NOI
NON DIMENTICHIAMO
Ichigo era evidentemente
ancora arrabbiata con lui.
- Ichigo, porta
questo al tavolo 3. – le disse, laconico, porgendole un vassoio stracolmo di
tazzine.
Lei gli lanciò un’occhiataccia
feroce e afferrò rudemente il cabaret, strinse i denti e si voltò.
- Subito, capo. – ringhiò, quasi sputando. Se le
sue parole fossero stati pugnali, probabilmente ora lui sarebbe morto.
Ok, forse definirla
arrabbiata era un tantino riduttivo: “letteralmente furiosa” calzava già di
più.
Sbuffò, alzando gli
occhi al cielo.
- Forse dovresti
cercare di farti perdonare… - gli suggerì Keiichiro,
non appena la rossa fu scomparsa oltre la soglia della cucina. Ryō lo
guardò appena, ma non aprì bocca.
- …magari puoi cominciare chiedendole scusa…
- proseguì, non notando alcuna reazione nell’altro.
Il biondo si mosse
appena sul posto, infastidito.
- Non le devo scuse.
Non sono stato io a sbandierare ai quattro venti quello che stavamo facendo. –
ribatté convinto. Keiichiro si asciugò le mani in un canovaccio e proseguì
tranquillamente il suo lavoro, per nulla turbato da quella omissione di colpa.
Conosceva molto bene il suo giovane amico e la sua testardaggine.
- E’ vero, ma sei
stato tu a…mh, lasciarla nuda davanti alle sue amiche… - evitò di
fargli notare che inoltre, solo un leggera parete di cartongesso li aveva
divisi dal resto della sala e da tutti i suoi clienti occupanti - Purin le ha già chiesto scusa e si sono
chiarite. Ora vanno di nuovo d’accordo. Now, it’s up to you,
Ryō. Today is the day… -.
Il biondo alzò gli
occhi al cielo e si voltò, dirigendosi verso la porta che dava al piano
superiore.
- Yeah, I know.
We’ll see… -
- Ok, ragazze,
abbiamo finito! – il suono della voce di Keiichiro non era mai tanto apprezzato
dalle ragazze come quando pronunciava quella frase. Ci fu un sospiro generale e
un’ondata di sollievo attraversò il loro viso.
- Andiamo a
cambiarci, ragazze! Ci aspetta una cena con i fiocchi! - irruppe Purin, sprizzando entusiasmo da tutti
i pori. Le altre annuirono contente, dirigendosi verso gli spogliatoi.
- Spero non sia
stata tu a scegliere il ristorante, Ichigo. Non posso certo farmi vedere in un
posto di terza categoria, sarebbe un duro colpo per la mia immagine! – l’interpellata
lanciò un’occhiataccia a Minto, mentre indossava la giacca.
- No, è stato Ryō
a prenotare. – ribatté acida – Almeno quello… - aggiunse in un borbottio indistinto.
- Non avete ancora
chiarito? – le chiese timidamente Retasu. Era evidente dal suo sguardo che le
dispiaceva per i due amici. Com’era evidente dal leggero rossore sulle gote che
ricordare l’episodio di pochi giorni prima le causava ancora un certo
imbarazzo.
- No. – rispose seccata,
Ichigo – E per il momento non ho alcuna intenzione di perdonarlo! –
L’elegante vettura
nera si fermò proprio di fronte al piccolo cancelletto di ferro battuto di casa
Momomiya.
- Ti ringrazio, Zakuro-san! E grazie ancora di esserti offerta di venirmi a
prendere per andare insieme al ristorante! Altrimenti non avrei proprio saputo
come arrivarci. –. Ichigo scese dall’automobile e richiuse lo sportello.
La modella sorrise
appena, sporgendosi leggermente fuori dal finestrino della sua macchina per
parlare all’amica.
- Non c’è di che,
Ichigo. – disse, poi il suo sguardo tornò serio.
- Ichigo, perché non
fai pace con Ryō? – le domandò, schietta – Credo sia deleterio per te e
per lui questo stato di tensione. – la rossa smise a sua volta di sorridere, e
il suo volto si rabbuiò all’istante. Abbassò lo sguardo, fissando con rabbia
qualcosa di inesistente sull’asfalto grigio.
