Non mi cambiai, non ce n’era bisogno.
Presi il libro di matematica e uscii di casa dicendo a mia madre che sarei andata da un’amica.
Dopo, due minuti di cammino, mi trovai davanti a casa sua.
Suonai, titubante, il campanello.
Sentii un rumore di passi, la porta si aprì e mi si presentò lui davanti.
Portava una tuta
‘Ciao emma’ mi salutò con il suo sorriso smagliante.
‘Ciao Zayn’
‘Vieni. Entra pure.’ Feci qualche passo incerto verso l’interno e rimasi incantata.
Quella casa era enorme.
Vidi Zayn sorridere leggermente per l’espressione di stupore che era stampata nel mio viso.
‘Andiamo in camera, così stiamo più comodi’ e incominciò a salire una rampa di scale.
Ci sedemmo su una scrivania e prendemmo fuori i libri.
‘Allora cos’è che non hai capito?’ gli chiesi.
‘Tutto’
Lo guardai incredula.
Lui fece spallucce e quindi iniziai la mia “spiegazione”.
Presi la matita per fare alcuni esempi pratici, ma lui mi guardava in modo strano.
Come se fosse preoccupato.
‘Che è successo?’ gli chiesi.
‘Perché fai questo?’ lo guardai non capendo a che cosa alludesse.
Ma poi mi cadde l’occhio sul braccio.
Avevo la manica alzata e i tagli in bella vista.
Mi affrettai a nasconderli e poi cominciai a balbettare e a dire frasi senza senso.
‘Perché fai questo?’ mi ripeté.
Non riuscii a trattenermi e qualche lacrima mi rigò il viso.
Lui asciugò le mie guance con il pollice, per poi abbracciarmi.
‘Non piangere.’ Mi ripeteva, cercando di calmarmi.
‘Vieni qui.’ disse e mi fece sedere sopra di lui.
Imbarazzata arrossii.
‘Ora cerca di calmarti e raccontami tutto. Ti prego.’ disse accarezzando la mia schiena.
Presi un respiro profondo e incominciai a raccontargli la mia storia.