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Autore: Juliet88    29/03/2013    4 recensioni
"Chuck e Blair adesso sono degli adulti..." disse Nate. "Si, ma solo per incasinare anche quel mondo" aggiunse Serena ridendo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nel futuro
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123456789 "Signorina Blair?"
"Signorina Blair?!"
Fu la voce di Dorota a svegliarmi quella mattina, la stessa voce che stranamente non era accompagnata nè dall'odore di caffè, nè dall'odore di croissant. Il che mi rese nervosa. Mi chiedo perchè con tutte le governanti del mondo Eleanor abbia dovuto scegliere proprio la più fastidiosa. Sapeva che odiavo essere svegliata.
"Cosa vuoi, Dorota?!"
"Il suo nuovo ragazzo, quell'Andrèe ha dormito sul divano del piano di sotto!"
"Dorota, non m'interessa. Ed il fatto che tu mi abbia svegliata per una cosa simile ti porta sempre più vicina al licenziamento."
"Signorina Blair, la conosco da molti anni ormai, e non è mai successo che un suo fidanzato dormisse sul divano" disse, alzando un sopracciglio.
"Dorota, a cosa stai alludendo, esattamente?" chiesi, mettendomi a sedere sul letto.
"...Cosa c'è sotto?"
Non ci potevo credere. In tanti anni Dorota non era mai stata così diretta, mi chiesi se negli ultimi tempi l'avessi trattata troppo educatamente.
"Dorota! Non sono affari tuoi. Adesso va' di sotto, e non tornare finchè non avrai stretto una tazza di caffè fumante per me."
Lei mi sorrise, ammiccando, e fece come le avevo chiesto.
Rimasi ancora un po' a letto, pensando all'ardua giornata che mi aspettava, mentre attendevo il mio caffè. Tuttavia passò quasi un'ora, così decisi di scendere le scale, sembrava quasi che Dorota lo stesse coltivando quel caffè. Per mia sfortuna, però,  assistetti ad uno spettacolo raccapricciante: Un Andrèe ancora in mutande, mentre dormiva di tutto gusto. Avrei tanto voluto dire a Dorota di procurarmi dell'acqua ghiacciata per scaraventarla addosso a quel cafone parigino che adesso dormiva sul mio divano, ma malgrado mi rendesse nervosa ammetterlo, Andrèe mi serviva per uno scopo ben preciso, e non potevo mandare tutto all'aria.
Mi sforzai di fare la carina, per tutta la durata della colazione, anche se non fu affatto facile.
Appena finii di fare colazione feci una doccia, mi vestii, ed andai all'atelier, raccomandando a Dorota di non far toccare nulla a quell'idiota.
Stranamente mi accorsi che il lavoro cominciava a mancarmi, così come i vestiti, l'odore della stoffa nuova, volevo rivedere persino la mia sciatta segretaria Helen, anche se avevo paura delle condizioni in cui avrei trovato tutto ciò.
Avevo praticamente affidato tutto a Jenny durante le settimane a Parigi, e malgrado confidassi molto nelle sue capacità temevo per il peggio.
Quando fui arrivata le mie infondate paure svanirono, l'ufficio era ancora in piedi, e nonostante mi costasse molto ammetterlo, Jenny aveva svolto un ottimo lavoro.
Tutte le successive ore trascorsero molto normalmente, tra tulle, pizzi, e Jenny Humphrey che parlava di Nate Archibald. Era impossibile che in tanti anni quella ragazza non lo avesse mai dimenticato.
Inaspettatamente, verso mezzogiorno ricevetti una "visita"
La mia spina nel fianco, ovviamente.
"Buongiorno, raggio di sole. Difficile riprendere il ritmo lavorativo?"
"In realtà non c'è nulla che mi renda più felice"
"...Mmh, io non ne sarei così sicuro" disse, con il suo solito sorrisetto che tanto mi innervosiva.
Alzai gli occhi al cielo.
"Sono venuto perchè volevo comunicarti di persona che ci vedremo stasera alle nove in punto, al "Gramercy Tavern", il tuo ristorante preferito, è esatto?"
"Chuck, è davvero necessario complicare in questo modo le cose?"
"Blair, noi non le stiamo affatto complicando, le stiamo rendendo più divertenti" ammiccò, sfogliando alcuni figurini.
Lo guardai di sottecchi, odiavo quando diceva la cosa giusta.
"Ci vediamo stasera"
Risposi con un rumoroso sospiro.
"Oh, e... vorrei vederti in rosso. Adoro come ti sta quel colore."
"...Sparisci!"
