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Autore: bik90    28/03/2013    10 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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<< Oh cazzo, ma davvero? >> esclamò Davide dopo che Eleonora gli ebbe raccontato la verità.
<< Parla piano >> lo riprese la ragazza.
L’amico emise un lungo fischio.
<< Hai capito a Fulvia >> commentò << Senti, Claudia non ha preso il numero della targa della macchina? >>.
<< Era già abbastanza sconvolta, figurati se ha pensato a controllare con quale macchina stavano >>.
<< Peccato >> rispose il ragazzo << Avrei potuto chiedere a mio zio di controllare >>.
<< Lo so >> fece Eleonora mordendosi il labbro inferiore.
<< Tutto okay? >>.
L’altra si limitò ad annuire mentre sottolineava distrattamente qualcosa sul suo libro di letteratura.
<< Ehi, io sono qui per qualunque cosa. Lo sai, no? Se vuoi che gli spacchi la faccia a quello, non c’è che da chiedere >>.
Eleonora rise sottovoce poggiandogli una mano sul braccio.
<< Non sappiamo nemmeno chi è >> disse con un sorriso << Ma grazie >>.
<< Stasera dobbiamo correre, ce la fai? Sarai concentrata? Altrimenti vediamo se Diego riesce a spostarla >>.
<< No, ho bisogno di distrarmi. Vedrai che sarò bravissima >>.
Gli strizzò l’occhio in segno d’intesa facendo apparire un breve sorriso sul suo volto. Amava quel sorriso che le rivolgeva, anche se non nel senso che comunemente s’intendeva. Molti non comprendevano il tipo di legame che li univa, altri non s’impegnavano nemmeno a farlo; delle volte anche lei stentava a definirlo. Erano qualcosa di più di semplici amici ma allo stesso tempo qualcosa in meno rispetto agli innamorati. Eleonora si era donata a lui il giorno del quindicesimo compleanno dell’amico, l’aveva fatto perché aveva avuto paura che potesse cercare il sesso altrove, che potesse trovare qualcun'altra per farlo e la paura le aveva attanagliato lo stomaco in una morsa gelida. Era stato bello nonostante fossero poco più che bambini e dopo le sue angosce erano sparite. Davide, dopo quello che avevano condiviso, le sarebbe sempre rimasto accanto. Gli passò le dita tra quei morbidi ricci e improvvisamente pensò a Martina. Con lei era tutto diverso, era un misto di emozioni che mai aveva provato ed erano tutte bellissime. Ricordò le sue parole dette il giorno precedente quando erano sole e si concesse di riflettervici.
Anch’io lo sento.
Aveva fatto finta di non comprendere pur di non affrontarlo, per non ammettere che quando le era vicina il cuore le batteva forte nel petto. La costatazione che lo provasse anche Martina, la fece sorridere. Allora non era a senso unico, forse, se avesse trovato il coraggio, avrebbero potuto perfino parlarne e capire.
Parlarne?, si ripeté subito dopo, Ma se non ho fatto altro che fissarle le labbra! Assurdo che mi abbia sfiorato l’idea di baciarla.
A quel pensiero avvampò e fu grata del fatto che Davide fosse troppo concentrato sulla spiegazione di Svevo per notarlo.
Devo togliermi dalla testa queste idee, si disse con fermezza, O rischio di perderla.
 
Martina aveva appena accettato di andare a vedere la partita di quella sera di Simona e Michela. L’amica era risultata entusiasta e aveva promesso di dare il massimo. Subito dopo le disse di portare con sé Eleonora.
<< E’ la cosa migliore! >> la incentivò << Potresti anche annoiarti da sola sugli spalti! >>.
L’altra ragazza era rimasta piuttosto scettica mentre ricordava che l’altra le aveva detto con fermezza di non voler rinunciare a quello che aveva. Non voleva rischiare di tirare troppo la corda ora che era abbastanza convinta di ciò che suscitava nella più grande. Fece un respiro profondo non sapendo che rispondere.
<< Prova a chiederglielo almeno >> insistette Simona alzandosi in piedi sentendo la campanella dell’intervallo.
