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Autore: NanaK    29/03/2013    3 recensioni
Mi chiamo Penelope e ora vi racconterò la mia storia. Preparatevi ad ascoltare qualcosa di tanto surreale che spesso mi chiedo se non sia stato tutto un sogno. Il Titanic era appunto chiamata la nave dei sogni, ma di certo mai avrei creduto che potessi salirci. Tutto cominciò una sera di aprile, il dieci aprile 2012..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Dawson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rosalinda Dewitt Bukater
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

 

La peggiore serata della mia vita. Davvero, non me la sarei mai dimenticata, mai avevo provato tanto imbarazzo. E ancora doveva finire! Stava andando tutto per il meglio quando poi arrivò il momento di sedersi a tavola: alla mia sinistra c’era Jack, e sembrava non avere assolutamente problemi nel discorrere con la gente. Alla mia sinistra invece era seduto un uomo corpulento che, come purtroppo avevo avuto modo di notare, non staccava gli occhi dalla mia scollatura. Inoltre accanto a Rose, che avevo di fronte, la cara Rudy non faceva altro che lanciarmi sguardi scrutatori, pronti a cogliere ogni mia mossa sbagliata. Ed era molto difficile non farne una data la mia totale non conoscenza del galateo di allora e, dannazione, lo champagne mi stava facendo girare la testa da morire e sapevo quanto potevo essere pericolosa quando ero ubriaca. L’anno scorso con Elody eravamo andate ad una festa e, travolta da quell’atmosfera euforica e a me del tutto nuova, mi ero lasciata andare, un po’ troppo a dir la verità. Basti dire che la mia amica era finita in piedi a fare uno strip tease piuttosto goffo sul “ tavolino di cristallo di mia nonna ”, come urlava il festeggiato; io invece stavo facendo pratica di karate sugli invitati e non nego che mi stavo divertendo un mondo. Fu un vero peccato che mi avessero fermata prima che potessi prendere a schiaffi Julia Brith, ragazza che mi aveva fregato il fidanzato un paio di mesi prima. Il padre di Elody dovette prendermi sulle spalle e mettermi in macchina per riportarmi a casa. Il tutto mentre urlavo parolacce in francese, a detta sua. Al solo ripensare a quella sera rabbrividisco. In ogni caso avevo lo stomaco chiuso e stava iniziando a fare troppo caldo. Più mi guardavo attorno e più mi rendevo conto che non avevo nulla in comune con quella gente. Anche Jack, per quanto lo amassi, non apparteneva al mio mondo. Come se mi avesse letto nel pensiero i suoi occhi scattarono verso di me e mi strizzò l’occhio. Arrossii chinando la testa, sperando che nessuno se ne fosse accorto. Ma in fondo mi stavo facendo troppi problemi. Il signore accanto a me mi distraeva continuamente dai miei pensieri, chiedendomi come trovassi la nave o se volessi altro champagne. Tuttavia non mi sfuggì la voce falsamente cortese della mamma di Rose.

< Dov’è che vive esattamente, signor Dawson? >

< Beh, al momento il mio indirizzo è la terza classe del Titanic, dopodiché sarò nelle mani di Dio >

< E dove trova i mezzi per viaggiare? >. Il sangue iniziò a ribollirmi nelle vene, ma mi imposi la calma. E odiavo il fatto che Jack si mantenesse così sereno, come se non captasse l’offesa  dietro quelle domande.

< Mi sposto di luogo in luogo lavorando. Prediligo le navi da carico o carretti simili. Ma il biglietto per il Titanic l’ho vinto con una mano fortunata a poker. Una mano molto fortunata >. Concluse con un mezzo furbo sorriso. Percepivo chiaramente i mille battiti al secondo del mio cuore. Era così bello che..

< E a lei piace quest’esistenza priva di radici? >. Oh, la aspettavo quella domanda. Jack stava per replicare, ma lo precedetti, troppo indignata per rimanere in silenzio.

< Si signora, perché non dovrebbe piacergli? > Avevo gli occhi di tutti puntati addosso, ma non mi vergognavo di me. Avevo sempre odiato la mia passività, il mio essere insignificante ed ero stufa di passare inosservata, come avevo sempre fatto. Perché? Perché ero cosi? Oh, lo so. Avevo paura di essere giudicata male dagli altri, mi sentivo inferiore. < E’ in buona salute, ha talento e soprattutto sa quali sono le cose importanti e sa darne il giusto valore. Magari non è ricco quanto voi, ma sono sicura che è molto più felice. Non è vero, Rose? >. Quest’ultima mi guardò con un sorriso appena tremante. Io ero stanca di stare lì, in mezzo a quella gente che non era degna nemmeno di allacciare le scarpe a Jack. Mi alzai in silenzio senza nemmeno finire di mangiare.

< Con permesso >. Lasciai la sala più soddisfatta di quanto credessi. Mi ero liberata delle catene che ancora mi tenevano ancorata alla superficialità della gente. Mi diressi verso il ponte dove il vento era molto più forte e mi fermai a guardare le stelle. Per la prima volta mi resi conto di quanto dovevo a Jack. Con lui stavo crescendo e aveva svelato latenti lati di me stessa. Risi, scoprendo la mia risata. Non l’avevo mai sentita così squillante.

< Perché ridi da sola? >

< Sapevo che saresti venuto >. Non mi voltai: se l’avessi fatto quegli occhi mi avrebbero distratta dalla sua voce cosi sensuale..

