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Autore: DJAngelRemix    28/03/2013    1 recensioni
La San Francisco Royal High non è una scuola normale: a frequentarla non sono ragazzi ordinari, ma i cosidetti "esper", ragazzi dotati di poteri paranormali, isolati dalla società che li considera altro che dei mostri da evitare. Da poco iscritti Max e Isabel Smith s'illudono di poter vivere un'esistenza pacifica e senza problemi, privi di guai, ma non si immaginano neanche che dietro la facciata luccicante e perfetta della Royal si celano oscuri segreti.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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::Power of Future ::
Prologo
.Vite Diverse per ragazzi diversi .
 

New York, Stati Uniti d'America
Anno. 2999 Ore. 20:01 Casa Smith
 
 
- Ehi!Mia? - fece un ragazzino sui nove anni dai capelli scuri e gli occhi castani, rivolto a sua sorella anch'essa di nove anni che si trovava nel piano inferiore del letto a castello
 
- Si? - rispose la piccola scoprendo la sua testolina con i lunghi capelli castano scuro e gli occhi celesti
 
- Secondo te, dove sono mamma e papà? - chiese il ragazzino
 
- Non lo so Max, so solo che la mamma ha detto alla nonna di tenere bada a noi finchè lei e papà non tornavano - la bambina appariva agli occhi del fratello maggiore preoccupata e insicura. Infatti lei tendeva ad essere molto timida e priva di sicurezza quando i loro genitori non c'erano
 
- Io ,invece, so che ci vogliono tanto bene, molto anzi, anche se sanno che siamo dei esper - il bambino mise le braccia dietro la testa, contro il cuscino. La piccola non si nascose più di tanto dietro le coperte foderate col copri-piumino rosa. Con i suoi occhi azzurri guardò la lucina colorata al suo fianco, appoggiato sul comodino di faggio pitturato di bianco, che però appariva grigio chiaro al buio della cameratta sua e di suo fratello maggiore

- Davvero?Anche se siamo diversi dagli altri bambini? -

- Si, ne sono sicurissimissimo! - la bambina ci pensò su, per poi tranquillizzarsi
 
- Notte fratellone, e grazie - disse sorridendo la piccola, già cercando di lottare contro il sonno
 
- Notte sorellina - disse il ragazzino, chiudendo i suoi occhi scuri e profondi
 
 
Rio de Janeiro, Brasile
Ore. 20:04 Casa Sanchez
 
 
 
In un vicolo lastricato di pietre grigie, piuttosto largo, si trovava una casa quadrangolare, ampia, pitturata di rosa perla con il soffitto piatto e le finestre con le aperture di legno con dei vasi di ceramica rossa pieni di fiori colorati.
Sul tetto, si trovava in quel momento una bambina di nove anni dai lunghi boccoli castano scuro tendente al nero e gli occhi scuri, stava osservando la luna di quella sera, nonostante facesse un pò freddo.
 
- Che bella, la luna... - disse. Starnutì per tre volte, cosa normale, visto che indossava solo un vestitino bianco e un velo lillà le copriva di poco le spalle
 
- Piccola? - una donna adulta, sulla ventina, dai capelli ricci e neri, giunse e, vedendo che la ragazzina non le rispondeva, si sedette accanto a lei
 
- Stai bene? - chiese di nuovo la donna
 
- Si, sto bene mamma, però, perchè papà è dovuto andare? - chiese la piccola, senza distaccare i suoi occhi scuri dalla luna
 
- Vedi, papà deve sbrigare delle faccende molto importanti... - la donna stava addirittura per piangere ma la piccola la abbracciò, stringendola forte
 
- Papà ci vuole bene, anche se sono una diversa, e se deve fare cose importanti le fa perchè è per il nostro bene - disse la bambina sorridendo a sua madre
 
- Hai ragione piccola mia - e la donna la baciò fra i suoi boccoli castano scuro. - Ti voglio bene -
 
