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Autore: Utopy    28/03/2013    1 recensioni
In lontananza si sentivano i loro schiamazzi, finalmente Tom era riuscito a prendere Ale fra le braccia e lei stava cercando di liberarsi perché era bagnato. Sorrisi a quella scena e poi tornai a guardare Bill:
“Te lo saresti mai immaginato, tutto questo?”
“Ahm”, corrugò la fronte, guardando l’orizzonte, l’azzurro del cielo e del mare che si fondevano. “No.” Mi guardò e scoppiammo a ridere insieme.
E pensare che, davvero, tutto era iniziato per gioco… mi metteva i brividi.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 48 – Margherita

 

Mi stropicciai gli occhi, sbadigliando, e alzando la testa dal petto di Bill. Ci eravamo addormentati sul divano, come due bambini, davanti alla televisione accesa. Dopotutto, non era molto interessante quel film sui pirati.

Tentai di alzarmi ma il mio pancione enorme non me lo concesse, facendomi ricadere seduta sul posto. Sbuffai, soffiandomi via una ciocca di capelli chiari dal viso. Odiavo essere così goffa.

“Uhmpf.” Bill aprì piano gli occhi, sbattendo le palpebre, per poi girarsi e guardarmi con un sorriso addormentato. “Buongiorno.” Sospirò.

“Billie.. sono le cinque e mezzo del pomeriggio.” Ridacchiai, notando la sua espressione confusa e stupita. Forse davvero pensava fosse mattina. “Il tuo stupido film era talmente noioso che ci siamo addormentati.” Gli spiegai, facendogli una carezza sulla guancia.

Era passato un anno dal giorno in cui anche Bill e Tom si erano finalmente ritrovati. Io e il mio ragazzo avevamo passato un periodo difficile, oltre al dolore per il bambino che avevamo perso, si era aggiunto il fatto che io non riuscivo a rimanere incinta.

Era molto frustrante per entrambi, desideravamo un figlio più di ogni altra cosa al mondo, ma il ginecologo ci aveva detto che questa difficoltà poteva dipendere dal fatto che non ero riuscita a portare a termine la prima gravidanza. Nessuno dei due aveva problemi, comunque, bisognava solo aspettare ed essere pazienti.

Dopo tre mesi, infatti, il dottore ad una visita di routine ci aveva informati che entro nove mesi saremmo diventati genitori. La gioia quel giorno toccava le stelle.

Quasi tre anni insieme, ma lo amavo come il primo giorno e, se possibile, ancora di più.

Eravamo agli sgoccioli, ormai, e il bambino (o la bambina) era sano e forte, non dovevamo temere niente. Quella volta nulla sarebbe andato storto.

“Ahi!” Strillai, portandomi una mano al ventre. “Piccola peste.” Sussurrai.

“Calcio?” Ridacchiò Bill, accarezzandomi la pancia con un sorriso amorevole.

“Calcio.” Annuii con la testa, mettendo una mia mano sopra quella di lui. Era così bello sentire il modo in cui mi sfiorava.. così delicato e attento.

“Ti amo.” Disse poi, ad un soffio dal mio viso.

“Lo so.” Sfiatai, allungandomi appena per appoggiare le mie labbra sulle sue. “Ti amo anche io.” Sorrisi sulla sua bocca, baciandolo ancora.

“Ciao mondo.” Tom fece il suo ingrasso in salotto, muovendo una mano a mezz’aria in nostra direzione. “Come state?” Ci chiese, sedendosi sulla poltrona di fianco a noi.

“Se ti ho dato le chiavi non è perché tu entrassi in casa quando ne hai voglia.” Sbuffò Bill, togliendo le mani da sotto la mia maglietta e girandosi verso il fratello.

“Tanto non potete fare sesso, non la vedi? E’ enorme!” Ridacchiò, indicandomi.

“Ehi!” Mi abbracciai, nascondendo il mio pancione gigante, facendogli una linguaccia. “Non si dice mai ad una signora che è grassa.”

