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Autore: CharlotteisnotReal__    29/03/2013    3 recensioni
Quando i ragazzi la videro, Agatha quasi non arrossì e Thomas, non accortosi della presenza della ragazza, ancora ancheggiava a spasmi, imitando un cowboy che agita il lazo. Qualcuno accennò un colpo di tosse, così Thomas dovette interrompersi e, girandosi verso i compagni, si accorse della bionda. Agatha sentì le guance andarle a fuoco, mentre Thomas, scendendo dalla panchina, le si mise di fronte, completamente nudo. «Allora vedi che se proprio una guardona?». La schernì, gonfiando il petto e sfoggiando uno dei suoi sorrisi sghembi migliore. «Non è colpa mia se ti diverti a fare il nudista!».
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo cinque.

 
 
«Signorina Edwards!». La richiamò esasperata la signora Moore, che ormai degli irrispettosi alunni ne aveva fin sopra i capelli. «Mi scusi, professoressa». Rispose Agatha, chinando il capo in segno di pentimento. «Me ne faccio un baffo delle tue scuse, è tutta la lezione che non fa altro che infastidire il signor DeLonge!». Sbraitò l’anziana e paffuta signora, con le vene del collo talmente tirate, che la ragazza credeva –sperava- sarebbero esplose. Ma, per quanto educata potesse esser la ragazza, proprio le ingiustizie non poteva sopportare, così si ritrovò a risponder velatamente per le rime all’insegnante di filosofia. «Con tutto il dovuto rispetto, Msr Moore, non crede che dovrebbe rivedere meglio la sua precedente affermazione, in quanto Thomas per primo continua a stuzzicarmi dall’inizio della lezione?».
Thomas, che da dietro la ragazza aveva assistito alla scena, non poté far a meno di ridere, all’incosciente coraggio della ragazza, del tutto ignara di come l’insegnante avrebbe potuto punire la sua arroganza. «Bene, ne ho abbastanza di voi! Edwards, DeLonge in presidenza!». Thomas non se lo fece ripeter, che subito era balzato in piedi ed ora, accanto ad Agatha, le porgeva una mano. «Ah, non vedevo l’ora lo dicesse! Ne avevo abbastanza delle sue grida… Tu che dici guardona, andiamo a farci un giro?». Domandò sprizzante il ragazzo, sfoggiando uno dei suoi tipici sorrisi sghembi. «Con molto piacere!». Affermò la ragazza, accettando la mano di lui ed uscendo dall’aula, sotto lo sguardo scioccato dei suoi compagni ed affrontando, a testa alta, lo sguardo severo dell’ingiusta signora Moore.
«Ah, non vedevo l’ora di potermene andare!». Esclamò Thomas stiracchiandosi e camminando a passo lento lungo il corridoio della scuola, diretto verso l’uscita. «Ehi! Dove pensi di andare?». Domandò Agatha, ancorandosi al suo braccio ed impedendogli di poter fare ancor solo un passo. «Me ne vado, perché?». Rispose spaesato il ragazzo, notando il viso fin troppo contratto della ragazza. «Perché? Tu non vai da nessuna parte, ora mi segui in presidenza e spieghiamo a Mr. Smith che si è trattato solo di un mal’inteso e che è tutta colpa tua!». Esclamò la bionda, prendendo per mano Thomas e tirandolo in sua direzione. «Non se ne parla proprio! –Esclamò- Non andrò proprio da nessuna parte e tantomeno a costituirmi!». Esagerò come suo solito il biondo, strattonando la mano dalla presa della ragazza, liberandosene. «Ma se sei stato tu ad iniziare, lanciandomi quelle fastidiosissime palline di carta!». Ribatté Agatha, ormai gridando, forse fin troppo dato che aveva nuovamente attirato l’attenzione della professoressa, che alle grida dei due era subito corsa fuori dall’aula. «Edwards, DeLonge! Cosa ci fate ancora qua, correte subito in presidenza!». Urlò, così tanto che la voce le cedette a metà frase.
Agatha rivolse un’occhiata spaventata a Thomas, il quale le rivolse un veloce sorriso rassicurante prima di filarsela a gambe levate, sfuggendo dalla signora Moore, che aveva abbandonato l’aula pur di spedirlo dal preside. «A dopo, guardona! Devo scappare, ci vediamo!».
 
