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Lily
Evans Potter…
Questa
lapide di pietra scura, consunta dal tempo, qui risalta il tuo nome, l’unica di
cui mi accorgo perché solo per te io vengo qui.
Ci
torno ogni anno, nel giorno esatto in cui origliai quella profezia…
Quel giorno
andai da lui a riferire ciò che avevo sentito…
Quello
per me sarà sempre il giorno in cui sei morta Lily, e sono io che ti ho ucciso,
io con queste mie mani, con la mia ostilità, la mia rabbia repressa verso il
mondo…
Io ti
ho uccisa, con il mio inganno e la mia colpa.
È l’ironia
della sorte, non trovi Lily?
Ho ucciso
l’unica capace di scaldare questo mio algido cuore, spento per sempre ormai.
Non
cerco il tuo perdono, sai che non vengo qui per questo, ne cerco quello di tuo
figlio, nessun perdono potrà mai darmi pace, neanche io riesco a darla a me
stesso, ne potrò mai farlo.
Sono qui
sai, e forse mi illudo di trovare ancora quella bambina che si divertiva a far
volare un fiore con una piccola mano sotto gli occhi sbalorditi di sua sorella,
quella bambina che è cresciuta con me, Lily tu mi appartenevi più di quanto
credevi, io appartenevo a te tanto da lasciarti portar via il mio cuore nella
tomba fredda di questo cimitero.
La pioggia
inizia a scivolare piano lungo le mie vesti, il vento gelido le attraversa, ma
so che tu non senti più freddo adesso, e
così anche io, in modo del tutto infantile, mi sforzo di ignorarlo, ridicolo,
come solo davanti a te, davanti a questa lapide, a questa terra sotto cui
riposi, io riesca a tornare me stesso, perché niente mi tocca più Lily.
Dopo di
te niente e nessuno e riuscito a farmi sentire vivo, persino nella morte mi hai
regalato più vita di quanto io mi sia concesso, perché quel dolore non mi
abbandona mai, quel dolore mi ricorda che sono vivo, che sto pagando e che lo
farò sempre, fino alla fine, sconterò il prezzo della tua assenza, sapendo che
io stesso ho lasciato che accadesse.
Guardami
adesso Lily…
Io stesso
sono l’artefice del mio inferno…
Temo persino
la morte, ma non perché sono un codardo, ciò che temo di più è sapere che non
ci sarà nessuno ad attendermi, neanche tu, che nella vita, come nella morte,
hai scelto di appartenere ad un altro.
Mi sono
chiesto a volte cosa sarebbe cambiato se non ti avessi lasciata scappare, se
avessi fatto la scelta giusta al momento giusto ma poi perché infliggermi
ancora un’altra tortura?
Tu non
saresti mai stata mia Lily, lo sappiamo bene noi…
Ho odiato
tuo marito però, perché lui ti rendeva felice come io non ho mai avuto il
coraggio di fare.
Amandoti,
semplicemente…
Chiudo
gli occhi mentre poso ancora la mia mano gelida su questa lapide.
Tieni
memoria di me Lily…
Memoria
di un uomo che non ha smesso un singolo istante di amarti…
Memoria
di quell’uomo che rivede i tuoi occhi attraverso quelli di tuo figlio, le tue
stesse iridi verdi, profondi come laghi di smeraldo, loro mi osservano
ricordandomi quanto mi sia costata la mia scelta sbagliata.
Che mi
dicono ancora:
“Guardami…
Ricordami…
E questa
volta, Severus…
Fa la
scelta giusta…”
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