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Autore: zucchero filato    29/03/2013    10 recensioni
Albert e Candy: separati da cinque lunghi anni, lui sta per sposarsi con qualcuno che non sembra fare per lui, almeno a detta di Archie; chi arriva dopo così tanto tempo, piena di nostalgia e speranza, non sa cosa si troverà davanti...e un luogo magico come Lakewood a fare da sfondo a questo ritorno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è stata una buona idea, non lo è stata affatto.

Albert guidava, lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli. Sul sedile posteriore Lawrence e Violet battibeccavano come al solito, litigando per chi dei due avesse avuto più dolci o avesse corso più veloce con i sacchi.

Non sarei dovuto andare, non avrei dovuto farlo.

Ripensava a lei, ai riccioli raccolti velocemente sotto il fazzoletto, il cesto delle uova in mano mentre chiudeva il pollaio con un piede, sgridando il gallo. Il cestino le era sfuggito di mano quando si era voltata e si era accorta della sua presenza.

“Cosa fai qui?”

“Il postino…E’ arrivata da qualche giorno e ho pensato di portartela…non mi hai detto quando saresti tornata…sembrava importante.”

La lettera del maggiore francese era passata di mano e gli occhi di Candy avevano mostrato sorpresa e sollievo.

L’aveva aperta di corsa e, lette le prime righe, l’aveva subito chiusa e messa in tasca sorridendo.

Il silenzio che ne era seguito era di quelli che ormai da tempo calavano tra loro.

“Buone notizie?”

Ma Candy non aveva risposto.

Avrebbe voluto sapere chi era quel francese che le scriveva e, pur non risultandogli nuovo il nome, non riusciva ad inquadrare chi potesse essere e dove Candy avesse potuto conoscerlo.

“Grazie Albert, ora, se mi vuoi scusare, ho ancora molto da fare…”

L’aveva trattenuta afferrandole una mano quando, preso  il cesto con le uova, aveva cercato di allontanarsi, scansandolo senza alzare gli occhi.

“Ti aiuto,  dimmi che devi fare.”

Mark Levi era arrivato con l’auto nel primissimo pomeriggio, portando le scorte di generi alimentari e le pezze di tessuti che Miss Pony aveva ordinato presso il negozio del paese.

Si erano squadrati a vicenda mentre Candy si eclissava andando ad aiutare Suor Maria a fare il bucato.

Rimasti soli, Mark non aveva perso tempo: ” Cosa fa qui signor Andrew? Credevo avesse da fare per la cerimonia?”

Non aveva saputo cosa rispondere, la scusa di portare i bambini a trovare Candy si era rivelata più debole del previsto.

Perché l’ho fatto?

Ellen avrebbe chiesto sicuramente la stessa cosa quella sera.

Un attimo da soli però lo avevano avuto, poco prima del pranzo.

 “Sai, non credo di essere capace di imparare di nuovo a vivere senza di te…”, aveva mormorato, prendendola alla sprovvista.

Guardava lontano verso la valle, Candy aveva smesso per un attimo di raccogliere i fichi per la marmellata.

Gli sguardi si erano incrociati per una frazione di secondo, poi Candy aveva ripreso la raccolta, rispondendo a basse voce: “Ellen che dice?”

Essere messo a disagio da Candy era una cosa che ormai capitava troppo di frequente. Si irrigidì.

“Nulla! Che vuoi che dica? Non permetto a nessuno di dirmi cosa posso o non posso fare, nemmeno ad Ellen…”

“La zia direbbe che è sconveniente per un uomo che sta per sposarsi andare a trovare una ragazza…”

“Tu non sei una ragazza!”, aveva risposto seccato, sottolineando con la voce l’articolo, “Quando pensi di tornare a Lakewood?”, le aveva chiesto poi con un tono più dolce.

“Tra qualche giorno…perché?”, lo aveva fissato dritto negli occhi.

“Manchi molto ai bambini, sai?”

“E a te?”

Non aveva avuto il coraggio di rispondere: “Partirai?”

Aveva scosso la testa ma aveva fatto in modo da non guardarlo negli occhi.

“Mark lo sa?”, aveva fatto per sollevarle il viso ma lei non glielo aveva permesso.

“È meglio se portiamo la frutta in cucina…”

 

Il cancello delle rose apparve in lontananza mentre ormai il cielo si era fatto blu per la notte. I bambini sul sedile posteriore si erano addormentati.

 

                                                                            ***

 

La sala era immersa nella penombra, una lampada Tiffany diffondeva una luce verdastra mentre due uomini fumavano sprofondati nelle poltrone di pelle nera.

