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Autore: habanerossosangue    29/03/2013    1 recensioni
Perchè Kushina era pienamente cosciente, da quando si era innamorata del piccolo Minato Namikaze, che la sua mente, il suo corpo, la sua anima erano strettamente e inesorabilmente legati all'uomo che stava baciando.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kushina Uzumaki, Minato Namikaze | Coppie: Minato/Kushina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Il vento le scopigliò i lunghi capelli rossi, mentre una scia di foglie secche si alzava dal terreno per poi librarsi in aria in una lenta danza. Avanzò di qualche passo guardandosi intorno, coprendosi gli occhi con una mano dai raggi del sole, non sapendo in che posto si trovasse, ma facendole viaggiare la mente a vaghi ricordi che non riusciva a focalizzare correttamente. Si concentrò per ricordarsi come fece ad arrivare in quel luogo tanto sconosciuto quanto familiare, ma l'unica cosa che il suo cervello inquadrava era il viso di un giovane sedicenne con delle iridi azzurre, capelli biondi, un sorriso enorme e dei graffi sulle guance. Con naturalezza le sue labbra si curvarono in un sorriso ricordandosi dei pochi minuti passati con il figlio, mentre il cuore silenziosamente soffriva per aver perso tutti quegli anni a crescerlo, sostenerlo ed accompagnarlo nel percorso della sua vita fino a quando ne avesse avuto bisogno. E mentre pensava al fantastico ragazzo che si ritrovò come figlio, il suo corpo si mosse senza alcun comando portandola ad un grande albero di ciliegio che grazie al leggero vento primaverile le portò alle narici il dolce profumo dei fiori appena sbocciati. Ma un punto giallo contrastava lungo quella distesa rosa. Una figura alta e snella, leggiadra ma forte, capelli oro e occhi blu del mare. Il Quarto Hokage, il Lampo Giallo nonchè suo marito, uno dei due uomini che amava più della sua stessa vita, era poggiato elegantemente al tronco dell'albero, a braccia incrociate e occhi chiusi, indossando camicia e pantaloni bianchi a piedi scalzi. Nuovamente, non riuscendo a capirne la nascita di quel gesto, le sue gambe si mossero di nuovo aumentando la velocità ad ogni passo fino a quando non cominciò a correre del tutto facendo ondeggiare la chioma rossa dietro le spalle. Solo in quel momento si accorse che indossava anche lei un lungo completo bianco e sentiva, tra le dita dei piedi, i fili d'erba farle il solletico. Lo raggiunse con il cuore a mille e con un grande sorriso sul volto. 
«Finalmente mi hai raggiunto.»
Sentendo quella dolce voce, ma allo stesso tempo suadente, un brivido le percorse la schiena mentre la sua mente faticava ancora a metabolizzare quello che stava succedendo, dove si trovava e, soprattutto, era come appanata da ricordi mescolati tra loro. 
«Dove siamo?»
Chiese con voce flebile, incuriosita dal luogo. Non erano morti? Non avevano dato la loro vita per salvare Naruto e il villaggio?
«Sinceramente? Non ne ho idea. Da quando sono arrivato, sto cercando di capire qualcosa. Credo che siamo in una specie di limbo. Non siamo morti ... ma non siamo nemmeno vivi.»
«limbo eh!?» disse con un pizzico di ilarità. Era troppo strana quella situazione, ma non ne era spaventata «Da quanto sei arrivato?»
«Non lo so. Ma qualcosa mi diceva che ti dovevo aspettare.» 
Allungò la mano per accarezzarle la guancia e appena sfiorò la sua pelle, una scossa percorse entrambi. E quando Minato si rispecchiò negli occhi di lei, qualcosa all'interno di lui si agitò, come il mare in tempesta, come una bufera che colpisce il villaggio. Il suo corpo, la sua mente, la sua anima non facevano altro che ricercare quelli di lei, ma qualcosa, qualcosa di importante, di fondamentale gli fermava il tale obbiettivo e non riusciva a capire qual'era. 
«Cos'è successo?» le domandò Minato sconcertato.
«Non lo so» rispose sinceramente la moglie mentre guardava i meravigliosi fiori dell'albero.
Con abilità saltò e con grazia si sedette in uno dei rami, per poi rivolegere all'amato un dolce sorriso.
