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Autore: live in love    28/03/2013    3 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
-Certo che voglio- ribatto io, forse con fin troppa enfasi
- Meno male,il tuo letto è molto più comodo del mio- scherza, facendomi ridacchiare.
- Quindi mi stai solo sfruttando , eh?- ribatto.
-Ovviamente , baby- ride anche lui appoggiando la guancia sui miei capelli
-----------------
Mia prima fanfiction su Ian e Nina.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note:

Salve! No, non sono un miraggio anche se dopo tutto questo tempo lo potrei sembrare. Eccoci qui con il capitolo 15 di questa storia, finalmente, ma prima ancora che lo leggiate ho delle cose da dire.

Mi vorrei infatti scusare perchè vi ho fatto attendere davvero molto. Troppo. E vi devo quindi delle immense, gigantesche scuse.

L'ultimo aggiornamento è avvenuto alla fine di dicembre mentre ora siamo quasi ad aprile, un'attesa davvero molto lunga, ma causata da molteplici fattori. I primi di gennaio ho infatti iniziato a scrivere il capitolo, ma per vari motivi, non sono riuscita a finirlo. Non ne ero soddisfatta e così ho deciso di cancellare e riscrivere, andando però incontro ad una sorta di blocco dello scrittore che mi ha abbastanza fermata e da cui non riuscivo molto a uscire. Facevo fatica a scrivere e focalizzare il punto del discorso, a descrivere in modo leggibile ciò che i personaggi pensavano o come agivano. Lo studio e gli esami mi hanno portato poi via ulteriore spazio, allungando maggiormente tempo . Ho iniziato così una seconda stesura di questo capitolo, cambiando qualche evento e lasciando intatta l'idea di fondo, che mi piaceva, ed è andata meglio, ma non benissimo.

Non essendone nuovamente pienamente soddisfatta ho ricancellato tutto, arrivando ai primi di marzo praticamente e alla prima stesura della versione che trovate pubblicata.

Questa mi soddisfa molto di più, mi sono sentita io più sciolta nello scrivere e anche se per scaramanzia non dovrei dirlo credo di aver superato con successo il blocco che mi aveva assalita. Vorrei inoltre precisare che non ho MAI pensato di abbandonare la storia o lasciarla incompleta.

Mi dispiace davvero infinitamente di avervi fatto aspettare così tanto, ma era anche giusto proporvi qualcosa di leggibile e coerente con la storia e non buttato a casaccio solo per aggiornare. In un certo senso lo dovevo anche voi, che leggete e mi seguite sempre.

Ho voluto spiegare tutto ciò ancora prima del capitolo per evitare di occupare gran parte delle note finali con le scuse e dedicarle invece esclusivamente agli eventi del capitolo, come è giusto che sia.

Un grazie speciale va chi mi ha spronato e supportato in questi mesi. Grazie!

Detto questo vi lascio alla lettura, sperando che vi piaccia il capitolo!! :)



CAPITOLO 15



CONFINI





- Comunque, è una tortura dover rimanere rinchiusi in hotel quando potremmo girare per le vie di New York-

La voce annoiata e vagamente lamentosa di Candice giunge chiara alle mie orecchie, subito accompagnata da un sonoro, tediato sbuffo. Quasi scocciato.

Senza prestarle molta attenzione annuisco distrattamente, le parole che diventano solo un ovattato sottofondo ai miei pensieri.

- In effetti – aggiungo semplicemente, il tono basso e strascicato di chi poi non sta ascoltando molto e risponde per inerzia.

Tuttavia, lei non sembra notarlo dal momento che continua a snocciolare tutte le cose che potevamo fare o meno, descrivendole minuziosamente una ad una.

Siamo a New York per motivi di lavoro, una intervista nel pomeriggio e poi un party di beneficenza alla sera, ma ci hanno detto di evitare di uscire per non incorrere in ritardi o intoppi.

Quindi siamo costretti in hotel, con la sola compagnia della nostra noia e di un'ottima colazione. Mi passo la lingua sulle labbra, ricordando il sapore delizioso e zuccherino del cornetto al cioccolato.

Il vociare di Candy diventa definitivamente un lontano ronzio mentre io mi immergo senza accorgermene nuovamente nei miei pensieri, così densi da assorbirmi del tutto.

La mia attenzione si concentra su tutt'altra cosa, in particolare su due occhi azzurri che non vedo da quasi più di un giorno ormai. La cui assenza inizia a farsi sentire. Ma non ho il tempo di assaporare questa deliziosa visione dal momento che vengo interrotta.

- Blu o rosso? -

Avendo ormai perso totalmente il filo del discorso e non capendo assolutamente a cosa si sta riferendo la guardo interdetta, alzando gli occhi dallo schermo luminoso, ma privo di messaggi, del mio telefonino.

Lei mi guarda in attesa, un sopracciglio biondo inarcato mentre cerca di decifrare la mia espressione confusa.

- Mmm – affermo mentre freneticamente cerco indizi che possano aiutarmi a capire cosa mi sta chiedendo e salvarmi così dalla sua ira funesta.

A cosa diavolo si riferisce? Mi domando dubbiosa e interdetta, sapendo benissimo quanto odia essere ignorata.

Aggrotto leggermente le sopracciglia mentre le mie labbra si corrucciano automaticamente in un broncio pensieroso appena accennato, gli occhi che saettano velocemente su di lei. Percorro i lineamenti del suo viso struccato alla ricerca di qualche segnale e un lieve senso di colpa si insinua dentro di me constatando che non la stavo ascoltando. Ancora.

Non è la prima volta stamattina, infatti, che i miei pensieri si focalizzano su tutt'altro, distraendosi da lei con una facilità disarmante.

Prendo un respiro profondo, rilasciandolo l'attimo dopo sotto forma di un sospiro pesante, quasi stanco.

Ed è proprio quando i miei occhi si posano finalmente sulle sue mani dalle unghie laccate di due colori differenti e la soluzione si palesa evidente nella mia testa che Candice mi anticipa sul tempo.

- Non mi stavi ascoltando!- tuona rivolgendomi uno sguardo accusatorio e torvo, abbastanza offeso.

In tutta risposta mi mordo colpevolmente le labbra, incassando silenziosamente la testa fra le spalle.

- Di nuovo!- continua lei, gli occhi azzurri assottigliati che la fanno sembrare terribilmente simile ad una bambina indispettita che non viene considerata.

- Si che ti ascoltavo – mento spudoratamente con una calma dissuadente, facendomi tornare utile le mie doti recitative, mentre deglutisco alla vistosa ricerca di una scusa attendibile e accettabile almeno apparentemente, tentando di difendermi – Ero solo distratta, ecco – mormoro inclinando leggermente il viso verso sinistra, sfuggendo al suo sguardo.

Nello stesso momento il mio telefono richiama la mia attenzione con un acuto e breve squillare, suonando ripetutamente.

Improvvisamente i battiti del mio cuore aumentano, una dolce frenesia che mi attanaglia.

Un senso di leggera e acuta ansia mi pervade, poi, velocemente, facendomi sentire insolitamente irrequieta. E una timida, ma quanto mai concreta, speranza mi attraversa pulsando più forte via a via che passano i secondi.

- Stai messaggiando con il principe azzurro, vero?- mi domanda con un inaspettato sorriso a stenderle le labbra un po' divertito e un po' malizioso, riservandomi un'occhiata ambigua. - Anzi, sicuramente è lui – bofonchia l'attimo seguente.

- C'è sempre di mezzo Ian quando non mi ascolti.- aggiunge con un'occhiata cupa e un po' ammonitrice.

Le rivolgo uno sguardo offeso, fulminandola con lo sguardo. Tuttavia, il peso dell'attesa e della curiosità è troppa, quasi insostenibile e mi porta ad abbandonare questo frivolo fastidio.

Riabbasso gli occhi sul mio cellulare, ancora stretto nella mia mano, tentando di scorgere il mittente del messaggio. Rizzando la schiena e con dita frenetiche lo apro, gli occhi dilatati pronti a leggere finalmente qualcosa di suo. Una visibile smorfia di delusione si delinea però sulle mie labbra non appena ne leggo il contenuto, l'attimo dopo.

Una bruciante amarezza si propaga in tutto il mio corpo, portandomi a sospirare quasi tristemente.

Non è lui, purtroppo.

- E' mio fratello – soffio sconfortata, leggermente imbronciata mentre mi appoggio nuovamente ai cuscini del letto.

Ian non si fa sentire da ieri, ormai, e il mio umore inizia molto poco discretamente a risentirne, incupendosi drammaticamente. Comincio quasi a dubitare che lo farà a breve, emetto un piccolo sbuffo stizzito.

Inutile dire che inizia a rendermi impaziente questa cosa, facendomi sentire quasi agitata.

E prima ancora che possa anche solo pensarlo o constatarlo Candice interrompe il flusso dei miei pensieri, anticipandomi ancora.

- Ti manca? - mi domanda la bionda con una freschezza disarmante, centrando inaspettatamente il nocciolo del problema.

E' tremendamente abile in effetti a farlo, constato con una riflessione distratta.

Inclino poi la testa, mordendomi le labbra e allontanando per un momento lo sguardo da quello azzurro e sincero della mia amica. Lo punto sul copriletto blu del mio letto, stropicciandolo lievemente con le dita in un gesto poco attento e che lascia trasparire tutto il mio nervosismo. Davvero molto.

Mi manca decisamente tanto, nonostante ci siamo sentiti fino a ieri sera praticamente.

E' questa la verità. Anche se faccio di tutto per non darlo a vedere esteriormente, è così.

- Si – ammetto mentre le rivolgo uno sguardo consapevole rialzandolo su di lei con un movimento fluido del capo, i capelli che mi finiscono sugli occhi.

Candice ricambia la mia occhiata, esibendosi poi in un sorriso dolcemente divertito e vagamente rassicurante.

- Hai quasi gli occhi a cuoricino, Nina – ride, prendendomi bonariamente in giro e so che dietro le sue parole di apparente ilarità si nasconde una profonda verità.

Forse l'unica a non notarlo sono solo io, mi dico.

Mi lascio, tuttavia, andare anche io ad una lieve risata, cercando di abbandonare e scacciare quel senso di irrequieta malinconia che sembra essere sempre in agguato quando non lo vedo.

Ed è stato così per ogni singolo momento in cui non ci siamo visti. In un pensiero distratto mi domando anche se è normale o se, al contrario, è qualcosa di patologico.

- Resta il fatto che non mi stavi ascoltando, comunque – afferma con voce decisa, venata quasi da un'inclinazione svagatamente petulante.

Mi stringo fra le spalle, riservandole uno sguardo colpevole e di scuse mentre i miei denti affondano nel labbro inferiore in una perfetta espressione responsabile.