- Anche io -
 
 
Contea di Cork, Repubblica d'Irlanda
Ore. 13:01 Casa O'Bear
 
 
 
- Laura!Vieni dentro - una donna dai lunghi capelli rossi e gli occhi azzurri sulla ventina stava chiamando la sua bambina di nove anni che in quel momento stava rigovernando le pecore nei pascoli verdeggianti illuminati dai raggi del sole. La bambina la sentì, così si tolse della terra dal vestitino verde con organza bianca e corse verso sua madre, dopo ovviamente aver chiuso il recinto delle pecore.
 
- Perchè sei ancora nei pascoli? - chiese la madre, guardando con occhi pieni di rimprovero la ragazzina dai lunghi capelli rosso ramato, gli occhi dello stesso colore delle foglie di quercia illuminate dal sole e le lentiggini sul viso tondo.
 
- Ehm... - la bambina si era arrossita dall'imbarazzo. - Scusami mamma..... - la piccola abbassò il viso. La donna le sorrise
 
- Non fa niente - disse la donna, prendendo il suo visino tra le mani. - Dai su, vieni dentro, che devi fare merenda -
 
- Si! - la piccola corse dentro la casetta di legno. - Comunque....perchè papà non è ancora tornato? - la piccola aveva assunto un'aria piuttosto strana, un misto tra il preoccupato e nervoso
 
- Papà è andato a lavoro, per ora.... - la donna sapeva che stava mentendo, ma non voleva far preoccupare sua figlia, era troppo giovane per sapere. Avrebbe compreso a tempo debito. La piccola si volse dolcemente, sorridente
 
- D'accordo! - e Sophia si avviò a tavola
 
 
 
 
 
Londra, Inghilterra
Ore. 13:03 Hyde Park
 
 
 
- Siete contenti che andiamo ad Hyde Park? - un uomo dai capelli scuri e gli occhi azzurri stava camminando per la via tra Park Lane e Bayswater Road con i suoi due figli maschi che avevano tutte e due dieci anni, che in quel momento si stavano gustando dei gelati al cioccolato.
 
- Siamo felicissimi papà. Questi gelati al cioccolato are fantastic! - disse uno di loro, dai capelli scuri e disordinati e gli occhi verde scuro
 
- Sono d'accordo - si aggiunse l'altro, che invece aveva i capelli biondi e gli occhi celesti. - There are favoulos! -
 
- Sono contento che vi piacciono, ma fate piano, sennò vostra madre vi rimproverà! - disse il padre
 
- Si, ma anche tu ci rimetti! - disse ridacchiando il castano
 
- Secondo me dobbiamo stare attenti alle carie.... - il biondino cercò di difendere il padre dalla stupidaggine appena detta dal suo fratello maggiore. - Altrimenti quando la mamma torna dal suo lavoro ci porta all'istante dal dentista, non potremo fare niente per opporci -

- Neanche usare i nostri poteri? - chiese il fratello. L'altro scosse la testa in segno di un < No >
 
- Noooooo!Non ci voglio tornare dal dottor Jefferson, quello lì ha dei denti....Che schifo! - disse disgutato il castano, al solo pensiero dei denti anneriti del dentista
 
- James!Non si dicono certe cose sul conto delle persone! - disse il padre, rimproverandolo.
 
- Ma uffa! - sbuffò il castano.
 
- Andiamo Jammy, pensa che arrivati ad Hyde Park potremo giocare a calcio.... - disse il fratello minore tirando fuori dalla sua borsa a tracolla un pallone da calcio della Nike.
 
- Ok Danny, like you say... - (Come dici tu -in inglese-) fece il fratello prima che ricominciasse a fare il monello:- Chi arriva primo al parco!!! - e corse verso lo spazio verde.
 
