterun, due giorni in cui Vilkas non tentò più di toccarmi o di parlare di ciò che era accaduto tra noi. E questo mi faceva impazzire ed arrabbiare al tempo stesso, perché se prima avevo almeno le battute e l'ironia, in quel momento non avevo niente da dire a Vilkas né lui a me. Posso dire con sicurezza che, emotivamente parlando, fu una delle cavalcate più stancanti della mia vita.
Il silenzio venne rotto all'alba del secondo giorno di cavallo, nel pomeriggio saremmo arrivati a Jorrvaskr, ma qualcosa ci rallentò.
Da lontano, precisamente nel luogo dove sorgeva una piccola fattoria vicino alla quale eravamo passati all'andata, veniva una colonna di fumo.
-Vilkas, guarda.- gli indicai con la testa la linea grigia che saliva verso il cielo, ed il Compagno tirò le briglie del cavallo per farlo rallentare e fermare proprio accanto a me -Che succede?- lo vidi assottigliare gli occhi chiari e stringere appena le briglie.
-Andiamo a controllare.- capii che la sua non era una proposta e diedi una piccola botta con i talloni sui fianchi del cavallo per fargli aumentare il passo, arrivando ad una vera e propria corsa che ci portò alla fattoria, o meglio a quel che ne rimaneva.
-Per Shor...- mormorai davanti ai resti della fattoria bruciata.
Quella che doveva essere la casa del contadino e della sua famiglia era ridotta ad un quadrato con pochi resti di mura anneriti e fumanti, mentre il recinto delle bestie era del tutto distrutto, al suo interno solo poche carcasse affumicate o del tutto spolpate. La piccola zolla di terra dove sicuramente crescevano gli ortaggi era un'indefinita forma nera e completamente ricoperta di cenere, inoltre l'aria puzzava di fumo e di un altro odore che non riuscivo a riconoscere, ma che risultava decisamente sgradevole.
Scendemmo da cavallo e subito estraemmo le nostre armi, più per precauzione dato che la zona sembrava totalmente deserta.
-Per l'Oblivion, che cosa è successo qui?- chiesi coprendomi la bocca con la mano, cercando di non respirare il fumo e la cenere che ancora danzava nell'aria -Banditi?
-No, non credo.- replicò seccamente Vilkas addentrandosi all'interno dei resti della capanna -Non hanno portato via niente, qui è bruciato tutto. Forse hanno rapito gli abitanti.- feci per seguirlo, ma qualcosa attirò la mia attenzione, proprio dietro la casetta.
-Mh?- come attirata corsi verso il punto in cui la terra affondava appena nel terreno lasciando spazio ad un...
Non sapevo come definirlo: cratere, buca, orma, non lo, ma una specie di avvallamento grande circa quanto un carretto più cavalli da traino aveva spiaccicato quella che doveva essere una mucca a giudicare dai pochi resti rimasti.
Comunque, quella visione mi causò un attimo di smarrimento, come se avessi già visto quella scena, eppure non riuscivo a ricordare niente in proposito. Possibile che...?
-Sei ancora viva?- sobbalzai appena alla voce di Vilkas e dopo aver scosso la testa per riprendermi, mi affrettai a raggiungerlo scavalcando un piccolo resto di muro legnoso.
-Il bestiame è sparito.- dissi guardandomi intorno, dove resti di barili e bauli erano ancora visibili in mezzo a quel mondo di cenere silenzioso e maleodorante -Ci sono solo resti e una muc...- mi interruppi quando lo sguardo cadde su due figure, le stesse che avevano incatenato a loro gli occhi spalancati di Vilkas.
Un cadavere bruciato da cui proveniva quell'odore terribile, l'odore della carne bruciata appunto, era steso a terra su un fianco e stringeva a sé un cadavere più piccolo di quello che doveva essere stato il figlio, o la figlia, piccola figurina pelata e resa irriconoscibile proprio come il genitore e la pelle rossa ancora sfrigolava a contatto con l'aria, mentre i resti dei vestiti, miseri brandelli di stoffa, erano anneriti.
Ricordo che lo guardai a lungo, e che per un attimo il mondo intorno a me si fermò. Non ricordo però a cosa pensai, cosa mi fece battere il cuore in quel modo, ma alla fine distolsi lo sguardo da quell'ultimo, macabro abbraccio, da quell'istintivo quanto inutile tentativo di protezione. Lo feci velocemente quasi i due corpi bruciati avessero urlato e, dopo aver voltato loro le spalle, mi coprii il naso e la bocca con la mano sinistra, incapace di sopportare oltre quell'odore terribile ora che ne conoscevo la fonte.
-Per Akatosh...chi avrebbe mai potuto compiere uno scempio del genere?- la presa forte di un braccio intorno alle spalle mi riscosse.
-Usciamo di qui. Non possiamo fare più niente.
-Sì.- lasciai che Vilkas mi conducesse fuori ed insieme tornammo ai cavalli per lasciarci alle spalle le rovine di quella casa e quelle due figurette bruciate, ma prima di riprendere il viaggio mi voltai un'ultima volta verso quella specie di orma che aveva distrutto una parte della zona: per un attimo due occhi azzurrissimi oscurarono la mia visuale, ma bastò un battito di ciglia ed essi sparirono.
-Cosa?- mi portai una mano alla fronte e scossi la testa, poi montai rapidamente a cavallo -Ho decisamente bisogno di riposare...- con le briglie ed un piccolo colpo di talloni feci ripartire il quadrupede e dopo averlo fatto girare mi lasciai più che volentieri alle spalle quella terribile danza di cenere e fumo.
 
Note dell'Autrice
Eccoci qui con un nuovo capitolo.
E dopo una breve spiegazione, scontro con dei lupetti (lupi, lupi ovunque!) ecco qui che è successo. Certo, questa strapazzatina ha lasciato Iris decisamente contrariata dato che Vilkas l'ha mandata in bianco xD Ma dopo questa breve parentesi comico/romantica tornano i sogni a tormentare Iris, anzi, quel sogno che piano piano si fa più vivo, avvicinandola all'incontro con il suo Destino...ma la storia è ancora lunga, non preoccupatevi :D
Anche se quella fattoria bruciata lascia molte domande in sospeso nella mente della ragazza...vedremo, vedremo. U_U
Le frasi draconiche sono: la prima “per la tua benedizione preghiamo” e la seconda “è il tuo dovere”
Ah, lo so che scimmia non è molto appropriato come insulto in quanto non ho mai visto scimmie a Skyrim, ma non avevo altro in mente per rendere il paragone. Suggerimenti ben accetti xD
Ah, di solito scrivo roba meno...zuccherosa, fatemi sapere come sono andata >.<
Classico ma sempre sentito special Thanks to Valpur ^^ e grandi baci pasquali a tutti xD
Lady Phoenix
  
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