La ragazza era subito andata in presidenza, seguita dalla signora Moore, la quale in quel momento sedeva accanto a lei, di fronte all’imponente scrivania del signor Smith. Era la prima volta che Agatha lo incontrava e sperava di non doverlo mai fare, o almeno non in quella situazione. Thomas, Mark, Scott gli avevano raccontato di quanto fosse severo e crudele con i suoi alunni ed addirittura Karen, che poco aveva a che fare con le marachelle di suo fratello e dei suoi amici, aveva potuto constatare ciò. Il preside era dritto in piedi, mostrando la sua possente figura di su per giù due metri e camminava, portando un piede davanti all’altro, avanti e indietro dietro la sua scrivania annuendo impercettibilmente alle parole della signora Moore, che ne stava raccontando di ogni sul conto dei due ragazza. Agatha trovava ingiusto tutto quello, lei non era proprio tipo da bravate, al contrario di Thomas, che di certo si meritava le cattiverie che l’insegnante stava malignamente portando alle orecchie del signor Smith.
«Bene, la ringrazio Msr. Moore. Ora potrebbe lasciarmi solo con la signorina Edwards?». Interruppe la gracchiante parlantina dell’insegnante, sovrastandola con la sua voce calda e grave. La donna annuì silenziosamente, scomparendo dalla stanza. L’uomo, che avrà avuto all’incirca una quarantina di anni, si sedette sulla poltrona in pelle nere, appena più scura della sua carnagione e fisso i suoi altrettanto scuri occhi in quelli chiari e contrastanti della bionda.
«Signorina Edwards, non credo le ne sia a conoscenza, ma io e suo padre abbiamo avuto un’ottimo rapporto di amicizia in passato e tutt’ora ne riconosco l’educazione e la rispettabilità della famiglia-cominciò minaccioso, spaventando non poco la ragazza che di fronte a lui risultava ancor più minuta di quanto già non fosse- pertanto non credo ad una sola parola detta nei suoi confronti dalla signora Moore». Concluse, sorridendo caldamente alla ragazza che si sentì sollevata. «La ringrazio, preside Smith». Sorrise educata la ragazza. «Si figuri. Nella scuola, purtroppo, l’insegnante è conosciuta per la sua spropositata cattiveria, ed a giudicare dai suoi voti mi risulterebbe impossibile da credere che la studentessa migliore dell’istituto sia capace di tutto ciò che è uscito dalle labbra della signora Moore». Agatha sorrise impercettibilmente, ricredendosi sul preside. Non era come lo avevano descritto, anzi, per quanto potesse incutere paura, Agatha era certa si trattasse di un uomo buono d’animo. «Però… -Esclamò d’un tratto l’uomo, facendosi si che Agatha s’irrigidisse nuovamente sul posto- Ciò non si può dire anche del signor DeLonge. Credo sappiamo entrambi quanto poco disciplinato sia e non mi stupirei del fatto che sia realmente scappato dall’istituto. E se così fosse mi ritroverei costretto ad espellerlo…». Agatha a quelle parole non si trattenne. «No! –Gridò, scusandosi subito dopo- Volevo dire, Tom non è scappato. Son sicura si trovi a scuola e son pronta a garantire per lui». Esclamò convincente la ragazza, alzandosi dal posto e porgendo la mano all’uomo di fronte a lei. «Se me lo garantisce lei…». Disse stringendo possentemente la mano della ragazza il signor Smith. «Le do la mia parola».
 