Furono bloccate dall’uscire dalla classe dalla voce della professoressa che le richiamò poiché non aveva ancora fatto l’assegno per casa e, quando furono libere di farlo,  Martina riuscì appena a vedere la schiena di Eleonora che si allontanava con Davide. Aprì la bocca per dire qualcosa ma fu bloccata dalla presenza del ragazzo. Fino a quel momento si era solo azzardata a salutarla, non sapeva se fermarla e parlarle sarebbe stato un gesto gradito. Simona la spinse leggermente facendole segno di seguirla mentre il duo scompariva al piano inferiore.
<< Andiamo, se ci tiene a te non ti insulterà mica! >>.
<< Non è divertente! >> esclamò l’altra diventando rossa per l’imbarazzo << Okay, vado! Vado! >>.
Detto si allontanò dall’amica con passo leggermente più veloce del solito. Scese le scale col cuore in gola cercando una valida scusa per interrompere quello che stava facendo. Il giorno precedente Davide l’aveva fulminata con lo sguardo quando aveva pronunciato il nome della ragazza. La trovò quasi subito ferma mentre chiacchierava e scherzava con un’altra persona. Dalla somiglianza comprese che doveva essere la sorella. Aveva anche lei i capelli chiari, non come Eleonora, gli occhi scuri e una dolcezza nei lineamenti del viso. Pareva avere parecchia confidenza anche col ragazzo, tanto da fare finta di dargli un calcio. Si avvicinò ulteriormente e li sentì chiacchierare.
<< E così anche Claudia si è fatta grande >> scherzò Davide trovando l’appoggio della sorella maggiore << Se fa qualcosa che non deve fare, basta un fischio >>.
<< Piantatela tutti e due! Perché non ve ne tornate da dove siete venuti? >>.
Eleonora rise.
<< Dai, Claudietta! >> disse << Non apprezzi il nostro appoggio? >>.
<< Siete peggio di due genitori, smammate! >>.
Martina si ritrovò a sorridere nel sentire quella risata così cristallina e quasi sobbalzò quando incontrò gli occhi della più grande che si era voltata. L’altra la guardò per un istante con aria interrogativa prima di sorridere. A quel segnale la più piccola si rilassò leggermente e riprese a respirare normalmente.
<< Ciao >> salutò Eleonora << Volevi dirmi qualcosa? >>.
Si staccò dalla sorella e dall’amico che la fissò in silenzio.
<< Ciao >> rispose Martina contenta di quel passo che aveva fatto verso di lei << Sì…io… >>.
<< Ele >> chiamò Davide << Io devo ancora mangiare il panino e tra un po’ suona >>.
Lasciala stare, cazzo!, avrebbe voluto rispondergli con astio la sedicenne.
<< Inizia a salire >> affermò l’altra << Ti raggiungo subito >>.
Di fronte a quella frase, al ragazzo non restò altro che limitarsi ad annuire e allontanarsi. Eleonora si accorse di come l’amica lo osservasse allontanarsi e rise appena.
<< Bello, eh? >> domandò.
Se mi interessassero i ragazzi sì, pensò Martina mentre si stringeva nelle spalle, Ma il mio obiettivo è un altro.
<< Allora >> continuò la più grande appoggiandosi alla parete << Dimmi pure >>.
La ragazza dai capelli rossi esibì un sorriso. Eleonora non si era accorta di come il suo atteggiamento nei confronti dell’altra fosse cambiato in pubblico nell’arco di così poco tempo. All’inizio poteva rivolgerle la parola solo se erano sole in bagno, ora parlavano quasi normalmente per i corridoi scolastici. Ai suoi occhi era un passo da gigante.
<< Stasera ti andrebbe di venire con me a vedere una partita di pallavolo della mia amica? >>.
Dall’esitazione comprese che non sarebbe stato possibile.
<< Mi spiace, bimba, ma non posso >> le rispose semplicemente evitando di darle spiegazioni.
<< Ah, okay >> disse Martina senza riuscire a nascondere la sua delusione.
Si stava abituando ad averla sempre vicina e, dover fare i conti col fatto che non era l’unica nella sua vita, era dura. Pensò che probabilmente doveva vedersi con Davide e per la gelosia avvampò.