«Non è stupendo?!» disse mentre Minato gli rivolgeva uno sguardo sempre più perplesso. Quando però i loro sguardi si rincontrarono, qualcosa negli occhi dell'uomo passò velocemente facendoli brillare di una nuova luce. La sua risata echeggio per tutta la collina. 
«Che hai da ridere?» chiese innocentemente Kushina.
«Adesso ho capito. Non ti ricordi questo posto?» 
La donna scosse la testa anche se aveva la sensazione di esserci già venuta in un epoca per lei troppo lontana.
«Eppure dovrebbe essere uno dei luoghi da te preferiti, se è vero che mi ami.  Sicuramente per me è il più importanti fra tutti. Anche prima di Konoha.» spiegò mentre sentiva gli occhi della moglie guardarlo ammaliati come se stesse svelando un segreto divino.
«Qui è dove ti ho chiesto di sposarmi»
E fu con quelle parole che finalmente nella testa di Kushina si creò un pò d'ordine.
 
Quella era stata l'estate più calda che avesse mai trascorso in vita sua. Faceva caldo, molto caldo, di nuvole in cielo non se ne vedeva l'ombra ormai da due mesi e il sole, come se si divertisse, colpiva, con i suoi raggi, ogni angolo possibile della terra. Per di più, per la sfortuna di Kushina, quella mattina aveva corso senza sosta per raggiungere al più presto il Villaggio del Suono per un'mportantissima, vitale, ma inutile per lei, missione di livello S, tanto che il terzo Hokage chiamò alcuni dei più bravi AMBU del villaggio per portarla a termine. Finalmente Kushina trovò un posto tranquillo in una piccola collina, dietro le montagne e con un sospiro di sollievo si tolse la machera bianca che era costretta ad indossare. Si accomodò in un ramo del potente albero di ciliegio per ripararsi dal sole e cercò di riposarsi per qualche minuto, ma una persona, per lei in quel momento fastidiosa, non le fece chiudere occhio.
«E' inutile che provi a dormire, tra un pò ripartiamo.»
«Daai Minatoo! Solo un'oretta! Ho sonno!» si lamentò, mettendo il broncio come una bambina.
«Un'oretta?! Dovevamo essere già lì stamattina all'alba, abbiamo fatto troppe pause!» disse ridendo sotto i baffi per i modi buffoneschi della sua ragazza.
«Arriveremo sfiniti al vilaggio se non riposiamo ogni tanto, poi come faremo a difenderci dai nemici se siamo mezzi morti?!» rispose a tono Kushina, ma quando notò che Minato l'osservava con il solito sguardo intenso e il dolce sorriso sulle labbra, arrossì vistosamente ammutolendosi.
«E' da un pò di tempo che ci sto pensando ... e ... Kushina ... vuoi sposarmi?»
Smise di respirare di colpo e il suo cuore perse qualche battito, mentre i suoi occhi azzurri si sgranarono e spalancava la bocca per la sorpresa.
«Co-»
«Lo so che questo non è il momento adatto, siamo nel bel mezzo di una missione...» rise «...non ho i fiori o i cioccolatini e nemmeno l'anello, che tra l'altro devo ancora comprare, ma...»
Quello che avvenne dopo era successo così velocemente che nemmeno il famossisimo Lampo Giallo se ne accorse. Delle catene gli avvolsero la vita fortemente per poi trascinarlo sull'albero accanto a Kushina e le sue labbra si scotrarono con quelle di lei. Ricambiò il bacio improvviso e quando si staccarono si misero entrambi a ridere
«Questo sarebbe un si?!»
«CERTO TTEBANE!»
Rise e la ribaciò infilando una mano tra i lunghi capelli che lo facevano impazzire.
«Ti amo ... Ti amo» le disse tra un bacio e un'altro mentre lei già gli comunicava l'organizzazione del matrimonio, come sarebbe stata la loro futura casa quanti figli avrebbero avuto e altri sogni che sfortunatamente non si sono mai avverati.
 
Si ricordò ogni dettaglio, ogni anno, giorno, secondo passato insieme a Minato con le lacrime agli occhi. E mentre lo guardava non riusciva a pensare lucidamente, come le succedeva quando erano adolescenti. Gli anni passati non gli hanno fatto alcun effetto, anche se, per lei, sarebbe stato bellissimo da vecchio, senza capelli, senza un fisico allenato, in qualsiasi altro modo, perchè l'amava con tutta se stessa.