- Wait! - (Aspetta -in inglese-) disse il fratello prima di seguirlo a ruota. Il padre dovette fare una corsa incredibile prima di poterli raggiungere
 
 
 
 
Atena, Grecia
Ore. 13:09 La Plàka (quartiere)
 
 
 
Un ragazzino sui nove anni dai capelli corti e ricci nocciola biondo e gli occhi color mirtillo stava passeggiando fra i negozietti del quartiere più bello di Atene. Nonostante era piuttosto frescho sembrava che non sentisse freddo, anche se portava una maglietta a maniche corte bianca a righe rosse e blu, dei jeans chiari e sneakers blu.
 
Non ci voglio ritornare in quel orfanotrofio, solo perchè sono diverso pensò il ragazzino
 
Il piccolo era scappato proprio per questo: in quel orfanotrofio soffriva troppo, aveva già perso i suoi genitori in quello stramaledetto incidente aereo, di sicuro a ritornare in quel posto del cavolo se lo scordava. Con lo intendeva la direttrice del colleggio, che sembrava odiasse profondamente i ragazzi e che se fregava di mantenerli e di trattarli bene, difatti il ragazzino ora aveva una terribile febbre che gli durava da almeno tre giorni e sembrava non avesse intenzione di andarsene per nessun motivo. Per non parlare poi della tosse, degli sbalzi di temperatura e il resto.
 
Appena visto un bar s'avvicinò e cominciò ad osservare: magari avrebbe potuto sgranocchiare qualcosa. Cominciò a guardare tutta la fila di pasticcini, torte e crostate disposte all'interno della piccola vetrata al di fuori del chiosco.
 
<< Se solo potessi mangiarli..... >> sussurrò il ragazzo, affamato.
 
- Ciao! - una donna bionda piuttosto giovane lo salutò. Il ragazzino volse lo sguardo e la vide. Forse doveva lavorare al chiosco, visto che portava un grembiule a quadrettini bianchi e verdi.
 
- Ehm....ciao.... -
 
- Come ti chiami? - chiese la bionda. Il ragazzino non sapeva se fidarsi o no, ma ci provò lo stesso:- Mi chiamo Nick - disse timido ed insicuro
 
- Piacere Nick - disse la ventenne gentilmente. - Allora, cosa posso servirti? -
 
- Ci sono dei pasticcini ai pistacchi? -
 
- Certo! - rispose la donna. - Sono 1.00 euro - il bambino si mise a contare i pochi soldi che aveva ma sfortunatamente non bastavano per pagare i dolcetti.
 
<< Cavolo!Non ce li ho! >> esclamò a bassa voce Nick, quando davanti agli occhi vide un sacchetto di carta, così alzò gli occhi e vide che era stata la bionda. 

Lui non sapeva che dire.
 
- Dai tieni! - sorrise la donna - E' per te!Offre la casa - Nick prese il sacchetto e guardò dentro: c'erano almeno dieci pasticcini al pistacchio!Con quello riusciva a sopravvivere dalle schifezze "alimenteri" (letteralmente) dell'orfanotrofio almeno fino a dopodomani.
 
- Ma.... - Nick era confuso - Non ho i soldi per poter pagare..... -
 
- Te lo offro io!Non preoccuparti - Nick sarebbe scoppiato a piangere per la commozione ma resistette, asciugandosi gli occhi minacciati dalle lacrime salate
 
- G-Grazie! - Nick prese il sacchetto e stava per andarsene, ma si fermò e si volse verso di lei - Come ti chiami? -
 
- Daphne - disse sorridente la ventenne.
 
- Mi dai il numero di telefono? - chiese ancora Nick
 
- Ehm.... - stavolta la ragazza sembrava confusa. - Si, certo.... - la donna prese un foglietto di carta e una penna nera e scrisse il numero di cellulare a caratteri comprensibili e glielo diede al ragazzino
 
- Grazie ancora e ciao! - Nick corse via. Forse, finalmente, aveva trovato una amica vera.
 