<< Stai bene? >> le domandò poi cambiando argomento << Ieri…ieri mi sei sembrata un po’ triste >> affermò riferendosi alla telefonata che aveva ricevuto.
Involontariamente Eleonora si voltò verso la sorella che stava chiacchierando con un sorriso beato con un ragazzo e la sua espressione si addolcì.
<< Abbastanza, sì >> affermò tornando a guardarla << Sei carina, bimba >> aggiunse non riuscendo a trattenersi.
Il viso di Martina a quel complimento divenne ancor più rosso dei suoi capelli.
Tu per me sei bellissima, avrebbe voluto risponderle con sincerità.
<< Ti andrebbe di studiare da me oggi pomeriggio? >> le propose senza riflettere.
Voleva averla vicina, voleva che quel legame che avevano si rafforzasse. Eleonora si morse il labbro.
<< Un’altra volta, bimba. Oggi pomeriggio studio con degli amici per il compito di francese di domani >>.
L’altra chinò il capo con dispiacere e fremette quando la più grande le sfiorò appena le dita della mano con le sue. Rialzò lo sguardo incontrando gli occhi di Eleonora. Erano ridenti, felici, appagati e ne fu contenta perché sapeva che era merito suo.
<< E’ bello >> continuò sussurrando con un leggero sorriso senza riuscire a nascondere un vago rossore delle gote.
Il cuore di Martina fece le capriole nel petto.
<< Molto >> disse desiderando che non ritirasse mai l’arto proteso lievemente verso di lei.
<< Ci vediamo domani, okay? Te lo prometto >>.
 
Eleonora osservava Lavinia con la matita a mezz’aria completamente persa nei suoi pensieri. Davide non era ancora arrivato e attendevano anche Paolo che li aveva praticamente scongiurati di aiutarli con Zola. Si passò una mano tra i lunghi capelli biondi lasciati sciolti e pensò che anche con l’altra ragazza aveva frequentato la stessa classe dalle elementari ma sapeva poco o nulla di lei. Ricordava che era stata fidanzata durante il terzo anno del liceo con un loro coetaneo che invece andava al nautico. Non si era interessata molto al motivo per il quale era successivamente finita. Non comprendeva perché ci stava pensando proprio in quel momento, forse per il fatto che era stata innamorata di qualcuno e sapeva cosa significasse. Lei non lo era mai stata, non aveva mai sentito per nessuno le tanto decantate farfalle nello stomaco ma si vergognava a prendere l’argomento. Con l’amico non aveva mai sentito il bisogno di farlo visto il tipo di rapporto anche molto intimo che avevano. Voleva riuscire a dare un nome a quello che sentiva per Martina, a quel senso di angoscia che la spingeva a controllare continuamente il cellulare e a pensare che forse avrebbe potuto evitare quel pomeriggio di studio con gli altri per stare con lei. Cos’era? Non era tipo da stare male se non vedeva qualcuno o se non lo sentiva per giorni eppure con la più piccola accadeva.
Stupida bimba che mi fai questo!, pensò esasperata.
<< Cerca di fare appello a tutta la tua pazienza >> scherzò Lavinia sentendola sbuffare sonoramente << Lo so che non è il massimo fare da balia a Paolo prima di un compito in classe >>.
<< Oh, già >>.
<< Non stavi pensando questo? >>.
<< Non proprio veramente >> rispose Eleonora tenendo lo sguardo basso.
<< Oh! >> esclamò l’amica facendosi attenta << Dimmi, dimmi! >>.
<< Niente, scema! >> rispose << Senti…ma com’è essere innamorati? >>.
<< Finalmente l’hai capito! Davide te l’ha detto? >>.
<< Detto cosa? >>.
Lavinia la guardò sorpresa.
<< Scusa, ma di cosa stiamo parlando? >> chiese poi temendo d’aver detto qualcosa che non doveva.
<< Che c’entra Davide? >>.
<< Ma tu non stavi per dire di essere innamorata di Davide? >>.
