Un amore per stagione
 
Il panorama invernale di fronte al Lago Nero era un’infinita distesa ghiacciata.
Severus se ne stava immobile seduto su un masso.
Lo trovò così Bellatrix Black.
“Sei il miglior amico di Lily, perché te la prendi tanto che esca con quel Potter?”
“È Potter che non mi va giù!” Bella annui, tirò fuori un sacchetto dalla tasca.
“Le gelatine?!” esclamò indignato.
“Mi piacciono!”
E lui ne prese una. “Mi è andata bene: sorbetto al limone. Tu?”
“Erba tagliata!”
 
Mesi dopo si rincontrarono nel medesimo luogo.
Severus si era appena smaterializzato da un matrimonio e Bella era fuggita dasua madre.
“Cosa ti è successo?” chiese rigidamente l’uomo, slacciandosi il colletto dell’abito, sedendosi sull’erba.
“Vogliono che sposi Rodolphuls!” la sua indignazione lo fece sorridere.
“Guarda sposo te al suo posto!” ringhiò, ma a Severus il sorriso morì di colpo.
“Non essere sciocca, sono un mezzosangue.” la rimproverò.
“Vuoi?” chiese porgendole una busta piena di caramelle.
“Grazie!” ne afferrò una dal colore verde/giallo e senza indugio l’ingoiò.
“Olio d’oliva!” esclamò disgustata. “Snape, hai fatto le gelatine?” chiese guardandolo storto.
“Pensi davvero che trovi difficile preparare delle gelatine dai gusti differenti? Provane un’altra!”
Bella non se lo fece ripetere ancora.
“Funghi!!!”
Risero insieme dei gusti strani delle gelatine che l’amico aveva preparato solo per lei.
 
L’autunno era una stagione maledetta!
Bellatrix la pensava così all’ennesimo scivolone sulle foglie secche mentre rientrava a casa dopo un temporale.
“Bella sei tu?” chiese un’ansiosa voce maschile dalla cucina.
“Sì!” rispose raggiungendolo.
“Prova questa.” Disse, infilandole in bocca un pezzo di qualcosa.
“Torta di melassa!” lui scosse la testa, divertito.
Gelatine fatte in casa, ce n’era sempre una ciotola piena nell’ingresso.
“Ora vado a distillare le pozioni per il San Mungo.” affermò dandole un bacio e dileguandosi sempre elegantemente.
Si erano sposati poche settimane prima, alla presenza del Preside e come testimoni quattro sconsiderati Grifondoro. Rammentava le urla di sua madre quando li scoprì e come conseguenza fu diseredata.
Ridendo andò nello studio per sbirciare dentro i calderoni, facendo impazzire suo marito.
 
Molto tempo dopo si ritrovarono ad Hogwarts assieme ai membri dell’Ordine della Fenice e agli Auror, tutti accorsi per la Battaglia Finale.
Ben presto furono divisi: i pozionisti sarebbero rimasti all’interno per curare i feriti, tutti gli altri combattevano all’esterno.
All’alba era finita, l’aria era impregnata dell’odore di primavera mischiato a quello aspro del sangue e della morte.
Dumbledore aveva ucciso Voldemort e i Mangiamorte erano stati tutti catturati o uccisi. Ma Severus non poteva gioire, si ritrovò a piangere davanti al Lago Nero: Lily era morta… aveva visto Lupin trasportare il suo corpo con una barella.
“Potter è morto!”
Il mago si alzò in piedi: era Bella, stanca, scarmigliata e ferita ma viva, l’abbracciò sollevato.
“James è morto?” chiese col fiato strozzato, lei annui.
Si sedettero silenziosamente sulle sponde del Lago Nero. Severus infilò una mano in tasca e le porse una gelatina verde, l’ultima rimasta. La donna gli sorrise.
-Sapeva di menta piperita.-
“Ti è andata bene?” chiese incerto.
“Sì, sa di casa.”