- Lo vorrei! Davvero… - cominciò a voce bassa - …tuttavia
sono troppo arrabbiata! Ancora non riesco a credere a quello che ha fatto! In
più non mi ha ancora chiesto scusa! – Zakuro si passò elegantemente una mano
fra i capelli e la guardò comprensiva.
- Ha sbagliato, è
vero. E sono certa che anche lui ne sia consapevole. Tuttavia Ryō è una
persona orgogliosa e dal carattere chiuso. E’ testardo e, a modo suo, timido. –
ignorò lo sguardo perplesso della ragazza più giovane a quest’ultima parola –
In quel momento era in imbarazzo come, e forse anche più, di te. Dagli modo di
scusarsi. Sono certa che lo farà. -.
Quelle parole fecero
riflettere Ichigo; effettivamente era talmente arrabbiata che non era stata molto
ben disposta al dialogo con lui, perciò lo aveva evitato il più possibile e le poche
volte che gli aveva rivolto parola era stata terribilmente acida.
- Ci proverò, Zakuro-san. Grazie, davvero! – le fece un sorriso
sinceramente grata per le sue parole. La Mew viola annuì con grazia.
- Allora a dopo,
Ichigo. – la saluto, riappoggiando la schiena alla superficie morbida del
sedile alle sue spalle. Fece un cenno all’autista e dopo che la rossa fu
entrata in casa, partirono.
Ichigo si diede un’ultima
occhiata allo specchio appeso all’ingresso e, dopo essersi aggiustata il
rossetto ed infilata le eleganti scarpe con il tacco, imboccò l’uscita.
Attraversò il
vialetto di casa e uscì dal cancelletto. Quando alzò lo sguardo sulla strada,
però, notò che ad aspettarla non vi era la nera limousine di Zakuro, ma la
sportiva e fiammante auto rossa di Ryō. Si incupì un po’. Un istante dopo,
lui scese dall’auto e le si avvicinò.
Era vestito con un distinto
abito scuro, e per un attimo Ichigo rimase incantata a tal punto che stava
perdendo totalmente ogni contatto con la realtà. Oltretutto, il magnifico
profumo da uomo che le arrivò alle narici quando lui le fu davanti, non l’aiutò
per nulla. Si riprese solo quando lui aprì bocca per parlare.
- Andiamo. – disse,
secco. Lei scosse appena il capo e si acciglio.
- Tu che ci fai qui?
– gli domandò perplessa. Il biondo la guardò con aria d’ovvietà.
- Sono venuto a
prenderti. – aggiunse. Lei fece un passo in avanti, leggermente aggressiva.
- Questo, l’avevo
capito, Shirogane. – sibilò – Non sono
poi così stupida! Però doveva venire a prendermi Zakuro-san.
– lui la guardò serio.
- Io non ho mai creduto
n’è sostenuto che tu sia stupida. Sono venuto io a prenderti al posto suo
perché dobbiamo parlare. – lei sospirò e si ritrasse leggermente.
- Non è il momento… - mormorò abbattuta.
- Oh, io invece
credo che lo sia. Non ho alcuna intenzione di passare un altro singolo minuto
in più in questo modo. Tanto meno il resto della serata. Specialmente questa
sera. – ribatté serio.
Ichigo ripensò a
quello che le aveva detto Zakuro poco prima, e cercò con tutta se stessa la
forza per stare a sentirlo. Non le piacevano le discussioni, ma era amareggiata
e in quel momento non sapeva se era ancora pronta ad ascoltarlo. Gli diede le
spalle e mosse inconsciamente qualche passo verso casa.
Lui, probabilmente
temendo che lei stesse scappando, le afferrò delicatamente il polso,
fermandola. Sospirò.
- Ichigo, aspetta. –
sussurò – Io… mi dispiace. –
lei spalancò gli occhi e si voltò a guardarlo, ma lui aveva lo sguardo voltato
verso un’altra direzione quindi non riuscì a vedergli il volto.
- Ho sbagliato: ti
chiedo scusa. – si sentì terribilmente in imbarazzo: non era abituata a
ricevere delle scuse da Ryō Shirogane. Arrossì, senza potersi controllare.
Non rispose subito,
era troppo paralizzata dallo shock.
Probabilmente lui fraintese
il suo silenzio, perché, forse inconsciamente, le strinse leggermente il polso,
come se fosse pronto a trattenerla nel caso lei decidesse di non volerlo
perdonare e di voler riprendere la sua fuga verso casa. Quel gesto la fece riavere.