“Ad ogni modo, se sono qui è per una cosa seria.” Divenne serio di botto, grattandosi un orecchio nel suo tipo fare da nervoso. “Seria.” Annuì col capo, mordendosi il labbro inferiore.

“Sentiamo, su.” Bill si appoggio allo schienale, con un braccio dietro alla testa e l’altro intorno alla mia vita.

“Beh, è complicato.. si tratta di Ary.”

“Ary?” Inarcai un sopracciglio.

“Beh sì, insomma.. Sono due anni e mezzo che stiamo insieme ormai. E’ tanto, no?” Ridacchiò stridulo, allargandosi il collo della maglietta con una mano.

“E’ incinta, per caso?” Chiese Bill, guardandolo di sbieco.

“No, no, no! Niente bambini per adesso! Ci mancherebbe..” Sbottò, passandosi una mano sulla fronte.

“E quindi?”

“Bill! Ci sto arrivando, ma così non mi aiuti!”

“Fai un respiro profondo, da bravo.” Lo incoraggiai, prendendogli le mani nelle mie e stringendole.

“Voglio chiederle di sposarmi.” Soffiò, con un filo di voce.

“Cosa?” Biascicò Bill, sgranando gli occhi. “Tu vuoi chiederle.. cosa?”

“E’ così incredibile?”

“Beh, sì.” Farfugliai, sotto shock. “Ma sei sicuro?” Sapevo bene mia sorella cosa pensava dei matrimoni. E se non avesse accettato?

“Mai stato più sicuro di così.” Annuì da solo, abbozzando un sorriso che doveva essere rassicurante.

 

***

 

Sogghignai mentre mi dirigevo al bagno. Tom stava per chiederglielo! Stava per chiederle di sposarlo! Lei ovviamente era terrorizzata, ma lo immaginavo già questo.. Sperai vivamente che non facesse cavolate, quando era nervosa era capace di tutto.

In fondo al cuore ero certa che non avrebbe mai avuto il coraggio di dire di no a Tom. La conoscevo meglio di chiunque altro, lei era innamorata, innamorata all’ennesima potenza e nel suo piccolo ci sperava in un matrimonio con il suo fidanzato.

Mi appoggiai con il palmi sul lavandino, guardando il mio riflesso nello specchio. Ero più pallida del solito, ma gli occhi erano sempre vivaci e i capelli più chiari. Avevo fatto qualche colpo di sole un po’ di mesi prima, volevo cambiamenti.

Quella gravidanza era difficile da portare avanti, ero sempre piena di voglie e Bill le doveva assecondare, o avrebbe rischiato la morte visto che ero più nervosa e intransigente del normale. Le mie emozioni erano amplificate il doppio e scattavo per qualsiasi cosa. Fortunatamente avevo un fidanzato meraviglioso, paziente e dolcissimo.

Non avevamo voluto sapere il sesso del bambino, volevamo che fosse una sorpresa. Lui avrebbe preferito una femmina, io un maschio.. Ma non ci importava poi molto, eravamo talmente euforici che poteva essere anche un alieno!

Mi tirai indietro i capelli, sorridendo tra me e me, per poi sentire un colpo fortissimo all’addome.

“Cazzo.” Mormorai, stringendo gli occhi e piegandomi su me stessa. “Che dolore.”

Cercai di ritornare dritta con la schiena ma un altro colpo me lo impedì, facendomi finire seduta per terra con la schiena incollata al muro.

“Piccolo, così mi fai male” Sfiatai, accarezzandomi il ventre.

Lanciai un grido soffocato quando mi arrivò un altro colpo, più violento degli altri due. Cominciai a respirare affannosamente, sentendo la fronte imperlarsi di sudore.

Abbassai lo sguardo e per poco non mi sentii soffocare: mi si erano appena rotte le acque.

“AIUTO!!” Gridai più forte che potevo, in preda al panico.

 

***

 

Tom si sbatté la porta alle spalle, sbuffando e dirigendosi verso il bagno. Che cavolo, perché doveva comportarsi così proprio in un momento così delicato? Di cosa aveva paura?