Regginald  Wardolf soppesò le parole appena udite: “Purtroppo queste informazioni non sono utilizzabili; se mia figlia venisse a sapere una cosa del genere morirebbe di dolore, bisogna trovare un’alternativa”.

“Puoi sempre toglierla di mezzo…”

“Sì, magari con una bella raffica di mitra! Non essere stupido, Al, non lo posso fare, non con gli Andrew poi…”

“Lo potrebbero sempre fare i miei ragazzi…”

“Sì, così non se ne accorgerebbe nessuno!”

“Sanno fare anche lavoretti discreti se vogliono…”

“Ci metterebbero un attimo a collegare la cosa a me e non voglio… sia chiaro, solo per Ellen, di cosa pensano quegli spocchiosi non me ne importa un accidente!”

“Le prove non le avrebbero mai…”

”Basterebbe solo che Ellen sospettasse un mio coinvolgimento, non voglio. Lo sai che ho sempre cercato di lasciarla fuori da tutto questo…”

“E allora, che pensi di fare?”

Wardorlf rigirò il sigaro tra le labbra mentre l'uomo di fronte a lui lo osservava rilassato.

“Dovrebbe sembrare un incidente. . . “, suggerì.

“Già…”, girò ancora il sigaro.

***

Ellen era venuta comunque a conoscenza di quelle informazioni che il padre aveva premurosamente cercato di nasconderle e d era stato per bocca di Iriza che non si era lasciata sfuggire l’occasione di parlar male, ancora una volta, di Candy.

Sedeva silenziosa nella poltrona, fissava la tende che si muovevano nella brezza del pomeriggio. Albert era sparito con i figli dei Cornwell dal mattino senza lasciar detto dove andava e lei si era sfogata con Iriza la quale non aveva avuto dubbi su dove fosse andato e perché.

Dopo alcune finte resistenze, Iriza le aveva raccontato nei dettagli, almeno quelli che conosceva, la convivenza tra i due: aveva sicuramente omesso qualcosa ed aggiunto qualcos’altro ma la cosa davvero importante Albert si era “dimenticato” di raccontarle quella “piccola parentesi” della sua vita..

Hanno vissuto insieme per più di un anno! E non me lo ha mai detto!

Le lacrime scendevano quasi ininterrottamente e fu così che il padre la trovò al suo arrivo alla villa.

***

Gli eventi precipitarono per tutti, da Albert che dovette spiegare molte, troppe, cose di sé, del suo passato, e convincere Ellen della propria innocenza e di quella di Candy, ad Iriza che passò un brutto quarto d’ora in compagnia di Regginald Wardolf, poco entusiasta della soffiata fatta alla figlia, a Wardolf stesso impegnato, suo malgrado, in colloquio che non avrebbe mai creduto di avere con Elroy Andrew che gli aveva fatto presente come certe famiglie e certe conoscenze non andassero prese alla leggera e stuzzicate più di tanto.

Il nervosismo generale era palpabile, sia a causa delle tese relazioni tra gli ospiti della villa, sia per l’approssimarsi del matrimonio e della caccia alla volpe che, come da tradizione, l’avrebbe preceduto.

 

Il vento del Nord spazzò via la calura dalle acque del lago, portando con sé il malessere di Ellen e quello della zia Elroy, aiutando Albert a sentirsi meno stanco e facendo dormire meglio tutti, con il risultato che, al suo arrivo, Candy non percepì nulla della bufera che aveva messo sottosopra la villa nei giorni precedenti. Solo Archie continuava ad essere di umore nero per il protrarsi della permanenza del padre di Ellen che ormai, però, sarebbe rimasto fino al matrimonio.

 

Candy trascorse un paio di giorni sistemando alcune cose per conto delle sue mamme e scrivendo e riscrivendo una lunga lettera di scuse a Mark.

Aveva detto il proprio no definitivo alla partenza per l’Africa poco dopo che Albert se ne era andato: non se la sentiva di partire di nuovo, non dopo quello che le aveva detto mentre raccoglievano i fichi; non che nutrisse una qualche speranza di sostituirsi ad Ellen ma l’idea di mettere un’altra volta l’Atlantico tra loro le faceva venire da piangere.

Mark non si meritava quel rifiuto ma come poteva seguirlo dopo che aveva capito quali sentimenti per lei nascondeva e dopo che le aveva raccontato la reazione di Albert alla richiesta della sua mano? Era stato molto difficile dire quel no senza poter dire il vero perché del rifiuto.