Quel pomeriggio andai a pranzo con Serena (che mi rimproverò, ovviamente sul tipo di comportamento che stavo assumendo, anche se non me ne curai molto), per poi andare a fare un po' di sano shopping. Comprai anche qualcosa ad Andrèe, non volevo che si presentasse con uno dei completi del suo insignificante stilista preferito.
Per la serata scelsi un abito di Valentino color porpora, esaudendo inconsciamente la richiesta di Bass.
Era demotivante e pericoloso l'ascendente che quell'uomo aveva su di me.
Finii di prepararmi, per poi chiamare George. Fortunatamente arrivammo al ristorante in perfetto orario.
"Buonasera, splendori. E' tanto che aspettate? chiesi.
"No, per nulla, anzi siamo appena arrivati!" rispose Catherine, probabilmente perchè Chuck era "ipnotizzato" dalla mia mise.
Mi misi a sedere in modo che il mio viso ed il suo fossero praticamente l'uno di fronte all'altro, e solo allora notai il papillon della stessa tonalità del mio abito, ricordai che adoravamo vestire abbinati quando potevamo chiamarci ancora una coppia. Involontariamente, sul mio viso si dipinse un sorriso, ma non divertito, solo un po' nostalgico.
Mentre Catherine ed Andrèe facevano un po' di conversazione, e noi due fingevamo di esserne interessati, arrivò il cameriere, con dei menu ricamati in mano.
"Io opterei per far scegliere a Blair questa sera, in fondo conosce i piatti a memoria, non è così?" chiese Chuck, stuzzicandomi.
"Oh, beh, se riponete davvero tutta questa fiducia in me, allora prenderemo il menu-standard alla Blair Waldorf, lo chef Micheal sa già di cosa si tratta."
Il cameriere annuii, andando via.
"Allora, cominciate già ad essere nervosi? Al matrimonio mancano pochi giorni!" dissi, con gli occhi rivolti a Chuck.
"Non sono il tipo da ansia da prestazione, e tu lo sai bene"
"Oh, meglio di chiunque altro" risposi, involontariamente.
"...E poi se c'è una cosa che ho imparato dalla vita è che possono cambiare più cose in una manciata di minuti, che in un intero anno". disse, senza mai togliere lo sguardo dal mio.
Catherine, appena udita quella risposta aggrottò la sopracciglia, in senso di confusione. Come biasimarla.
"E dove andrete in luna di miele?" pronunciai quella frase come fosse la cosa più neuseabonda al mondo.
"Pensavamo ad un giro in Europa: Praga, Vienna, Parigi, Madrid, Bruxelles. Mi piacerebbe anche vedere l'Italia."
"Sì, l'Italia è un posto meraviglioso. Ti consiglio la Toscana, in fondo Chuck non ci è mai venuto"
"...andato" disse Andrèe.
"Cosa?" chiesi. Chissà cosa voleva ancora quell'idiota.
"Non conosco perfettamente la lingua, ma so per certo che si dice andato, non venuto." disse, ridendo a crepapelle.
"Oh, si certo. Scusate, errore mio".
Ovviamente non poteva sapere il vero motivo di quello sbaglio solo apparentemente grammaticale.
Ma Chuck poteva eccome, e di fatti il suo sguardo balzò da Andrèe a me, con un'espressione di rammarico.
Ma volli cambiare discorso, non mi andava di deprimermi, nè di deprimere Chuck. Quindi uscii fuori un argomento più consono ad una cena a quattro.
"Ho sentito dire che è usanza di molte coppie astenersi dal sesso, nei giorni precedenti al matrimonio, voi state intraprendendo questa pratica?"
 Cercai di trattenermi dal ridere quando vidi l'occhiataccia di Chuck, e lo sguardo quasi sbalordito di Catherine.
"Dico questo, perchè anche io sarei interessata all'idea, semmai mi sposerò..." continuai, mentre stringevo la mano di Andrèe in modo che Chuck potesse vederla.
"In realtà, abbiamo deciso di comune accordo di astenerci per tutta la durata del fidanzamento. Vedi, Blair, la mia famiglia è molto cristiana..."
Di comune accordo? Mi venne da ridere. Un Chuck che si asteneva dal sesso, era come un Picasso astenutosi dal dipingere: totalmente innaturale e contro la sua vocazione.
Adesso, però era il momento di attaccare. Avevo finalmente scoperto il suo tallone d'Achille, e dovevo assolutamente sfruttarlo.
"Oh, non ne avevo idea" risposi a Catherine, mentre Chuck si passava una mano fra i capelli.