- Va bene, hai ragione – ammetto spostandomi i capelli dal viso con una scrollata del capo - Non ti stavo ascoltando – continuo allargando le braccia.

Candy mi sorride vittoriosamente soddisfatta, girandosi poi a pancia in giù con una torsione del busto e sdraiandosi totalmente sul letto.

- Ti perdono solo se mi racconti tutti i particolari – ridacchia soffiando sulle dita per far asciugare perfettamente lo smalto. - Soprattutto quelli piccanti – trilla divertita portandomi a roteare gli occhi al cielo.

- Ma se li sai già – ribatto bofonchiando le parole tra le labbra, incrociando le braccia al seno e abbandonando il telefonino sul copriletto.

- Parla – mi intima lei, non lasciando però di fatto il tempo di aprire bocca dal momento che parla di nuovo. - E non darmi risposte da interrogatorio, voglio i dettagli – continua con un cenno deciso del capo, accompagnato da un'occhiata risoluta che non ammette repliche.

Io prendo nuovamente respiro, venendo interrotto ancora una volta però.

- Quindi state insieme?- mi incalza subito, quasi come se non sapesse trattenersi.

Inarco un sopracciglio, fissandola interdetta. Prima mi dice di non costringerla a fare un interrogatorio e poi finisce per farlo. Tipico suo, scuoto lievemente il capo non riuscendo a trattenere un sorriso divertito.

Infondo le voglio bene anche per questo.

- Ma non avevi detto niente interrogatorio?- ribatto in risposta, in un banale e vano tentativo di defocalizzare la sua attenzione.

Cosa che non accade, purtroppo.

- D-e-t-t-a-g-l-i – scandisce ogni lettera lei, corrucciando le labbra rosate portandomi a roteare gli occhi al cielo.

Un lieve senso di imbarazzo mi pervade, facendomi muovere leggermente irrequieta e a disagio sul posto, portandomi a riflettere per una frazione di secondo.

Sentirlo dire da Ian, pensarlo, è un conto ma, beh, doverlo dire ad alta voce è decisamente diverso. Diventa inaspettatamente concreto, come se superare i confini della mia intimità ed essere tramutato in parole lo rendesse più vivo. Più reale.

Un senso di frizzante contentezza mi pervade, provocandomi una sensazione di caldo piacere e portandomi a sorriderle in modo lieve. Come un'iniezione di allegria direttamente nelle vene il mio umore si alza istantaneamente di una tacca, trasformandosi quasi in un benessere mistico e catartico.

E' inutile negare che pensare a come si sono sistemate le cose mi causi un inconfondibile senso di felicità e gioia.

Ripensare a quei stessi momenti di chiarimento e a tutti quelli successivi me lo provoca, stordendomi quasi.

Ed è una sensazione a cui non riesco ancora ad abituarmi e a cui non so resistere, nonostante siano passati parecchi giorni.

Ogni giorno, ogni momento in cui ci penso mi riscopro sorpresa e intimamente stupita dal senso di tranquilla contentezza che mi suscita. Così naturale e spontanea da risultare inaspettata, sorprendente.

La mia mente mi ricorda distrattamente l'attimo dopo che Candy è ancora in attesa di una risposta, spezzando il flusso di elucubrazioni che mi stavano scuotendo.

Almeno per una volta non pessimiste e cupe, noto serena

- Beh, credo di si – soffio con voce bassa e pacata mentre percepisco le guance scaldarsi lievemente, velandosi di un leggero, ma bruciante rossore.

Mi stringo nelle spalle, continuando a sorreggere il suo sguardo azzurro e vivace animato da una punta di visibile allegria.

Lei esibisce un sorriso luminoso e ampio, romantico, riservandomi un'occhiata attenta che non è solo impregnata di rassicurante serenità.

Mi sta anche studiando, infatti, tentando di decifrare le mie parole e la mia espressione. Cosa che mi fa sentire inaspettatamente oggetto di riflessioni e ipotesi.

- Credi? Pensavo che Mr bipolare avesse detto che voleva stare con te – soffia lei dopo una frazione di secondo, punzecchiandomi maliziosamente. - In tutti i sensi – continua, calcando il tono della voce in una inclinazione decisamente allusiva e insinuante.

- Si, ma non abbiamo parlato molto – ribatto io maliziosa, lanciandole un'occhiata volutamente ambigua mentre ridacchiare divertita.

Anche lei ride, gli occhi animati da un furbo brillio di malizia. Ha capito benissimo a cosa mi riferisco, noto, anche perchè conosce la stragrande maggior parte dei dettagli.

Mi mordo le labbra, continuando a sorridere compiaciuta da questa realtà quanto mai piacevole e invitante. E con la mente ripercorro a ritroso tutti quei momenti, riassaporandoli uno ad uno fino a perdermici totalmente.

Non abbiamo praticamente lasciato quasi mai il letto nei momenti liberi che abbiamo avuto in queste due ultime settimane, fatte di lavoro frenetico e, beh, sesso. Decisamente tanto.

La passione non è infatti mai mancata, fomentando anzi un desiderio che invece di placarsi si acutizzava languidamente.

Inclino leggermente il viso, inumidendomi le labbra mentre un senso di calore, di tutt'altra natura mi scuote con delle lente e suadenti spirali. Una placida stretta mi attanaglia maliziosamente lo stomaco nel momento stesso in cui la mia mente mi ripropone i ricordi di qualche settimana fa, facendomi riassaporare le nostre sinuose figure nel letto della mia camera ad Atlanta.

E il confine tra presente e ricordo diventa fragile, quasi intangibile finendo per svanire e fondere i due mondi in una sola labile presenza.

Voglio stare con te.

Le sue parole, sussurrate in un impeto di passione fisica ed emotiva, mi invadono la mente prepotentemente, stordendomi anche a distanza di giorni per la loro imponente portata emozionale.

Emetto un piccolo sospiro, fievole e beato mentre tutte le altre riflessioni scompaiono all'istante, dissolvendosi nel nulla come una bolla di sapone.

Mi aveva colto di sorpresa. Nonostante la mia ostinata ricerca di confini che ci delineassero in modo sicuro e nitido, difatti, non mi aspettavo una simile frase. Così diretta e schietta da togliere il fiato. Sul momento poi il desiderio reciproco aveva sovrastato tutto e impegnato ogni energia, fino a quando non ero crollata in un sonno profondo sotto le impetuose spinte del piacere che mi illanguidiva il corpo fino a spossarlo.

Solo la mattina dopo, trovandolo ancora tra le lenzuola a dormire beatamente avevo realizzato che non era solo un bisogno fisico, quello che aveva espresso, ma anche e soprattutto sentimentale.

Ne avevo preso coscienza totalmente, finendo per esserne quasi destabilizzata. Il carico di emozioni era stato forte, sconvolgente, così tanto da portarmi a fissarlo con occhi lievemente sorpresi per una sequela di minuti interminabili.

Dopo tutte le litigate, le cose orrende e pesanti che ci eravamo detti, era lì, stanco e dormiente al mio fianco.

E' al mio fianco. Nessun limite, nessun muro tra di noi. Finalmente.

Aveva abbattuto i suoi confini interiori, in qualche modo persino i suoi dubbi e aveva fatto un passo verso di me, dopo tutti quelli fatti in senso inverso. Certo, probabilmente non del tutto, ma era sicuramente un progresso.

Emetto l'ennesimo breve e leggero sospiro, soffiando l'aria tra le labbra in un sibilo impercepibile mentre percepisco quelle stesse intense emozioni pervadermi con un brivido.

Così forti da provocarmi nuovamente quel senso di farfalle nello stomaco, che svolazzano allegre e spensierate. Senza accorgermene gioco distrattamente con una ciocca dei miei capelli, arricciandomela intorno all'indice e srotolandolo l'attimo seguente mentre un'altra poderosa ondata di riflessioni mi invade.

I giorni sono poi passati velocemente, il ritmi lavorativi massacranti prima della pausa natalizia che ci hanno tolto praticamente il respiro e i preziosi minuti di sonno li abbiamo speso in tutt'altro, languido modo. Non abbiamo più parlato direttamente da allora, né della discussione né della nostra situazione.

Non ci siamo, infatti, definiti a parole, discutendo ampiamente su ciò che siamo o meno, ma ci siamo basati su ciò che è emerso in qualche modo spontaneamente: una forte e lampante voglia di stare insieme e provare a frequentarsi. Tentare di andare oltre quel limbo in cui alla fine ci eravamo impantanati, vittime delle nostre stesse paure, e che ci aveva portato a litigare violentemente.

Abbiamo superato quel confine ristretto, ponendocene tacitamente un'altro più vasto.

Un noi.

E il mio cuore perde quasi un battito a questa riflessione, iniziando a pulsare in modo anomalo l'attimo seguente e trasformandosi in tachicardia.

Tuttavia, i miei pensieri vengono frantumati subito dopo da Candice, che riprende a parlare.

- Anche il sesso è una forma di linguaggio – ride maliziosamente lei – E visto quanto ne avete fatto avete parlato decisamente tanto – mi prende allusivamente in giro, facendomi scoppiare a ridere.

La nostra risata genuina riempie momentaneamente la stanza. Cala poi il silenzio mentre il sorriso leggero che mi stende le labbra scema via, lasciando il posto ad una espressione rilassata e compiaciuta.

Candice socchiude le labbra, sussurrando qualcosa che risulta essere un fulmine a ciel sereno. Mi guarda dritta negli occhi, fissandomi in un modo anomalo e insolito.

- Ne sei innamorata?- mi domanda a brucia pelo, schiettamente, cogliendomi di sorpresa con la stessa potenza di un fulmine a ciel sereno.

Presa totalmente in contro piede avvampo, il sangue che affluisce velocemente sulle mie guance rendendole scarlatte.

Ne sei innamorata?

L'eco di quella domanda echeggia nella mia mente, creando il vuoto intorno a se. Il mio cuore perde un battito, portandomi a trattenere bruscamente il respiro che rimane bloccato in gola, raschiandola.

Con gli occhi dilatati la fisso sorpresa, sconvolta quasi, mentre i miei pensieri ruotano solo intorno alla sua domanda. Riesco a pensare unicamente a questo.

Ne sono innamorata?

E la risposta questa volta non so darmela. La cerco disperatamente, ma non la trovo.

Boccheggio lievemente, aprendo e chiudendo le labbra un paio di volte senza trovare nulla da dire. Senza sapere cosa ribattere.

Senza riuscire a delineare un confine dentro di me, fare chiarezza nella matassa di elucubrazioni che si aggrovigliano nella mia mente.

- Non lo so - balbetto impacciata mentre qualcosa dentro di me protesta violentemente, scalciando e scalpitando come per farsi sentire, notare.

Non lo so davvero o fingo di non saperlo? Mi domando confusa, rintronata.