<< Assolutamente no! >> disse Eleonora scattando in piedi << Ho solo fatto una domanda! Ma perché pensate sempre che siamo innamorati noi due? >>.
L’altra inarcò il sopracciglio destro come se fosse una cosa scontata.
<< Io ho sempre pensato che ancora non l’aveste capito >>.
<< Bene, allora mettiamo subito le cose in chiaro. Io non sono innamorata di lui >>.
<< E lui? >> fece l’amica.
<< Nemmeno, è chiaro! >> affermò la ragazza dai capelli biondi sconcertata e innervosita da quella conversazione.
<< Sicura? Secondo me fareste dei bambini bellissimi >>.
L’attimo dopo scoppiò a ridere nel vedere la faccia di Eleonora atteggiarsi a smorfia.
Bambini?, ripeté quasi sconvolta, Oh cosa va a pensare la gente.
Si disse che era stata fortunata a non parlarle di Martina e di quello che si agitava in lei. L’avrebbe presa sicuramente in giro; meno di Davide, ma sempre l’avrebbe fatto. Doveva rimanere una cosa solo sua, non poteva permettersi di confidarsi con nessuno. Fece un respiro profondo alzandosi in piedi e dirigendosi verso il balcone. Si appoggiò con gomiti alla balaustra e osservò per pochi secondi il paesaggio. Da casa di Lavinia si aveva la visuale completa del golfo ed era bellissimo. Si accese una sigaretta pensando che lo faceva più per abitudine che per un vero e proprio bisogno di nicotina. Era stato l’amico a portarla su quella strada e ora, a distanza di forse un anno, era difficile smettere.
Le cattive abitudini sono dure a morire, si disse scoppiando in una breve risata.
Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e velocemente cercò il numero di Martina. Voleva sentirla.
<< Pronto? >>.
<< Ehi, ciao bimba >> rispose Eleonora sorridendo involontariamente.
<< Ciao! >> esclamò la più piccola contenta di quel piccolo gesto << Studi? >>.
<< Tra poco iniziamo, stiamo aspettando Davide e Paolo. Tu che fai? >>.
<< Sto facendo la spesa con mamma >>.
<< Oh, ma che brava ragazza! >> rise l’altra.
<< Non prendermi in giro! >>.
<< Non lo sto facendo! >>.
<< Non ti sopporto, lo giuro! >>.
<< Vuoi che ti lasci? >>.
Ti vorrei sempre al mio fianco, pensò immediatamente Martina.
<< Ele >> disse con un tutto il coraggio che riuscì a raccogliere << Domani… >>.
<< Te l’ho promesso, bimba >> la interruppe la più grande comprendendo cosa volesse.
<< Forte >> fece l’amica incapace di trattenersi << Davvero >>.
Eleonora scoppiò a ridere sonoramente e in quel momento si sentì il citofono suonare.
<< Devo lasciarti >> le disse gettando una veloce occhiata dentro << Ci sentiamo più tardi, okay? >>.
<< Okay, allora a dopo >>.
 
Sofia guardò la figlia tornare ad avvicinarsi con un mezzo sorriso stampato sulle labbra e, senza che le dicesse nulla, comprese chi doveva averla telefonata. Quello sguardo era inconfondibile, era quello di una persona innamorata. Mentalmente ringraziò questa ragazza sconosciuta che era riuscita a far tornare a sorridere la ragazza e subito dopo si disse che doveva farlo personalmente.
<< Finito di parlare? >> le domandò con calma mentre prendeva un paio di pacchi di spaghetti dallo scaffale.
Martina annuì energicamente. Sua madre le aveva fatto comprendere di stare dalla sua parte, non c’era motivo per mentirle.
<< Senti Marty >> continuò la donna << La settimana prossima perché non inviti questa ragazza a pranzo? Papà deve tornare a Genova per qualche giorno per alcune questioni inerenti alla nostra vecchia casa >>.
Gli occhi della sedicenne si riempirono di felicità e divennero luminosi.
<< Davvero, mamma? Sarebbe fantastico, grazie! >> esclamò abbracciandola.