"La tua forza di volontà è da ammirare Catherine, così come Chuck. Io non so se riuscirei, ho bisogno del mio Andrèe" dissi inarcando un sopracciglio, e passando la mia mano tra le gambe di Andrèe, sotto lo sguardo sbalordito dello stesso.
L'espressione di Chuck fu qualcosa di impagabile: iracondo, e geloso al tempo stesso.
E dire che ero ancora all'inizio.
Nel frattempo gli antipasti erano già arrivati e Catherine cominciò a mangiare, assorta nel cibo.
Chuck disse di non avere molta fame, e questo mi fece divertire ancor di più. Adoravo avere tutto quel potere su di lui.
Io continuai nel mio scopo, sussurrando frasette dolci all'orecchio di Andrèe, e stampandogli impronte di rossetto sul collo.
Quelle azioni mi costavano non poco, ma ero sicura che ne sarebbe valsa la pena.
A quel punto portai la mano di Andrèe al mio ginocchio, continuando a guardare Chuck.
Catherine si sentì davvero a disagio, poichè tossì più volte, ed altrettante volte guardò Chuck, allibita, anche se Bass non ricambiò mai.
Il cameriere portò di già il primo, mentre io decisi che era il momento di dare il colpo di grazia.
Lentamente, presi un elastico dalla pochette, e lo usai per legare accuratamente i miei capelli. Dopodichè finsi che la collana Harry Winston si fosse slacciata e chiesi ad Andrèe di richiudere il gancetto.
Fu solo allora che vidi Chuck fermare pericolosamente lo sguardo sulla nuca, il suo punto debole. E non importa quanti anni siano potuti passare, noi, in fondo, eravamo sempre gli stessi Chuck e Blair.
"Blair, questo cibo è sublime. Credo che dovremmo portare i nostri saluti e ringraziamenti allo chef."
Sapevo che era soltanto una scusa, e che mi aspettava una sfuriata epica, ma ero stata io a volere quella situazione, e adesso dovevo assumermene le conseguenze.
"Sono assolutamente d'accordo con te. Torniamo subito."
Mi prese per un braccio e, con passo svelto, andammo nel retro del ristorante.
"La nuca, Blair? Questo è un colpo basso"
"Lo so, mi piace giocare d'azzardo" dissi, sorridendo.
Decisi di andare fino in fondo, così lo spinsi contro il muro, gli sfiorai il viso, e lo baciai.
Inizialmente Chuck parve ricambiare il bacio, ma dopo solo qualche secondo preferì sottrarsi probabilmente per il motivo che già conoscevo, per il motivo per cui avevo fatto tutto questo.
"Blair, io...io non posso farlo" disse portando una ciocca ribelle dei miei capelli dietro l'orecchio.
"Non sarebbe giusto nei confronti di Catherine." continuò.
"Sapevo che l'avresti detto" dissi, scolpendo sul mio viso un sorriso un po' malinconico.
"Come?"
"In realtà sbagli quando affermi che non sei cambiato dagli anni liceali. Il Chuck della St. Jude non si sarebbe mai comportato così, non avrebbe mai agito così onestamente"
"...Ed è una cosa buona?" chiese, ironico.
"Certo che lo è. In fondo sono sicura che tu ami anche Catherine. Un tipo di amore diverso dal nostro: più sano, più umano."
"...E sono certa che sarai felice al suo fianco."
Con queste parole gli diedi un casto bacio sulla guancia, e tornai dai nostri "fidanzati"
Guardando Andrèe mi ricordai che dovevo essere io a fare la cosa giusta adesso. Così aspettai che fossimo soli e cominciai con la mia prima azione matura.
"Andrèe, io devo assolutamente parlarti, e ti prego di interrompermi mentre lo faccio. Io non credo che tra noi due funzionerebbe, siamo troppo diversi. E non sono stata completamente sincera con te, perchè..."
"Perchè mi hai usato per far ingelosire quel Chuck, non è così?"
Lo guardai, sorpresa. "C-cosa? Come hai fatto a..."
"Era abbstanza evidente, ma ho voluto reggerti il gioco. Spero solo di averti aiutato a capire qualcosa di più"
"Sei più sveglio di quel che pensassi" dissi, sincera.
"Lo prenderò come un complimento."
"Adesso che farai?" chiesi.
"Beh, credo che tornerò a Parigi, e continuerò a fare quello che ho sempre fatto."
Mi abbracciò, per poi salire su un taxi.
A quel punto decisi che una passeggiata non mi avrebbe fatto altro che bene, anche se significava camminare per un'ora sotto la pioggia, e così diedi a George il resto della serata libera.







  
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