E il confine è così sottile che non so capirlo.

- Non lo sai davvero?- mi incalza ancora lei, inarcando un sopracciglio e inchiodandomi con uno sguardo indagatore da cui non so sfuggire. Non ci riesco.

Mi stringo nelle spalle.

- Forse - sussurro semplicemente, il cuore che batte scalmanato nel mio petto.

Scalpita e stride contro una sorta di irrazionale razionalità che non sa dare una risposta se non questo semplice sussurro.

- O forse non vuoi saperlo?- preme lei senza scampo, volendo quasi cercare una risposta a tutti i costi.

Cosa che, al momento, non posso darle.

- Forse - mormoro guardandola per una frazione di secondo negli occhi, cambiando celermente però direzione con lo sguardo l'attimo seguente.

Lo punto fuori dalla finestra, dove svettano i grattacieli di NY, non riuscendo a sostenerlo. O forse semplicemente non volendo essere letta più in profondità, penso mentre una forma di pudore mi pervade con una potenza sconcertante.

- Ad entrambe le domande – soffio con tono sottile e appena percepibile, quasi inudibile.

La voce che fa fatica ad uscire, raschiando contro la mia gola dove anche il respiro vi rimane bloccato.

Deglutisco scoprendola secca e la bocca impastata da una frenesia di emozioni che mi sconquassano, mi sconvolgono.

Tutte le riflessioni si ingarbugliano maggiormente tra di loro, si mischiano al mio stato d'animo e mi confondono ancora di più.

Sospiro, scrollando vigorosamente il capo e decidendo di cambiare l'argomento, spostando la sua attenzione e riportandola sulla discussione originaria.

- Comunque, è in ritardo di più di un'ora- affermo irrequieta, reclinando la testa all'indietro e abbandonandolo sul morbido cuscino contro cui sono comodamente appoggiata.

Sbuffo, controllando per l'ennesima volta il telefono per poi abbandonarlo definitivamente sul copriletto convincendomi che, almeno per il momento, non riceverò nessuna sua chiamata o messaggio.

E l'irritante ansia dovuta al fatto di non vederlo torna a farsi sentire, purtroppo, bussando alla mia porta.

Candice mi rivolge uno sguardo interrogativo, che diventa poco dopo consapevole non appena comprende a cosa mi sto riferendo. O meglio a chi.

E le sono silenziosamente grata di non essere andata oltre con le domande, persistendo ottusamente.

- Magari è scappato con una hostess – afferma con tono serio, guardandomi dritta negli occhi con l'espressione di chi ti sta dicendo una grande verità.

Io allargo lievemente gli occhi, sbigottita e infastidita da questa remota possibilità. E proprio quando il tarlo della gelosia inizia a bussare erodere le basi della mia insicurezza lei scoppia a ridere.

La sua risata cristallina, divertita genuinamente e ilare invade la stanza e le mie orecchie, scacciando via quell'albore di irritazione.

Stringo stizzita le labbra, afferrando un cuscino azzurro vicino a me e tirandoglielo contro.

- Non è divertente!- bofonchio la mia protesta con tono imbronciato e vagamente offeso.

I battiti del mio cuore rallentano lentamente, tornando normali e cadenzati.

Anche solo pensarlo, per scherzo, in compagnia di un'altra donna mi provoca fastidio, infondendomi un senso di latente nervosismo vago e paradossalmente al tempo stesso molto presente.

- Dovevi vedere la tua faccia – continua a ridere di me la bionda, i capelli prima perfetti ora scompigliati dalla mia cuscinata mentre si porta una mano al petto, come per calmare le sue risa incontrollabili.

Le lancio un'occhiataccia torva, scoprendomi più innervosita dal fatto che abbia ragione che dalla frecciatina in sé. E la sua assenza prolungata non fa altro che acuire e peggiorare il mio nervosismo. Possibile che mi manchi già terribilmente? Mi domando sorpresa e confusa, cercando di decifrare il mio stato d'animo e i miei pensieri. Così contorti e intrinsecamente impregnati di emozioni, sbuffo leggermente.

Forse mi sono solo abituato ad averlo sempre intorno e ora mi manca di più anche per questo, mi dico cercando di convincermene davvero. O forse illudermene?

Sospiro nuovamente, soffiando l'aria tra le labbra. Come si può trovare un confine tra interessamento e qualcosa di più?

Mi ritrovo a chiedermi confusa, non riuscendo a trovare una risposta se non il fatto che mi manca terribilmente e non lo vedo solo da un giorno.

Le nostre chiacchiere e, soprattutto, i miei pensieri vengono tuttavia spazzati via l'attimo seguente

La porta in legno scuro si apre infatti all'improvviso, portandoci a voltarci istintivamente in quella direzione.

Con una torsione lieve del capo inclino leggermente il viso, beandomi della figura tonia e slanciata, vestita come di consueto di scuro, che compare davanti a me, sulla soglia. Con un'occhiata attenta e particolarmente interessata la percorro interamente. E un senso di dolce e pacifico sollievo mi pervade subito, entrando in circolo.

Un sorriso leggero, illanguidito da una punta di desiderio, mi vela le labbra, stendendole in modo quasi felino. I miei denti vi affondano nel momento stesso in cui i miei occhi si posano sulla sua bocca, carnosamente invitante.

Ian, il telefono tra la spalla e l'orecchio e un borsone appeso al braccio, compare dinnanzi a noi, entrando nella stanza con una sola, semplice falcata.

Emette qualche piccolo cenno affermativo, probabilmente in risposta all'interlocutore che lo sta tenendo occupato al cellulare mentre intanto richiude la porta alle sue spalle. Alza poi lo sguardo su di noi, facendo un cenno con il capo come saluto.

- Parli del diavolo e spuntano le corna – sussurra ironicamente e piano Candice, in modo tale che lo possa percepire solo io.

Rido sommessamente, lanciandole una finta occhiataccia che appare quasi cospiratoria e non accorgendomi che lui si è avvicinato.

- Ti ho sentito Candito – ribatte Ian, scherzando e chiamandola con il soprannome che ha coniato lui stesso visto i vestiti sgargianti che indossa di solito e l'assonanza con il suo nome.

Candice in risposta assottiglia gli occhi indispettita, non scomponendosi però più di tanto e rimanendo sdraiata comodamente nella parte di letto in cui di solito dorme Ian.

Ian, invece, continua a sfoggiare il suo ghigno malizioso e divertito, raggiungendo i piedi del letto e sfilandosi la giacca.

- Ciao piccolo grande Ian – freccia lei l'attimo seguente, punzecchiandolo maliziosamente e difendendosi.

Io sbarro all'istante gli occhi, il sangue che affluisce velocemente sulle mie guance e lo sgomento che prende possesso della mia mente non appena mi rendo conto a cosa si sta riferendo.

O meglio a quale parte del corpo.

Lo ha detto davvero? Mi chiedo totalmente senza parole.

Con occhi sgranati rimango per una frazione di secondo immobile, cercando di comprendere se Candice lo ha chiamato realmente in quel modo o se me lo sono solo immaginato.

Mi volto lentamente verso di lei, lo stupore intatto stampato nitidamente sul mio viso

Cosa diavolo le è saltato in mente?Mi domando allibita e shoccata, lo shock iniziale che si tramuta quasi in panico non appena il mio cervello mi ricorda che anche Ian ha sentito.

- Scusa?- inarca lui un sopracciglio scuro, guardandola scetticamente.

In tutta risposta lei ride ancora più forte mentre Ian la guarda interdetto, probabilmente non capendo, e io vorrei letteralmente sotterrarmi sotto i cuscini.

Imbarazzata rivolgo uno sguardo di scuse a Ian, che, al contrario delle mie previsioni, sorride vagamente divertito.

- E comunque quella è mia parte di letto- afferma pungente accompagnando un gesto della mano alle parole – Smamma – ribadisce, beccandosi subito l'occhiataccia al vetriolo e offesa di Candice.

Schiude le labbra, fissandolo torvamente prima di rizzarsi a sedere.

- Me ne vado solo perchè non voglio vedervi in modalità piccioncini- afferma con voce sibillina – O peggio in modalità accoppiamento!-

Rido punzecchiata dalla frecciatina maliziosa mentre lei si alza dal letto con un saltello, avvicinandosi alla porta.

- Ci sentiamo dopo, Nina – mi saluta con una scrollata del capo, che le muove i capelli biondi, guardandomi da sopra la spalla. - E non fate troppo rumore, ho la camera qui affianco-

Senza lasciarmi il tempo di ribattere scompare dietro la porta, chiudendosela alle spalle, accompagnata da una risata cristallina e maliziosa che svanisce nel corridoio silenzioso.

Con ancora le labbra dischiuse dalla sorpresa e le guance arrossate di imbarazzo mi volto nuovamente verso di Ian, ancora in piedi.

- Piccolo grande Ian? - mi domanda con voce bassa e apparentemente tranquilla, appena venata da una nota di tensione mentre inarca un sopracciglio corvino.

Schiudendo le labbra mi inginocchio sul letto, sedendomi sui talloni mentre mi stringo imbarazzata tra le spalle e lo fisso senza saper bene come giustificarmi.

E meno male che le avevo detto che erano confidenze, mi dico

- Mi dispiace, Som – lo sguardo realmente dispiaciuta e a disagio.

Lui strabuzza gli occhi, guardandomi incredulo e quasi stralunato mentre con un gesto fluido allarga le braccia.

- Cioè...piccolo?- stringe gli occhi, stendendo le labbra in una smorfia offesa e quasi oltraggiata.

Le arriccia, corrucciandole e assumendo una espressione offesa, come se avesse subito un tremendo affronto.

E anche tremendamente buffa.

Scoppio infatti a ridere il secondo dopo, non riuscendo più a trattenermi.

Lui mi guarda male, avvicinandosi con un'ampia falcata alla parte del letto in cui sono io. Assottiglia giocosamente gli occhi, rendendoli simili a due fessure, portandomi ad allungare istintivamente le mani in avanti.

- Mi prendi anche in giro, Dobrev?- afferma scherzoso appoggiando in modo fulmineo le mani sui miei fianchi, dove con dita abiti si infila sotto la maglietta nera che indosso e inizia a farmi il solletico.

Improvvisamente scossa dai singulti delle risate mi muovo in modo scomposto fra le sue braccia nel tentativo di liberarmi, ma finendo, di fatto, per essere ancora più intrappolata nella sua morsa. Lui continua difatti a torturami in questo modo, facendomi mancare quasi il respiro.

- No... no … il solletico no – ansimo balbettando a causa delle risa, implorandolo quasi di lasciarmi stare.

Lui indugia ancora qualche attimo.

- Mmm, per questa volta, ti risparmio – acconsente dopo un secondo di esitazione, lasciandomi accaldata e ansimante tra le sue braccia. - Solo perchè mi sei mancata – soffia poi al mio orecchio, il suo respiro fresco che si infrange contro la pelle sudata del mio collo.

