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Autore: Triangle_    28/03/2013    0 recensioni
La storia di Arianna, una quindicenne molto fantasiosa e altrettanto solitaria, che ama passeggiare da sola, la sera, quando piove, inventando storie sui passanti. Sarà proprio dall'incontro con una di queste persone che la sua vita conoscerà un cambiamento radicale.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Rain means magic.”

 

CALL IT MADNESS
Mi piace passeggiare di sera, con la pioggia. Quando quelle strade umide sono illuminate appena da una leggera luce fioca. Mi piace l’atmosfera che si viene a creare. Le gocce di pioggia sull’asfalto riflettono la luce e  fanno brillare quelle strade, e per me è come una forma di magia.
Faccio sempre lo stesso percorso, da casa mia arrivo fino alla piscina comunale e torno indietro. Percorro quei pochi chilometri lentamente godendomi ogni passo, e mentre cammino mi racconto storie. Le poche anime che incontro fanno da protagonisti e io gioco ad inventarmi le loro vite.. forse perchè sono insoddisfatta della mia inutile e monostona esistenza, o forse è solo un modo per deviare la mia strana “creatività”..
Comunque si da il caso che quel sabato piovesse, erano quasi le 19,30 e dovevo prepararmi per una cena con i miei amici. Avevo delle “grandi” aspettative per quella serata, insomma, non uscivo con tutta la compagnia al completo da tempo, e speravo in una sera bellissima, di quelle dove ridi fino a stare piegato dal mal di pancia. Mentre mi sistemavo accusavo come sempre me stessa di non avere un aspetto soddisfacente, mi ripetevo che tutto ciò che faceva parte della mia persona era  inadeguato, e mai abbastanza. Faticavo a trovare del positivo in me. Non sono ne alta ne bella ne tantomeno attraente. Sfioro il metro e 65 di altezza, sono decisamente in carne e l’unica cosa che mi fa sentire bella è il cercare di essere anticonvenzionale, fuori dagli schemi. Ho i capelli scuri non abbastanza lunghi, non come li vorrei io almeno. Il mio viso è tutto sommato ciò di cui mi lamento meno, ho le labbra carnose, il naso a patata e gli occhi grandi, marroni. Dio, quanto vorrei averli azzurri. Si legge un mondo intero negli occhi chiari, emozioni nascoste, vere da morire.
Tornando alla serata, mi preparai e alle 20,05 ero fuori di casa che mi incamminavo per la pizzeria. Il tratto di strada che stavo facendo era famigliare, in questa strada passo spesso, sempre insomma. Ma da casa mia la pizzeria è a due passi e non incontro mai nessuno, se non fosse per quel ragazzo dal piumino verde militare che porta sempre a spasso un pastore tedesco dall’aria anziana e stanca. Mi sono inventate centinaia di storie su di loro, sono i miei “protagonisti” preferiti.
 Lui me lo immagino come un ragazzo benestante, senza la madre, morta tempo prima, quando lui era solo un bambino,ed il suo  unico vero ricordo che ha di lei è Baston, il pastore tedesco che la madre adottò quando il ragazzo era molto piccolo..
Si be, insomma, anche quella sera li incontrai, come sempre. Ma sta volta non ero in vena di inventarmi storie fantastiche sul conto di quello sconosciuto. Piuttosto ero impegnata a canticchiarmi una canzone in testa “gravity, don’t mean too much to me..” e mentre sovrappensiero camminavo, mi ritrovai a destinazione. Ero in anticipo di 15 minuti, 15 minuti in cui mi sarei decisamente annoiata a morte. Mi sento a disagio in mezzo alla gente, e davanti alla pizzeria c’era un gruppo di ragazzi, che senza dirmi assolutamente nulla, ne avvicinandosi, mi davano fastidio. Mi sentivo scrutata, giudicata, presa in giro. Non passò molto prima che i miei amici arrivassero, per fortuna.Tutti insieme,uno dopo l’altro: Gemma e Samuele, Stefano, Matteo e Gianfilippo. Dopo averli salutati tutti, iniziammo a parlare, e venne fuori che stavamo aspettando due oche, due fottutissime oche, che non sopportavo. Jessica e Sabrina. Le trovavo insopportabilmente assordanti quelle due. Ma non importa, mi bastava stargli alla larga e avrei facilmente finto che non ci fossero.
Samuele mi si avvicinò, mi diede un piccolo bacio sulle labbra, e iniziammo a scherzare, come al solito. È il mio ragazzo da quasi 9 mesi. È diversissimo da me, davvero molto, ma non credo che potrei amarlo di più. Lui è stato la mia prima volta in molte cose, incluso il sesso. C’è chi probabilmente mi giudicherà una ragazza poco seria solo perchè ho perso la verginità a quindici anni, e personalmente trovo questo giudizio molto sciocco e superficiale. Io lo amo, e sono sicura di ciò che ho fatto e questo deve bastare a me e agli altri. Detto ciò, le due miss arrivarono con mezz’ora di ritardo, e me le ritrovai di fronte a tavola.

 Che sfiga.

 Passai la cena ad alzare gli occhi al cielo dalla disperazione, giuro che non potevo più sopportarle. Per fortuna la tortura a cui ero stata sottoposta verso le 22.00 finì e ci dirigemmo in un bar tranquillo in centro, presa dalla disperazione mi feci venire a prendere alle 22.40 dai miei genitori. Vi assicuro che quelle due avevano superato i limiti della mia pazienza con le loro risate idiote.
Quando fui a casa ero davvero felice e sollevata, le mie orecchie potevano riposarsi. Mi misi di corsa a letto e parlai un po per messaggi con Riccardo, verso mezza notte mi addormentai, senza nemmeno avergli dato la buonanotte.
Il giorno seguente mi svegliai di cattivo umore, forse per colpa delle urla dei miei genitori, e come tutte le domeniche, i loro litigi furono la mia sveglia. Aspettai che mio padre uscisse per un giro in bicicletta e che mia mamma e mia sorella si dirigessero a messa, per sgusciare fuori dalle coperte e raggiungere la cucina dove  mi preparai una tazza di cereali che mi gustai davanti ad uno stupido programma in televisione. Decisi di vestirmi ed uscire per andare al mercato, con la speranza di trovare un maglione di lana bordeaux. Mi misi addosso le prime cose che mi capitarono a tiro, raccolsi i capelli in uno chignonne, cercai le chiavi di casa, e, quando fui pronta, uscii. Stavo facendo la solita medesima via per arrivare al centro, passai davanti alla piccola chiesetta, al campo giochi, al ristorante della sera precedente, e prima che me ne potessi rendere conto sentii un rumore stridente di metallo, guardai la strada, un terribile incidente.
  
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