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Autore: Haleey Gray    28/03/2013    1 recensioni
Aveva timore di ferire e lacerare tutto ciò che toccava, di scolorirne le tonalità, di imbrattarne d’inchiostro indelebile la superficie.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Aloha
ho una voglia matta di scrivere e scrivere su Naruto e Sasuke ma ormai ho perso l'ispirazione e tutto quello che posso fare è andare a sistemare le fanfiction rimaste al buio tra i documenti del pc.
Quindi eccone qui una, scritta per un vecchio contest di Luana-chan e mai consegnata.
La storia tratta di un Naruto che sente la forte mancanza di Sasuke, fuggito per ottenere la sua vendetta, e che si immerge in particolari riflessioni osservando un'edera (ivy) sul davanzale della sua camera.
Buona lettura a tutti ^^






~ Ivy





Naruto di foglie alle braccia né tanto meno al busto era sicuro di non averne, beh forse giusto il colore giallo intenso dei capelli poteva assomigliare leggermente a quello dei freschi girasoli inebriati dai raggi e la sua assimilazione di energia naturale poteva sembrare vagamente un processo di fotosintesi, ma di buon profumo non ne emanava minimamente o almeno il suo non era di certo dei migliori che si potesse trovare in un prato fiorito.
Lo scorso pomeriggio aveva tentato responsabilmente di spazzare via la montagna incombente di polvere grigia dalla sua disastrata piccola abitazione, ripulendo con cura ogni scaffale e mobiletto e ripassando più e più volte il panno umido sulla foto del Team 7 lucidandone con cura il vetro leggermente graffiato. Poi, dopo qualche decina di minuti immerso nella più totale sporcizia, si era fermato a osservare incuriosito una strana edera appena fuori il davanzale della camera. Si era improvvisamente sentito rapito dal riflesso dei raggi solari sul suo verde, dalla sua gracile compostezza e dalla semplice fragilità che non si preoccupava di nascondere. Forse la disperazione nell’innumerevole quantità di pulizie che come minimo doveva compiere per rendere il luogo leggermente accettabile lo aveva annebbiato in modo alquanto notevole, ma una cosa in tutta quella semplicità aveva colpito chiaro al suo sguardo. Ciò era notare come essa si aggrappasse forte alle calde mattonelle, risalendo dal terreno senza affanno, quasi non desiderasse altro che toccare il tetto, poi insaziata prostrarsi verso il cielo e infine verso le bianche nuvole.
Si assomigliavano lui e quella buffa edera. L’idea poteva scatenare risate smorzate ben poco gradite, e sicuramente Sai, nell’osservarlo così serio e concentrato su qualcosa di apparenza normale, avrebbe espresso una battuta di poco gusto sul suo conto - alludendo magari a strani e molto discutibili doppi sensi. D’altronde non si aspettava minima comprensione né un filo di pietà, avrebbe proseguito di propria forza con morsi e graffi se necessario.
Chi si sarebbe mai accorto di quanto in realtà il sole fosse vicino?
Il terriccio non era l’unico scudo e ponte di cui la gracile pianta si serviva, la sua stessa solida volontà aveva fatto della sua ripida scalata semplice pianura.
E lui non vedeva l’ora di seguirla.
Ma Naruto di sé ora non era più tanto sicuro, non credeva di essere più in grado di procedere al suo stretto fianco, il pollice non si alzava da tempo a sentenziare nuove promesse o a ribadirne di precedenti. Se prima la sua lunga strada era stata chiara e generosa di emozioni, ricca di avventure e prosperosa di dolci frutti, ora di essa non rimaneva che ghiaia vermiglia, dolore e completa dispersione. Con la sua repentina allegria, se ne era andata anche l’indomabile sicurezza.
L'amore è come una pianta rampicante, che muore se non ha nulla cui aggrapparsi.
E cosa ancora lo stesse sorreggendo, non lo comprendeva. Nulla poteva sostenere il peso della continua angoscia che si portava appresso come fagotto senza rimanerne irrimediabilmente corrotto. Aveva timore di ferire e lacerare tutto ciò che toccava, di scolorirne le tonalità, di imbrattare d’inchiostro indelebile la superficie. Accarezzava un petalo di rosa umido di rugiada così come sfiorava la guancia di Sakura ad asciugarne le fredde lacrime. Veloce ritraeva la mano, quasi il suo palmo potesse scottarle la fragile pelle o macchiarle gli zigomi di liquido scarlatto. Consapevole di essere causa del suo dolore, di aver creato illusioni di vittoria e di rinascita, Naruto si scostava tra rimbombi assordanti di singhiozzi, tra l’attesa snervante di battaglia e il desiderio indomito di rianimazione e pace.

“Riporterò a casa Sasuke” Ripeteva. E a ogni sillaba dentro le urla s’innalzavano.
   
 
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