Questo contatto mi provoca inaspettatamente un lungo brivido di piacere su per la schiena, facendomi rabbrividire mentre un sorriso si delinea spontaneamente sulle mie labbra.

Irrazionalmente mi inarco leggermente contro di lui, infilando silenziosamente le mani sotto la sua camicia e cercando un contatto maggiore con il suo corpo muscoloso. Non appena i miei polpastrelli incontrano la sua pelle morbida e bollente alzo lo sguardo su di lui, mentre qualcosa di indistinto si muove dentro di me.

Una sensazione suadente e languida mi stringe il cuore, provocandomi la tachicardia e una morsa dolce allo stomaco che assomiglia terribilmente alle vertigini.

E mi sento tranquilla e spensierata, sollevata dalla sua presenza. È come se tutto andasse al suo posto in un istante.

Finalmente è qui, con me. Nessun confine territoriale a dividerci, nessun limite tra di noi.

Ian contraccambia il mio sorriso, esibendo il consueto mezzo ghigno malizioso e vagamente dolce che lo contraddistingue.

Sposta poi una ciocca di capelli scuri dal mio viso, portandomela dietro l'orecchio in una carezza leggera ma tremendamente deliziosa che mi fa quasi perdere un battito.

Appoggio il viso contro al suo palmo, percependo la pelle calda adagiarsi contro la mia guancia mentre continuiamo con il nostro gioco di sguardi. Quella sensazione piacevole e forte torna a farsi sentire, questa volta più forte e vigorosa.

E mi rendo allora conto che non è solo un mio pensiero, comprendo che non ci sono davvero confini tra noi.

Lo leggo nei suoi gesti, nel suo sguardo. Lui inclina poi il viso, guardandomi in modo languido e voluttuoso mentre avvicina lentamente il volto al mio.

Dopo neanche una frazione di secondo appoggia le labbra all'angolo della mia bocca, portandomi istintivamente a socchiudere gli occhi mentre lambisce quella piccola porzione di pelle.

E mi ritrovo ad agognare un suo bacio come un assetato nel deserto, ne sento il bisogno pulsare nelle vene diventando sempre più intenso. E' bisogno di lui, che si palesa concretamente in un delizioso solletico al basso ventre.

Istintivamente inclino il capo verso destra, facendo scontrare i nostri respiri e soprattutto le nostre labbra che finalmente si incontrano.

E' un bacio vorace, intenso e carico di desiderio represso. Una elettrica voglia vibra improvvisamente nell'aria, tra di noi, appesantendo i nostri corpi ed illanguidendoli. Appoggio una mano sul suo viso mentre con una leggera pressione mi spinge all'indietro, fino a farmi sdraiare sul materasso con un lieve rimbalzo.

E' subito su di me, fra le mie gambe che si aprono e lo accolgono nonostante l'impedimento dei vestiti, stringendosi intorno ai suoi fianchi mentre l'ennesimo bacio si consuma focosamente.

Improvvisamente tutto intorno a noi diventa superfluo, come se ogni cosa si sbiadisse lentamente fino a perdere la sua forma.

Il confine temporale svanisce, rinchiudendoci e accogliendoci in una languida bolla atemporale dove nulla ha importanza.

La sua mano cerca la mia sul copriletto, intrecciandosi con essa mentre struscia i fianchi contro i miei in una voluttuosa frizione che mi provoca una imponente scarica di piacere e desiderio.

Rimaniamo solo noi, divisi da uno strato di abiti che tra pochissimo scomparirà.

Sorrido maggiormente mentre la sua bocca lambisce ancora una volta la mia, intrappolandola in un bacio lento e voluttuoso che sopprime il primo dei miei sospiri.

In un lampo di remota razionalità la mia mente palesa un pensiero che non so decifrare.



Esiste ancora un confine tra me e lui?









***********************************



Un sorriso allegramente cordiale e svagato compare sulle mie labbra nel momento stesso in cui una piccola lucina rossa lampeggia, segnalando che siamo di nuovo in onda. Il pubblico in studio ci accoglie nuovamente con un fragoroso applauso, così vivace e veemente da risultare quasi assordante.

Sorrido lievemente frastornata, ma comunque a mio agio, mentre mi sistemo una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio.

La conduttrice dalla folta capigliatura bionda riprende intanto a parlare, ammiccando affabilmente al cameraman.

- Ben tornati con noi – saluta i telespettatori, sfoggiando un sorriso così smagliante da risultare accecante oltre che finto.

Ian seduto al suo fianco sul divanetto invece rimane in silenzio, mostrando semplicemente un mezzo ghigno.

Con un vago occhio critico la studio, squadrandola leggermente da capo a piedi mentre snocciola l'ennesima domanda sullo show a Julie. E' una donna sulla trentina, decisamente avvenente e con un un forte carisma. E probabilmente è anche consapevole di esserlo visto il modo di ostentata seducenza con cui si pone.

Soprattutto con Ian, assottiglio gli occhi mentre il mio sguardo diventa tagliente e una punta di fastidio mi attraversa, trafiggendomi da parte a parte. Lo ha fatto sedere fin da subito vicino a lei, intrattenendolo per gran parte del tempo dell'intervista.

Cosa che non mi è passata decisamente inosservata. Anzi, tutt'altro. E l'irritazione torna a farsi sentire, manifestandosi in modo più forte e sotto forma di una irritante stretta allo stomaco che non mi lascia scampo. Mi attanaglia, tormentandomi e rendendomi irrequieta.

Gelosia, soffia con tono canzonatorio una vocina petulante dentro la mia testa, riconoscendola subito ed etichettandola. Scrollo leggermente il capo, mordendomi l'interno della guancia nel tentativo di scacciarla e sopprimerla.

Sono davvero gelosa? Mi domando sconcertata, tentando vanamente di comprendere meglio il tumulto di emozioni che si agita dentro di me.

Lancio un'occhiata di sottecchi ad Ian, sperando che passi il più inosservato possibile. Non mi va decisamente che mezza America speculi su queste cose, creando supposizioni e gossip di basso livello.

Correndo comunque questo piccolo rischio con lo sguardo seguo la sua figura snella e tonica, vestita come sempre di scuro. Sembra tranquillo e non particolarmente interessato a ciò che gli sta intorno. Né all'intervista, né a chi la fa, noto con un piccolo sospiro rincuorato.

Tuttavia, la morsa fastidiosa e irritante non scompare, continuando a rimare vigile e fin troppo presente. Mi tende lievemente, facendomi apparire tesa e contratta.

E fissandolo la domanda sorge spontanea: perchè sono così gelosa?

Dubbiosa e incerta prendo un piccolo respiro, tentando di apparire naturale e attenta nonostante il tumulto interiore delle mie emozioni che sembrano non volerne sapere di smetterla di agitarsi.

Come se non fossero già abbastanza intricati e contorti di loro, a questo pensiero si aggiunge un'ulteriore domanda che vibra con una potenza allarmante dentro di me.

Ne sei innamorata?

La voce di Candice, il suo quesito, echeggia nella mia mente per qualche lungo istante, così nitida e chiara da zittire all'istante tutte le altre rumorose riflessioni. Il mio cuore aumenta leggermente i battiti, diventando uno scalpitare irrequieto e aritmico che mi confonde ulteriormente.

Deglutisco, mentre l'agitazione sale ancora rendendomi terribilmente nervosa e contribuisce anche il non sapermi dare una risposta. Non riesco, infatti, a tracciare un confine netto, a dividere i pensieri dalle emozioni e fare di conseguenza chiarezza.

E' per questo che la gelosia si manifesta in modo così violento? Mi domando ancora, accatastando quesiti su quesiti senza risposte.

Forse, mi dico incerta e confusa. Di certo non mi aiuta a rimanere calma e razionale, ragionando in tal modo più chiaramente. E' questa la risposta risolutiva?

A complicare ulteriormente il mio stato d'animo, contribuendo ad alimentare il caos totale della mia mente, ci pensano un paio di occhi azzurri.

Ian alza improvvisamente lo sguardo su me, come richiamato dal vociare rumoroso e paradossalmente al tempo stesso silenzioso del mio rimuginare. Lo fa scontrare con il mio, intrappolandomi in un gioco indissolubile e indecifrabile da cui non so sfuggire.

O forse non voglio, semplicemente.

Per una frazione di secondo rimaniamo così a guardarci da lontano, gli occhi incatenati. Si fondono in uno scambio silenzioso di pensieri che non sono certa di aver compreso appieno.

E quella domanda imponente, ingombrante torna a farsi sentire come un monito.

A rompere bruscamente sia il turbinio delle mie elucubrazioni sia il nostro gioco di sguardi ci pensa la voce acuta di Emily, la conduttrice.

L'attimo dopo i riflettori e tutta l'attenzione vengono puntati su di me, cogliendomi di sorpresa.

- E tu Nina cosa ne pensi? Gran parte del lavoro è tuo quest'anno - afferma al mio indirizzo lei, la voce acuta e incalzante che mi risulta quasi irritante.

Totalmente presa in contropiede socchiudo le labbra, rimanendo in silenzio mentre un imponente ondata di imbarazzo mi coglie.

Dannazione a me e ai miei pensieri, mi ritrovo ad imprecare silenziosamente contro me stessa mentre tento freneticamente ricordarmi la domanda.

Mentre la telecamera mi inquadra mi sistemo meglio sul divanetto in cui sono seduta, tra Paul e Candice, accavallando le gambe in modo tale che il vestito blu che indosso non le scopra del tutto.

- Ci dobbiamo aspettare colpi di scena nelle prossime puntate?- mi sollecita ancora a parlare, consentendomi fortunatamente di capire di cosa parla.

Mi umetto le labbra, accingendomi a rispondere.

- Sicuramente si – affermo con un ampio sorriso, apparendo tranquilla mentre gesticolo lievemente mentre parlo – Julie e Kevin hanno fatto un ottimo lavoro e i prossimi episodi lasceranno davvero con il fiato sospeso -

Lei, apparentemente soddisfatta, commenta allegramente la mia risposta, ponendo poi la domanda seguente dopo aver sbirciato velocemente sulla cartellina che ha appoggiato sulle gambe.

- Fino ad ora abbiamo parlato dello show, adesso passiamo quindi a qualcosa di più personale - afferma e per un attimo un brillio quasi sadico le attraversa lo sguardo verde.

Mi scambio una veloce occhiata con Candice, seduta al mio fianco, che si esibisce in una smorfia non proprio contenta. Sono domande di rito queste, fin troppo presenti nelle interviste e altrettanto fastidiose.

E proprio quando mi aspetto da un momento all'altro qualche quesito sulla mia vita privata, lei si volta rifocalizzando tutta la sua attenzione su Ian.