Mark era testardo ed innamorato e non riusciva quasi a concepire che non ricambiasse il sentimento ma soprattutto, aveva capito che genere di legame la univa ad Albert e questo lo mandava su tutte le furie.

Era stato difficile dire quel no ma più difficile sarebbe stato convivere con la propria coscienza e non coltivare quel lumicino di speranza che le parole di Albert avevano acceso e che Annie aveva alimentato quando aveva preso a piangere per la frustrazione che provava nel non riuscire ad interpretare il comportamento di quello che una volta era stato il suo migliore amico.

 “Ora basta piangere, ti rovinerai gli occhi”, si era rifugiata tra le braccia dell’amica.

Assentì per poi soffocare singhiozzi ancora più grandi.

“Non fare così Candy... te ne prego, non ce la faccio a vederti in questo stato!”

“Annie, io... non...”, ma poi il pianto troncava la voce.

Annie scostò i capelli dal viso dell'amica, dopo averla fatta sedere contro lo schienale della poltrona.

Amica mia, possibile che tu non riesca ad essere felice?

“Annie, raccontami di Albert, dimmi la verità...”

“Cosa vuoi sapere?”, sapeva che prima o poi quella conversazione avrebbe avuto luogo.

“La zia qualche tempo fa mi ha detto una cosa che non ha fatto altro che farmi pensare e lì per lì non ho capito a cosa si riferisse... ma ora...”

“Che ti ha detto?”

“Mi ha detto che ci sono persone che aspettano per anni la persona che amano ma che poi, quando perdono la speranza, scelgono qualcuno che riempia il vuoto che sentono…io, io credo che si riferisse ad Albert…”

“Lui non ti ha raccontato nulla, vero? Non gli hai chiesto nulla?”

“Come posso chiedergli una cosa del genere?”

“Albert non ti ha mai detto che quando te ne sei andata lui è stato male per più di un anno?”

“No!”, Candy guardò l'amica, “No, cosa doveva raccontarmi?”

Annie prese il coraggio a due mani ed iniziò.

Al termine del racconto Candy passeggiava nervosamente avanti e indietro.

“Ma perché non me lo ha detto?”

Annie scuoteva la testa.

“Perché no? Non capisco... fino al punto di sentirsi male... se me l'avesse detto...”

“E tu cosa avresti fatto?”, le rispose seria Annie.

Candy la guardò un attimo indecisa: “Io, veramente non so, immagino che sarei tornata indietro...”

“Puoi immaginare perché Albert non ti abbia detto nulla…”

“Sì ma…”

“Candy, conosci Albert, sai come è fatto,  non voleva la tua pietà e nemmeno essere solo una ciambella di salvataggio per te che stavi male. Ti ha lasciato fare la cosa migliore per te anche quando questo lo ha distrutto.”

“Annie, ma ora, che senso ha per me sapere tutto questo, ora? A parte il fatto che mi sento ancora peggio!?”

“Archie è convinto che Albert sia ancora innamorato di te”, le rispose guardandola da sotto le ciglia,  imbarazzata nel raccontare le teorie del marito.

Candy scosse la testa: “Ma sta per sposare Ellen, è tutto passato!”

“Forse non tutto è perduto”, mormorò Annie, "Pensa a quello che ti ha detto. . ."

Candy fece di no con la testa, tremando per lo sforzo di trattenere nuovamente le lacrime.

"E cose dovrei fare, fermarlo mentre va all'altare per dirgli che lo voglio sposare io?"

"Secondo Archie, sì"

"Ma per favore! Ti rendi conto dello scandalo! E chi la sente la zia poi!"

"Secondo me la zia preferirebbe te..."

Candy l'aveva guardata scuotendo la testa: "E che figuraccia farei se poi Albert mi rifiutasse?"

"Motivo in più per parlargliene in privato..."

"Non ne avrò mai il coraggio..."

"Trovalo! E ora andiamo, i bambini ci stanno aspettando per la cavalcata"

 

Ti farai di nuovo del male, Candy, sei una stupida!

 

Ma quelle parole tornavano, insieme al valzer sulla loggia e a quello che le aveva detto Annie, che aveva gettato una luce nuova sull'espressione che Albert aveva quando l'aveva salutata ormai quasi sei anni prima.

 

I pochi giorni che mancavano al matrimonio forse l'avrebbero aiutata a capire se davvero Albert l’amava ancora e poi, comunque, finalmente, avrebbe rivisto Michel.

 

  
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