Sofia le sorrise accarezzandole una ciocca di capelli. Ancora non riusciva a credere che sua figlia fosse così grande da essere innamorata. Quando era successo? L’attimo prima l’aveva vista muovere i primi passi, quello successivo frequentava già il terzo anno di liceo scientifico.
<< Voglio conoscere anch’io questa persona che ti fa stare così! >>.
Sua figlia rise arrossendo.
<< Grazie, sul serio >> si limitò a dire.
 
La partita di pallavolo era terminata con la vittoria della squadra di Simona e tutte le ragazze erano visibilmente contente. Dagli spalti Martina si alzò per avvicinarsi al campo e salutò Michela. Simona corse ad abbracciarla.
<< Puzzi terribilmente! >> esclamò la ragazza dai capelli rossi ridendo.
<< Oh, scusa! >> iniziò a prenderla in giro l’amica << Se era la tua amica Eleonora le dicevi che puzzava? >>.
Il volto di Martina divenne paonazzo facendo ridere l’altra.
<< Te l’ho fatta! >>.
<< Non prendermi in giro! Ti detesto quando fai così! >>.
<< Mi metti le battute su un piatto d’argento, come faccio a non dirle? Vado a farmi una doccia, principessina! Aspettami qui >>.
Venti minuti più tardi fu di ritorno in compagnia della squadra.
<< Vi va un gelato? >> propose Michela.
Ovviamente l’invito era esteso anche a Martina. La ragazza accettò di buon grado, aveva bisogno di svagarsi ancora un po’ e non pensare ad Eleonora. La più grande era diventata un vero e proprio chiodo fisso e il non averla costantemente accanto la faceva stare male. Quelle sensazioni non le aveva provate nemmeno con Greta nonostante fosse stata la prima persona importante della sua vita.
<< Mi unisco volentieri a voi >>.
Tutt’e tre si voltarono verso la quarta ragazza che aveva parlato e Michela sorrise mentre annuiva.
<< Io voglio la crepes! >> affermò Simona << Veronica ma tu hai la macchina? >>.
Martina si accorse che Veronica non smetteva di guardarla e arrossì violentemente abbassando gli occhi. Doveva essere più grande di loro, forse come Eleonora, ed era alta e magra. Scuri capelli corti e spettinati, occhi color del ghiaccio e un sorriso disarmante. Non avrebbe detto che era carina ma aveva qualcosa che affascinava.
<< Sì, è proprio qui fuori >>.
Uscirono dalla struttura e la ragazza la indicò mentre faceva scattare la sicura da lontano. Era una Fiat 500 color carta da zucchero. Martina sorrise nel vederla, le piaceva quel tipo di macchina e le dava l’idea che fosse un po’ una coccinella dalla forma.
<< Ti piace? >> chiese Veronica aprendo il bagagliaio per posare i tre bosoni della pallavolo.
<< Oh! >> esclamò Simona << Scusami Vero! Lei è una mia amica, viene in classe mia da quest’anno >>.
La più grande le porse la mano.
<< Piacere di conoscerti, avrai capito che mi chiamo Veronica. Veronica Suena >>.
Martina gliela strinse con un leggero sorriso.
<< Martina Capasti >>.
<< Ti piace? >> le chiese Veronica indicando l’auto.
<< Sì, però se fosse stata rossa sarebbe stata perfetta! >>.
<< Magari anche a pois neri come una coccinella? >>.
La ragazza dai capelli rossi alzò gli occhi di scatto su di lei nel sentire quelle parole.
<< Sarebbe terribile una cosa del genere >> proclamò Simona.
<< Sono pienamente d’accordo >> fece eco Michela.
La quarta ragazza rise notando il rossore sul viso di Martina.
<< Okay, allora visto che non vi piace, sederete dietro >> affermò abbassando il sedile per permettere loro di entrare << Marty, tu avanti invece >> aggiunse facendole l’occhiolino.
Non appena Veronica mise in moto, lo stereo si accese illuminandosi e si sentì la voce di De André. Martina guardò il piccolo schermo e notò che era un cd.
<< Ti piace De André? >> domandò senza riuscire a moderare l’eccitazione.
<< Scherzi? Lo adoro! Si ascolta solo buona musica nella mia macchina >>.