< Penelope >. Chiusi gli occhi quando sentii le sue mani scivolare sui miei fianchi, poi sulla pancia e poi le sue braccia serrarmi a lui. Piegai la testa all’indietro dandogli la possibilità di fare di me ciò che voleva. Era in quei momenti che dubitavo di essere fatta di carne e ossa piuttosto che di burro. Prese a baciarmi il collo con passione, passandoci la lingua, lasciando segni rossi a testimonia del suo passaggio. Ansimavo sempre di più sentendo le sue mani chiudersi sul mio seno. Socchiusi gli occhi, vidi il cielo. Sorrisi e tentai di girarmi, non resistendo alla tentazione di baciarlo. Ma non me lo permise.

Incollò le labbra al mio orecchio < Te l’avevo detto che ti avrei fatta impazzire come tu stavi facendo impazzire me >. Il suo tono basso, carico di aspettativa e, è il caso di dirlo, tremendamente eccitato, mi fece quasi svenire. Ma mi teneva ben salda e non so nemmeno come arrivammo in cabina, sul letto, tra le lenzuola. Per quanto lo desiderassi non mi baciò. Posò le sue dannate, meravigliose labbra dovunque sul mio corpo. E quando le sentii là dove mai avevo creduto di poterle sentire persi ogni cognizione. Mi dimenticai di tutto e non volevo assolutamente ricordarmene. Strinsi il lenzuolo tra le dita, incapace di reggere tanto piacere.

< Ja.. Jack.. T-Ti prego.. >. Finalmente esaudì la mia richiesta e si portò sul mio viso.

< Cosa vuoi? >. Mi chiese, gli occhi lucidi quanto i miei. Gli accarezzai la schiena nuda, le braccia che mi sovrastavano.

Non gli risposi e lo baciai, capovolgendo la situazione. Non volevo essere passiva. Mai più. Stupito mi guardò, ma non osò dire nulla. Gli passai le mani sul petto e gustai la morbidezza della sua pelle. Mi spinsi oltre i limiti della mia timidezza e rimasi io stessa sorpresa della mia audacia. Nonostante fosse la seconda volta che facevamo l’amore, questa aveva un sapore del tutto nuovo: se la prima era stata dolce, quella notte fu quasi brutale. Quasi.

Ma in fondo con Jack era sempre così. Capii che potevo rivivere qualcosa mille e mille volte, ma in ognuna avrei trovato aspetti che prima non avevo colto.

 

Quella mattina mi svegliai terribilmente inquieta. Era il quattordici aprile e sapevo bene che quella notte la nave sarebbe affondata. O forse no. Quanto tempo era passato da quando ero lì? Mesi, anni? Quattro giorni. E sapevo bene che erano troppo pochi, un fruscio di vento li avrebbe portati con sé, disperdendoli chissà dove. Quando mi ero addormentata, esausta tra le braccia di Jack, la donna in bianco si era presentata di nuovo tra i miei sogni e ciò che ricordavo mi aveva pervasa di un ansia troppo grande per essere ignorata.

 

< Cosa scegli? Decidi in fretta >. Avevo paura che se ne andasse prima che potessi capire di più.

< Una scelta tra cosa? >.

< Tra le due parti del tuo cuore > parlava lentamente, con una voce appena udibile, quasi un sussurro. Potevo essere ingenua quanto volete, ma persino io capii subito. Cosa avrei scelto? Rimanere con il ragazzo biondo  o tornare alla mia vecchia vita di sempre. Dopo tutto ciò che avevo vissuto mia madre, Elody e tutto ciò a cui ero abituata mi apparivano come un sogno. Forse il sogno era quello ed io ero sempre vissuta nel 1912. O forse era tutto quanto un sogno e mi sarei svegliata per le strade di Londra nel 1800. La testa iniziò a pulsare in modo insopportabile e mi accucciai a terra, la testa tra le ginocchia. Ma sapevo che c’era qualcosa di più insopportabile: la sua perdita.

< Jack. Scelgo Jack >.

 

Dopo essere stata catapultata nel 1912 non potevo più stupirmi di nulla e credevo fermamente nel soprannaturale.

< Pen.. >. Si era svegliato. Mi guardava ancora assonnato, con un occhio aperto e l’altro chiuso.

< ‘Giorno Jack > sussurrai. Improvvisamente malinconica nascosi il viso nel suo collo, inspirando a fondo.

< Per caso qualcuno aveva preso possesso di te ieri notte? > ironizzò riuscendo a farmi arrossire.

< Devi per forza ricordarmelo? >. Alzai gli occhi al cielo. < E poi non mi sembra ti sia dispiaciuto molto >

< Oh, no di certo. Solo.. Mi hai stupito. Soprattutto quando hai lasciato a bocca asciutta tutti i commensali. Credimi, erano molto indignati per il tuo comportamento quasi maleducato, ma sapevano che avevi detto la verità >.

< Spero che Rose riesca ad essere felice. Jack.. Se sopravviviamo voglio rimanere con te >

< Se dovessi scomparire così come sei apparsa.. >

< Non succederà >. Presi il suo viso tra le mani e lo guardai. Poi, piano, toccai le sue labbra con le mie, sentendo immediatamente mille brividi per la schiena.

Non l’avrei perso, piuttosto sarei morta.

 

 

Salve gente! Ho davvero molto da farmi perdonare, ma non intendo trovare le solite scuse. Sappiate solo che un paio di mesi fa è morto il mio professore di italiano e sono rimasta devastata. Ma non voglio parlarne ora. E’ per lui che devo continuare a scrivere, per lui che amava tanto il mio modo di mettere nero su bianco i miei pensieri. Passando alla storia, che ne pensate? Rileggendo questo capitolo, mi sembra molto triste. In ogni caso, credo che ci saranno solo altri due capitoli, massimo tre. Intendo proporre due finali diversi, così esaudirò i desideri di tutti. Vi penso sempre, voi che mi sostenete e mi apprezzate.

Un bacione,

Orihime02

   
 
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