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Autore: _Hikari    28/03/2013    3 recensioni
Ricordi.
Una moltitudine di immagini che si susseguivano una dopo l’altra, che portavano dolore una dopo l’altra.
Immagini da cui Jane non riusciva a trovare pace.
Era forse pazzia? Non lo sapeva ma se lo era se quella era pazzia faceva male. Molto male.
Più degli incubi che la perseguitavano quando era umana, molto di più. Decisamente di più.
Perché da quelli poteva sfuggire ma dai ricordi no. Erano sempre in agguato, come se attendessero solo un oggetto, una parola, un gesto per intervenire e nemmeno la trasformazione era riuscita ad annientarli, gli aveva solo resi più sfumati, meno nitidi.
Ma non meno letali. No, quello no.
{Aro/Jane ♥}
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aro, Jane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Ricordi.
Il mondo esteriore è come collegato da un misterioso filo conduttore alle fibre della memoria e talvolta le risveglia, nostro malgrado.
Alexandre Dumas, da "Vent'anni dopo".


Un coltello. Uno stramaledetto coltello appoggiato sopra un tavolo ed eccola che ricominciava la tortura.
Chissà, forse se fosse stata umana avrebbe vomitato. Forse quelle immagini le avrebbero dato la nausea, forse avrebbe pianto.
Ma adesso che era un’immortale non poteva.
Non poteva. Buffo, no? Teoricamente il veleno l’avrebbe dovuta rendere superiore. Potente. E gli umani avrebbero dovuto temerla, avrebbero dovuto essere le sue prede. E lei non avrebbe dovuto tremare al solo ricordo di ciò che le avevano fatto.
Non avrebbe dovuto invocare un Dio che quando l’avevano gettata in quel lago per una prova – una fottutissima prova – l’aveva abbandonata.
Gli aveva chiesto di annegare, di morire in quello stesso istante, tutto pur di porre fine a quel supplizio.
Ma no, aveva galleggiato e le urla della folla erano riecheggiate come una condanna a morte. Ma non era così.
Sì, era una condanna, ma quella alla tortura.
Sì, ancora.
Ed adesso non poteva fare niente: nemmeno quello che potevano fare gli uomini quando venivano assaliti dai ricordi, gli unici momenti quando rimpiangeva certi aspetti dell’essere mortale.
Urla, molte urla.
Stava urlando anche lei, la Jane del presente? Non lo sapeva.
Non ne aveva alcuna idea. Chissà, forse era ancora in quella carcere di pietra e tutto non era altro che il frutto del dolore che le aveva fatto perdere lucidità.
Le sembrava di precipitare. Anzi, non sapeva nemmeno lei cosa le sembrava che le stesse accadendo, avvertiva soltanto un’irrefrenabile bisogno di aggrapparsi a qualcosa.
Qualcosa che le facesse comprendere cos’era reale e cosa non lo era. Qualsiasi cosa.
Non l’aveva detto ad alta voce. Non l’aveva detto ad alta voce. Non l’aveva detto ad alta voce. O forse sì? Tant’è che la afferrò gentilmente per la vita per poi voltarla e stringerla in un abbraccio.
Jane premette il suo corpo contro il suo. Non le importava se facesse male, i ricordi lo facevano di più. Chissà, forse era diventata masochista, ma quel contatto le faceva bene: la teneva ancorata.
Passò qualche secondo o qualche ora, oppure qualche giorno. Faceva lo stesso, a lei sembrò un’eternità ma alla fine tutto terminò.
Il suo corpo era ancora percorso da una moltitudine di brividi, ma le immagini si erano diramate ed adesso riusciva a sentire la mano di Aro che le accarezzava l’esile braccio.
Si concentrò sul suo profumo screziato d’antichità, gli si aggrappò cercando di non pensare ad altro. Aveva paura di farlo.
«Va tutto bene» la voce dell’uomo le giunse dolce e lieve all’orecchio.
“Ti prego, continua a parlare”, pensò lei dopo aver alzato il capo ed aver incontrato il suo sguardo, “distraimi”.
Lui sorrise ancor prima che potesse formulare quei pensieri: aveva compreso.
«Certo» sospirò sensuale per poi far passare qualche istante di silenzio; «mia cara».























Note: Ed eccomi qui dopo un paio di incidenti… di quelli che possono capitare solo a me -.-“ (sembro Isabella Swan D: !, senza offesa, eh ^^’’)
Okay, è uno sclero. Un vero sclero. Sono caduta in OOC? Probabile. Ma dovevo scrivere questa cosa. Dovevo. E’ da tempo immane che ce l’ho in testa che chiedeva di essere messa nero su bianco e, come potevo non accontentarla?
Ho preso spunto da “Hunger Games”, le “crisi” di Peeta mi hanno fatto comprendere che da un’esperienza come la tortura non poteva essere cancellata semplicemente dalla trasformazione e dalla sadicità di Jane. Insomma, anche solo per alcuni anni ce l’avrà avuta qualche crisi, no?
Ma adesso passiamo a qualche spiegazione:
1. La faccenda del lago l’ho presa da “La strega bambina” di Celia Rees (anche il titolo coincide o.o” per la serie: “strane coincidenze, lol.”): in pratica – per comprendere se una donna era una strega o meno – la gettavano in acqua e se annegava era innocente, se galleggiava era colpevole.
Lo so, secondo la Guida – da quello che mi hanno riferito xD – Jane è stata trasformata nel ‘800 (°-°) per cui non penso che facessero ancora certe prove antiquate(?) ma io mi sono attenuta alla precedente versione della Meyer – segnata anche su Wikipedia ‘-‘ – secondo cui lei è stata salvata da un rogo intorno al 1700 (sicuramente nel 1692 dato che viveva a Salem).
2. Qui ci avrei potuto mettere anche Alec °-°, ma da altre fonti – oh, ma quante sono? -___- - sembrerebbe che solo Jane sia stata condannata. '-'
3. Il coltello, in quanto un’arma (capitan ovvio)… okay, ci siete arrivati da soli per cui me ne sto zitta. çç
Comunque, adesso vado a sclerare da qualche altra parte *---* (ma quanto sono “dolshi”?! Sì, lo sono anche se non si sono nemmeno baciati o roba del genere u.u). xD
Grazie di aver letto e per tutti quelli che attendono l’aggiornamento di una certa mia storia… arriverà. O almeno spero. ^^’’ (come si dice, la speranza è l’ultima a morire(?) *le arriva una valanga di pomodori in faccia *).
 
Ci si legge(?)
Dream.


P.s. Grazie mille ad IncenseAsh che oltre ad aver recensito mi ha anche consigliata sul finale (la cosa del sospiro è sua v.v).

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