- Mh… - si schiarì la voce, poi sorrise appena. Nel momento
in cui aveva realizzato quanto lui le aveva detto, si era sentita di nuovo
serena. Non riusciva a tenergli il muso per troppo tempo, infondo. Soprattutto
quando lui se ne usciva con cose come quella.
– Va bene, Ryō Shirogane, scuse
accettate! Ma che non accada mai più! – ribatté, con una leggera nota
scherzosa. Lui la guardò con aria ironica.
- Certo che non
succederà più. La prossima volta sarò io a occuparmi di chiudere la porta a chiave,
non mi affiderò mai più a te per un compito tanto delicato. – ribatté scherzoso.
Lei sbuffò, gonfiando le guance e gli mollò un leggero schiaffo sul braccio,
borbottando qualcosa che somigliava molto a “stupido”.
- Scherzo, scherzo! –
la liquidò, ridacchiando – Ora dai, sali in macchina che facciamo tardi! -. Ma non
appena lei mosse un passo, lui, che la stava ancora tenendo per il polso, l’attirò
delicatamente ma improvvisamente a sé, facendola quasi inciampare. Poggiò le
labbra sulle sue e le diede un lungo bacio, poi, fissandola dritta negli occhi,
le soffiò sulle labbra:
- Buon compleanno,
Ichigo. – poi, così, giusto per spezzare
quell’atmosfera che stava diventando un po’ troppo stucchevole, per i suoi
gusti, aggiunse – Però il regalo non te l’ho fatto. Quello devi guadagnartelo…! Ne valuterò il valore in base alla tua prestazione…! -. La rossa divenne del colore dei suoi
capelli a quell’allusione, ma poi scoppiò a ridere.
Tutto la rabbia e il
malumore di quei giorni erano improvvisamente svaniti, dimenticati nel giro di
pochi minuti, sostituiti dalla gioia del ritrovarsi.
Molto più tardi,
quando insieme fecero ritorno al caffè, stanchi ma contenti, un grosso pacco li
attendeva nel salone su uno dei tavolini del caffè. Ichigo ci saltellò attorno
tutta contenta, gongolando alla vista del bell’incarto elegante.
- Deve essere il
regalo di Minto. Mi ha accennato a cena, al fatto che me lo avrebbe dato poi… -. Ryō si avvicinò perplesso, studiando diffidente
il grosso involucro. Non gli era affatto sfuggito il ghigno appena accennato di
Minto, mentre pronunciava quelle parole.
Impaziente, la ragazza
scartò velocemente il pacco. Tuttavia, non appena le fu chiaro di cosa si
trattasse, il sorriso svanì dal suo volto e un pallido biancore sostituì il
tenue rossore che le sue gote avevano assunto a causa di una paio di bicchieri
di vino.
Ryō si spalmò
una mano sul viso, distrutto al pensiero di quel che sarebbe successo il giorno
dopo.
“ Questa storia non finirà mai…”
pensò,
guardando affranto, attraverso gli spiragli fra le mani, la sua federa e il suo
lenzuolo, - sì, erano loro, proprio
quelle di quella volta, le aveva riconosciute - lucide e ricoperte sapientemente da un sottile
strato di bronzo. Erano drappeggiate su un raffinato piedistallo in legno e
marmo. La targa in metallo incisa su di esso recitava ironicamente: “Noi non dimentichiamo.”.
Ecco a voi! Una nuova shot! Sì, era un bel po’ di tempo che non aggiornavo e
molti di voi avranno perso le speranze e mi avranno abbandonata…
T_T Vi capisco, ma spero troverete, in un angolino
del vostro cuore la volontà di perdonarmi e di continuare a seguirmi (magari
anche di commentare! <3).
Questa magari è un po’ banalotta e corta, molto corta, lo ammetto…
però non sapevo come altro metterla giù… non è il top
dell’originalità, ed è anche un po’ stucchevole…però
avevo voglia di zucchero e di Ryō/ Ichigo! Nel prossimo capitolo
probabilmente si vedrà che cosa Ryō ha regalato alla sua bella Ichigo (se
lei prima non sarà finita in galera per aver ammazzato Minto! XD).
Proseguirò il prima possibile. Spero
di riuscire a finire almeno questa raccolta!
Questa è dedicata a te, Sis! Un bacione, Izayoi007.