 
 
 
 
Parigi, Francia
Ore. 13:14 Mercato delle Pulci di Saint-Ouen
 
 
 
 
- Lysandre!?Dove sei?! - un ragazzino di nove anni dai capelli neri e gli occhi ambrati stava cercando suo fratello maggiore nel mezzo del mercato delle pulci di Sain-Ouen, in mezzo alla gente che la affollava, non sarebbe stato facile. Fino a quel momento aveva sbattuto contro sette o otto persone, solo perchè si voleva affrettare a trovare suo fratello maggiore.
 
- Lysandre!!!! - gridò infine e cominciò a correre per affrettare la ricerca. - Lys!Lys dove sei??! - corse per almeno tre minuti, finchè vide un ragazzino sui undici anni dai capelli corti, bianco argento con una ciocca di capelli neri al lato destro del viso, con l'occhio destro color smeraldo e l'altro color ambrato: era seduto su un cassonetto vicino a un chiosco di oggetti antichi, ad ammirare gli oggetti esposti. Il fratello minore lo chiamò un'altra volta e, finalmente, suo fratello maggiore lo sentì
 
- Laynne, che ci fai qui? - chiese appena lo vide
 
- Come sarebbe a dire?!Sono io che dovrei farti questa domanda - disse arrabbiato Laynne. - Lysandre, ti ho cercato da almeno 13 minuti e tu ti trovavi qui per tutto questo tempo!? - 
 
- Laynne cerca di controllarti - disse distaccato Lysandre, senza distaccare però lo sguardo dagli oggetti antichi appoggiati sul balcone del chiosco.
 
- Ma uffa!Lo sai che Magdalena ci ha portati qui con gli altri bambini affidati - disse scocciato Laynne. - In questo momento sta morendo di paura, e ha chiesto a me di cercarti! -
 
- Mi chiedo come si sia accorta della mia assenza nonostante fossimo almeno in trenta.... - disse Lysandre, quasi ironicamente
 
- Ha fatto l'appello per almeno dieci volte - fece Laynne. - Comunque dobbiamo ritornare da Mag, e subito -
 
- Sennò che succede....?Ci bastona come faceva nostro padre?! - disse scocciato Lysandre, scendendo dal cassetto
 
- So che ti senti male per questo - disse suo fratello minore. - Ma....Ormai nostro padre non può riaverci: è stato accusato di maltrattamento verso i minori, è stato rinchiuso in carcere, e ci rimarrà per almeno 7 anni, più altri 20 per aver ucciso nostra madre e altri 2 per aver derubato, di conseguenza rimarrà in prigionia per 29 anni, ma saremo già stati adottati da qualcuno -
 
- Sperando che questo qualcuno non sia come nostro padre..... - disse distaccatamente Lysandre
 
 
 
 
 
Edimburgo, Scozia
Ore. 13:16 Museo di aeronautica
 
 
 
 
- E' tempo di andare a casa ora - una ventenne dai capelli castani e gli occhi marroni stava cercando di convincere le due figlie di nove anni a fare ritorno a casa dal museo di aeronautica, ma la figlia maggiore non aveva intenzione di andarsene e sua sorella minore la appoggiava:- Mamma, non voglio andarmene - disse la ragazzina, che aveva i capelli corti e rosso castano scuro e gli occhi azzurri.
 
- Per favore mamma, possiamo stare ancora per un pò?A me interessa la storia! - intervenne anche la piccola delle due, che invece aveva i capelli color lillà con bei riflessi argento e gli occhi eterocromi: quello destro era lavanda, quello sinistro era verde acqua.
 
