“Stai dicendo che i tuoi genitori erano agenti segreti?” Simon mi guardò con le sopracciglia alzate. Eravamo da King’s, il posto migliore di New York per un doppio cheeseburger. Avevo raccontato a Simon tutta la storia. Qualunque persona mi avrebbe preso per pazza, ma non lui. Lui mi conosceva meglio di chiunque altro, sapeva quando dicevo la verità e quando no. Così aveva ascoltato avido tutto ciò che gli avevo raccontato. “Sei sicura che quel Brian, o come diamine si chiama, non abbia sbagliato persona? Andiamo, Jen e Will agenti segreti?” Simon mi guardò scettico. “Non sono più sicura di niente, Simon.” Sospirai. “Posso immaginarlo. Quando ti viene detto che i tuoi genitori erano agenti segreti e tu nemmeno lo sapevi..” Sbottò lui, prendendo un sorso del suo milkshake. “E’ così.. strano. Per tutta la mia vita ho pensato di essere una persona come tutti gli altri. Non immaginavo certo che ci fosse qualcuno pronto ad uccidermi dietro ad ogni angolo..” Mormorai, mordicchiandomi il labbro. “Aspetta.. i tuoi genitori ti facevano prendere lezioni di karate. Ricordi?” mi chiese Simon. “Si, e con questo?” Aggrottai le sopracciglia. “Gli allenamenti al poligono di sparo, Holly. Non ti dice niente?” mi chiese Simon. In quel momento ricordai. FLASHBACK. “Holly, piccola, devi premere più forte. Ecco, proprio così.” L’uomo premette sul grilletto, poi passò la pistola alla bambina dai capelli color carota che era accanto a lui. Anche lei premette il grilletto, e stavolta ne uscii una pallottola talmente velocemente che la piccola si spaventò. “E’ tutto a posto, piccola, sei stata brava.” L’uomo sorrise e accarezzò dolcemente la chioma vivace della piccola. Poi tutto si fece più confuso, sfuocato, fino a scomparire, ed Holly ritornò alla realtà. “Holly?” Simon scosse ripetutamente il mio braccio. “Holly, è tutto okay?” Io annuii. “Ne sei sicura?” Simon aggrottò le sopracciglia. “Si, Simon, ero solo sovrappensiero.” Dissi. “Beh, ad ogni modo..” Continuò Simon. “Non credi che tutti quegli allenamenti ti stessero preparando a questo momento?” Deglutii. Simon non aveva tutti i torti. “Si, Simon, è.. probabile.” Risposi, in tono un po’ incerto. “Senti, non credi che dovremmo chiamare la polizia?” Mi chiese. Sgranai gli occhi. “Stai scherzando? Non sai con chi hai a che fare, Simon. Sono più forti di quanto immagini, quei Bieber. Voglio dire, sono ricercati da anni, e nessuno li ha mai trovati.” Osservai. “Si, ma Holly, non puoi vivere nella paura che quel Justin ti trovi. Dobbiamo fare qualcosa.” Affermò Simon. “Stiamo parlando dei Bieber, Simon. Non di una famigliola felice. Cosa pensi di poter fare?” Dissi, in tono sarcastico. “Sto solo cercando di fare in modo che non ti accada niente, okay?” Sospirò lui. “E credimi, non succederà. Te lo prometto.” Dissi, prendendogli la mano. “Okay?” “Okay.” Rispose lui. “Ora è meglio andare. Nonna si starà preoccupando.” Dissi, infilandomi la giacca. Simon mi circondò le spalle con un braccio ed uscimmo dal locale. “Vuoi che ti accompagni?” Mi chiese lui. “No, è okay.” Risposi. “Va bene. Chiamami quando arrivi a casa, d’accordo?” Mi chiese. “D’accordo.” Risposi. Simon mi stampò un bacio sulla fronte e se ne andò, mentre l’oscurità della notte lo inghiottiva. Mi incamminai verso casa lentamente. Non c’era pericolo che arrivassi in ritardo: casa mia era a qualche isolato da lì. Mi strinsi nella giacca prima che l’aria gelida di New York potesse travolgermi del tutto. Ero sull’orlo del marciapiede quando sentii una mano copririmi la bocca, un odore sconosciuto invadermi le narici e la realtà farsi sfuocata, confusa e subito dopo scomparire.