Irrazionalmente la morsa che mi stringe nervosamente lo stomaco torna a palesarsi, acutizzandosi lievemente.

- Normalmente quando si affronta il successo si ha sempre una presenza femminile vicino, tu, Ian, hai qualcuno? - soffia con voce melliflua, quasi seducente, accompagnando le parole ad un vigoroso sbattimento di ciglia.

Lui aggrotta leggermente le sopracciglia, come se non si aspettasse questa domanda o, almeno, non così diretta. E sinceramente neanche io.

Socchiudo lievemente le labbra, mentre istintivamente trattengo il respiro. In fibrillante attesa di una sua risposa lo fisso con gli occhi dilatati, il cuore che scalpita ansioso nel petto e il respiro bloccato in gola.

Sono domande frequenti nelle interviste ma è la prima volta che succede dopo il nostro rappacificamento. E mi ritrovo a chiedermi cosa risponderà. Non abbiamo mai parlato di cosa dire o fare in pubblico in queste settimane, non abbiamo in qualche modo neanche concordato una linea comune da tenere.

Cercando di riacquistare un minimo di contegno mi mordo le labbra l'attimo seguente. Sembrare imbarazzata e colta da un attacco d'ansia per una domanda simile in pubblico non è decisamente un'ottima idea, attirerebbe ancora più l'attenzione su di noi.

Ian si esibisce in un ghigno malizioso, stendendo le labbra nel solito mezzo sorriso birichino che mi fa impazzire. Allarga poi le braccia l'attimo seguente, inclinando lievemente il capo verso sinistra.

- Decisamente no – ride lui, il tono della voce sicuro e morbido come sempre e qualcosa dentro di me protesta a queste parole.

- Non sono assolutamente il tipo da relazioni lunghe o durature – aggiunge lanciando un'occhiata languida all'intervistatrice, mentre il pubblico femminile in studio rumoreggia contento.

Una punta di delusione mi pervade, trafiggendomi da parte a parte e pervadendomi.

Amareggiata e irrazionalmente infastidita continuo a guardarlo in modo cupo, tutto il resto che diventa sottofondo sbiadito dei miei pensieri.

Non mi aspettavo di certo che confermasse e dicesse che ero io, ma neanche sinceramente una risposta simile. Così dura e netta.

Che bisogno c'era di calcare così la mano? Mi domando sconcertata mentre il mio fastidio aumenta ancora non appena la conduttrice chiude la trasmissione continuando a lanciare occhiatine a Ian.

Lo studio si svuota velocemente, in modo direttamente proporzionale all'acutizzarsi del mio fastidio.

Senza degnare nessuno di uno sguardo, soprattutto Ian, mi alzo dal divanetto su cui ero seduta e con Candice mi allontano, avviandomi verso i camerini.

- Che intervista noiosa – sbuffa Candy al mio fianco, raggiungendomi accompagnata dal ticchettio acuto dei tacchi.

Le rivolgo un leggero sorriso, inclinando appena le labbra in quello che sembra più una smorfia che un sorriso. Non le dico nulla, stringendomi unicamente nelle spalle mentre la ascolto.

- Meno male che è finita, non ne potevo più – passa una mano fra i capelli biondi, sistemandoli.

Ed è proprio quando sono sul punto di parlare che qualcosa attira la mia attenzione, portandomi a tendere l'orecchio.

- Grazie mille – afferma all'improvviso una voce femminile bassa e suadente, che riconosco subito come quella dell'intervistatrice e che riprende a parlare l'attimo dopo. - Ho visto le prime statistiche sugli ascolti e sono fenomenali -

Mi mordo le labbra, compiendo istintivamente un passo indietro per cercare di captare qualche altra parola in più e, soprattutto, in modo più nitido e chiaro.

So che non è propriamente educato e corretto origliare una conversazione altrui, ma il mio istinto mi sprona a continuare e rimanere in ascolto. Mi spinge in questa direzione.

E io lo seguo.

- Non mi stai di nuovo ascoltando – protesta Candy al contrario, bacchettandomi con un'occhiata che però zittisco con un gesto.

Alzo un dito, facendo silenziosamente segno a Candice di stare zitta e permettermi così di captare il dialogo alle mie spalle nonostante il vociare caotico che ci circonda.

Lei aggrotta le sopracciglia, guardandomi confusa e non capendo, ma assecondandomi.

- Figurati, tesoro – le risponde qualcuno l'attimo seguente, il tono suadente e roco che io conosco benissimo.

Allargo leggermente gli occhi, espirando. È Ian, riconosco subito mentre la morsa allo stomaco diventa quasi insopportabile culminando .

Irrazionalmente una pizzicante irritazione mi pervade nel sentire il tono seducente e il nomignolo con cui l'ha chiamata.

Tesoro? Inarco infastidita un sopracciglio mentre un'altra ondata di fastidio si riversa nelle mie vene, bruciando terribilmente in tutto il mio corpo.

Quasi al limite della sopportazione stringo le labbra, indurendo l'espressione e decidendo che il carico di emozioni negative per oggi è decisamente abbastanza.

Innervosita terribilmente e stretta della morsa della gelosia muovo un passo in avanti, tentando di andarmene ma la frase successiva mi tiene inaspettatamente incollata al pavimento.

- Allora che ne dici di festeggiare uscendo a cena? L'ultima volta è andata alla grande – ride maliziosamente, il tono ambiguo e terribilmente irritante che mi da i nervi.

Stringo istintivamente le mani, chiudendo le dita in un pugno e percependo le unghie affondare spietatamente nella pelle chiara e delicata del mio palmo.

E una bruciante consapevolezza mi avvolge, rendendomi finalmente più chiaro tutte quelle occhiate maliziose e i mezzi sorrisi. La confidenza innaturale per due persone che si conoscono appena trova spiegazione, in qualcosa che avrei decisamente preferito sapere prima invece di scoprirla così.

Ci è andato a letto.

Mi mordo quasi a sangue le labbra, irritata da una molteplicità di fattori e pensieri. E prima fra tutte spicca la gelosia, bruciante e divorante che mi soffoca tra le sue spire, non lasciandomi via di scampo e respiro.

Ormai al limite, decido di andarmene.

- Senti, ci vediamo dopo – dico a Candice, l'umore che cade a picco man in mano che dettagli e ipotesi affollano la mia mente.

Senza degnare Ian o ancora peggio l'intervistatrice di uno sguardo allungo il passo, superandoli ad ampie falcate ed uscendo dallo studio televisivo in una frazione di secondo.

Imbocco velocemente il corridoio scuro, lasciandomi alle spalle tutto il caotico vociare.

Ci è andato a letto e non mi ha detto nulla, mi dico mentre una smorfia amara mi solca le labbra.

Scuoto leggermente il capo, i piedi che si muovono da soli in direzione del camerino o di qualsiasi posto tranquillo e possibilmente senza la loro presenza irritante.

Socchiudo leggermente gli occhi a causa del passaggio alla penombra dopo la luce accecante di poco fa. Rimane solo un'ombra scura, torva, sul mio volto che soppianta bruscamente il sorriso di circostanza di poco fa, conferendomi un'aria imbronciata e seccata.

Un imponente senso di irritazione mi pervade non appena il muro di contenimento che mi ero costruita per non apparire pubblicamente nervosa crolla, lasciando spazio all'ondata violenta di gelosia.

Non mi ha detto nulla, mi ripeto ancora mentre il nervoso aumenta maggiormente acutizzandosi violentemente.

E una domanda sorge spontanea: ha negato di avere qualcuno anche per questo?

Con il cuore in gola deglutisco, le sicurezze create fino ad ora che improvvisamente vacillano fragilmente, rischiando di cadere e frantumarsi miseramente.

Deglutisco, passandomi una mano tra i capelli nel tentativo di calmarmi e pensare razionalmente. Ma non ci riesco, quel sentimento di fastidio imponente che mi pervade me lo impedisce.

Espiro violentemente, la camminata che diventa sempre più frenetica e veloce nonostante le scarpe con il tacco che indosso.

- Nina - una voce che conosco fin troppo bene mi chiama con tono chiaro e forte, cercando intenzionalmente la mia attenzione.

Cosa che forse non ho intensione di dargli. Assottiglio istintivamente gli occhi, rallentando leggermente la mia marcia verso il camerino dove abbiamo lasciato i nostri effetti personali senza , tuttavia, arrestarla del tutto.

Cosa diavolo vuole ora? Mi domando quasi rabbiosamente .

- Nina! - mi chiama nuovamente, questa volta in modo più deciso e qualcosa mi spinge a fermarmi e aspettarlo.

Forse il mio istinto, o forse semplicemente una forma innata di masochismo.

Mi raggiunge dopo una manciata di secondi, materializzandosi davanti a me.

- Ei - sussurra Ian, un leggero accenno di fiatone che gli incrina la voce e rende affrettato il suo respiro.

Io non dico nulla, limitandomi a voltarmi verso di lui e fissarlo. Molto probabilmente è la mia espressione seccata a parlare da sola, visto che sfoggia il suo mezzo sorriso con l'intento palese di farmi cedere.

E ciò mi irrita ulteriormente.

- Dove vai così di fretta?- mi domanda sfoderando un sorriso affabile, quasi dolce.

- In camerino, vado a prendere la giacca – mormoro in risposta, il tono di voce abbastanza freddo e neutrale. Forse persino vagamente meccanico.

Lui aggrotta le sopracciglia, sfoggiando un'espressione confusa e interdetta.

- Potevi aspettarmi – afferma cercando i miei occhi, forse per comprendere il sentimento che mi sta agitando.

Non glielo permetto, sfuggendogli e puntando lo sguardo alle sue spalle, sullo studio ancora illuminato.

E un confine nasce spontaneo tra di noi, qualcosa che in un certo senso ci divide.

Una distanza che pongo io stessa, ma di cui in questo momento ho bisogno.

E così non dico nulla, rimanendo semplicemente in silenzio mentre quella sensazione bruciante mi pervade, divorandomi.

E quel tarlo interiore pulsa, scalpitando e mischiandosi alla curiosità divorante che non riesco a sopire, allontanare.

- Ci sei andato a letto?- gli domando schiettamente, senza giri di parole.

Lui sbarra leggermente gli occhi, preso in contropiede per poi esibirsi in un sorriso malizioso che mi manda letteralmente il sangue al cervello.

- Che domanda è? - ribatte, il sorriso che continua ad aleggiare sulle sue labbra.

E quel suo evadere vale più di ogni altra parola. Non ho bisogno di una risposta perchè me la da già il suo modo di porsi, di guardarmi.

Indurisco l'espressione, stringendo le labbra in una linea seccata.

E' un si.

- A dopo – soffio semplicemente prima di voltarmi e dargli le spalle, imboccando definitivamente il corridoio senza dargli modo di rispondermi o fermarmi.