- Ma non volete sgranocchiare qualcosa? - chiese gentile la donna
 
- Bè, io forse... - fece la piccola strofinandosi la pancia con la mano destra
 
- Zitta Crystal, sennò ce ne andiamo per colpa tua! - la rimproverò sua sorella, perchè voleva rimanere nel museo
 
- Ma uffa, Chloe!Io voglio mangiare!Ho una fame.... - disse decisa Crystal
 
- Basta litigare, e subito!Ora andremo a mangiare, e questo è quanto! - disse loro madre
 
- D'accordo..... - fece sua figlia maggiore. - Ma però possiamo ritornare? -
 
- Chloe, non si dice ma però - disse con fare da secchione sua sorella minore
 
- Secchiona! - disse Chloe. - Fai tanto l'intelligentona ma quando sei fuori fai tanto la timida! -
 
 
 
 
 
Madrid, Spagna
Ore. 13:18 Casa Martinez 
 
 
 
 
- Uhm....odio fare i compiti! - un ragazzino di dieci anni dalla pelle abbronzata e i capelli corti e neri si stava subendo i compiti, che sua zia gli aveva imposto di fare in anticipo: la fatidica aritmetica.
 
Quanto vorrei che Carmelita fosse qui pensò il ragazzo, al solo pensiero di poter stare con la sua migliore amica
 
Avrebbe dato qualunque cosa per poter uscire da casa e andare a trovare Carmelita, ma Maria Estéla (sua zia) la trovava una bambina pestifera e addirittura una delinquente che aveva ricevuto una cattiva influenza da parte dei suoi genitori solo perchè suo padre era stato arrestato una volta perchè guidava in stato di ebbrezza e un altra perchè aveva rubato.
 
<< Uffaaaaaaa!! >> disse in un grido soffocato, quando sentì qualcuno bussare alla finestra. Si girò e vide proprio Carmelita. Scese dal letto e aprì la finestra:- Carmelita!Che ci fai qui? - chiese
 
- Ciao Paolo!Ho saputo del tuo isolamento in casa, quindi sono venuta io! - era proprio una bella ragazzina di nove anni, con i suoi capelli lunghi e corvini, la pelle ambrata olivastra e gli occhi scuri dal taglio lievemente obliquo - Comunque...devo dirtelo: quei capi che porti sembrano fatti per i signorotti di città!Sono orrendi! - difatti Paolo portava una camicia bianca (per di più sistemati dentro i pantaloni), pantaloni da smoking neri e mocassini in pelle marrone.
 
- Non è colpa mia, è colpa di mia zia che mi ha costretto non solo a portare questi capi per niente comodi ma anche a fare i compiti in anticipo -
 
- Oh Dios mios! - esclamò Carmelita. - E' orribile. Allora prendi questi vestiti: sono comodi, non grattano, non irridigiscono, sono liberi e per di più non sono eleganti! - e la ragazzina porse a Paolo una T-shirt nera coi profili bianchi e con su stampato l'immagine d'una scimmia, pantaloni larghi beige e scarpe da ginnastica mimetiche.
 
Paolo li indossò immediatamente e seguì la sua amica Carmelita, fuori dalla casa. E' vero che era uscito senza il permesso di sua zia, ma voleva divertirsi, del resto era un bambino, aveva diritto al divertimento, no?
 
 
 
 
Buenos Aires, Argentina
Ore. 13:20 Barrio de Belgrano (quartiere)
 
 
 
Era proprio bello passeggiare per le vie di Buenos Aires, le vie erano lastricate e le pittoresche case che sorgevano erano colorate e vivaci, pieni di fiori vivi. I bambini immediatamente dopo le lezioni si erano precipitati nelle vie a giocare. Fra questi si trovavano in particolare una ragazzina di nove anni dai capelli biondo scuro tenuti in una coda e gli occhi color mare che in quel momento stava curando i fiori del negozio di sua zia.
 
Ad un tratto vide danzare due ballerini di tango: la donna era anch'essa bionda, solo con gli occhi verde chiaro, indossante un vestito rosso con applicazioni in strass e decollettè rossi col tacco a spillo e un uomo bruno con una camicia rossa e pantaloni neri. I loro movimenti erano così sciolti e fluidi, ma allo stesso tempo erano sensuali.
 