<< Lo adoro anch’io, sono di Genova >>.
<< Ma dai, non ci credo! >> esclamò la più grande ridendo << Sei un tipo interessante, Martina >>.
L’altra mormorò un ringraziamento prima di partire.
Arrivarono in gelateria un quarto d’ora dopo. Martina, dopo molte indecisioni, scelse la brioche col gelato alla nocciola, Simona una crepes alla nutella mentre Veronica e Michela optarono per due coni gelato. Si sedettero intorno a un tavolino di ferro battuto e iniziarono a fare conversazione. In questo modo la ragazza dai capelli rossi scoprì che la più grande aveva diciannove anni, aveva terminato l’anno precedente il nautico e, dopo alcuni corsi di aggiornamento, attendeva di essere chiamata per imbarcarsi.
<< E ti piace questa vita? >> domandò Martina per nulla affascinata dal fatto di stare così lontana per così tanto tempo.
Veronica la guardò sorridendo prima di dare un morso al suo dolce. Era come se la conoscesse da sempre.
<< Ehi! >> esclamò subito dopo leggermente risentita.
<< Non è una questione di piacere >> rispose la ragazza facendo come se nulla fosse << Ma di lavorare e guadagnare presto. Con la crisi che stiamo vivendo, voglio iniziare subito >>.
Martina rimase colpita dalle sue parole. Doveva essere una ragazza molto matura nonostante la giovane età.
Pare il contrario di Eleonora, si ritrovò a pensare mentre il volto dell’amica le appariva davanti agli occhi, Lei si diverte ancora a sfarfallare con gli amici.
<< E brava la nostra Veronica! >> fece Michela gettando le carte nel cestino dopo essersi alzata in piedi << Caspita, meglio se andiamo! Non so voi ma a me domani aspettano due ore di matematica, una di latino, una greco e due di italiano! >>.
<< Una cosa leggera eh? >> la prese in giro la più grande tornando in macchina.
Ripresero i posti dell’andata e la prima ad essere accompagnata fu Michela seguita subito dopo da Simona.
<< Potevi accompagnare prima me, così adesso non devi fare tutto il giro >>.
L’altra le porse un sorriso rassicurante.
<< E perdermi l’occasione di chiacchierare un po’ da sola con te? >>.
Seguendo le indicazioni di Martina, arrivò sotto il palazzo e mise le quattro frecce dopo essere fermata senza parcheggiare. A quell’ora non c’era nessuno per strada.
<< Grazie per il passaggio >> disse la più piccola guardandola di sfuggita e togliendo dal volto una ciocca di capelli ribelli.
<< E’ stato un piacere >> le rispose Veronica afferrandole la mano e stringendola.
Martina sussultò a quel contatto. La sua presa era decisa, non esitava e sapeva perfettamente cosa voleva. Per un attimo rifletté su quando fosse diverso dal contatto che aveva con Eleonora. Lei era ancora così inesperta e ingenua in fatto di sentimenti ed era proprio quel suo lato che le piaceva tanto.
<< Allora notte >> salutò evitando quello sguardo penetrante.
Veronica le diede un bacio sulla guancia senza nessuna esitazione, come se già sapesse che non si sarebbe sottratta.
<< A domani >>.