«Tom? Thomas, dove sei?». La ragazza si aggirava quatta fra i corridoi della scuola, chiamando il nome del ragazzo sperando si trovasse realmente a scuola, in quanto se così non fosse stato avrebbe perso la validità della sua parola come membro della famiglia Edwards. «Tom, ti prego esci!». Esclamò disperata e non ricevendo risposta, per l’ennesima volta, decise che sarebbe andata a cercarlo, anche a costo di esser scoperta fuori scuola durante l’orario di lezione. Si diresse a passo spedito verso il corridoio d’uscita, ripercorrendo i passi che Thomas prima di lei aveva fatto, quando improvvisamente si sentì strattonare bruscamente per un braccio, ritrovandosi fra le braccia di uno sconosciuto che le tappava la bocca. Nel buio di quello sgabuzzino tutto ciò che avrebbe voluto fare era urlare e poter scappare in preda alla paura. «Stai tranquilla e non gridare, sono io». Quel sussurro, arrivato alle sue orecchie in soffio la fece rabbrividire. Per quando piano quelle parole furono pronunciate riconobbe subito quella voce e rimaste stupita di quanto fosse vicino quando sentì le labbra di lui sfiorarle l’orecchio ripetutamente; e l’addome piatto e morbido scontrarsi con la sua schiena. Quando il ragazzo tirò la piccola catenella che scendeva dal soffitto accendendo così la piccola lampadina posta sulle loro teste Agatha ebbe involontariamente l’impulso di girarsi verso Thomas, il quale cadde a terra, preso alla sprovvista, trascinandola con sé.
Le guance di lei andarono a fuoco, mentre gli occhi altrettanto ardenti del ragazzo erano come una calamita per i suoi. I loro visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altra e quello terrorizzava Agatha, che dentro di sé sentiva come un uragano. Fu quando Thomas poggiò una mano sul suo fianco che le gambe della ragazza si strinsero ancor di più al bacino del biondo, facendo si che la distanza fra i due diminuisse ancora.
Agatha era come paralizzata, non riusciva a muoversi, ipnotizza dagli occhi scuri e tempestosi di Thomas. Si risvegliò da quello stato di trance solo quando sentì la calda mano del ragazzo poggiarsi sul suo collo, e le sue piene labbra poggiarsi sulle sue, fin troppo delicate. Per la ragazza ricambiare quel bacio fu un qualcosa di spontaneo, tanto che presto le loro lingue si unirono come fossero fatte l’una per l’altra. Agatha teneva fra le mani il viso di Thomas, mentre lui carezzava dolcemente il collo e giocava con delle ciocche di capelli della ragazza.
Nessuno dei due sapeva dire con certezza quanto fossero rimasti in quello stretto spazio angusto, perché entrambi sapevano, insanamente, di aver toccato il cielo con un dito, anche per solo un secondo, ma quando vi uscirono, tornando sulla terra ferma, trovarono dietro l’angolo Mrs. Moore e Mr. Smith ad attenderli.
«Voi! –Gridò l’anziana- Questa proprio non la passerete liscia!». Urlò ancora, indicando maleducatamente i due giovani con l’indice sinistro. «Signora Moore, lasci fare a me». Esclamò autoritario il preside, zittendo così la donna. «Signorina Edwards, di grazia, dove siete stati?». Chiese dolcemente, ma non tradendo la sua posizione, l’imponente uomo. «E-Ecco… -Farfugliò incapace di parlare- Tom non si è sentito bene, l’ho trovato in bagno in… Pessime condizioni diciamo». Trovò poi una scusante che, a prima occhiata, pareva aver convinto il signor Smith. «Beh, allora sarà meglio che il signor DeLonge vada a casa». Sentenziò infine il preside, che cercava invano di sovrastare i gracchianti lamenti dell’insegnante alla sua destra. «Potrei accompagnarlo…». Suggerì la bionda, lasciando che Thomas poggiasse un braccio sulle sue spalle, fingendosi instabile. «Perfetto». Concluse il preside, congedando i due e tornandosene alle sue faccende, mentre la signora Moore fremeva, rossa dalla rabbia.
 

 

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"Si risvegliò da quello stato di trance solo quando sentì la calda mano del ragazzo poggiarsi sul suo collo, e le sue piene labbra poggiarsi sulle sue, fin troppo delicate"

 

 
Charlie’s:

Chiedo scusa per la mia ormai irregolarità nell'aggiornare, ma eccomi ORA qui con voi! :D
Beh, riguardo al capito ci sarebbe veramente tanto da dire, ma credo che il grosso lo lascerò a voi...:

Cosa ne pensate di questo inaspettato ed atteso bacio?
Credete cambierà qualcosa fra i due?
Nascerà l'amore o il rapporto andrà peggiorando?


Bene, ringrazio Layla che ha recensito il capitolo precedente e chiunque abbia la storia fra le preferite/seguite/ricordate, o anche chi solo legge e chiederei anche un parere sulla storia a questo punto e delle risposte alle domande sopra scritte. :)

Un bacio, Carlotta! 

 

P.S.: Scusate eventuali errori/ripetizioni/etc. ma non ho avuto il tempo di riguardare il capitolo :)

  
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