Di nuovo la scena si ripetè: lo afferò con le catene e se lo portò accanto.
«Il giorno più bello della mia vita» disse emozionata con il volto in fiamme.
In risposta Minato le accarezzo i capelli risentendo quella scossa percorgliergli la schiena per poi guardare Kushina con un senso di colpa aggravargli nel petto. 
«Scusa Kushina ... per non averti fatto passare più tempo con nostro figlio...quel giorno...se...se io...» face una pausa sospirando, poi continuò «Non volevo che andasse a finire così...volevo il meglio per te e Naruto...»
«No, non dire niente» lo interruppe subito notanto immediatamente gli occhi rossi del marito.
«Lo sai che mi ha detto? Che non è arrabbiato con noi. Essere una Forza Portante, avere un demone dentro di sè, essere escluso da tutti ... non ne da una colpa a noi. Mi ha detto che è felice di averci come genitori.» concluse con un sorriso lieto sulle labbra.
Minato si asciugò le lacrime che non riuscì a trattenere mentre gli sfuggì una piccola risata.
«Quando gli dissi che ero suo padre... mi diede un bel pugno sullo stomaco.» disse ancora ridendo «nemmeno gli avevo parlato e capii subito che ha preso tutto da te.»
«Che cosa vuoi dire con questo?» domandò Kushina con cipiglio severo.
«Niente ... è che ... diciamo ... questa tendenza ad essere ... violento ... sicuramente non l'ha preso da me...» gli rispose cominciando di nuovo a ridere.
Subito dopo si unì Kushina che scherzando gli mollò un pugno sul braccio facendolo barcollare sul ramo.
Ritornarono in silenzio ognuno immerso nei propri pensieri. La prima fu Kushina a dare voce ad essi.
«Ancora non capisco. Il nostro compito non dovrebbe essere finito ora? Tu l'hai fermato a liberare il Kyuubi, io l'ho aiutato a dominare il suo potere. Che dobbiamo fare ancora? E' rimasto altro nostro chackra dentro di lui? Se è così, perchè non siamo arrivati qui prima?»
Quelle domande rimasero appense nel vuoto, trascinate dal vento attraverso le foglie degli alberi che creavano una soffice sinfonia per le loro orecchie. 
«Non ne sono sicuro ma ... ho la sensazione che rivedrò Naruto. Non so come possa essere possibile perchè non è rimasto mio chakra dentro di lui ... e non credo nemmeno del tuo. Io ... devo aspettare...non so cosa...ma devo aspettare. Non mi chiedere che vuol dire ma qualcosa mi dice che devo farlo...»
Rimasero di nuovo in silenzio mentre Kushina rifletteva su quelle parole.
«Sono pronta...» disse, guardandolo negli occhi e perdendosi in essi, quando arrivò alla conclusione «sono pronta di andare oltre, ma ...» sorrise «...senza di te non posso.» concluse in fine appoggiando la sua fronte con quella di Minato.
E quando lui non riuscì a resistere a catturarle le labbra, insieme ai brividi si unì una forte scossa, ma nessuno dei due aveva intenzione a staccarsi dall'altro. Fu quando le loro labbra s'incontrarono che ebbero la sensazione di diventare un'unica cosa. E non era allo stesso modo di quando facevano l'amore, quando i loro corpi si univano completamente, perchè quel legame che li univa era ancora più intimo, più profondo. Non era una semplice unione di corpi, quello era molto meno tangibile ma praticamente vitale. I battiti si muovevano all'unisono come se ci fosse un unico cuore pulsante, l'emozioni che provavano le sentivano entrambi, le loro anime s'intrecciarono diventando una sola. Perchè Kushina era pienamente cosciente, da quando si era innamorata del piccolo Minato Namikaze, che la sua mente, il suo corpo, la sua anima erano strettamente e inesorabilmente legati all'uomo che stava baciando. Lei era letteramente dipendente dalla sua esistenza, sia in vita ... che in morte.
«Io e te ... siamo destinati a stare insieme» le sussurò sulle labbra accarezzandole la guance.
«Minato...ti aspetterò. E quando avrai finito ... quando ritornerai ... ce ne andremo insieme. Volessero cent'anni, dovessi morire altre tante volte, ma senza di te non vado da nessuna parte, ttebane!» 
  
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