Vedendoli la ragazzina si immaginò ad essere al posto della donna con addosso un vestito azzurro brillantinato con lo spacco e un velo nero che le cingava i fianchi: addirittura aveva cominciato a girare su se stessa, lasciando cadere l'annafiatore.
 
- Oh no!L'ho fatto cadere! - e la piccola lo raccolse e andò dentro il negozio di sua zia per riempirlo d'acqua. Dentro trovò la sua amica,  che veniva dal Messico, più alta per la sua età (nove anni), dalla pelle olivastra i capelli ricci e arruffati scuri e gli occhi scuri, quasi neri.
 
Hola¡ Giulia - le disse la sua amica. - Allora, perchè sei dentro? -
 
Hola¡ Teresa. Mi è caduto l'annafiatore e devo riempirlo -
 
- Come mai? - chiese Teresa, mettendo i dorso del polso sul mento
 
- C'erano dei ballerini di tango e.... non ho potuto resistere nel..... - Giulia non finì neanche la frase che Teresa comiciò ad imitarla
 
- ....Lo so, lo so, lo avrai detto per almeno un migliaio di volte: volteggiare come una principessa regale regina del tango argentino! - rise Teresa
 
- Zitta te! - esclamò Giulia, seccata. - Comunque non è colpa mia se mi piace il tango! -
 
- E non è neanche colpa mia se ogni volta ti metti a volteggiare - Teresa fece la linguaccia. Ci fu un momento di silenzio ma poi scoppiarono a ridere.
 
 
 
 
 
Sydney, Australia
Ore. 16:00 Casa Walker
 
 
 
Un ragazzino sui undici anni stava camminando da solo per le strade di Sydney, semplicemente perchè gli andava di stare un pò isolato. Come sempre prima non era andato a scuola, ma in realtà neanche gli importava. Giunto a casa, in periferia vide bussare all'ingresso due persone, cui avrebbe preferito non avvistare.
 
Cavolo, gli assistenti sociali!? pensò il ragazzino
 
Corse, senza farsi vedere dagli assistenti sociali, fino al retro della casa, prese le chiavi della casa dalla tascha destra dei jeans stinti e aprì la porta. Entrato, la chiuse immediatamente. Prese un sacchetto di plastica e cominciò a rovistare ovunque, mettendo del cibo insaccato non ancora aperto. Poi corse al piano di sopra, in camera di sua madre e vide che stava ancora dormendo. Ieri s'era fatta tutti quei alcolici, non c'era da sorprendersi. Cercò di svegliarla in tutti i modi, scuotendola, dandole cuscinate, di tutto, mentre sentiva le voci degli assistenti sociali << Chiameremo la polizia se non viene ad aprirci, signora Walker! >> dicevano. 

- Arrivo! - urlò il ragazzino. 

Scese le scale, correndo ed aprì la porta. Quelli che entrarono erano una donna sulla quarantina, dai capelli scuri tenuti in uno chignon stretto e gli occhi severi, e un uomo della stessa età dai capell corti e gli occhi neri. 

- Ci hai messo molto.... - disse l'uomo

- Come mai non è venuta ad aprirci tua madre, Zack ? - aggiunse la donna

- E' andata a fare la spesa, tornerà presto - rispose Zack - Accomodatevi -

I due assistenti sociali si sedettero sul divano un pò vecchio. Zack si sedette di fronte a loro. Cinque minuti e poi entrò la madre, ansimando e sudando, con i capelli mori lunghi tenuti in modo spettinato e i vestiti che indossava erano in disordine, e in mano teneva i sacchetti di pastica con il cibo insaccato.

- Oh...ehm..siete venuti! - fece la madre guardando gli assistenti sociali con gli occhi scuri visibilmente preoccupati. - E' un piacere vedervi - posò i sacchetti a terra, regalando un sorriso a suo figlio, che tirò un sospiro di sollievo.