Sospirò e tirò un debole calcio per terra. Ary solitamente non sbagliava mai, quando avvertiva che la sorella non si sentiva bene, o che comunque era successo qualcosa. Ma quella volta gli sembrava più che altro una scusa, così si era alzato e ora stava andando a controllare solo per farla contenta e per schiarirsi un po’ le idee. Non voleva prepararsi un discorso mentale, tanto sapeva che non ci sarebbe mai riuscito a impararlo a memoria. Meglio buttarsi e sperare che andasse tutto bene.

Il bagno era molto lontano rispetto alla stanza mixer, doveva attraversare tutto lo studio e percorrere poi un lungo corridoio. Ora che ci pensava, però, Ale era in bagno da un bel po’.

Mentre camminava lentamente, e con la sua andatura goffa e ondeggiante sentì un grido strozzato. Quella, ed era sicuro di non sbagliarsi, era la voce di Ale!

Si fermò interdetto in mezzo al corridoio in cui era appena arrivato, tirò un orecchio e subito si senti un altro urlo: “AIUTO!”

“Oh cazzo!” Sibilò, cominciando a correre, tirandosi su i pantaloni con le mani per essere più facilitato. Perché urlava? Cos’era successo? Lei e il bambino stavano bene?

Arrivò davanti alla porta del bagno e la spalancò, trovando Ale seduta per terra, le mani strette sulla pancia, e il volto pallido e sudato.

 

***

 

Stavo per gridare un'altra volta, quando la porta davanti a me si aprì di botto, rivelando un Tom preoccupato e con il fiatone.

“Tom!” Strepitai non appena lo vidi, una gocciolina di sudore che mi colò lungo la tempia, non ce la facevo più.

“Piccola!” Mi venne incontro, prendendomi le braccia e tirandomi su. Mi appoggiai a lui con tutte le forze, non riuscivo nemmeno a stare in piedi. “Non vorrai mica partorire qui.” Sorrise di sbieco, mettendomi una mano intorno alla vita e trascinandomi fuori di lì.

“Aiuto, aiuto. Mi si sono rotte le acque Tom!” Piagnucolai, camminando a fatica.

“Ora chiamo l’autista!”

In poco tempo riuscimmo a ritornare dagli altri, che stavano ridendo e scherzando nella sala insonorizzata. Ehi! Qui sta per nascere un bambino!

“Che hai!?” Bill mi venne incontro non appena mi vide sbucare fuori dal corridoio insieme a Tom. Probabilmente dovevo avere la faccia come quella di un cadavere.

“Portatemi in ospedale, SUBITO!” Abbaiai, nervosa e in una piena crisi di panico.

“Perché? Amore, stai male?!” Oddio, sono circondata da incapaci.

“Sta per nascere tuo figlio, cretino!” Ridacchiò Tom, sparendo nella stanza mixer, probabilmente a recuperare mia sorella, che doveva essere rimasta li nel frattempo.

“Muoviamoci, non c’è tempo da perdere!” Esclamò Bill, facendomi appoggiare a lui e conducendomi fuori, dove c’era la loro auto personale ad aspettarci.

 

***

 

“Cazzo, cazzo, cazzo.” Farfugliò Bill, in camice verde in piedi vicino al lettino su cui ero sdraiata. “Mi fanno impressione tutti quei cosi!” Pigolò, indicando gli strumenti che il dottore stava preparando su di un tavolino. Sfortunatamente avrei dovuto fare il cesareo, c’erano dei problemi con la posizione del bambino dentro alla mia pancia.

“Bill.. stai.. calmo..” Sussurrai, intenta a respirare come mi aveva insegnato il mio ginecologo.

“Signorina, se lei è pronta noi potremmo procedere con l’anestesia.” Mi informò sorridente il medico, già pronto con un siringone in mano.

“Prontissima.” Strinsi convulsamente la mano a Bill. “Stai con me, vero?” Gli mormorai poi, prima che il dottore mi venisse vicino.

“Non me ne vado” Annuì, accarezzandomi una guancia arrossata.

