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Autore: Miyara    16/10/2007    1 recensioni
"... e dal rancore non si uscirà, se non mutilati dal proprio dolore, come una guerra dentro di sè che non ha vincitori ne vinti." Anonimo
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte era alta, ma non tutti dormivano. Draco sedeva, rigidamente appoggiato allo schienale della sedia; il volto teso a fissare la porta chiusa davanti a lui. Dall’interno della stanza si udivano le urla di una donna disperata.
- NOO! Perché non capisci? Severus! È mio figlio!
Si udì il suono di uno schiaffo e la donna smise di urlare.
- Calmati, Narcissa. - rispose seria una cupa voce maschile - Draco non ha compiuto il lavoro. DEVE essere punito. È così che vuole il Signore Oscuro.
La donna non ribatté, ma iniziò a singhiozzare convulsamente. Anche l’uomo abbassò il tono.
- Narcissa...
- L-lasciami. Severus io... - si bloccò di colpo. Aveva udito qualcosa.
Anche Draco l’aveva sentito. S’impose di non pensare a nulla, chiuse la mente e s’asciugò la guancia con il palmo della mano sperando che l’uomo che si era appena fermato accanto a lui non lo avesse visto.
Ma si sbagliava. Lord Voldemort l’aveva visto. Il suo volto serpentino non lasciava trapelare nulla di ciò che pensava, ma i suoi occhi rossi come il sangue emettevano strani scintillii.
Draco si alzò e s’inginocchiò davanti a lui per baciargli l’orlo della veste. Odiava inginocchiarsi. Odiava qualunque cosa lo potesse far sembrare debole o sottomesso, ma stavolta cercò di muoversi più lentamente possibile, così da rimandare il momento in cui l’Oscuro Signore lo avrebbe guardato negli occhi.
- Mio Signore...
- Alzati. - sibilò gelido l’uomo, scrutando nella semioscurità la nuca del giovane.
Draco si alzò lentamente.
Era magro. Il volto scarno e le profonde occhiaie lo facevano sembrare più grande dei suoi 17 anni, come un ragazzo troppo cresciuto, un uomo a cui era stata strappata la sua giovinezza.
- Perché mi occludi la mente, Draco? Cosa vuoi nascondere a me? Al tuo Signore?
Il ragazzo sbiancò, cercò di non pensare a nulla, si concentrò solo sul volto che aveva davanti, ma non riusciva a guardarlo negli occhi, non riusciva a nascondersi. Non a Lui, non a Voldemort.
L’uomo accennò appena un sorriso mentre lentamente si immergeva nella mente del giovane. Sapeva cosa cercare. Anche Draco lo sapeva. Sapeva che se non fosse stato per Piton, se non ci fosse stato lui, quella notte, forse, non sarebbe riuscito a compiere il lavoro che gli era stato affidato. Non avrebbe ucciso Silente.
Dall’interno della stanza si udirono bisbigli e mormorii concitati; Voldemort li ignorò e continuò a concentrarsi sul ragazzo che aveva di fronte.
- NO! NARCISSA! - Urlò Piton, ma questo non bastò a bloccare la donna che con uno scatto di disperazione spalancò la porta e si trovò a faccia a faccia col suo Signore.
Era una donna di grande bellezza con lunghi capelli biondi che scendevano delicati fino alle spalle, ma il volto era scarno ed emaciato come quello del figlio e le guance rigate di lacrime. Gli occhi colmi di disperazione.
Si buttò ai piedi di Voldemort e con un eccessivo scatto servile baciò l’orlo della sua tunica. Piton che le era corso dietro si bloccò davanti alla scena.
- L-la prego n-non gli faccia del male! - mormorò la donna stringendo ancora di più la veste nera - L-lui è s-solo un ragazzo, è s-solo...
- Calmati Narcissa. - sibilò Voldemort, impassibile.
Draco distolse gli occhi dalla scena. Sentiva il dolore della donna e sapeva che era anche il suo, ma non poté non disgustarsi nel vedere a quale punto si può arrivare per disperazione... fino a quanto una madre può soffrire per il proprio figlio.
Un immenso peso gli torse dolorosamente lo stomaco e il senso di colpa s’impossessò di lui.
Aveva sbagliato. Aveva creduto di farcela. Aveva creduto di essere forte.
Non aveva capito nulla.
Sentì un bruciore salirgli su per la gola e gli occhi iniziarono a pizzicare, ma s’impose di essere più forte. Si voltò verso la donna che singhiozzava rumorosamente.
- N-non è s-stata colpa sua, lui è s-solo un ragazzo. Era un c-compito troppo d-difficile per lui e...
- No, Narcissa. - la interruppe Voldemort con tono gelido.
La donna sussultò.
- Era un compito semplice.
Strinse ancora più forte i pugni attorno all’orlo del vestito.
- Draco è grande, ormai. Il compito era stato affidato a lui perché si è dimostrato un valido combattente.
Riprese a singhiozzare più forte.
- Non l’ha portato a termine. - concluse - Avrà la sua punizione.
- NO!!! NOOO!!!
- Narcissa! - urlò Piton raccogliendola da terra e cercando di placarla.
Voldemort si voltò lentamente verso Draco. Il ragazzo sentì il cuore battere all’impazzata e provò Paura. Sentì la vera Paura, quella che si sente quando gli occhi di Lord Voldemort incrociano i tuoi. I muri che aveva alzato crollarono irrimediabilmente, la sua mente divenne come un libro aperto davanti al Signore Oscuro. L’uomo alzò lento la bacchetta.
- Crucio.
Draco si contorse a terra, urlando. Sentiva il dolore bruciargli ogni singola parte del corpo; udì sua madre urlare; avvertì lontana la presenza di quell’uomo dentro di sé, avvertì la sua soddisfazione, la sua gioia. E lo odiò. Per un istante, per un singolo attimo, nel dolore, nella sofferenza, Draco odiò quell’uomo. Colui che aveva distrutto la sua famiglia, colui che lo aveva ridotto alla servitù più nera, colui che aveva eliminato ogni sua dignità.
Il suo Signore.
  
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