Lui non dice nulla.

Rimane semplicemente in silenzio e immobile, statico e fermo mentre io mi allontano del tutto.

E il confine diventa concreto.





*****************************







Le luci di una notturna New York, adornata con le luminose natalizie, si riflette sui finestrini scuri dell'auto in cui siamo, conferendo all'atmosfera una nota romantica e vagamente malinconica.

Il rumore di una portiera che si chiude con uno scatto metallico accompagna l'improvvisa assenza di urla e caos, proprio mentre la vettura inizia a muoversi. Istantaneamente tutto il fragore e la confusione cessano, facendomi piacevolmente sprofondare solo in un sublime silenzio.

Finalmente, sospiro stanca accomodandomi meglio contro il sedile mentre una dolce tranquillità inizia ad avvolgermi. Mi circonda come una bolla vellutata di calma e serenità, spingendomi a socchiudere leggermente gli occhi per bearmene appieno per alcuni lunghi attimi.

Una morbida pacatezza in netto contrasto, però, con il mio stato mentale e interiore, non proprio calmo e sereno. Anzi, tutt'altro.

Dopo l'intervista di oggi non mi ha proprio contraddistinto, mi mordo le labbra mentre istintivamente la mia espressione si indurisce lievemente. Non era, infatti, bastato averla intorno per durante lo svolgersi del programma televisivo, ma era anche venuta al party di beneficenza.

Cosa che non ha fatto altro che irritarmi ulteriormente visto come ha cercato spesso Ian, che io, invece, ho accuratamente cercato di evitare.

Senza voltarmi alla mia destra, dove una silenziosa presenza mi fa compagnia appoggio le dita contro il vetro gelido del finestrino, seguendo con gli occhi le vetture che sfrecciano nel senso opposto al nostro nell'altra corsia.

Rabbrividisco leggermente a questo contatto, lievemente infreddolita a causa dell'abito che indosso e che mi lascia la schiena scoperta. Molto bello, ma decisamente poco caldo.

- Hai freddo? -

Una voce bassa e pacata, tremendamente calda e avvolgente, riempie il piccolo abitacolo in cui siamo, in netto contrasto con il mio infreddolimento. E anche con il mio umore, noto mentre una lieve smorfia si delinea sulle mie labbra e le stende.

Interrompendo il flusso distratto dei miei pensieri mi volto in quella direzione, incontrando il suo sguardo attento puntato dritto su di me. E anche vagamente premuroso, constato con una rapida occhiata.

Silenziosamente lo contraccambio, venendone comunque ammaliata nonostante il nervosismo.

Una punta di silenziosa tenerezza lo vena appena, riuscendo ad incrinare per una frazione di secondo anche il mio malumore.

Mi sembra quasi di essere divisa a metà, dilaniata da un poderoso nervoso da un lato e da un innato senso di dolce calore che il suo sguardo mi suscita dall'altro.

E' solo un attimo però, quel mostro che mi attanaglia subdolamente lo stomaco torna a tormentarmi il secondo successivo. Esattamente come ha fatto tutta la sera.

Dopo l'intervista di oggi pomeriggio, difatti, non mi ha lasciato un attimo di pace, seguendomi fedelmente in ogni momento.

Solo il passare dei minuti e una buona dose di chiacchiere con Candice mi avevano portato a smorzarla, placandola lievemente, ma non del tutto.

Soffio via l'aria tra le labbra, esibendomi in un piccolo sospiro che attira ancora di più la sua attenzione.

Ian mi fissa con occhi incredibilmente azzurri, la cravatta leggermente allentata che spicca sulla camicia bianca e candida e un sopracciglio leggermente inarcato in attesa, ricordandomi solo ora di non avergli risposto.

- Un po' - mi limito a sussurrare impalpabilmente, quasi un soffio, mentre mi stringo istintivamente fra le spalle, l'ennesimo brivido mi assale e mi scuote.

Complimenti a me che non mi porto mai una giacca a questi eventi, soprattutto di inverno, sbuffo leggermente.

Passo allora le mani sulle mie braccia, in un banale tentativo di riscaldarmi. Un lieve sorriso stende al contrario le sue labbra, dolce e quasi intenerito dal mio gesto.

Un po' a disagio e nervosa porto poi una ciocca riccioluta di capelli dietro l'orecchio, distogliendo momentaneamente lo sguardo dal suo. Tuttavia, sono costretta a rialzarlo il secondo dopo, quando, con un gesto fluido e tremendamente elegante della mano appoggia la sua giacca nera sulle mie spalle.

Subito un'imponente ondata del suo profumo mi avvolge insieme al calore che ancora impregna il tessuto, avendo quasi il potere di stordirmi e di placare le tumultuose emozioni che mi scuotono.

Istintivamente affondo in questo abbraccio improvvisato, godendo dell'improvviso caldo confortante che mi circonda. Socchiudo gli occhi, prendendo un respiro profondo e cercando di rilassare le spalle contratte dal freddo e dal nervoso, che non è ancora scomparso totalmente. Forse è anche il peso della tensione e della stanchezza dovuta alla giornata pesante a rendermi così, mi dico riconoscendo interiormente che probabilmente sto esagerando.

Ciononostante non faccio nulla, rimanendo chiusa nel mio statico mutismo. Il fastidio derivante dalla gelosia acuta che mi ha pervaso che mi rende terribilmente cupa e mogia.

- Grazie -

E' infatti la mia unica risposta, prima di voltare nuovamente il viso verso il panorama. Non mi va di discutere e so già che il mio stato d'animo pressato dalla gelosia mi porterebbe a quello, quindi meglio evitare una situazione che so già svanirà dopo una bella dormita.

Però Ian non sembra essere d'accordo con la mia silenziosa decisione visto che mi chiede delucidazioni il secondo dopo.

- Qualcosa non va? - mi domanda lanciandomi un'occhiata di sottecchi, con l'evidente intento di studiarmi e capirmi. Forse anche decifrarmi.

- No - sussurro con una scrollata del capo, cercando di apparire il più normale possibile e celando dietro questo mormorio le mie riflessioni.

Decisamente impregnate di gelosia. Le mie labbra si piegano irrazionalmente in una lieve smorfia a questo pensiero, così vero e così fastidioso.

E' irritante scoprire di essere gelosi nel momento stesso in cui lo si è, ancora di più constatarlo a mente fredda. E la mia mente mi ripropone subdolamente l'immagine di Ian che scherza e flirta con quella giornalista, proiettando davanti a me le loro risate e gli sguardi decisamente lascivi che lei gli lanciava.

Esattamente come nel momento in cui li ho visto torturo nervosamente le labbra con i denti, venendo invasa da un improvviso e quanto mai potente istinto omicida.

- Mi hai ignorato stasera - rompe nuovamente il silenzio lui, soffiando le parole tra le labbra con un tono calmo, ma velatamente interdetto.

Quasi confuso e in qualche modo contorto e questo non fa altro che aumentare il mio fastidio, dal momento che vuol dire che non capisce cosa mi rende così irritata.

Affondo nello schienale del sedile con un sospiro stanco e consapevole mentre mantengo lo sguardo fisso davanti a me, i capelli, legati in un elaborato chignon, dietro cui non posso nascondere la mia espressione seccata questa volta.

Ah, sarei io ad averlo ignorato? Mi domando ironicamente e in modo tagliente mentre assottiglio istintivamente gli occhi, riducendoli a due fessure affilate che manifestano tutto il mio rinvigorito fastidio.

- Strano che tu ne sia accorto - soffio melliflua non riuscendo a trattenermi del tutto dal ribadire in modo acuto e pungente, mandando così in fumo tutti i buoni propositi di non litigare dal momento che lo abbiamo fatto spesso nelle ultime settimane.

Con dita nervose artiglio il tessuto raffinato del mio abito, scoccandogli un'occhiata palesemente seccata.

Ian, confuso, aggrotta le sopracciglia socchiudendo le labbra per ribattere, ma io non gliene do il tempo, parlando nuovamente.

- Si, beh, eri impegnato con miss InveceDiIntervistareFlirto - continuo sibilando le parole tra i denti - Non volevo disturbare – mormoro con finta cortesia, quasi sinuosamente.

Un fiotto di nervoso si riversa nelle mie viene più caldo e bruciante che mai, diffondendosi dentro di me e alimentando il mio malumore.

Mi mordo irrequietamente l'interno della guancia, torturandolo con i denti, mentre faccio scontrare il mio sguardo seccato con il suo in una occhiata ammonitrice.

Ian allarga leggermente gli occhi, mettendoli ancora di più in risalto, e posso distintamente intercettare la confusione, prima, e la consapevolezza, dopo, attraversarli.

Sta cercando di capire cosa mi sta succedendo o, meglio, cosa mi ha irritato così tanto.

Infine, un lampo di una emozione indecifrabile e controversa gli anima l'iride, confondendo me questa volta

E' divertimento? Mi domando silenziosamente interdetta l'attimo dopo, inarcando scetticamente un sopracciglio mentre continuo a fissarlo sbigottita.

E la risposta alla mia domanda arriva il secondo seguente, quando un sorriso divertito gli solca le labbra anticipando una risata.

Sempre più scioccata e stupita dalla sua reazione lo fisso con la bocca dischiusa, espirando violentemente.

Lui si esibisce in un piccolo ghigno, mal trattenendo palesemente una mezza risata svagata e spensierata.

- Sei gelosa ? - mormora con uno strascico di risa ad inclinargli quasi buffamente la voce, facendo apparire la sua come una affermazione più che una domanda.

Ma oggi cosa hanno tutti con questa domanda? Un leggero rossore mi vela le guance, che bruciano improvvisamente di imbarazzo e consapevolezza.

So benissimo che ha ragione lui, che non sono semplicemente gelosa. Oh no, io sono gelosa marcia di lui.

Cosa non propriamente facile da ammettere.

Mi mordo le labbra, mentre il mio orgoglio scalpita cercando di annegare quel fastidio pungente dietro una apparentemente semplice negazione.

- No - ribatto infatti, stringendomi nelle spalle e riservandogli un'occhiata che spero essere il più sicuro e credibile possibile.

Spero vanamente che il confine di quel no, appena sussurrato e pensato possa fungere da muro e trattenere quell'onda di bruciante fastidio che mi investe ogni volta che vedo qualche essere di sesso femminile intorno a lui.

Il suo sorriso si amplia, diventando quasi smagliante e producendo un'altra imponente ondata di calore e imbarazzo. Le mie guance bruciano di più e un generale senso di andare a fuoco sotto il suo sguardo mi pervade come un vortice, risucchiandomi quasi.

Infastidita da una molteplicità di cose mi irrigidisco leggermente mentre emozioni di natura diversa mi attraversano da capo a piedi.