 
Roma, Italia
Ore. 16:06 Casa Lancaster

 
Una casa era stata data alle fiamme, che ora la stavano divorando voracemente. Una bambina sui nove anni dai lunghi capelli biondo platino con ciocche color verde acqua e rosse stava cercando di mettersi in salvo, ma oramai le fiamme l'avevano circondata. Con le sue iridi color oceano osservava il fuoco avvicinarsi sempre di più verso di lei. Non aveva scampo.

- Mamma!!!!Dove sei!!!! - la piccola si inginocchiò arrendevole, piangendo. << Sophie!!!! >> udì una voce che chiamava il suo nome, ma non riusciva a capire da che direzione proveniva. Era troppo stanca, e svenne.

- Sophie!!!! - giunse un'uomo che, evitando le fiamme, la prese in braccio. Cercò di passare oltre per poter uscire da quella casa maledetta, a non c'era niente da fare: le fiamme negavano la sua uscita.

- Queste fiamme non sono normali..... - disse il ventenne. << Ottima osservazione >> avanzò uno sulla trentina. Era rasato, con occhi verde scuro, incuteva timore e paura.

- Aegnor?!Che ci fai tu qui!? -

- Come?Non mi volevate?Un vero e proprio peccato - Aegnor fece un ghigno malefico - Sai Amdir, puoi anche andare se vuoi -

- Che vorresti dire? - chiese Amdir, stringendo sempre più a sè la piccola Sophie

- Quello che vuol dire!Io voglio affrontare quella ragazzina quando sarà in grado di combattere contro di me - e detto questo aprì un varco che permise a Amdir di andarsene via. - E ricorda, quella ragazzina dovrà affrontarmi, prima o poi! -





 
Toronto, Canada
Ore. 20:10, Casa Pennington


 

Sta volta con la sua criocinesi stava davvero esagerando: addirittura ora in cortile si era fatto con il ghiaccio un "Halfpipe" (rampa) per potersi allenare nello skateboard.

- Kyle Pennington!Che ci fai lì signorino? - una donna sulla ventina dai capelli corti e neri stava rimproverando suo figlio di dieci anni, appunto, che si chiamava Kyle che, essendo un "esper", aveva appena creato con la sua criocinesi una rampa da skateboard. Era moro e dagli occhi albini.

- Oh oh - il ragazzino scesa dalla rampa e si tolse il casco. Sua madre camminò verso di lui.

- Cosa ti ho detto mille volte di non fare con i tuoi poteri? - gli chiese, mettendo le braccia consorte.

- Ma uffa, ancora con questa storia - sbuffò Kyle. - Solo perchè sono un diverso non significa che devo nascondermi -. La madre sospirò e mettendosi alla sua altezza cercò di spiegargli il motivo del suo "nascondersi" : - Senti, Kyle, lo faccio per il tuo bene. Sai come si comporta la gente, critica e fa anche di peggio e non voglio che ciò ti succeda - ma Kyle aveva ancora il viso imbronciato e le braccia consorte. Ma comunque doveva capirlo: non era facile far finta di essere quello che in realtà non era.

- Però ti prometto che tutto quanto cambierà, d'accordo. Molto presto traslocheremo e andremo in un posto migliore, dove tutti sono uguali, va bene? - il ragazzino fece di sì con la testa e prese lo skateboard e il casco ed entrò in casa con sua madre.

- Ti voglio bene - disse la donna.

- Anche io -















Ave gente!Sono io, l'autrice di questa idea assolutamente folle.

Allora, qui non ci sono molti accenni fantasy, ma vi assicuro
che dal prossimo cap. ci saranno moltissimi accenni al riguardo
hihihihi!Allora godetevi questa fic e per favore recensite, un pensiero
non fa mai male!Hola gente!
 
 
 
 
 
  
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