“La avviso, l’operazione è particolarmente truculenta.” Sorrise bonaria l’ostetrica. “Se è facilmente impressionabile le consiglio di dare le spalle al campo operatorio e di guardare la sua compagna in faccia, sedendosi su una sedia.” Indicò una seggiola di fianco al mio lettino e lui la prese subito, posizionandola davanti a me e sedendocisi sopra.

“Bene, possiamo iniziare” Annuì il medico, avvicinandosi ancora di più e infilandomi l’ago nel braccio. Bastarono pochi secondi perché i rumori a me diventassero confusi e la vista mi si offuscasse. Crollai addormentata dopo forse un minuto, senza nemmeno accorgermene.

L’ultima cosa che vidi, prima di cadere tra le braccia di Morfeo, fu il viso di Bill guardarmi sorridente.. e la sua voce sussurrarmi di stare tranquilla, che sarebbe andato tutto bene e che al mio risveglio lui sarebbe stato accanto a me.

 

***

 

“E’ nata! Nata!” Rise il dottore, sollevando un frugoletto ancora sporco di placenta, che urlava piangendo e si muoveva piano tra le mani dell’uomo.

“Nata?” Sfiatò Bill, guardando per un istante Ale, ancora addormentata, per poi girarsi verso l’ostetrica e il ginecologo.

“Signor Kaulitz? Lei è appena diventato papà di una bellissima e sanissima bambina.” Sorrise l’infermiera, prendendo la bimba tra le braccia e avvolgendola in un asciugamano rosa.

Una lacrima colò lungo la guancia di Bill, che preso dall’emozione non capiva più niente, riuscì solo a fare quattro passi e affiancare la donna, che stava pulendo sua figlia e la asciugava.

“Ha i capelli biondi” Sorrise, girandosi verso di lui. “La sua fidanzata ha i capelli biondi al naturale?”

“Non lo so.. non lo so..” Scosse la testa, in preda alla confusione più totale, riuscendo solo a capire che quella che l’ostetrica gli stava infilando tra le braccia era la sua bambina, la sua principessa..

La sua, Margherita..

 

***

 

Aprii piano gli occhi, infastidita dalla luce del sole che filtrava dalla finestra semiaperta. Ero nella mia stanza d’ospedale, questo lo avevo intuito.

“Ben tornata tra noi, mamma” Mi girai di scatto. Bill era seduto di fianco al mio letto e tra le braccia.. c’era il nostro bambino. Il nostro bambino!

“Oh mio dio..” Bisbigliai, sentendo le lacrime accalcarsi dietro ai miei occhi. “E’.. è una femmina, vero?” Mormorai strozzata, notando che la copertina che la avvolgeva era rosa chiaro.

“Ce l’ho fatta ad avere la mia principessa.” Sorrise, allungandosi verso di me e appoggiandola al mio fianco.

Per poco non svenni, era così piccola, così bella.. il cotone della coperta le copriva il viso, con una mano lo abbassai e rimasi incantata nel vedere i suoi occhietti vispi guardarmi. Allungò le manine verso di me, facendo un verso strano con la bocca.

“Margherita..” Sussurrai, guardando Bill. Avevo voglia di piangere, ne avevo davvero tantissima.

“Sei felice?”

“Sono in paradiso.” Mormorai commossa. “Ti amo Billie.”

“Ti amo anche io amore” Si avvicinò, prendendomi delicatamente la testa e sfiorandomi le labbra in un bacio delicato. “Per sempre.”

“Si può?” Alzai lo sguardo verso la porta e li vidi venirmi incontro: Tom, Georg, Gustav e mia sorella.

“Ale!” Grido Ary, facendo una corsetta verso di me.

“Si certo, lei è appena stata operata e tu le gridi nelle orecchie.” Ridacchiò Tom, sbuffando divertito, facendomi sorridere felice.

“Oddio ma è bellissima!” Ary si portò le mani davanti alla bocca, guardando la sua piccola nipotina. “E’ meravigliosa Ale!” Si chinò, baciandomi su una guancia, mi fece una carezza sullo zigomo. “Ti voglio bene.”