Tutte terribilmente irritanti.

- Non sono gelosa – ribatto ancora, quasi stizzita in una ostinata determinazione nel volerlo contraddire.

Sono consapevole che è un comportamento infantile e oltretutto inutile, ma in questo momento ammetterlo brucia terribilmente.

- Mmm quindi sei davvero arrabbiata per quella storia?- mi domanda tranquillamente, apparentemente per nulla infastidito o irritato dal mio comportamento.

Gli lancio un'occhiataccia, sconcertata dalla facilità che ha nel rende banali anche le cose più importanti.

- Me lo stai chiedendo seriamente?- lo fulmino con lo sguardo, per nulla divertita. - Potevi almeno dirmelo che te la sei portata a letto – bofonchio torvamente, incassando la testa fra le spalle.

Ian puntella il gomito contro il sedile, inclinando il viso e fissandomi con un leggero sorriso a stendergli le labbra. E non capisco nuovamente se è divertito o solo non la reputa una cosa di così fondamentale importanza.

- E smettila di cercare di sedurmi – tuono, tentando di guardando male ma riuscendo solo a lanciargli un'occhiata di sbieco poco credibile.

Nonostante tutto il nervosismo ha sempre ascendente su di me, noto mordendomi l'interno della guancia. Con una facilità disarmante riesce a farmi cedere, a incrinare il muro di nervoso e rabbia che mi circondava fino ad un secondo fa.

Mi lascio poi andare ad un piccolo sospiro, facendo scontrare nuovamente i nostri occhi. Lui continua a guardarmi in un modo indecifrabile, tra una dolce seducenza e una punta di divertimento.

- E ci riesco, almeno?- mi chiede con l'evidente intento di strapparmi un sorriso.

E ci riesce anche se controvoglia. Roteo infatti gli occhi al cielo mentre le mie labbra si tendono però in un sorriso lieve e leggero, appena accennato ma decisamente presente.

- Stai eludendo il discorso – gli faccio notare mentre inaspettatamente il mio nervoso inizia a scemare leggermente .

E' sempre presente solo in modo minore, più pacato.

- Non avevo capito che dovevo elencarti tutti i nomi di quelle con cui sono stato – afferma con tono serio – Anche perchè ci vorrebbe troppo tempo – ride maliziosamente il secondo dopo, continuando a parlare.

- Si, immagino ci vorrebbero giorni – soffio in risposta io, roteando gli occhi al cielo mentre, tuttavia, nono riesco a trattenere un piccolo sorriso.

- Cosa ti devo dire? Ci sono andato a letto, è stato una sera e basta. - afferma con un sospiro stanco, stringendosi nelle spalle e riservandomi un'occhiata annoiata. - Nulla di importante o degno di nota. Tutto qui – conclude, persistendo a guardarmi dritto negli occhi.

E so che è sincero, lo comprendo dal suo sguardo limpido e nitido puntato nel mio. Non sta mentendo

Sbuffo, riservandogli un'occhiata ammonitrice mentre un residuo di gelosia si fa sentire, palesandosi lievemente. Mi muovo leggermente sul posto, nuovamente irrequieta.

- Voglio saperlo – mormoro determinata e decisa, guardandolo dritto negli occhi.

- Te lo sto dicendo, guarda – ribatte lui, sulla difensiva.

- La prossima volta voglio saperlo prima – continuo, spiegandomi meglio e calcando sull'ultima parola.

Accompagno la mia frase con una occhiata eloquente, che spero gli faccia comprendere che non accetterò un'altra situazione simile. Non voglio più essere impreparata, fare in qualche modo la figura dell'ingenua o altro. La chiarezza prima di tutto.

E, intimamente, spero che mi serva anche per placare la mia gelosia in qualche modo.

- Va bene – acconsente lui, il tono morbido e caldo.

Annuisco, rimanendo in silenzio per qualche secondo nel tentativo di scacciare via il nervosismo che mi ha attanagliato per tutto il giorno.

Emetto un piccolo sospiro, soffiando l'aria tra le labbra ed insieme ad essa anche all'irritazione, non distogliendo lo sguardo dal suo.

- Non mi baci da oggi pomeriggio – mormoro esibendo un sorriso leggero, cambiando improvvisamente discorso.

Accantono quello precedente, decidendo che non mi va più di essere arrabbiata e imbronciata.

Ian mi sorride luminosamente, visibilmente sollevato. Passa poi un braccio intorno alla mia vita e mi attira contro di se, stringendomi a lui.

Mi sorride maliziosamente mentre inclina ulteriormente il viso, continuando a non interrompere il nostro gioco di sguardi. Appoggio una mano sul suo viso, accarezzando lentamente la sua guancia mentre i nostri visi si avvicinano. I respiri si mischiano, confondendosi fino ad annullarsi sulle labbra dell'altro.

E' un bacio dolce, lento e leggero che sa di mancanza e riappacificazione.

La mia mano scivola oltre il suo viso, finendo sulla sua nuca dove le mie dita vengono solleticate maliziosamente dai suoi capelli corvini. Gli succhio leggermente il labbro, assaporando la sua bocca mentre il bacio diventa più intenso.

Ci stacchiamo dopo una manciata di secondi ansimanti, respirando praticamente sulle labbra dell'altro.

Deglutisco, a corto di ossigeno mentre continua ad accarezzargli il collo con i polpastrelli in un tocco leggero e appena percepibile.

Alzo poi lo sguardo dalla sua bocca, così invitante dopo tutte queste ore di astinenza, e lo punto nei suoi occhi. E prima ancora che possa pensarlo lo dico, sussurrando quelle parole con tenace determinazione.

- Dobbiamo stabilire delle regole, comunque- affermo diretta, andando dritta al sodo senza tanti giri di parole. - Dei confini - mormoro spiegandomi meglio, inclinando il viso e stringendomi tra le spalle.

Ci ho pensato tutta la sera, rendendomi conto che questa situazione non è solo una cosa sporadica ma un momento da cui trarre qualcosa di concreto.

Abbiamo vissuto in un limbo idilliaco e fantastico nelle ultime due settimane, pensando solo a viverci e assaporare ogni secondo passato insieme.

Ma ora non mi basta più, non basta più al nostro rapporto. Servono dei paletti in qualche modo, che delimitino determinate cose. Qualcosa che tracci un confine tra noi e gli altri, ecco.

Ne abbiamo bisogno per crescere e consolidarci, diventare qualcosa di importante e non più vacillante e momentaneo. E anche io ne ho bisogno, per evitare insicurezze o altro.

- Confini ?- domanda in risposta lui, interrompendo le mie riflessioni e dal tono comprendo che oltre che sorpreso e confuso è anche scettico.

Forse persino non troppo convinto. Mi umetto le labbra, prendendo un profondo respiro e riprendendo a parlare.

- Si - mi stringo nelle spalle continuando a guardarlo - Soprattutto tra te e le altre – aggiungo lanciandogli un'occhiataccia, un po' ammonitrice e un po' gelosa.

Lui in risposta ride, stringendo maggiormente il braccio intorno ai miei fianchi e attirandomi di più contro di lui. L'improvvisa tensione che sembrava essersi creata si dissolve con le sue risa, dando più leggerezza alla conversazione.

Appoggio istintivamente la mano sul suo petto, artigliando con le dita i bordi candidi della sua camicia.

Mi inumidisco poi le labbra, sospirando e cercando di fare chiarezza nella mia testa per spiegarmi coerentemente e in modo chiaro.

- So che non ami definire troppo i rapporti, ma...- esito per un attimo, cercando di trovare u modo per continuare la frase - credo che dovremmo mettere dei paletti – affermo mentre abbasso lo sguardo sul suo petto, dove le mie dita torturando distrattamente un bottone della sua camicia.

Alzo nuovamente lo sguardo su di lui, facendo scontrare i nostri occhi e legandoli in un gioco di sguardi.

- Dei confini - sussurro lieve e pacata, il tono leggero che spero non faccia suonare la mia frase come una imposizione.

- Si - annuisce lui, rimanendo silenzioso e per un attimo temo che ci sia rimasto male.

Mi mordo le labbra rendendomi conto che magari ha frainteso, capendo che io non mi fido di lui e voglio ingabbiarlo.

- Non sto dicendo che voglio chiuderti in una gabbia, incatenarti- aggiungo insicura – O qualsiasi altra cosa -

Deglutisco, passando una mano tra i miei capelli nel tentativo di scaricare il velo di ansia che mi ha assalito.

- Solo credo che ogni rapporto deve fondarsi su determinate cose – affermo.

- E che confini vorresti mettere?- mi domanda tranquillo, continuando a fissarmi attento e vagamente divertito.

Gli occhi azzurri puntati su di me mentre con la mano mi accarezza lentamente il fianco. Con le dita ne segue piano la linea.

E il sollievo si mischia ora ad una sensazione più primordiale, una voglia che trova origine nel mio basso ventre.

Mi mordo le labbra mentre un brivido di irrazionale piacere mi attraversa dal fondo della schiena fino alla nuca, provocandomi un tremito.

- Regola numero uno?- mi sollecita a parlare, appoggiando le labbra sulla mia guancia e distogliendomi dai miei pensieri.

Socchiudo leggermente gli occhi, godendo ancora per una frazione di secondo della sensazione calda e veemente che mi provoca il suo tocco, accingendomi a parlare dopo un attimo di esitazione.

- Ci devo essere solo io - affermo decisa, la sicurezza che mi attraversa la voce. - Devi frequentare solo me -

Lui imbroncia leggermente le labbra, corrucciandole.

- Quindi non posso più uscire con altre donne?- mi domanda ridendo - No perché l'intervistatrice mi ha detto se volevo usc ...-

Non lasciandolo finire allungo una mano, dandogli un pizzicotto sul fianco che lo zittisce.

- Ahia!- protesta lui, imbronciandosi offeso.

Mi guarda male, fulminandomi torvamente con lo sguardo.

- Sono seria - ribatto in risposta io, contraccambiando la sua occhiataccia.

- Anche io -

Un'occhiataccia torva accompagna un'altro pizzicotto.

Le mie dita perdono la presa sul suo fianco l 'attimo seguente, quando una sua mano afferra il mio polso e lo imprigiona in una presa lieve ma da cui non posso scappare.

Gli lancio un'occhiataccia, l'ennesima, mentre imprigiona i miei polsi fra le sue mani.

- Così fai la brava – ridacchia, sfoggiando un sorriso vittorioso e smaliziato che mi provoca un'ondata di calore prima di rubarmi un bacio a stampo.

- Devo essere l'unica -affermo risoluta, non ammettendo repliche.

- Ritira gli artigli gattina - sorride contro il mio collo, baciandolo in modo dolce e lento – Sei l'unica- sussurra al mio orecchio e il mio cuore perde quasi un battito a queste parole calde e vellutate.