 
Era tardi quando Eleonora si ritirò a casa. Molto più tardi di quanto una normale diciottenne potesse fare; ma non sarebbe stato difficile raccontare una balla a sua madre sull’ora. Lei e Davide avevano vinto la loro seconda gara, era stato bellissimo vedere gli occhi dell’amico brillare di felicità anche per merito suo. Le piaceva correre, non lo faceva per soldi e la stessa cosa era per il ragazzo. Non sapeva il motivo ma, quando era sulla moto con Davide, tutto perdeva d’importanza. C’erano solo loro due e i loro cuori che battevano in sincronia, il resto veniva automaticamente annullato. Si smetteva di pensare e i problemi rimanevano lontani e distanti. Delle volte avrebbe voluto che le accadesse più spesso. Infilò la chiave nella toppa e pensò a Martina. L’aveva sentita poco quel pomeriggio per via degli amici che non l’avevano lasciata un attimo da sola e un attimo prima che Davide la andasse a prendere. Era troppo poco, aveva bisogno di molto di più e soprattutto non voleva che si sentisse triste per colpa sua. Era diventata terribilmente importante per lei e ogni suo sguardo malinconico, ogni parola detta con una nota dolente, le faceva male. Doveva evitare che accadesse ma non era facile avendo un amico come il suo sempre attaccato a lei. Entrò in casa avendo cure di non produrre il minimo rumore e si tolse subito le scarpe dirigendosi in camera sua. Aprì delicatamente la porta sorridendo nel notare che nel letto di Claudia, dormiva anche Serena mentre nel suo, c’era Ilaria. Era una cosa che da bambine facevano spesso, si sistemavano tutte nella stessa stanza come se in quel modo potessero sentirsi più vicine. Si spogliò pensando a quello che era successo il giorno precedente. Toccava a lei difendere la sua famiglia, non permettere ad un estraneo di avvicinarsi alle sue sorelle o di minacciare tutto quello che avevano. Si chinò su Serena che dormiva profondamene rannicchiata su un fianco accanto alla più grande e le accarezzò il viso. Era la più piccola, quando il loro padre se n’era andato aveva solo due anni e a malapena sapeva cosa significasse la parola “papà”. Non glielo aveva mai perdonato. Infilò il pigiama ricordando di mettere la sveglia per la mattina seguente e si stese sotto le coperte. Immediatamente Ilaria si mosse verso di lei senza svegliarsi e la abbracciò come se non avesse aspettato altro. Eleonora sbuffò e rise allo stesso tempo mentre le toglieva dal volto una ciocca di capelli.
<< Notte sorelline >> sussurrò prima di addormentarsi.
 
Era nettamente in ritardo quella mattina. Subito dopo il suono della sveglia si era riaddormentata e ora mancavano pochi minuti alle otto e un quarto. Imprecò tra sé mentre passava dalla cucina afferrando al volo qualcosa da mangiare e correva a si mise le scarpe, pronta per uscire. Persino sua sorella, che andava alle medie, era già andata via. Chiuse la porta di casa alle sue spalle pensando che avrebbe dovuto fare una folle corsa per arrivare in orario ma, una volta fuori la palazzina, rimase sorpresa nel vedere la macchina di Veronica con la ragazza dentro. Le suonò non appena la vide e le fece segno di avvicinarsi.
<< Ciao, che ci fai qui? >> le chiese non appena ebbe abbassato il finestrino.
<< Sono venuta a prenderti! >> le rispose la più grande << Avanti sali! Non sei ritardo? >>.
Martina si affrettò ad ubbidire.
<< Grazie, non sono in ritardo! Di più! >>.
<< L’ho notato, sai? >> ribatté ridendo Veronica mentre metteva in moto << A che ora esci? >>.
<< All’una e dieci, perché? >>.
<< Ti va di pranzare insieme? >>.
Fermò la macchina di fronte al cancello della scuola e attese una risposta. L’altra si fermò a pensare che la ragazza che le stava di fronte non era davvero come Eleonora. Nella sua domanda non c’era niente di ingenuo come accadeva all’amica quando le faceva qualche proposta. Sapeva perfettamente cosa voleva ed era decisa ad ottenerlo, si leggeva chiaramente nei suoi occhi. Fece un respiro profondo scendendo e si morse il labbro inferiore.
<< Non posso >> disse semplicemente << Ma grazie >>.
<< Oh, non fa niente >> rispose la più grande sorridendole << Almeno non mi merito un bacio per averti accompagnato? >>.
Martina si sporse verso di lei e la accontentò cercando di essere il più casta possibile. Purtroppo le interessava solo Eleonora e non aveva intenzione di rinunciarvi.
<< Grazie >> fece contenta Veronica << Ci vediamo presto allora? >>.
Aspettò di vederla annuire prima di rimettere in moto e allontanarsi e lasciò l’altra intenta ad entrare a scuola. Dall’alto di una delle tre finestre della sua aula, la ragazza dai capelli biondi aveva osservato tutta la scena.
 
  
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