“Fatemi vedere mia nipote.” Tom si fece largo da solo, affiancando il fratello e guardando Margherita adorante. “Ehi, sono lo zio Tom. Ciao!” Sorrise avvicinandole un dito, che lei prontamente afferrò e strinse con la sua manina così piccola e bianca.

“Come stai?” Sorrise Georg.

“Molto bene, ho solo sonno.”

“Ed è comprensibile, dopo l’anestesia è sempre così” Annuì Gustav, accarezzandomi un ginocchio. “Vuoi riposare un po’?”

“Magari.. però non portatela troppo lontano.” Miagolai, guardando apprensiva la mia bambina passare dalle mie braccia a quelle di Bill.

 

“Alla faccia, hai dormito altre tre ore.” Ridacchiò qualcuno, non appena aprii gli occhi. Tom, come immaginavo.

“Ciao cognato.” Sorrisi, sbadigliando e stiracchiandomi, pentendo all’istante di averlo fatto, sentendo i punti sulla mia pancia tirare e farmi un male cane.

“Non ancora.” Sbuffò, guardando fuori dalla finestra. “A proposito come mai la tua dolce sorellina si sta comportando in questo modo assai sgradevole?” Mi guardò con occhi angelici, sbattendo velocemente le ciglia. “Io ci provo a parlarle, ma lei mi evita e svia l’argomento!” Si lamentò.

 

“A parte che non sono nelle condizioni per fare la consigliera.” Ridacchiai. “Ti posso solo dire che ti ama, con tutto il cuore. La sua è solamente paura. Insensata, sì, ma pur sempre paura.”

“Quindi.. io come glielo devo dire?”

“Le parole ti usciranno al momento giusto, questo è l’ultimo problema che ti devi fare Tomi.” Sorrise. “E ora abbracciami cognatino!” Allungai le braccia e lo strinsi forte a me, sentendo le sue mani dietro alla schiena che mi sfioravano appena, aveva paura di farmi male forse.

“Ti voglio bene, sai?” Sussurrò al mio orecchio.

“Certo, anche io te ne voglio tanto.” Annuii, baciandogli una guancia a schiocco. “Gli altri dove sono? E Margherita?”

“Allora, tua sorella è schizzata un attimo a casa per farsi una doccia, Gustav e Georg in studio da David, Margherita l’hanno portata via per darle da mangiare mentre tu dormivi, ma Bill è andato a riprenderla, adesso dovrebbero tornare.”

“La mia bambina la allatto solo io.” Mi imbronciai, incrociando le braccia al petto e sbuffando. “E’ bella, non è vero?” Chiesi poi, sciogliendomi in un sorriso al pensiero di quel musetto roseo e magro. Ancora non ci potevo credere.

“E’ splendida.” Annuì, prendendomi una mano. “Ti somiglia, sai?” Ridacchiò a bassa voce.

Dopo tutto il dolore che avevo sofferto l’anno passato ero riuscita a rimettere in piedi quello che si era distrutto, ero riuscita ad avere un figlio con Bill.. ad avere una famiglia con lui e non avrei mai amato niente più di loro, di mia sorella, di Tom, di Georg e di Gustav.

 

***

 

Vive! Siamo vive! E come al solito, indovinate la colpa di chi è? ._. Mi immolo, perdonatemi.. ma ho una vita troppo incasinata! Università, esami, fidanzato superstronzissimomaledetto.. un sacco di problemi da risolvere.. pff. Eccoci qui comunque, con il terzultimo capitolo! J
Fiocco rosa in casa Kaulitz, chebbellezza **
La situazione tra Ary e Tom non è ancora chiara.. lui, impacciato, ci prova.. lei glissa. Come finirà? U.u Lo saprete nel prossimo capitolo che, visto che sarà il turno di Ary a postare, arriverà in tempi brevi ahahah :D
Un bacione a tutte donzelle che ci seguono e un ringraziamento speciale a Alice_Schafer che ha commentato il precedente capitolo!

Vi adoriamo,
Ale&Ary

ENJOY!!

  
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