L'attimo dopo il mio battito viene travolto dalle palpitazioni, facendomi avvampare.

- E poi mi hai già graffiato abbastanza la schiena – ridacchia contro la mia pelle, alludendo maliziosamente a tutte le volte che, travolta dal piacere ho lasciato dei segni rossi sulla sua pelle delicata.

E mi strappa un sorriso, la morsa della gelosia, sempre in agguato, si allenta lievemente, lasciandomi respirare tranquillamente.

- Miao - miagolo divertita, finendo per ridacchiare l'attimo seguente insieme a lui.

- Sei l'unica, gattina -

Un sorriso spontaneo e goduto mi stende le labbra, soffocato l'attimo dopo da un suo bacio.

L'ennesimo. Lambisco le sue labbra, rispondendo al bacio con lo stesso impeto.

Dopo qualche istante si allontanata, esibendosi in un sorriso dolce accompagnando dal tocco gentile delle sue dita sulla mia guancia.

- Regola numero due? - mi domanda dolcemente, continuando a percorrere il mio viso con quella

Mi mordo le labbra pensierosa, riflettendo sui possibili paletti da mettere.

- Non voglio che sia una storia troppo pubblica - affermo inclinando leggermente il capo mentre intreccio le dita con le sue.

- Non voglio che finisca sui giornali o che ne esca un caso nazionale - continuo con un sospiro immaginando tutto il calvario e lo stress ulteriore che ci spetterebbe in quella eventualità che spero essere il più remoto possibile.

Voglio vivere la nostra storia tranquilla, senza gossip spazzatura intorno per quanto possibile- anche se so che i pettegolezzi non mancheranno e che prima o dopo arriverà quel momento.

Per ora voglio rimandarlo il più possibile. Mi stringo tra le spalle, prendendo un respiro profondo e venendo solleticata dall'intenso profumo che lo caratterizza.

- Solo gli amici - ammetto con un sospiro.

- Si, concordo in pieno- mormora lui contro i miei capelli, portandomi a rilassarmi contro di lui.

Per una frazione di secondo ho quasi temuto che l'avesse presa male, come un non volermi esporre o peggio che mi vergogno di lui.

Cosa assolutamente non vera.

Semplicemente voglio vivere la nostra storia tranquillamente e quindi risulta un confine indispensabile da tracciare.

Per qualche secondo rimaniamo in silenzio, godendo semplicemente della vicinanza dell'altro e, finalmente, di un po' di tranquillità.

- Tu hai qualche regola da aggiungere?- gli domando reclinando il viso indietro, quel tanto che basta per guardarlo meglio in viso.

- Niente nomiglioli sdolcinati - afferma quasi rabbrividendo - Quindi scordati tutti i soprannomi stile cioccolatino o biscottino...o peggio orsacchiotto!-

Divertita vengo scossa da una risata leggera e cristallina che mi solca le labbra.

- Va bene...orsacchiotto- mi mordo quasi a sangue le labbra per non scoppiare a ridere.

Cosa che succede puntualmente l'attimo seguente.

Lui in risposta mi morde giocosamente il collo, stringendomi ancora a se.

Le mie risate si accentuano, diventando fragorose e divertite.

Qualcosa dentro di me si è rilassato, calmandosi.

Era necessario porre delle regole, di basilare importanza per un rapporto nascente.

Sono le basi, sospiro appoggiandomi contro di lui.

- Ho ancora una richiesta, comunque - sussurra con voce lieve.

- Mmm cosa?- bofonchio troppo rilassata e compiaciuta dalle sue coccole per aprire gli occhi o parlare più chiaramente.

- Mi devi un appuntamento - afferma deciso, la dolce carezza che persiste nel tracciare il profilo del mio fianco destro.

All'improvviso apro gli occhi, sbarrandoli e fissando il vuoto davanti a me.

Totalmente sorpresa dalla sua richiesta trattengo il respiro mentre il mio cuore inizia ad aumentare improvvisamente il battito, trasformando il suo dolce cadenzare in una corsa quasi sfrena.

Vuole un appuntamento? Mi chiedo stupita mentre la mia sorpresa non diminuisce.

Anzi se possibile aumenta ancora, diventano sconcertante.

- Cosa ? - sussurro con un filo di voce, le guance rosse e calde.

- Voglio un appuntamento serio con te - ripete con fermezza, la voce calda e decisa.

Sempre più sorpresa boccheggio, aprendo e chiudendo un paio di volte le labbra non sapendo bene cosa dire.

I miei pensieri sono confusi, stordenti quasi. Non so cosa pensare, non capisco questa sua improvvisa richiesta.

- Un appuntamento?-ribatto ancora stordita, la voce traballante e gli occhi dilatati dallo stupore.

Una lenta e placida consapevolezza si insinua lentamente dentro di me, tra i miei pensieri confusi.

- Si, io e te seduti ad un ristorante - continua mentre le sue labbra scivolano sulla mia spalla nuda e ormai bagnata.

E il rimando alle stesse parole che aveva usato la prima volta per invitarmi a cena risuonano nella mia testa. Mi invadono con un inconfondibile senso di calore e allegria.

Un sorriso spontaneo e sinceramente allegro si delinea sulle mie labbra simultaneamente. E' semplicemente contento, sollevato quasi.

- Un primo appuntamento - sussurro quasi sovrappensiero mentre quella sensazione di dolce spensieratezza pulsa forte dentro di me, in sincronia con il battito scalmanato del mio cuore.

Sinceramente sorpresa e stupita inclino il volto verso di lui, guardandolo dritto negli occhi.

Ian mi sorride leggermente, il ghigno divertito dalla mia espressione.

Pensavo se ne fosse dimenticato, infondo sono successe così tante cose in queste ultime settimane.

Credevo che fosse caduto nel dimenticatoio della sua mente, accantonato in un angolo fino a farlo scomparire dalle priorità. E invece no.

Gli sorrido ancora, stendendo le labbra in un sorriso luminoso ed emozionato.

Un insieme indecifrabile e contorto di sensazioni mi stringe lo stomaco, provocandomi quella sensazione indescrivibile di vertigini che mi suscita.

Si incastrano le une nelle altre, mischiandosi e facendo perdere il confine di dove inizia una finisce l'altra.

E' un qualcosa solo di intenso, sorprendente e caldo.

- Me lo concedi allora?- mi incalza con voce bassa e suadente, cercando una mia risposta.

con gli occhi ancora allargati dallo stupore continuo a guardarlo mentre quell'insieme di emozioni si intensificano ancora di più davanti al suo sorriso leggermente teso dall'attesa di una mia affermazione.

Si addensano nella mia gola, ostruendola quasi e provocandomi un languido e dolce nodo di emozioni.

E così l'unica cosa che riesco a fare è guardarlo, cercando di trasmettergli con lo sguardo tutto ciò che con le parole non riesco a dire, ad esprimere.

Perché in fondo le parole sono solo un confine ristretto che intrappola le sensazioni che lui mi suscita, che mi provoca e che mi sconvolgono. Perché relegare tutto dietro ad un semplice si sarebbe riduttivo, quasi banale.

Senza dire nulla compio una torsione lieve del busto, rigirandomi fra le sue braccia fino a ritrovarmelo davanti.

I nostri occhi si incatenano subito in un gioco di sguardi intenso e profondamente intrinseco di emozioni e sensazioni.

Appoggio una mano sulla sua guancia, accarezzandola lievemente con le dita umide e finendo per bagnarla.

Ma tutto sembra quasi scomparire, relegato dietro un confine immaginario ma tremendamente reale che relega il resto del mondo fuori da questa macchina.

Ci siamo solo noi, avvinghiati in un abbraccio caldo e intimo con i nostri sguardi che parlano da soli.

E capisco che anche per lui è così, che anche per lui non esiste confine che tenga per quanto io mi ostini a cercarli.

Non esistono limiti che possano interferire con quello che c'è, che sentiamo.

Il mio cuore aumenta i suoi battiti, pulsando aritmicamente e riversando a fiotti quel caldo sentimento dentro di me.

Inclino leggermente il viso rivolgendogli un'ultima intensa occhiata prima di socchiudere gli occhi e appoggiare le mie labbra sulle sue.

Le sue mani si appoggiano sulla mia schiena mentre le mie finiscono intorno al suo collo e le nostre bocche si scontrano in un contatto che sa di desiderio soppresso troppo a lungo.

Ed è un bacio vorace, caldo e piena espressione della voglia non solo fisica che abbiamo dell'altro.

E ogni confine tra di noi si azzera, si spezza.

I nostri respiri si mischiano e la percezione del tempo si dilata, perdendo la propria consistenza cadenzata.

Mani che si intrecciano, labbra che si scontrano in contatti voraci e corpi che vorrebbero fondersi. Qui, ora.

E rimangono solo i nostri sospiri ansimanti a tracciare il confine tra realtà e desiderio.

Le nostre labbra si scontrano ancora, in un bacio intenso e languido.

E il limite fra i nostri corpi scompare.

E il confine tra le nostre anima si annulla.



Note:

Rieccoci qui, finalmente con il capitolo ultimato e pubblicato. Dopo la lunghissima nota introduttiva passiamo al capitolo in sé:

1- Ho scelto il titolo Confine per vari motivi. Innanzitutto, si riferisce alle “regole” che Nina decide di porre nell'ultima parte per definire il loro rapporto in modo più nitido. Vorrei fosse chiaro che non è un modo per inquadrarli o una forzatura, ma solo un modo diverso per definirli in quanto coppia. Inoltre, ho tentato di creare un filo conduttore che percorresse tutto il capitolo facendo assumere a questo termine sfumature differenti: inizialmente scompare il confine fisico dal momento che finalmente sono insieme, nella seconda invece si crea un confine dovuto alla gelosia che in qualche modo le fa tirare su le difese e mettere quindi dei limiti ed infine, nell'ultima parte, oltre i paletti troviamo anche l'accettazione del fatto che non vi sono confini tra di loro, sia sentimentalmente che mentalmente.

2- In questo capitolo ho introdotto una domanda importante e che ritroveremo nei capitoli futuri, cioè se Nina è innamorata o meno. Lei non è riuscita a darsi una risposta ed è stata una cosa voluta. Non è una cosa che si può decidere o decifrare in un capitolo, le cose maturano con il tempo e loro hanno iniziato a viversi come coppia solo ora.

3- Il prossimo aggiornamento non so di preciso quando avverrà, ma decisamente non dopo così tanti mesi. Ho un esame a breve ma conto di iniziare già da ora a progettare e iniziare la stesura del capitolo 16, che sarà incentrato sull'agognato appuntamento .



Detto ciò spera che vi sia piaciuto il capitolo e che non siamo presenti errori o ripetizioni. Vi auguro una buona Pasqua, a presto.

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